Il panorama delle startup IoT è in continua espansione, con oltre 3.300 aziende attive identificate nell’ultimo IoT Startup Landscape 2024 Report and Database di IoT Analytics, un notevole aumento rispetto alle 1.205 startup del 2021. Questo report offre una panoramica dettagliata delle startup IoT a livello globale, evidenziando i principali trend e le evoluzioni geografiche del settore.
Boom dell’India, Nord America leader
Uno dei dati più rilevanti riguarda l’aumento della quota di startup IoT nella regione Asia-Pacifico (Apac). Sebbene il Nord America rimanga il leader con il 36% delle startup, questa percentuale è in calo rispetto al 41% del 2021. Al contrario, la regione Apac ha visto un incremento significativo, passando dal 16% al 24%. In particolare, l’India ha registrato la crescita più elevata, con un aumento delle startup da 84 a 388.
Le startup IoT con sede negli Stati Uniti dominano la scena in termini di finanziamenti totali, con 11 delle 20 principali startup finanziate provenienti da questo paese. Tuttavia, è una startup cinese, Eswin Computing, a guidare la classifica dei finanziamenti, avendo raccolto oltre 1 miliardo di dollari. Fondata nel 2016, Eswin Computing si concentra sulla connettività IoT e sull’elaborazione dei dati AI, contribuendo alla ripresa del mercato dei moduli IoT cellulari in Cina.
Cresce l’attenzione su smart city e servizi energetici
Un importante trend emergente è lo spostamento dell’attenzione delle startup IoT verso le smart city e i servizi energetici. Sebbene il settore manifatturiero continui a ricevere la maggior parte dell’attenzione, con il 36% delle startup attive, la percentuale di nuove startup IoT che si concentrano su smart city e energia/servizi è in aumento. Nel 2023, il 13% delle nuove startup IoT mirava alle smart city, mentre un altro 13% si focalizzava su energia e servizi di pubblica utilità.
Focus su semiconduttori e robotica
Gli investimenti in startup di hardware IoT, in particolare nei settori dei semiconduttori e della robotica, sono in forte aumento. Eswin Computing ha beneficiato di ingenti finanziamenti post-Covid, mentre Figure, una startup statunitense fondata nel 2022, ha raccolto 675 milioni di dollari per sviluppare robot umanoidi autonomi. Questa startup ha recentemente siglato un accordo commerciale con Bmw per l’utilizzo dei suoi robot negli stabilimenti di produzione.
Techstars continua a essere il principale investitore in startup IoT, con 73 investimenti attivi. Questo è più del doppio rispetto alla National Science Foundation statunitense, che si posiziona al secondo posto con 31 investimenti. Tra gli investimenti di Techstars spicca Wakeo, una startup francese che fornisce una piattaforma SaaS per la visibilità in tempo reale dei flussi di trasporto e la riduzione delle emissioni legate al trasporto.
AI: se ne occupa più del 5% delle startup
L’intelligenza artificiale sta guadagnando terreno nel settore IoT, con oltre il 5% delle startup che si concentrano su soluzioni AI. In particolare, la regione Apac ha la quota più alta di startup IoT focalizzate sull’AI. Un esempio di startup in questo campo è ai-omatic, una società tedesca che sviluppa soluzioni di manutenzione predittiva basate su AI.
L’AgCom, Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni, ha approvato i Regolamenti di procedura per la certificazione degli organismi di risoluzione extragiudiziale delle controversie tra fornitori di piattaforme online e destinatari dei servizi (SCARICA QUI IL TESTO DELLA DELIBERA) e per il rilascio della qualifica di segnalatore attendibile (QUI IL DOWNLOAD), in attuazione degli articoli 21 e 22 del Digital Services Act (Dsa).
I Regolamenti, che entreranno in vigore il prossimo 15 settembre, costituiscono i primi interventi messi in atto dall’AgCom, nell’esercizio delle funzioni di Coordinatore dei Servizi digitali per l’Italia, per assicurare l’applicazione efficace e coordinata del Dsa.
La risoluzione delle controversie
Il Regolamento per la certificazione degli organismi deputati alla risoluzione delle controversie relative alla moderazione dei contenuti tra fornitori di piattaforme online e destinatari del servizio (delibera n. 282/24/Cons) è stato adottato all’esito della consultazione pubblica, cui hanno partecipato 11 soggetti, tra i quali organismi di mediazione, associazioni di categoria e di consumatori e piattaforme online. A partire dal 15 settembre, gli organismi stabiliti in Italia che svolgono attività di risoluzione non giurisdizionale delle controversie (Adr) potranno chiedere all’Autorità la certificazione necessaria per poter gestire le controversie relative alle decisioni assunte dalle piattaforme rispetto alla pubblicazione di “contenuti illegali”, in quanto contrari alle norme dell’ordinamento europeo o nazionale, o più in generale rispetto alla gestione degli account dei destinatari del servizio. Ai fini della certificazione, gli organismi dovranno dimostrare il possesso dei requisiti stabiliti dall’art. 21 del Dsa, tra cui quelli dell’indipendenza, anche finanziaria, dai fornitori di piattaforme online e dai destinatari del servizio prestato dai fornitori di piattaforme online, ivi compresi le persone o gli enti che hanno presentato segnalazioni, e della efficacia delle procedure. L’elenco degli organismi certificati sarà pubblicato sul sito web dell’Autorità.
Forme di giustizia alternativa rapida e con costi contenuti
Sarà, quindi, possibile, sia per chi segnala la pubblicazione di contenuti inappropriati o che violano i diritti dei consumatori, sia per chi subisce restrizioni nell’utilizzo del proprio account su una piattaforma online (inclusi i social network), accedere a forme di giustizia alternativa rapida e con costi contenuti, sebbene le decisioni assunte dagli organismi non avranno carattere vincolante per le parti.
Per facilitare la presentazione delle domande di certificazione, l’Autorità ha predisposto un modulo, reperibile sul proprio sito istituzionale, corredato da una lista della documentazione necessaria. Inoltre, per garantire l’applicazione uniforme delle disposizioni di cui all’articolo 21 del DSsa, l’AgCom potrà promuovere tavoli di confronto con le parti interessate e, all’occorrenza, l’adozione di linee guida e codici di condotta.
Rilascio della qualifica di segnalatore attendibile
Il secondo Regolamento (delibera n. 283/24/Cons), relativo alle procedure per il rilascio della qualifica di segnalatore attendibile, è stato adottato a valle di una consultazione pubblica nazionale a cui hanno partecipato 19 soggetti appartenenti al mondo dell’industria elettronica, audiovisiva e del Made in Italy, nonché fornitori di servizi di piattaforme online ed esponenti delle professioni e dell’associazionismo.
Il Regolamento definisce le modalità operative per il rilascio della qualifica di segnalatore attendibile a qualsiasi ente stabilito in Italia che dimostri di…
Continua l’ incremento dei dati sulla diffusuone della Carta d’Identità Elettronica (Cie) e all’app CieID. Negli ultimi sei mesi, l’app CieID ha visto un aumento del 31% nelle installazioni attive, passando da 4.444.819 installazioni al 1° gennaio 2024 a 5.819.905 al 15 luglio 2024. I download totali dell’app sono aumentati del 30,3% nello stesso periodo, raggiungendo 19.084.636 download rispetto ai 14.651.754 di inizio anno.
Le autenticazioni ai servizi online tramite l’app CieID sono aumentate del 158%, con un balzo da 45.098.506 autenticazioni al 1° gennaio 2023 a 116.165.025 al 30 giugno 2024.
Inoltre, il numero di enti che utilizzano l’app CieID per autenticare i cittadini è cresciuto del 74%, passando da 5.835 enti al 1° gennaio 2023 a 10.156 al 30 giugno 2024.
Il ruolo della campagna di comunicazione
A dare sprint ai numeri la campagna di comunicazione istituzionale “Cie già”, realizzata dal Dipartimento per la trasformazione digitale, in collaborazione con il Dipartimento per l’informazione e l’editoria e con il Ministero dell’Interno
Butti: “Avanti tutta sulla digitalizzazione dei servizi”
“Il significativo aumento nei download e nelle installazioni dell’app CieID, insieme a un altrettanto significativo incremento delle autenticazioni ai servizi online, dimostrano l’efficacia del nostro impegno nella digitalizzazione dei servizi pubblici. Confermano, inoltre, la bontà della visione di questo governo che, in tempi non sospetti, ha impostato un coraggioso percorso di valorizzazione dell’identità digitale unica rilasciata dallo Stato – spiega il Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio con delega all’innovazione tecnologica, Alessio Butti – Questo progresso non solo facilita l’accesso per i cittadini, ma rafforza anche la sicurezza e l’efficienza dell’interazione con la Pubblica Amministrazione”.
La Carta d’Identità Elettronica e l’app CieID
La Carta d’Identità Elettronica è il documento d’identità fisico e digitale dei cittadini italiani emesso dal Ministero dell’Interno e prodotto dal Poligrafico e Zecca dello Stato che permette l’accertamento dell’identità del possessore e l’accesso ai servizi online delle Pubbliche Amministrazioni.
In base al servizio richiesto, i cittadini possono autenticarsi tramite tre livelli di sicurezza:
Livello 1: accesso mediante una coppia di credenziali (username e password);
Livello 2: accesso mediante le credenziali di livello 1 e l’aggiunta di un secondo fattore di autenticazione che certifichi il possesso di un dispositivo (ad esempio, l’utilizzo di un codice temporaneo Otp oppure la scansione di un QR code);
Livello 3: accesso mediante l’utilizzo di lettore o uno smartphone dotato di tecnologia Nfc per la lettura della Cie.
Oltre ad abilitare alcune funzionalità della propria Carta d’Identità Elettronica, grazie all’app CieID è possibile accedere ai servizi della PA in maniera veloce, semplice e sicura utilizzando tutti i livelli di sicurezza. Per il massimo livello di sicurezza è necessario avere uno smartphone dotato di tecnologia Nfc, avvicinando semplicemente la Cie al telefono.
La trasformazione digitale e la sostenibilità ambientale sono due temi strettamente connessi e interdipendenti. Non esiste un’area dei nostri stili di vita che non dipenda da un’infrastruttura digitale, e i data center costituiscono la spina dorsale del mondo interconnesso. In questa prospettiva, il Polo Strategico Nazionale mette in evidenza il ruolo cruciale dei Green Data Center nel favorire la cosiddetta “twin transition” – la transizione digitale e green.
La rivoluzione sostenibile: i Green Data Center
I Green Data Center sono uno dei pilastri fondamentali per la rivoluzione sostenibile. Le loro tecnologie permettono di ridurre l’impatto ambientale grazie al riciclaggio dei materiali, all’efficienza energetica, all’uso di energie rinnovabili e all’implementazione di innovativi sistemi di raffreddamento. Queste caratteristiche si traducono in benefici economici, ambientali e sociali, rendendo i Green Data Center strutture resilienti capaci di adattarsi alla scarsità delle risorse energetiche senza compromettere le prestazioni.
Sistemi di cooling e AI
I Data Center ospitano sistemi IT che generano enormi quantità di calore e richiedono un grande consumo di acqua per essere raffreddati. Su un’iperscala, i Data Center possono utilizzare fino a 1,7 milioni di litri di acqua al giorno, esercitando una pressione significativa sulle risorse attuali. I Green Data Center, invece, vantano tecnologie di raffreddamento avanzate che mirano a limitare l’uso delle risorse energetiche. Tra gli approcci innovativi troviamo il free cooling, che sfrutta le basse temperature esterne per raffreddare l’interno, evitando l’uso di compressori o condizionatori; il raffreddamento ad acqua, che riduce i consumi energetici rispetto al raffreddamento ad aria; il raffreddamento a liquido immersivo, che prevede l’immersione dei componenti informatici in un fluido dielettrico o in olio dielettrico.
Un ruolo fondamentale in questi sistemi è giocato dall’intelligenza artificiale (AI). L’AI analizza i sistemi e ottimizza l’energia, distribuendo in maniera sistematica le risorse e riducendo gli sprechi. I modelli di intelligenza artificiale apprendono dai dati e mettono in relazione i modelli di consumo energetico con carichi di lavoro e temperatura, stabilendo così fondamentali modelli predittivi.
Parola d’ordine: sostenibilità
L’adozione del Cloud Computing supporta il cambiamento verso la green technology tramite implementazioni come il provisioning dinamico, che permette di prevedere la domanda di risorse applicative e di allocare solo quelle necessarie, e la virtualizzazione, che consente di ospitare più applicazioni sullo stesso server riducendo il numero di tecnologie attive. Nel Green Cloud Computing rientrano tutte quelle pratiche finalizzate alla produzione di un’impronta ecologica minima, soluzioni che ottimizzano i consumi energetici, gli sprechi e i rifiuti generati, promuovendo così l’economia circolare.
Una sostenibilità certificata
Per definire sostenibile un Data Center esistono certificazioni internazionali. Nello specifico, la Iso 14001 definisce i requisiti per i sistemi di gestione ambientale, mentre la Iso 50001 specifica i requisiti per i sistemi di gestione dell’energia o Sge. Oltre alle certificazioni Iso, è importante anche l’adesione al programma Leed, un sistema riconosciuto a livello mondiale che valuta e promuove la progettazione e la gestione sostenibile, efficiente dal punto di vista energetico e a basso impatto ambientale degli edifici destinati all’hosting di infrastrutture IT.
Il bersaglio preferito dai criminali informatici nei primi sei mesi del 2024 è stato il mondo delle telecomunicazioni, seguito da quello dei mass media e da quello delle costruzioni. A evidenziarlo sono i dati publicati da Kaspersky Managed Detection and Response, dai quali emerge che nel settore delle Tlc si sono verificati 284 incidenti di cybersicurezza ogni 10mila sistemi analizzati, contro i 180 nel campo dei mass media e i 179 delle costruzioni. L’alimentare e l’industriale chiudono il gruppo con 122 1 121 incidenti.
Nel mirino i dati sensibili degli utenti
“Un attacco riuscito, soprattutto se avanzato, a un’azienda di telecomunicazioni può esporre i dati di milioni di clienti, compresi dettagli di contatto e le informazioni sulle carte di credito – evidenzia Sergey Soldatov, head of Kaspersky Managed Detection and Response – Inoltre, può servire da trampolino di lancio per ulteriori attacchi ai clienti attraverso lo sfruttamento di relazioni di fiducia. Ecco perché questo settore è così interessante per i criminali informatici”.
“Le organizzazioni dei mass media, a loro volta, diventano un obiettivo sempre più frequente durante i conflitti internazionali – prosegue Soldatov – spesso caratterizzati da una vera e propria guerra dell’informazione in cui svolgono un ruolo cruciale. Infine, ma non meno importante, le imprese di costruzioni hanno volumi di denaro significativi e si affidano a subappaltatori, rendendoli vulnerabili agli attacchi tramite infrastrutture di partner fidati e spear phishing”.
Gli incidenti critici
Le aziende di telecomunicazioni rimangono in prima posizione anche se si considerano soltanto gli incidenti “critici”, 32 ogni 10mila sistemi secondo i dati di Kaspersky, contro i 12 dell’IT e gli otto del settore governativo. “Gli incidenti critici sono attacchi provocati dall’uomo – spiega Soldatov – o minacce malware che hanno un impatto significativo potenziale o effettivo sull’infrastruttura aziendale”.
Aziende sempre più preparate contro le minacce informatiche
Dai dati pubblicati da Kaspersky emerge anche come le Telco siano sempre più preparate a prevenire e affrontare le minacce informatiche, affidandosi ad approcci come la valutazione delle vulnerabilità e i test di penetrazione, che hanno migliorato la sicurezza complessiva e hannocontribuito a una leggera diminuzione del numero di incidenti che si sono verificati nella prima metà dell’anno.
Cyberattacchi e conflitti mondiali
“I cyberattacchi rispecchiano tipicamente i conflitti globali, soprattutto quelli determinati dall’uomo – conclude Soldatov – L’intensificarsi del panorama delle minacce nel periodo 2021-2022 ha portato a una maggiore attenzione alla cybersecurity da parte delle imprese e delle organizzazioni in vari ambiti, con conseguenti livelli di sicurezza più elevati grazie all’apprendimento dalle esperienze passate”
ÈBari la città italiana che vanta le performance migliori sulla banda ultralarga mobile: secondo le rilevazioni semestrali dello Speedtest Connectivity Report di Ookla, il capoluogo pugliese ha infatti fatto registrare la velocità media di download mobile più veloce tra le città italiane più popolose, con 87,57 Mbps. Bologna è la seconda, seguita da Milano al terzo posto. All’altro estremo della scala, Firenze ha la velocità media di download mobile più lenta a 51,15 Mbps, seguita da Genova e Palermo. Fastweb è il provider più veloce in quattro città, seguito da Tim in una.
Ecco i principali highlights:
Fastweb il top leader, Vodafone vince sul 5G
Secondo il report, Fastweb risulta il provider mobile italiano più veloce in tutte le tecnologie combinate, con una velocità di download media di 122,53 Mbps basata su chipset moderni. Sul 5G, Vodafone ha registrato le velocità più elevate e la migliore esperienza di gioco mobile sul mercato.
Iliad è l’Isp fisso più performante in Italia
Iliad guida il mercato Isp fisso con un ampio margine, con una velocità di download media di 343,27 Mbps, davanti a Sky, che ha registrato 93,84 Mbps. Iliad inoltre offre le migliori esperienze video e di gioco di qualsiasi Isp in Italia, ed è la prima classificata dagli utenti di Speedtest nel mercato.
WindTre offre la più alta disponibilità 5G in Italia
WindTre fa invece registrare la più alta disponibilità 5G sul mercato. Il 63,5% dei suoi utenti con tariffe 5G ha trascorso la maggior parte del tempo sulla sua rete 5G. Il suo concorrente più vicino è Fastweb, con il 49,5% di disponibilità 5G.
Fastweb e Iliad: leader degli Isp fissi e mobili
Entrando più nel dettaglio di quanto emerge dal report, Fastweb e Iliad dimostrano di aver entrambe costruito notevoli vantaggi in termini di prestazioni rispetto alla concorrenza nei mercati Isp fissi e mobili in Italia, rispettivamente. Fastweb guida il mercato mobile con una velocità di download media di 122,53 Mbps nel 1H 2024 basata su chipset moderni, ben al di sopra del secondo classificato WindTre, che ha registrato 83,47 Mbps, e di Vodafone con 81,91 Mbps. Fastweb ha fatto inoltre registrare una velocità media di upload di 13,41 Mbps e una latenza di 58 ms.
Il divario tra il primo posto e il resto del mercato è stato ancora più netto nel mercato Isp fisso, dove Iliad registra 343,27 Mbps nel 1H 2024, davanti al secondo classificato Sky con 93,84 Mbps, sebbene Sky registri la latenza più bassa sul mercato, con una media di 18 ms.
Sebbene non sia riuscita a competere con Iliad in termini di prestazioni, il successo di Eolo nell’aumento della quota di mercato dimostra la domanda di una migliore connettività fissa nelle zone rurali dell’Italia. Il provider Fwa ha aumentato la sua performance mediana nel 1H 2024, registrando una velocità di download di 40,08 Mbps, in aumento rispetto ai 30,29 Mbps del 2H 2023.
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