Dalle Tlc alla customer experience, Vivarelli a capo di Technesy Holding

Dalle Tlc alla customer experience, Vivarelli a capo di Technesy Holding

Danilo Vivarelli è il nuovo amministratore delegato del gruppo Technesy Holding. Il manager, che conta su più di 30 anni di esperienza ne settore Ict con un focus sul mondo delle telecomunicazioni, metterà così le sue competenze al servizio della società specializzata nella creazione di soluzioni avanzate per la customer experience.

Un mix di competenze solide e innovative

“I piani ambiziosi di crescita ed espansione internazionale delle aziende del nostro Gruppo avevano bisogno di una guida con esperienza e competenze solide e innovative nello stesso tempo – sottolinea Marco Durante, presidente di Technesy Holding – Credo che Danilo sia la persona perfetta per realizzare i nostri progetti, anche perché incontra appieno i nostri valori. Siamo onorati di averlo al timone”.

Il curriculum di Danilo Vivarelli

Dopo aver iniziato il proprio percorso in Marconi, Vivarelli ha dato il suo contributo al lancio di Omnitel Pronto Italia,oggi Vodafone, dove ha ricoperto ruoli strategici nel business developmente nel marketing consumer. Nei primi anni 2000 il passaggio in Fastweb, dove è rimasto 15 anni fino a ricoprire l’incarico di Chief Strategy Officere di Direttore Consumer e Microbusiness. E’ poi stato direttore generale di Call & Call, azienda specializzata nel  Business Process Outsourcing. Oltre ai ruoli di executive, Vivarelli è anche stato consigliere di amministrazione di società quotate, tra le quali Tim.

Prima di approdare in Technesy il manager è stato Ad di Irideos, polo Ict creato da F2i, dove ha lavorato per il consolidamento delle acquisizioni di importanti realtà italiane del settore, fino alla vendita della società ad Asterion Industrial Partners.

Integrare tecnologia e abilità umane

“Sono molto contento di entrare nel gruppo Technesy, che ha costruito la propria storia su valori molto solidi ed è in grado di sfidarsi su obiettivi di crescita ambiziosi – dichiara Danilo Vivarelli, nuovo Amministratore Delegato -. In un settore in rapida evoluzione come quello della Customer Experience, sono convinto che le nostre soluzioni, che integrano tecnologia e abilità umane, ci permetteranno di essere protagonisti di questa trasformazione”.

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Tlc e data center: Asstel e Ida uniscono le forze

Tlc e data center: Asstel e Ida uniscono le forze

Asstel e Ida uniscono le forze per favorire un maggiore sviluppo dell’innovazione tecnologica in Italia, valorizzando la centralità della filiera delle telecomunicazioni e del settore dei data center.

Il protocollo d’intesa firmato da Asstel, Associazione di categoria, aderente a Confindustria, che rappresenta la filiera delle tlc, e Ida, Associazione italiana costruttori & operatori di data center, focalizza le azioni sul tema del costo e dell’accesso all’energia, sulla maggiore efficienza energetica, sulla crescita delle competenze Stem e sulla necessità di snellire i procedimenti burocratici legati all’installazione e gestione delle infrastrutture.

Lo sviluppo dell’ecosistema delle telecomunicazioni e dei dati sono visti come strategici nell’abilitare la trasformazione digitale di imprese e pubbliche amministrazioni.

Protocollo d’intesa tra Asstel e Ida: asse tlc-data center

Il Protocollo nasce dalla condivisione dell’importanza strategica dei due attori nel contesto dell’innovazione tecnologica, condizione indispensabile per sviluppare un approccio cooperativo per supportare la crescita dell’economia digitale. Tale obiettivo verrà perseguito mediante la promozione di investimenti per incentivare lo sviluppo del digitale in Italia.

“Lo sviluppo dell’ecosistema delle telecomunicazioni è sempre più strategico nell’abilitare la trasformazione digitale e rispondere alle esigenze di persone, imprese e Pa”, ha dichiarato Massimo Sarmi, Presidente di Asstel. “Il Protocollo sottoscritto oggi con Ida dimostra la possibilità di collaborare tra gli attori protagonisti della digitalizzazione del nostro Paese, a beneficio dell’intero sistema. Ora è tempo di realizzare le condizioni necessarie per lo sviluppo e la diffusione di servizi di connettività e digitali avanzati nell’ambito sociale, industriale, economico e per la sicurezza del Paese”.

“Il protocollo firmato oggi è un importante punto di partenza per sviluppare un percorso che contribuisca alla crescita del settore digitale in Italia”, ha commentato Sherif Rizkalla, Presidente di Ida. “Il futuro del nostro Paese non può prescindere dall’innovazione tecnologica: ci sono moltissime opportunità, dobbiamo creare le migliori condizioni possibili per coglierle. La condivisione e gestione dei dati è il pilastro dell’economia digitale, per questo intendiamo mettere a disposizione del Paese le nostre conoscenze e competenze”.

Infratel Italia entra in Asstel

Nei giorni scorsi Infratel Italia ha annunciato l’ingresso in Asstel a partire dal 1° ottobre 2024.

“Entrare a far parte di un’associazione così rilevante per il settore delle telecomunicazioni è un passo importante per la nostra azienda, e ci consentirà di contribuire attivamente al dibattito nazionale ed europeo su temi cruciali per la digitalizzazione del Paese”, ha commentato l’amministratore delegato di Infratel Italia, Pietro Piccinetti. “Siamo convinti che potremo migliorare ancora attraverso una condivisione più stretta con gli altri attori della filiera tlc, per accelerare lo sviluppo di infrastrutture e servizi innovativi, contribuendo così alla trasformazione digitale dell’Italia, al rafforzamento della sua competitività e alla promozione della democrazia digitale, garantendo l’accesso equo e partecipativo alle tecnologie per tutti i cittadini, visione indispensabile per far crescere il Paese”.

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Cavi sottomarini, vulnerabilità crescenti. Ecco le linee guida per la progettazione resiliente

Cavi sottomarini, vulnerabilità crescenti. Ecco le linee guida per la progettazione resiliente

Garantire che le infrastrutture dei cavi sottomarini siano sicure, affidabili, sostenibili e resilienti. Il tutto attraverso una serie di raccomandazioni per selezionare i fornitori di cavi a basso rischio, individuare le best practice in materia di cybersecurity e proteggere le reti cablate dall’accesso non autorizzato ai dati in transito.

“I cavi sottomarini sono un’infrastruttura altamente strategica. Quasi tutto il traffico internazionale di dati passa attraverso cavi sottomarini, il che li espone a minacce per la sicurezza, dal pirataggio alla sorveglianza. Accolgo con grande favore la Dichiarazione Comune che ci permetterà, insieme ai nostri partner, di rafforzare la sicurezza dei cavi sottomarini su scala globale”, evidenzia la vicepresidente della Commissione Ue Margrethe Vestager.

Le 9 azioni chiave

La Commission europea ha approvato la Dichiarazione Comune sulla sicurezza e resilienza dei cavi sottomarini durante l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite a New York. La Dichiarazione Comune, proposta dagli Stati Uniti, fa leva su 9 azioni chiave.

– Progettare l’infrastruttura e i servizi dei cavi sottomarini con in mente la resilienza, la ridondanza e la sicurezza. Costruire e mantenere questa infrastruttura incorporando le migliori pratiche di cybersecurity che facilitino in sicurezza la comunicazione internazionale

– Promuovere la cooperazione tra gli endorsers per favorire la selezione di fornitori di cavi sottomarini sicuri e verificabili per nuovi progetti di cavi, in particolare per progetti di cavi intercontinentali, ridurre la latenza e migliorare la diversità dei percorsi, proteggere i cavi e anticipare i rischi di danni intenzionali o non intenzionali nonché i rischi di compromissione delle comunicazioni e dei dati

– Maggior coordinamento tra governo e industria per una posa, manutenzione e riparazione responsabili secondo le norme internazionali

– Sottolineare l’importanza della pianificazione e dei percorsi per promuovere l’uso coordinato dei fondali marini, proteggere i cavi da pericoli naturali o artificiali, alleviare i colli di bottiglia e ridurre il rischio di interruzioni involontarie mentre si espande la connettività globale. Incoraggiare, dove applicabile, percorsi alternativi dei cavi sottomarini per migliorare la resilienza della rete globale dei cavi

– Condividere con terze parti interessate e governi le migliori pratiche per le autorizzazioni e la regolamentazione a supporto dei sistemi di cavi internazionali e dei servizi

– Incoraggiare i fornitori di servizi di rete di cavi sottomarini e gli operatori e fornitori di manutenzione a avere strutture di proprietà e una governance trasparente

– Considerare le valutazioni del rischio di sicurezza durante l’intero ciclo di vita del cavo, prendendo in considerazione fattori di rischio tecnici e non tecnici come l’influenza indebita di un paese terzo sui fornitori e i fornitori di servizi, mentre si sviluppano e implementano misure di mitigazione del rischio

– Promuovere la mitigazione del rischio dei dati e misure di sicurezza dei dati per proteggere le reti di cavi da accessi non autorizzati ai dati in transito o in archiviazione per scopi duali

– Rispettare il diritto internazionale e nazionale e considerare le politiche rilevanti a livello regionale o nazionale, nonché le migliori pratiche dell’industria applicabili, in particolare per quanto riguarda la valutazione e la gestione del rischio

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Pagamenti digitali, l’account-to-account per bypassare i costi delle carte. Tremano i colossi del settore

Pagamenti digitali, l’account-to-account per bypassare i costi delle carte. Tremano i colossi del settore

I pagamenti account-to-account pronti a rivoluzione il mercato dei tradizionali sistemi di pagamento con carta. E a fare da traino di una nuova ondata di innovazione. A dirlo l’ultimo World Payments Report di Capgemini.

Le soluzioni account to account

Le soluzioni di pagamento istantaneo account-to-account (A2A) rappresentano un modo più rapido ed economico di pagare, bypassando gli onerosi circuiti bancari. Secondo il report, l’aumento della loro popolarità minaccia di mettere in discussione il predominio delle carte di pagamento tradizionali, tanto che secondo le stime potrebbero assorbire in futuro tra il 15 e il 25% della crescita del volume delle transazioni con carta. Poiché le commissioni interbancarie e gli interessi rappresentano una fonte di profitto importante, gli istituti finanziari potrebbero considerare questo aspetto come un rischio significativo, in grado di costare agli operatori tradizionali del settore miliardi di dollari in termini di mancati introiti.

“Il continuo aumento delle transazioni non-cash rappresenta un importante segnale di svolta per le banche e i fornitori di servizi di pagamento. I dati indicano un inevitabile passaggio verso un futuro di pagamenti istantanei e aperti – spiega dichiarato Dario Patrizi, Financial Services Director di Capgemini in Italia – I progressi registrati con Pix in Brasile e Upi in India dimostrano chiaramente che il successo si fonda sulla collaborazione tra settore pubblico e privato. Alcune istituzioni finanziarie stanno aggiornando i loro hub di pagamento o attingendo a infrastrutture bancarie condivise, mentre i consumatori continuano a chiedere istantaneità e le aziende sono disposte a pagare un premium price per soluzioni innovative che risolvano i loro problemi: è arrivato il momento di creare queste condizioni”.

Spinta dalla European Payments Initiative

Si prevede che il portafoglio digitale Wero della European Payments Initiative (Epi) accelererà l’adozione dei pagamenti account-to-account, con il 37% dei dirigenti europei del settore dei pagamenti che prevede che ridurrà significativamente la crescita delle transazioni con carta in Europa entro il 2027.

European Payments Initiative , cos’è e come funziona

La European Payments Initiative punta a realizzare una soluzione unica e pan-europea per i pagamenti digitali sfruttando la Sepa, l’area unica dei pagmento in euro e lanciare il guanto di sfida a colossi come Visa e Mastercard ma anche a nuovi attori dei pagamenti online come PayPal.

L’iniziativa è stata lanciata da banche e istituti finanziari europei di cinque Paesi diversi. Tra questi: Bnp Paribas, Crédit Agricole, Crédit Mutuel, la Banque Postale, Deutsche Bank, Ing e Société Générale. .In campo anche Nexi.

Il portafoglio digitale Wero

Non solo dunque un circuito di pagamento ma anche una soluzione di pagamento digitale che funzionerà tramite un e-wallet. Si parte in Germania, Francia e Belgio, Paesi che da soli rappresentano più della metà di tutti i pagamenti non in contanti dell’area euro) e, successivamente, nei Paesi Bassi.

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Supply chain, Perego: “Le aziende italiane devono diventare naviganti esperte, non bastano le tecnologie”

Supply chain, Perego: “Le aziende italiane devono diventare naviganti esperte, non bastano le tecnologie”

Per rispondere tempestivamente ai continui cambiamenti dei mercati è necessario disporre di un sistema efficace di monitoraggio dello “stato” e delle prestazioni della Supply Chain, e le imprese italiane sembrano essere consapevoli di questa esigenza. In questo contesto l’80% delle imprese end-user applica specifici Kpi per la valutazione delle prestazioni della propria supply chain ma solo il 33% del campione misura un numero sufficiente di Kpi tecnici ed economici e l’11% dimostra un grado elevato di maturità con un sistema dedicato e in grado di tracciare efficacemente tutti i segnali, anche deboli. La fotografia è scattata dall’Osservatorio Supply Chain Planning del Politecnico di Milano.

Supply chain, digitale strategico

Nell’evoluzione dei processi di configurazione e pianificazione della Supply Chain è cruciale il ruolo del digitale, ma a livello tecnologico in Italia c’è ancora poca diffusione di strumenti avanzati, con la maggior parte delle imprese che non adotta nemmeno tecnologie disponibili da decenni come Mrp, Drp o Advanced Planning e Scheduling e continua a operare in manuale su fogli di calcolo agganciati a dati disponibili localmente.

“Nell’evoluzione della pianificazione nella Supply Chain le imprese italiane hanno ancora molta strada da compiere – afferma Andrea Sianesi, Responsabile Scientifico dell’Osservatorio Supply Chain Planning -. Dalla ricerca emerge una distanza tra le possibilità oggi offerte dalla tecnologia e dalla conoscenza manageriale codificata e le pratiche reali dalle aziende. Si evidenzia una carenza di cultura del dato e del disegno end-to-end del flusso applicativo, insieme a modelli di ottimizzazione ancora limitati a causa della grande complessità di gestione e a una certa ‘resistenza culturale’ al cambiamento. Alcune traiettorie seguite dallo sviluppo digitale non hanno aiutato: se i fondamentali tecnologici sono ampiamente disponibili, altre tecnologie come l’intelligenza artificiale (AI e GenAI) stanno facendo crescere la distanza tra annunci e realtà applicativa”.

Organizzazione chiave di volta

“Oggi parlare di una Supply Chain digitale significa considerare non solo un percorso tecnologico, ma anche organizzativo, per inserire nelle imprese nuove competenze di ri-disegno e adattamento continuo dei processi in relazione alle capacità crescenti della tecnologia – dichiara Alessandro Perego, Responsabile Scientifico dell’Osservatorio Supply Chain Planning -. Per essere competitive in uno scenario incerto, oggi, alle imprese italiane non basta essere innovatori nel prodotto, nel design, nelle tecnologie o nella qualità, serve diventare dei ‘naviganti esperti’ nei flutti globali delle catene del valore, con i migliori strumenti digitali e le migliori competenze”.

La maturità dei processi Supply Chain Planning

Più del 50% non misura le prestazioni in modo sufficientemente completo, ma si limita a valutare indicatori di prestazione tecnica, come puntualità e completezza. Solamente il 30% misura un numero sufficientemente completo di Kpi tecnici ed economici in modo da cogliere sia i segnali forti sia i segnali deboli, cioè quelli che possono essere percepiti solo dall’interno dell’organizzazione. Tra questi, il 19% prende in considerazione solamente i problemi più urgenti.
Questi dati testimoniano un grado di maturità relativamente limitato di molte imprese italiane nella conoscenza dello “stato di salute” delle proprie Supply Chain. Inoltre, una certa limitata maturità emerge anche quando si tratta di adottare strumenti tecnologici adeguati…

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Monetizzazione dei dati, le aziende all’anno zero. L’Europa più avanti ma non basta

Monetizzazione dei dati, le aziende all’anno zero. L’Europa più avanti ma non basta

Nonostante la monetizzazione dei dati possa offrire enormi benefici, molte organizzazioni rimangono ancora esitanti o stanno appena iniziando ad esplorare questa opportunità. La data monetization si posiziona in fondo alla lista delle opportunità di crescita potenziali, dietro a settori come l’intelligenza artificiale, il 5G, la trasformazione digitale, la cybersecurity e l’Internet of Things. Questo il complesso panorama che emerge dagli insights forniti dal report Tech Index 2024 “Riding the next big wave” di Dla Piper.

Un problema di competenze dietro la scarsa adozione

Tra i fattori che rallentano l’adozione della monetizzazione dei dati c’è una comprensione limitata di cosa essa realmente comporti. Storicamente, questa pratica era quasi esclusivamente associata alla raccolta e vendita di informazioni personali, un approccio che è stato significativamente limitato dall’introduzione di normative rigorose come il Gdpr dell’Unione Europea. Questo regolamento impone limiti stringenti su quale tipo di dati può essere trattenuto e come può essere utilizzato, scoraggiando molte organizzazioni dal considerare ulteriori modalità di monetizzazione dei dati.

Le opportunità della data monetization

Tuttavia, una visione più ampia e utile della monetizzazione dei dati include l’utilizzo dei dati raccolti per migliorare l’efficienza operativa e risparmiare sui costi. Questo può avere un impatto diretto sia sui ricavi che sui margini di profitto. Ad esempio, molte organizzazioni stanno utilizzando i dati per migliorare le relazioni con i clienti e comprendere meglio le loro preferenze, al fine di ottimizzare le strategie di marketing e aumentare le vendite. Altre aziende stanno applicando i dati per migliorare i processi industriali, rendendo le linee di produzione e i processi di manutenzione più efficienti, migliorando la gestione della supply chain e perfezionando lo sviluppo dei prodotti.

Il problema della data quality: servono skill

Nonostante questi potenziali benefici, il report di Dla Piper sottolinea che molte organizzazioni sono scoraggiate dalla qualità dei dati disponibili. Spesso, i dati sono non strutturati e dispersi attraverso diversi sistemi e funzioni aziendali, rendendo difficile il loro utilizzo efficace. La necessità di assumere data scientists qualificati, capaci di gestire grandi set di dati con una mentalità commerciale, è cruciale per superare queste sfide. Tuttavia, solo il 38% degli intervistati ha dichiarato di impiegare attualmente data scientists, una percentuale che scende al 25% in Nord America.

Il ruolo della regolamentazione

La regolamentazione gioca un ruolo cruciale in questa dinamica. L’Europa, grazie a normative come il Gdpr, ha stimolato un approccio più innovativo e sicuro alla monetizzazione dei dati. Questo ha portato il 38% delle organizzazioni europee a fare pieno uso della data monetization, un dato significativamente superiore rispetto al 19% delle aziende statunitensi. Il Data Governance Act dell’Ue, in vigore da settembre 2023, e il Data Act mirano a facilitare la condivisione volontaria dei dati e a permettere alle imprese e ai consumatori di accedere, utilizzare e condividere i dati in modo sicuro. Queste misure dovrebbero, nel tempo, rendere più dati disponibili per essere analizzati e monetizzati.

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