Industria 5.0, il cobot di B. Braun Avitum Italy fra le 14 eccellenze europee

Industria 5.0, il cobot di B. Braun Avitum Italy fra le 14 eccellenze europee

Leggere il futuro dell’industria manifatturiera indagando i progetti più avanzati, per scoprire come diventare più sostenibili e competitivi. Questo è l’obiettivo di Prospects 5.0, il progetto finanziato dalla Commissione Europea nell’ambito del programma Horizon Europe che ha l’ambizione di trasformare in linee guida di sviluppo per le future politiche industriali europee, l’esperienza di successo di 14 aziende che in Europa hanno trasformato in chiave 5.0 la loro produzione. Tra queste, un’unica azienda italiana: B. Braun Avitum Italy, attiva nella produzione di dispositivi medici con un Centro di Eccellenza globale nel distretto di Mirandola (Mo). Il progetto è stato inaugurato a Leuven (Belgio) e coinvolge trenta partner provenienti da 15 paesi europei. L’italiana Nsbproject è l’unico partner con il ruolo di innovation broker.

“Siamo felici di dare il nostro contributo a delineare le linee guida europee di industry 5.0 condividendo le nostre esperienze nell’impiego dei cobot in camera bianca” commenta Enrico Corazzari, Technical & Industrialization Director di B. Braun Avitum Italy.

Focus su resilienza, la sostenibilità e centralità dell’uomo

L’azienda, che realizza un assemblaggio collaborativo di dispositivi medici in cui i robot supportano gli operatori umani per migliorare la resilienza, la sostenibilità e la centralità dell’uomo, è parte del Gruppo B. Braun – tra i leader mondiali nelle tecnologie e dispositivi medici – ed è presente a Mirandola dal 1992 con un polo di Ricerca & Sviluppo e sito produttivo di eccellenza a livello globale. “Investiamo regolarmente per implementare soluzioni ad alta tecnologia e ottenere sempre più efficienza nella riduzione dell’impatto ambientale, ma soprattutto per produrre dispositivi medici dagli alti standard di sicurezza ed efficacia per i pazienti di tutto il mondo”.

Cobot a supporto dell’uomo nel processo di innovazione

Nel sito di Mirandola, infatti, si producono oltre 10 milioni di dispositivi medici all’anno, di diverse tipologie di prodotto tra le quali sacche per la nutrizione, farmaci, kit complessi per dialisi e tanto altro destinati ai 66 mercati internazionali in cui opera B. Braun. I recenti investimenti hanno permesso di inserire nella camera bianca, un ambiente produttivo sterile, anche i “cobot”, o collaborative robot. “Abbiamo introdotto i cobot nella produzione di kit complessi per dialisi per collaborare con i “colleghi” umani e supportare la fase di assemblaggio, sono aiutanti preziosissimi perché sono in grado di autodiagnosticarsi e adattarsi ai cambiamenti del prodotto, semplificare la programmazione e adattare le misure di sicurezza in base al comportamento umano” spiega Corazzari. L’uso dei cobot nell’assemblaggio di dispositivi medici rappresenta un esempio di approccio misto in cui gli esseri umani sono supportati dai cobot per migliorare l’efficienza e la sicurezza della produzione: proprio per questo sono inseriti nel progetto di ricerca Prospect 5.0.

Approccio sistemico agli investimenti

Nella visione europea di Industria 5.0, l’evoluzione tecnologica è concepita come leva per ridurre gli impatti ambientali, migliorare il benessere dei lavoratori, aumentare la resilienza salvaguardando l’azienda e le persone dai rischi di eventi estremi o catastrofali. In quest’ottica, l’Industria 5.0 europea prescinde da logiche che si basano sull’adozione di tecnologie e si caratterizza per un approccio sistemico agli investimenti. Il…

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Digital & green: 1,4 miliardi di fondi in più per Horizon Europe 2024

Digital & green: 1,4 miliardi di fondi in più per Horizon Europe 2024

La Commissione europea ha adottato un emendamento al Programma di lavoro 2023-24 di Horizon Europe, che mobilita finanziamenti precedentemente non allocati per aumentare il budget del 2024 di quasi 1,4 miliardi di euro. Si arriva così a un totale di 7,3 miliardi. L’emendamento include un investimento di 648 milioni di euro nelle Missioni dell’Ue che mirano a contribuire alla soluzione di alcune delle sfide che l’Europa deve affrontare sul piano dell’innovazione, in particolare rispetto alla doppia transizione digital & green.

“Dobbiamo attirare un maggior numero di newcomers verso le opportunità offerte da Horizon Europe per sfruttare al meglio il potenziale dell’Europa”, commenta Iliana Ivanova, commissaria per l’Innovazione, la Ricerca, la Cultura, l’Istruzione e la Gioventù. “Ecco perché in questo aggiornamento del programma di lavoro stiamo introducendo azioni sperimentali. Insieme all’introduzione di ulteriori finanziamenti per le Missioni Ue, la New European Bauhaus Facility e le altre azioni, ciò contribuirà a massimizzare l’impatto dei nostri investimenti nella ricerca e nell’innovazione per il successo delle transizioni verdi e digitali”.

L’ambito d’azione dell’iniziativa

Le Missioni Ue coprono cinque aree e sono una novità introdotta da Horizon Europe per portare soluzioni concrete ad alcune delle maggiori sfide di quest’epoca. Hanno obiettivi ambiziosi e dovrebbero produrre risultati concreti entro il 2030. Il New European Bauhaus (Neb), tanto per cominciare, mira a portare i benefici del Green Deal europeo nella vita quotidiana e negli spazi abitativi delle persone. Come per esempio ha già fatto il progetto Tova, in Spagna, che ha sviluppato una tecnica di stampa 3D con la terra per fornire soluzioni architettoniche per abitazioni sostenibili, accessibili e basate sulla comunità. Un altro esempio è il progetto Watsups del Belgio, che sta creando un nuovo spazio pubblico lungo il fiume Dyle per mitigare il rischio di gentrificazione.

Un nuovo strumento Neb garantirà che l’Europa continui a sfruttare al meglio questo potenziale attraverso un sostegno finanziario pluriennale per il periodo 2025-2027 basato due pilastri: una parte dedicata alla ricerca e all’innovazione per sviluppare nuove idee e una parte dedicata alla diffusione di tali soluzioni. Il programma di lavoro modificato di Horizon Europe per il 2023-24 stanzia inoltre 20 milioni di euro per preparare il terreno per l’attuazione del Neb.

Le azioni sperimentali per attrarre nuovi ricercatori

La modifica approvata comprende poi un pacchetto di nuove azioni sperimentali per rafforzare l’apertura del programma, sostenere gli obiettivi delle missioni Ue e promuovere le carriere dei giovani ricercatori. Le azioni sperimenteranno nuovi approcci in vista dei preparativi per gli ultimi tre anni di Horizon Europe e per il futuro programma che gli succederà.

Le azioni comprendono quattro temi aperti che offrono ai ricercatori maggiore libertà per concentrare il lavoro su un argomento di loro scelta, con un budget totale di 76 milioni di euro nei cluster di Horizon Europe che si occupano di “Salute”, “Clima, energia e mobilità” e “Alimentazione, bioeconomia, risorse naturali, agricoltura e ambiente”.

Un’azione sperimentale di 15 milioni di euro aiuterà a rendere le istituzioni della conoscenza, come le università o le organizzazioni di ricerca, punti focali di attività di ricerca e innovazione…

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Nokia, l’utile balza del 52% nonostante il forte calo del fatturato

Nokia, l’utile balza del 52% nonostante il forte calo del fatturato

Nel primo trimestre del 2024 Nokia ha registrato un aumento del 52% dell’utile netto a 438 milioni di euro, nonostante le vendite abbiano subito un calo del 20%. Il “merito” è del piano di riduzione dei costi recentemente attuato, che prevede fino a 14mila licenziamenti. Una dinamica simile a quella che ha caratterizzato le performance finanziarie di Ericsson, che nello stesso periodo, sempre grazie a una politica di tagli, ha registrato un aumento dell’utile netto del 66% nonostante un calo di fatturato del 15%.

In particolare, nel quarter appena conclusosi, i ricavi di Nokia sono crollati a 4,67 miliardi di euro (dai 5,86 miliardi del 2023) a causa del business delle reti mobili con livelli “particolarmente bassi” di spesa dei clienti in Nord America e un “rallentamento” in India. L’utile operativo è sceso del 6% a 400 milioni: su base comparabile, è aumentato del 25% a 597 milioni, in linea con le aspettative degli analisti.

In un mercato difficile, il gruppo prevede tuttavia “un continuo miglioramento nell’acquisizione degli ordini” ed è “fiducioso in un secondo semestre più forte”.

L’ottimismo di Lundmark: confermato l’outlook per il 2024

“Come previsto, la continua debolezza del mercato ha determinato un calo del 19% del fatturato netto nel primo trimestre, a valuta costante. Tuttavia, abbiamo registrato un continuo miglioramento nell’acquisizione degli ordini, il che significa che siamo fiduciosi in un secondo semestre più forte e nel raggiungimento delle nostre previsioni per l’intero anno”, commenta Pekka Lundmark, presidente e ceo di Nokia. “Grazie agli accordi di licenza di brevetti siglati in Nokia Technologies, abbiamo raggiunto un margine operativo comparabile del 12,8% nel primo trimestre, rispetto all’8,2% dell’anno precedente. Nel trimestre abbiamo anche generato quasi un miliardo di euro di free cash flow, una performance molto forte”.

Lundmark aggiunge che “le prospettive per le Reti fisse per il 2024 sono migliorate, e si tratta di un segnale importante perché spesso questo mercato si riprende per primo. Tuttavia, riteniamo che la ripresa delle reti ottiche possa richiedere più tempo. Pur essendo consapevoli del contesto economico generale, considerando la forza degli ordini in corso, prevediamo che le Infrastrutture di rete torneranno a crescere nel fatturato netto per l’intero anno 2024 con una performance più forte nel secondo semestre”.

Come accennato, “le Reti mobili hanno risentito di livelli di spesa particolarmente bassi in Nord America e in India, che hanno portato a un calo del fatturato netto del primo trimestre del 37% a valuta costante. In India era previsto un rallentamento della spesa dopo la rapida diffusione del 5G registrata nel primo semestre del 2023, e le nostre aspettative per l’India per l’intero anno rimangono invariate. A livello globale, prevediamo che il primo trimestre segnerà il punto di minimo della domanda, con una progressiva ripresa dell’attività nel resto del 2024, in linea con la normale stagionalità. Nel trimestre abbiamo registrato un significativo rafforzamento del margine lordo, pari al 42%, che rappresenta un solido miglioramento rispetto al 34% del trimestre precedente. Circa la metà di questo miglioramento è stata legata al miglioramento del mix regionale…

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Prysmian pronta a chiudere il sito di Battipaglia

Prysmian pronta a chiudere il sito di Battipaglia

Prysmian conferma l’intenzione di chiudere lo stabilimento Fos (Fibre ottiche sud) di Battipaglia (Sa), in cui sono impiegati circa 300 dipendenti. Spiegando le ragioni della scelta, la società parla di “insostenibilità del business” dovuta a un “costo della produzione” della fibra ottica “pari al doppio del prezzo di mercato”.

La decisione arriva a pochi giorni dal raggiungimento di un accordo per l’acquisizione di Warren & Brown Technologies, società australiana specializzata nei prodotti di connettività per le reti telecom, e dal takeover da 3,9 miliardi di euro nei confronti di Encore Wire, negli Usa. Entrambe le operazioni sono parte della strategia “Connect, to Lead”, che punta a trasformare il gruppo in un solution provider globale in grado di guidare la transizione energetica e la trasformazione digitale. Da questa prospettiva, però, sembra per l’appunto essere escluso lo stabilimento Fos.

La crisi dell’impianto Fibre ottiche sud

A Battipaglia la produzione attualmente è sospesa e i dipendenti sono in cassa integrazione. Dopo aver valutato “tutte le possibili soluzioni alternative”, Prysmian “è giunta alla determinazione di avviare le attività procedurali prodromiche per cessare tutta la propria attività di produzione della fibra ottica e di procedere conseguentemente alla chiusura dello stabilimento” da cui “la possibilità, in caso mancata individuazione di auspicate soluzioni alternative, di licenziamento del personale ivi occupato”, si legge nelle risposte predisposte dal gruppo.

All’origine della crisi, precisa Prysmian, ci sono due fattori, uno congiunturale, legato al generale calo di domanda di fibra ottica da parte del mercato, e uno strutturale, connesso ai costi di produzione, che a Battipaglia sono pari a circa il “doppio del prezzo di mercato” e scontano la concorrenza della fibra asiatica, meno costosa e di bassa qualità. “Lo chiudiamo”, aggiunge la multinazionale, “perché, alla luce dei prezzi di mercato impostati dai concorrenti asiatici, Battipaglia è strutturalmente non-competitivo, quindi insostenibile”.

Della crisi di Fos si sta occupando anche il Mimit, che, in occasione del tavolo di crisi dello scorso 15 febbraio, ha fatto sapere di avere in corso “tre interlocuzioni per il rilancio del sito” con “due realtà straniere e una nazionale, attive nel settore della fibra ottica. Siamo fortemente impegnati nell’individuare una soluzione per il futuro dello stabilimento produttivo, salvaguardando un’attività ad altissimo valore strategico a cui non intendiamo rinunciare”, aveva dichiarato allora il ministro Adolfo Urso.

Il crollo dei prezzi e l’appello per una politica di sostegno

Per parare i colpi della crisi Prysmian ha provato a chiedere “ai vari governi” succedutisi negli ultimi anni “supporto” per introdurre l’obbligo di utilizzo della fibra di alta qualità A2 (come quella prodotta a Battipaglia) sul mercato italiano, per investimenti a fondo perduto per l’esecuzione di piani di recupero di efficienza costo al km e per benefici a fondo perduto per riduzione costo energia.

“Purtroppo non abbiamo riscontrato concrete risposte”, mentre “il nuovo crollo dei prezzi della fibra, la crescita dei costi dell’energia e di alcuni materiali e la mancanza di un mercato di sbocco” per i prodotti di più alta qualità di Battipaglia “ha condotto alla situazione attuale in cui la continuità dello stabilimento non è…

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Confindustria, il digitale nelle mani di Orsini

Confindustria, il digitale nelle mani di Orsini

La squadra del presidente delegato di Confindustria per il quadriennio 2024-2028, Emanuele Orsini, riceve il via libera dal Consiglio generale dell’associazione degli industriali. Ne fanno parte Alberto Tripi in qualità di advisor sull’intelligenza artificiale e Giorgio Marsiaj come delegato alla Space economy. Il presidente manterrà per sé la responsabilità su transizione digitale, cultura d’impresa e certezza del diritto, e sarà affiancato da dieci vicepresidenti, cinque delegati e tre advisor. Il nuovo direttore generale sarà Maurizio Tarquini, mentre quello uscente, Raffaele Langella, rimarrà per il momento al fianco del presidente con il ruolo di consigliere diplomatico.

Il Consiglio generale ha dato il proprio placet alla nuova squadra con l’84% delle preferenze: 110 voti a favore, nove contrari e tredici schede bianche.    

I tre vicepresidenti confermati

Dei dieci vicepresidenti elettivi della squadra di Orsini, tre sono stati confermati: si tratta di Francesco De Santis (che continuerà a occuparsi di Ricerca e Sviluppo), Maurizio Marchesini (che lascia la responsabilità delle filiere e delle medie imprese per prendere la delega a lavoro e relazioni industriali), e Stefan Pan, che manterrà l’incarico di delegato del presidente per i rapporti con l’Unione europea e le Confindustrie europee.

I sette nuovi vicepresidenti

Al debutto nella carica di vicepresidenti di Confindustria sono Lucia Aleotti, che si occuperà del centro studi, Angelo Camilli (credito, finanza e fisco), Barbara Cimmino (export e attrazione degli investimenti), Vincenzo Marinese (organizzazione e rapporti con i territori e le categorie), Natale Mazzuca (politiche strategiche e sviluppo del Mezzogiorno), Marco Nocivelli (politiche industriali e Made in Italy), Lara Ponti (transizione ambientale e obiettivi Esg).

Della nuova squadra fanno inoltre parte i tre vicepresidenti di diritto: Giovanni Baroni, Riccardo Di Stefano e Annalisa Sassi, che presiedono rispettivamente le associazioni della Piccola industria, dei Giovani imprenditori e del Consiglio delle rappresentanze regionali.

I cinque delegati e i tre advisor

Nella sua attività alla guida di Confindustria Orsini sarà inoltre supportato da cinque delegati. SI tratta di Leopoldo Destro (trasporti, logistica e industria del turismo), Riccardo Di Stefano (education), Giorgio Marsiaj (space economy), Aurelio Regina (energia) e Mario Zanetti (economia del mare).

Tre, infine, gli special advisor: oltre ad Alberto Tripi per l’intelligenza artificiale ci saranno Antonio Gozzi (autonomia strategica europea, piano Mattei e competitività) e Gianfelice Rocca (life sciences).

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Metaverso: in Italia si smorza l’hype, progetti in calo nel B2B. Valsecchi: “I tempi non sono maturi”

Metaverso: in Italia si smorza l’hype, progetti in calo nel B2B. Valsecchi: “I tempi non sono maturi”

Realtà aumentata, mista e virtuale: dal 2020 ad oggi, in Italia si registrano 482 progetti di extended reality, dentro e fuori i mondi virtuali, di cui 108 nati nel 2023, in calo del 18% rispetto al numero di nuove iniziative emerse nel 2022, un segnale che l’hype intorno al metaverso è scemato. Questo non vuol dire che la tecnologia sia accantonata, ma che i tempi per l’adozione di massa non sono ancori maturi, come emerge dalla ricerca dell’Osservatorio Extended reality & metaverse della School of Management del Politecnico di Milano.

Tuttavia, pur senza i riflettori accesi come nel 2022, dovuti al momento di massima pubblicizzazione della novità del metaverso, nel 2023 l’offerta legata all’extended reality (realtà aumentata, mista e virtuale) ha registrato passi in avanti importanti. I big player, tra cui finalmente Apple, hanno sviluppato nuovi dispositivi e servizi per la nuova frontiera dell’interazione fisico-digitale.

La Commissione europea ha presentato la strategia sul web 4.0 per guidare la prossima transizione tecnologica incentrata sui mondi virtuali. A livello mondiale oggi l’Osservatorio ha contato 130 mondi virtuali pubblici e 119 piattaforme per la realizzazione di ambienti privati (le Metaverse as a service platform), e i progetti sviluppati al loro interno sono 736 dal 2018 ad oggi (di cui 71 in Italia).

“Diversamente da quanto potrebbe sembrare, il mondo dell’extended reality nell’ultimo anno è rimasto tutt’altro che fermo, ma ha lavorato per potenziare le tecnologie e fare passi avanti verso una nuova frontiera dell’interazione online che consentirà nuove esperienze immersive e interattive“, spiega Marta Valsecchi, Direttrice dell’Osservatorio Extended reality & metaverse. “Sebbene i tempi per il metaverso non siano ancora maturi e probabilmente non lo saranno ancora per diversi anni, le tecnologie di Extended reality e i mondi virtuali, che ne costituiscono le fondamenta, sono già una realtà e stanno evolvendo velocemente, creando esperienze fisico-digitali sempre più integrate”.

Se si allarga l’analisi non solo ai progetti sviluppati nei mondi virtuali, in Italia si contano 482 progetti di Extended reality a partire dal 2020, di cui 301 progetti in ambito B2c e 181 in ambito B2b/B2e. Di questi, 71 sono all’interno di mondi virtuali.

Nel 2023 sono stati realizzati 74 nuovi progetti B2c, di cui il 22% nell’education, con la creazione di aule virtuali per la formazione e le lezioni degli studenti sviluppate da diverse università, il 18% nel retail e un altro 18% nel turismo. Si diffondono in particolare progetti che permettono all’utente di fruire di esperienze o eventi realizzati interamente con tecnologie di Extended reality ed esperienze per aumentare la visibilità del brand.

Nel B2b il numero di progetti è limitato, anche se le iniziative aziendali sono spesso coperte da accordi di riservatezza: si contano 34 nuovi progetti nel 2023 (in calo del 24% rispetto al numero di progetti sviluppati nel 2022), in particolare soluzioni di collaborazione e cooperazione tra i dipendenti nel manifatturiero o iniziative Hr in società di consulenza.

Sia nel B2c, che nel B2b si registra una crescita di progetti in settori prima marginali come Pa, sport e trasporti,…

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