Un drone subacqueo dotato di intelligenza artificiale è l’ultimo strumento introdotto dall’Australia per verificare lo stato di salute della Grande Barriera Corallina dove è in corso un grave evento di sbiancamento di massa.

Il drone, chiamato Hydrus, è completamente autonomo e consente all’Australian Institute of Marine Science (AIMS) di costruire mappe 3D del ‘reef’, per monitorare il minimo cambiamento nella barriera, che si tratti di crescita o di degrado.

Operando in modo completamente autonomo, senza accesso a Internet o GPS, Hydrus ha un raggio d’azione di 9 km a profondità di 3.000 metri per un massimo di 3 ore ed è in grado di acquisire video in 4k e di analizzarli allo stesso tempo. È dotato di un modem acustico, di un sonar rivolto in avanti e di una navigazione potenziata dall’intelligenza artificiale.

“Le squadre di sommozzatori possono vedere solo fino a un certo punto”, ha dichiarato a Reuters Melanie Olsen, che dirige il programma ReefWorks, il centro di sperimentazione tecnologica dell’AIMS. “È qui che abbiamo dovuto migliorare i nostri metodi di indagine per includere l’uso della robotica”.

La Grande Barriera Corallina, che si estende per circa 2.300 km lungo la costa nord-orientale dell’Australia, ha registrato 6 eventi di ‘bleaching’ dal 1998.

Lo sbiancamento è innescato dalle acque oceaniche più calde, che inducono i coralli a espellere le alghe colorate che vivono nei loro tessuti.

Sulla barriera incombe da qualche anno il rischio di finire nella “lista nera” del patrimonio mondiale UNESCO tra i siti “in pericolo”. Un declassamento che porterebbe all’Australia un grave danno economico e di immagine.

I cambiamenti climatici e lo stress prodotto sui coralli dallo sfruttamento a fini turistici di questa risorsa naturale fragile e unica sono tra le cause degli eventi di sbiancamento. 

Quest’anno, gli scienziati prevedono lo sbiancamento di molte barriere coralline, dopo mesi di caldo oceanico da record.

Un corallo sbiancato può riprendersi se le acque si raffreddano, ma se le temperature oceaniche rimangono elevate per periodi più lunghi, muore. 

Secondo gli scienziati, il mondo potrebbe perdere fino al 90% dei coralli entro il 2050.

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