Se in molti si sono chiesti perché Cgil e Uil abbiano deciso di fare uno sciopero generale in piena pandemia e senza preoccuparsi di spaccare l’unità sindacale, una risposta l’hanno fornita gli stessi leader delle due organizzazioni, Pierpaolo Bombardieri e Maurizio Landini. «Per cambiare questo Paese», ha detto il segretario della Uil chiudendo il primo dei due comizi. «Non possiamo più aspettare. È il momento di cambiare. Vogliamo più giustizia, una nuova qualità della vita e del lavoro», ha detto Landini. Una risposta che scavalca il merito dello scontro col governo sul fisco e abbraccia un ventaglio ampio di rivendicazioni, che danno allo sciopero di ieri un carattere «politico», del resto esplicitamente rivendicato da Landini e Bombardieri. Uno sciopero politico, dicono i due leader, per dare voce e rappresentanza «all’Italia che soffre».

Adesioni basse

Per questo l’insolita coppia Landini-Bombardieri ribalta sulla politica l’accusa di irresponsabilità, con il segretario della Cgil che arriva a dire: «Dovrebbero invece ringraziarci dello sciopero, perché dovrebbero essere preoccupati del rischio di una rottura democratica, di rappresentanza tra le persone e il Palazzo della politica». Rischio che, dice Landini, si è già manifestato col crollo della partecipazione alle elezioni amministrative. Il capo della Cgil, che già quando era alla Fiom aveva teorizzato la «coalizione sociale», ora rilancia, parlando della necessità di «andare nelle scuole, nelle piazze, nelle periferie», di coinvolgere «il mondo delle associazioni», perché «dal Paese viene una domanda che non è ascoltata». Un richiamo alla «politica nel senso più nobile» dice Landini, che lascia però sullo sfondo gli aspetti puramente sindacali dello sciopero. Come si fa nei comizi, grida alle «piazze piene», ma sa che l’adesione allo sciopero non è certo stata di massa. E auspica la ricucitura con la Cisl, ma sa che la ferita sarà difficile da rimarginare e rischia di indebolire tutto il sindacato, che da lunedì tornerà al tavolo col presidente Draghi, questa volta per parlare di pensioni.

Margini esauriti su fisco e manovra

Nel frattempo la legge di Bilancio, motivo ufficiale della mobilitazione generale, andrà avanti con margini sempre più scarsi, per un sindacato diviso, di ottenere miglioramenti. In particolare sul fisco, dove Cgil e Uil accusano in sostanza il governo di dire il falso sul taglio delle tasse per i lavoratori dipendenti, ma rischiano di essere smentite se non saranno in grado di opporre alle tabelle del ministero dell’Economia cifre diverse e credibili. Ieri, per esempio, Landini ha affermato che un lavoratore con 15mila euro di reddito risparmierebbe solo 6-7 euro al mese, cioè al massimo 84 euro l’anno, mentre le tabelle del Mef parlano di 423 euro (336 di Irpef più 87 di sgravio contributivo). Presto si vedrà chi ha ragione.

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