Uno specchio costruito come un fiore

Lo specchio non è monolitico, dato che un razzo vettore come Ariane 5 ha un diametro del terzo stadio, dove viene alloggiato il cosiddetto carico utile, largo pochi metri e in più il telescopio viene portato in orbita anche con una protezione dalla luce del Sole, anche riflessa dalla Terra, grande come un campo da tennis.

Lo specchio principale raggiunge il diametro di 6,5 metri componendo come i petali d’un fiore i 18 specchi esagonali del diametro di 1,32 metri, accostati l’uno all’altro nella posizione ideale con una precisione di molto meno di un millimetro, una sfida incredibile.

Per stivarlo nell’ultimo stadio del razzo Ariane 5 è stato fatto una specie di miracolo, ripiegandolo su sé stesso come un origami, incredibile se si pensa ai 18 specchi e alla montatura metallica del telescopio, che deve chiudersi a soffietto. Anche questo è un record: fa pensare a una farfalla che ritorna nella sua crisalide, da cui poi dovrà uscire nuovamente quando sarà nello spazio.

Per riaprirsi una volta nello spazio, Jwst ha bisogno di quasi tutti i 344 servomeccanismi che guideranno la delicatissima operazione, e sono tutti indicati da Nasa stessa come “single point of failure” , e questo significa che devono funzionare tutti alla perfezione, altrimenti l’intero processo si fermerà.

Il dispiegamento del telescopio comprende anche quello dello scudo su cui Jwst è in pratica appoggiato e che lo protegge dalla radiazione solare, che lo accecherebbe immediatamente. È grande come un campo da tennis e composto da un materiale molto particolare, il Kapton, leggerissimo e sottilissimo, molto meno di un millimetro, e terrà il telescopio a -223 gradi costanti, temperatura ottimale per il suo funzionamento.

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