Nasce il sindacato degli smart worker. Primo atto: sciopero nella pubblica amministrazione per il lavoro agile contro le linee guida del ministro Brunetta. La protesta è indetta per domani giovedì 28 ottobre e ha il via libera della commissione di garanzia sugli scioperi. La nuova sigla si chiama Smart worker union ed è nata un anno fa con l’obiettivo di rappresentare in modo trasversale i lavoratori agili: sia nel pubblico impiego che nel privato, sia dipendenti che autonomi. «Siamo agli inizi — dice il fondatore Gilberto Gini, lavoratore della pubblica amministrazione —, il nostro obiettivo è dare voce al disagio di tutti i lavoratori che hanno dimostrato come sia possibile un modo di lavorare più compatibile con gli impegni personali e nello stesso tempo più produttivo. Oggi le linee guida nella pa che limitano lo smart working solo a chi viene dotato di mezzi dell’azienda da molti lavoratori costretti a rientrare è considerato una punizione. Una percezione forte soprattutto nei settori e negli uffici dove proprio la messa a disposizione del proprio computer e della propria connessione ha consentito la garanzia del servizio ai cittadini nel momento acuto della pandemia».

Certo, non si può negare però che ci siano anche servizi che, gestiti da remoto, hanno smesso di funzionare… «E’ vero, ci sono state delle criticità, spesso legate al fatto che l’organizzazione del lavoro non era pronta al cambiamento e non c’erano strumenti adeguati. Non per questo però ora bisogna buttare via tutto», risponde Gini. Che non risparmia qualche critica al sindacato confederale «troppo lento nel recepire i bisogni dei lavoratori». Ma nello stesso tempo convinto che «la sede in cui definire lo smart working della pubblica amministrazione è quella dell’Aran dove si sta negoziando il nuovo contratto del pubblico impiego».



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