di Maria Teresa Veneziani

Partito da un laboratorio di Arzano, Paone ha portato i suoi capi in giro per il mondo, diventando uno dei brand più richiesti dai potenti del mondo

Il mondo della moda perde una grande protagonista: il 27 ottobre è morto a 88 anni nella sua Napoli Ciro Paone, genio visionario, fondatore di Kiton, brand di sartoria napoletana diventata riferimento dei potenti del mondo.

Paone aveva 17 anni quando seguì lo zio commerciante di tessuti in Venezuela e al ritorno creò la sua azienda di «abiti speciali e mai monotoni» che oggi vanta cinque siti produttivi in Italia, 800 dipendenti, 54 boutique monomarca e 73 Paesi serviti.

Era un imprenditore creativo e carismatico, Ciro, amatissimo in Italia e all’estero, stimato per la sua forza, la simpatia. Non si è mai lasciato piegare dalla malattia, applauditissimo quando al Pitti di Firenze si è presentato fiero in carrozzina per ritirare il premio alla carriera. Meritatissimo, perché a Paone si deve il merito di aver diffuso nel mondo — con la sua Kiton ad Arzano, alle porte del capoluogo campano — l’eccellenza della sartoria napoletana, elegante con brio. E soprattutto di aver saputo conservare un patrimonio storico: l’artigianato sartoriale (ogni vestito realizzato a mano in ogni passaggio), che rischiava di essere disperso, schiacciato dai ritmi della produzione industriale del pret-à-porter. Fino all’ultimo è rimasto un riferimento per gli eredi che portano avanti il suo impero e lo piangono, la figlia Maria Giovanna e il nipote Antonio De Matteis.

Era il 1956 quando Paone, commerciante di tessuti a piazza Mercato, nella Napoli caratterizzata dai suoi sarti, uno ad ogni angolo, intuì che il mondo stava cambiando. Creò il suo laboratorio a Secondigliano per una piccola produzione di cappotti con l’etichetta CiPa, nel 1968 trasformata in Kiton, nome ispirato dalla toga degli aristocratici greci e più adatto al mercato internazionale. Nel 1999 il presidente della Repubblica, Carlo Azeglio Ciampi, lo nominò Cavaliere del Lavoro, onorificenza di cui andava fiero.

Con l’idea di proiettare sempre la tradizione nel futuro nel 2013 aveva acquistato il Palazzo di via Pontaccio che fu sede di Gianfranco Ferré – 4.000 mq. di spazio diventati il cuore dei prodotti e dell’azienda – cui è seguito lo stabile di New York, sulla 5th Avenue e l’inaugurazione di un punto vendita nella 54ma Strada. Oggi il brand vanta oltre 73 show-room di rappresentanza in tutto il mondo, 5 solo in Italia. Non solo abiti maschili, ma anche una linea femminile affidata alla figlia Maria Giovanna, e poi scarpe, profumi.

Tanti messaggi di cordoglio per la scomparsa del grande imprenditore — anche attraverso i social — alla famiglia che ha dato la notizia della scomparsa. «Le maestranze dei 7 opifici sparsi in tutta Italia — si legge nella nota — sono rimasti attoniti e hanno già raggiunto il capezzale di un uomo che per tutti rappresentava più di un imprenditore. Da sempre accoglieva i dipendenti con passione stimolandone la grinta e la voglia di lavorare sempre con il massimo della cura e dell’amore, ricordando il motto con il quale ha guidato l’azienda: «Il meglio del meglio più uno».

27 ottobre 2021 (modifica il 28 ottobre 2021 | 13:49)

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