di Luigi Ferrarella

L’azienda era già in crisi dal 2012 e la donna aveva già rinunciato ai propri compensi e utilizzato risorse personali. Le rate del debito erano poi divenute impossibili da pagare nel periodo della pandemia

Capitano, seppur di rado, sentenze che assolvono l’imprenditore che faccia di tutto per pagare le tasse e non ci riesca per colpa della crisi economica: ma stavolta il Tribunale di Milano ne assolve uno («perché il fatto non costituisce reato») perché ritiene che, accanto e oltre alla crisi del proprio settore di mercato, il Covid abbia reso inesigibile onorare le rate del Fisco.

L’azienda dell’imprenditrice in questione aveva tre grandi aree di business: la produzione industriale di cubic zirconia (alternativa al diamante), il commercio di gemme preziose per orafi creatori poi di gioielleria, e la produzione di un proprio marchio di gioielli. L’attività storica, quella di produrre zirconi, che a un certo punto ne aveva fatto addirittura la terza produttrice a livello mondiale, a partire dal 2012 subisce un crollo per la concorrenza del sud-est asiatico, che fa precipitare il prezzo di vendita al livello del prezzo di produzione. Comincia a traballare anche il ramo d’azienda relativo al trading delle pietre preziose, penalizzato dallo sviluppo tecnologico che permette alla maggior parte degli acquirenti di rivolgersi direttamente ai mercati di provenienza. E già così tra il 2012 e 2015 il fatturato si riduce del 50 per cento, e le banche iniziano a ridurre drasticamente le linee di credito, con ciò condizionando pesantemente la liquidità di cui la società poteva usufruire per onorare i propri impegni.

L’imprenditrice, che con il difensore Marco Alessandro Bartolucci rivendica di aver rinunciato ai propri compensi immettendoli in azienda al pari di altri conferimenti di risorse personali, spiega di essersi a quel punto rassegnata senza alternative a ricorrere prima alla cassa integrazione per i dipendenti e poi al licenziamento di due terzi del personale. Tutte misure che non bastano ad arginare la crisi finanziaria (aggravata anche proprio dal dover pagare ovviamente il Tfr ai lavoratori licenziati) allorché l’unica area di business rimasta, e cioè la produzione dei gioielli col proprio marchio, subisce un tracollo a ruota della crisi del principale mercato internazionale di riferimento, quello russo.

Diventa così insostenibile la cartella di pagamento che nel maggio 2019 l’imprenditrice riceve dall’Agenzia delle Entrate per 444 mila euro di ritardo nei pagamenti tributari dovuti. L’imprenditrice opta per un piano di rateizzazione e redige il prospetto di dilazione del debito in 72 rate, che inizia a pagare ma non riesce poi a onorare nei primi mesi del 2020, a suo dire per l’acuirsi della crisi economica dovuta all’emergenza sanitaria del Covid.

Per la II sezione penale Tribunale è in effetti «provato che la contrazione del fatturato tra il 2012 e 2015, e la crisi finanziaria proseguita anche in seguito, fossero state determinate da fattori esogeni e assolutamente estranei alle scelte dell’imprenditrice», che in astratto ovviamente avrebbe sì potuto fare ricorso al credito bancario per pagare l’Agenzia delle Entrate, ma scontrandosi con il fatto che «le banche avessero già notevolmente ridotto tra 2012 e 2015 i fidi bancari concessi, sicché è verosimile dedurre l’indisponibilità delle banche a concedere ulteriori linee di credito alla società».

E soprattutto va considerata la mazzata finale, e cioè il fatto che «il pagamento delle rate era diventato insostenibile a causa dell’emergenza sanitaria Covid entrata nel vivo dalla fine di febbraio 2020. Alla luce di tutto ciò — valuta dunque la giudice Ileana Ramundo — l’imputata non è rimproverabile, in quanto la condotta di omesso versamento delle imposte, seppur volontariamente temuta, le è stata “imposta” da circostanze anormali ed eccezionali, tali da rendere soggettivamente inesigibile il comportamento lecito», e da «incidere sulla colpevolezza». Che «dunque si ritiene insussistente per difetto dell’elemento soggettivo» del reato.

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22 novembre 2021 (modifica il 22 novembre 2021 | 07:34)

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