di Andrea Galli

Le mosse dei gruppi specializzati in raggiri milionari, il narcotraffico e il riciclaggio, i beni-rifugio dei clan: ecco come a Milano aumentano il ricorso e l’utilizzo del «denaro nascosto». Le indagini dei carabinieri

Il tema sono le criptovalute qui intese nella desinenza criminale: criptovalute, ovvero soldi nascosti, protetti da codici informatici con chiavi di accesso, dunque denaro non fisico, denaro non tangibile, denaro difficile da scoprire dagli investigatori. Ora, apriamo due parentesi. La prima: in reati quali l’estorsione, un’antica pratica delle forze dell’ordine riguarda l’aver contrassegnato le banconote — o averne annotato i numeri di serie — prima della fase del pagamento, poiché quelle stesse banconote diverranno fonti di prova, saranno uno strumento forte, nel processo, in possesso dell’accusa. Seconda parentesi: vi sono casati mafiosi — i Fontana l’hanno fatto anche a Milano — che reinvestono i soldi sporchi in gioielli; chi indaga può anche saperlo, può aver ricevuto conferme al proposito da informatori oppure da conversazioni intercettate; d’accordo, ma diamanti e collier vanno materialmente individuati, altrimenti è come se non esistessero.

La trama

Così avviene per le criptovalute che, al netto di errate certezze e di ripetute sottovalutazioni, e pure al netto di generiche analisi di (non) esperti decontestualizzati che provano a buttar lì temi, in città iniziano a rappresentare un solido e preoccupante fenomeno, e non unicamente per la banale equazione Milano uguale danee. Come raccontato al Corriere da fonti qualificate, l’insistenza sulle criptovalute da parte di alcuni gruppi delinquenziali, a cominciare da quelli attivi nelle truffe milionarie, e al contempo l’aumentato ricorso nelle estese strategie del narcotraffico, obbligano alla rimodulazione del pensiero a monte di ogni azione investigativa. L’essere umano non è mai esente da errori, lascia tracce. E però, dice un ufficiale dei carabinieri, la copiosa immissione sul mercato di questo denaro occulto — quantomeno un’immissione figlia di una trama, non insomma una semplice conseguenza fortuita, non un effetto collaterale fra tanti —, alza giocoforza il livello di impermeabilità criminale, anche in considerazione della grande facilità con la quale le vittime vengono ingannate. Prendiamo le truffe aventi come oggetto barche, macchine e orologi di lusso, che siamo abituati a vedere ambientate nelle sale di prestigiosi hotel con l’obiettivo di creare una scenografia che consolidi la convinzione di affari seri: ebbene, il criminale propone un pagamento in criptovalute per assicurarsi la merce in vendita, a garanzia della propria serietà versa un anticipo in banconote e sparisce. O meglio, magari completa il saldo con criptovalute che però non hanno un corrispettivo in contante e non determinano una riscossione, entrambe circostanze, queste, assai diffuse in quanto chiunque può creare una valuta digitale che può finire scambiata in euro o dollari su apposite piattaforme che però sono zone franche, per niente delimitate, prive di regole, di obblighi, di sanzioni.

I soldi presenti ma assenti

Obiezione: ci cascano soltanto i tonti. Ovviamente è falso, non fosse che raggiri del genere colpiscono gente che dovrebbe sapere come va il mondo. Obiezione più tecnica, per chi magari è addentro alle dinamiche del denaro «virtuale»: alla base delle criptovalute ci sono sì dei codici informatici, e ci sono dei simil-registri che custodiscono memoria delle transazioni. Ma vai a esplorarli. Un investigatore della Guardia di finanza sottolinea l’ulteriore livello di rischio delle trattazioni nella misura in cui sono contemplati soggetti terzi quali le banche a svolgere una funzione di intermediazione, di presidio, se vogliamo di guardia, senza beninteso entrare nel vasto argomento di controlli a volte allentati — qualcuno aggiunge anche di una normativa anacronistica — che permettono i flussi del riciclaggio. Restano, le criptovalute, un settore investigativo di portata planetaria, ma a Milano, specie in questa fase di slancio produttivo ed economico sia dopo i lockdown sia in proiezione delle Olimpiadi, restano anche, per appunto, e torniamo alle due parentesi iniziali, un canale per far sparire soldi nonché per godere di un bene-rifugio depositato in un angolo remoto; soldi presenti ma assenti.

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22 novembre 2021 (modifica il 22 novembre 2021 | 08:31)

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