di Valentina Santarpia

Lo studente viene dal liceo scientifico Tosi di Busto Arsizio. «Mi sono preparato già dal primo lock down. Folgorato dalla serie The good doctor, andrò al San Raffaele»

C’è chi l’ha vissuto come un periodo di grande difficoltà e demoralizzazione, il lock down. E poi c’è chi ha saputo trasformare quello stop forzato in una grande opportunità. È quello che ha fatto Lorenzo Monti, 19 anni compiuti il 7 settembre, diplomato al liceo scientifico Arturo Tosi di Busto Arsizio, che è risultato il primo studente di medicina a livello nazionale per punteggio al test di ingresso, 82,4. Un record, quello ottenuto all’università dell’Insubria di Varese, di cui lui neanche approfitterà: alla fine ha deciso di immatricolarsi alla facoltà del San Raffaele di Milano (privata) e quindi cederà il suo posto allo studente successivo in graduatoria.

Lorenzo, vogliono saperlo tutti: come ti sei preparato al test?
«Ho iniziato durante il primo lock down, nella primavera del 2020, e mi sono preparato soprattutto da solo, non ho seguito corsi, ma ho usato molti libri, sia quelli del liceo che altri comprati su internet, per la preparazione dei test di ingresso. Il lock down mi ha permesso di concentrarmi, ho trasformato qualcosa di negativo in positivo, e poi sono andato avanti. Durante il quinto anno, complice la maturità, ho frenato un po’: ma avevo già alle spalle un anno di preparazione, e quando ho ripreso quest’estate non è stato difficile».

Quando hai concepito l’idea di diventare un medico?
«L’idea mi è nata in terza superiore: eppure non ho mai saputo cosa fare, quando sono entrato al liceo avevo le idee confuse. Poi ho notato che mi sarebbe piaciuto aiutare gli altri, lavorare insieme ad altre persone, cercare di sostenerle nelle difficoltà. Sono altruista, mi sento bene quando posso rendermi utile. E così ho pensato che forse medicina faceva per me: ma non sono stato ispirato da nessuna serie tv, nessun medico in famiglia. Poi iniziando a studiare, soprattutto la parte più medica, ho notato come mi piacesse indagare il corpo umano. E poi sì, lo ammetto: ho iniziato a guardare The good doctor».

Ma come hai fatto ad avere il punteggio massimo a livello nazionale?
«Ho risposto a tutte le domande: tra le risposte incerte, riuscivo a scartare le risposte sbagliate, scegliendo tra due alternative. C’è stata anche un po’ di fortuna, su: ma sicuramente avendo dedicato tanto tempo alla preparazione, facendo tantissimi quesiti, è chiaro che sono arrivato lì con la consapevolezza di dare il meglio di me, alla fine con tranquillità ho risposto alle domande. Ma onestamente non me lo aspettavo, non mi immaginavo certo di ottenere questo risultato, è stata una bella sorpresa».

Alla domanda incriminata, quella invalidata dalla ministra Messa, avevi risposto?
«Si, l’avevo letta al volo, non mi sembrava ci fossero falle, ho risposto».

Che ne pensi delle polemiche?
«Credo che i test andrebbero preparati meglio, con più attenzione. Se ci sono davvero queste incongruenze, e le notano in migliaia di persone, è il test ad essere formulato male, e visto che entrare a una facoltà come medicina è qualcosa di delicato, è importante ridurre al minimo formulazioni errate».

E di chi farà ricorso?
«Non ho mai visto di buon occhio chi cerca di ottenere risultati attraverso polemiche, ricorsi, cause: se uno vuole ottenere qualcosa e avere un risultato, deve prepararsi, deve sudare. Le parole sono inutili, contano i fatti, aggrapparsi a certe giustificazioni è sbagliato: se uno ha fatto un certo punteggio, è inutile cambiare le carte in tavola».

Dove studierai?
«Mi sono immatricolato all’università Vita salute San Raffaele, infatti abbandonerò il mio posto in graduatoria a livello nazionale. Nei miei piani il San Raffaele, che è privato, era il piano A. Ma volevo un piano B: e così ho tentato il test nazionale, e quando ho stilato l’ordine per il test nazionale avevo messo Milano statale al primo posto, e come seconda scelta Varese, ma alla fine ho valutato e ho deciso di cedere il posto. È bello pensare che anche altri possano avere la possibilità di entrare, ci sono persone molto competenti e brave che sapranno svolgere la professione. E io felicemente rimango ad Olgiate Olone, dove vivo con i miei e mia sorella».

Praticamente, ti sei voluto prendere il brivido della vittoria?
«In realtà volevo avere la possibilità di valutare cosa fare. Ma lo ammetto, è una soddisfazione incredibile, soprattutto perché quando ho calcolato il punteggio, ricordandomi le risposte, ero sicuro di aver preso intorno al 78/79. Poi quando è uscita la notizia ufficiale che il primo posto era stato registrato all’Insubria mi son detto che forse non ero io. Quando invece ho avuto la conferma non potevo crederci, e con me i miei genitori: mia mamma è commercialista e mio papà lavora in banca, nessuno di loro lavora con la Medicina. Anche la mia ragazza, che è entrata a Varese, è orgogliosissima di me. Anche i miei amici sono felicissimi, pure mia sorella, che dice che non riuscirà mai a raggiungere i miei risultati» .

H ai già pensato anche alla specializzazione che potrebbe piacerti?
«Credo qualcosa relativo alla cardiochirurgia, o neurochirurgia: sono ambiti molto affascinanti, ma è chiaro che c’è ancora tutto il tempo per decidere, l’importante è essere un buon medico che dedica passione al proprio lavoro».

Spaventato?
«No, mi piace come prospettiva, sono appassionato dell’arte medica, e il periodo della pandemia mi ha dato consapevolezza dell’importanza della figura del medico: so che dovrò fare molti sacrifici, sarà un percorso bello impegnativo, di studi e lavoro. Ma se penso a me tra dieci anni, soddisfatto dopo un’operazione di successo, penso che mi vedo medico, felice per la quantità di persone che potrei aiutare».

29 settembre 2021 (modifica il 29 settembre 2021 | 19:10)

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