Un processore da 127 vuole dire prestazioni di calcolo superiori a quelle del computer classico. Ibm ha annunciato Eagle il processore che sulla carta sancisce il superamento della potenza di calcolo simulabile con gli attuali computer. Vuole dire, per stare dentro al confronto fra colossi commerciali, hi-tech, raggiungere la supremazia quantistica nel mondo reale. Serviranno però test e verifiche sperimentali per dimostrare che quanto scritto sulla carta corrisponda a verità. Due anni fa Google aveva dichiarato di avere raggiunto la “supremazia quantistica” risolvendo in 200 secondi un calcolo che un supercomputer tradizionale risolverebbe in 10.000 anni. Già allora Ibm aveva contestato lo studio. Oggi il suo annuncio potrebbe sancire un sorpasso che però è ancora tutto da dimostrare.

Cosa vuole dire supremazia quantistica.

Secondo Big Blue «Eagle è l’ultimo passo lungo il percorso di scalabilità dell’informatica quantistica tracciato da IBM per consentire ai circuiti quantistici di raggiungere il Quantum Advantage, il punto in cui i sistemi quantistici superano significativamente quelli classici». Vuole dire che il numero di bit classici necessari per rappresentare uno stato sul processore a 127 qubit supera il numero totale di atomi che compongono gli oltre 7,5 miliardi di persone presenti sulla Terra. Con questa capacità di calcolo gli ingegneri di Ibm promettono applicazioni consentiranno, ad esempio, di ottimizzare le tecnologie di apprendimento automatico e di creare nuove molecole e materiali utili per l’evoluzione di diversi settori di industria, da quello energetico a quello farmaceutico. Tuttavia, non sono state presentate applicazioni commerciali o simulazioni.

Al via Ibm Quantum System Two

Contestualmente Ibm ha annunciato un nuovo capitolo nello sviluppo dei sistemi di quantum computing inaugurando IBM Quantum System Two, la nuova generazione di sistemi integrati di calcolo quantistico progettata per lavorare con processori a 433 e 1121 qubit che verranno sviluppati nei prossimi anni. Questi sistemi incorporeranno «elettronica di controllo, che permette di manipolare i qubit, e raffreddamento criogenico, che mantiene i qubit a una temperatura abbastanza bassa per ottenere il massimo dalle proprietà quantistiche. L’obiettivo, in futuro, è riuscire a collegare più processori quantistici insieme».

Il nodo della coerenza quantistica.

Gli scienziati da decenni stanno studiando come gestire i quibit. Per sfruttarne le caratteristiche e quindi mantenere quella che è chiamata coerenza quantistica servono temperature bassissime, devono essere isolati in condizioni di laboratorio particolari altrimenti collassano. La strada percorsa finora è stata quella di usare dei superconduttori, dei metalli capaci di lavorare a temperature molto inferiori allo zero.

La sfida per la comunità scientifica.

Quella del Quantum computing è una sfida per pochi e tra pochi. Sulla palla ci sono le grandi piattaforme cino-californiane e un po’ indietro l’Europa che ha messo sul piatto un miliardo di dollari e ha riconfermato con la nuova Commissaria Ursula von der Leyen il suo impegno su questo campo. In prospettiva c’è un da sciogliere un nodo culturale e tecnologico al tempo stesso. Il computer, quello a transistor, si è diffuso anche per effetto di una cultura hippy che ha da subito messo…

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