La storia del pregiudizio anticinese ripercorsa nella versione animata della graphic novel realizzata da Ciaj Rocchi e Matteo Demonte con il sinologo Daniele Brigadoi Cologna per «la Lettura» #517, nell’App da sabato 23 ottobre e in edicola da domenica 24. Rocchi (Milano, 1976) e Demonte (Milano, 1973) hanno appena pubblicato per Solferino La macchina zero. Mario Tchou e il primo computer Olivetti (pp. 183, euro 20) che sviluppa una graphic novel realizzata per «la Lettura» #384 del 7 aprile 2019. Il sinologo Daniele Brigadoi Cologna (Bolzano, 1967) è professore di Lingua e Cultura cinese presso l’Università dell’Insubria; il suo libro più recente è Aspettando la fine della guerra. Lettere dei prigionieri cinesi nei campi di concentramento fascisti (Carocci, 2020).

Ecco, per «la Lettura», le testimonianze di persone di origine cinese che vivono in Italia.

Shi Yang Shi, attore
«Ciaj e Matteo portano in luce tricolore un’accusa lapidaria sulle origini storico-culturali della sinofobia, che ai miei occhi di italiano acquisito suona come una dichiarazione di guerra proveniente dalle tombe degli antenati: europei, americani e cinesi. Vale però la pena prestarci davvero attenzione perché il male del razzismo, più o meno inconsapevole ma sempre vitale, abita tuttora — Italia 2021 — negli interstizi dell’immaginario collettivo ed è sempre pronto a uscire dall’ombra o dalla tomba, facendosi beffa di quanti legami di vera amicizia e d’amore ci siano sempre stati tra gli italiani e i cinesi. Ci vorrebbe un film, magari animato, che ci racconti d’ora in poi, tutta un’altra storia!».

Jada Bai, mediatrice culturale
«Del Kaiser Guglielmo II non sapevo nulla, di Fu Manchu invece sì. Quello è un archetipo che ho scoperto perché film come Grosso guaio a Chinatown lo riproponevano nella figura del malvagio Lo Pan. Ma da piccola non avevo associato il film all’immagine dell’asiatico cattivo, perché tra i protagonisti c’era anche un eroe cinese buono, e poi c’era la ragazza cinese dagli occhi verdi, bellissima. Al cuore dello stereotipo sinofobico in Italia ci sono soprattutto soldi e potere: “Chissà dove hanno preso i soldi per fare questo o quello”, “Dietro sicuramente ci sarà la mafia”, eccetera. Al tempo del Covid si è poi aggiunto lo stigma tremendo del cinese “untore”».

Elisa Wong, attrice
«Capita spesso di chiedersi quale siano il canale e la metodologia migliore per divulgare un argomento che si ha piacere di trattare e sensibilizzare un pubblico che con quel tema ha poca dimestichezza. Questa graphic novel risponde perfettamente alla richiesta, spaziando da un pubblico più giovane ad uno più maturo senza vincoli e limiti di età, rendendosi accessibile a chiunque ci si voglia avvicinare. Mantiene viva l’importanza della storia, intesa come disciplina, la arricchisce con dettagliate immagini che accompagnano il lettore tra personaggi storici: dallo zar Nicola a Bruce Lee, icona del kung-fu che ha rivoluzionato il cinema di Hong Kong e non solo. È interessante vedere le diverse ed eterogenee radici dell’odio razziale che disgraziatamente, in più di qualche caso, è rimasto sino ad oggi. Riuscire a capire e analizzare gli effetti che la propaganda e la paura di Paesi, individui e popoli hanno creato nei secoli è uno, se non il primo, dei passi fondamentali per sradicare il triste sentimento xenofobo a cui molti ci si aggrappano ancora».

22 ottobre 2021 | 20:20

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