di Aldo Grasso

Arriva al suo epilogo la fiction italiana più significativa dell’ultimo decennio (Sky Atlantic). E lo fa rimettendo al centro i due protagonisti assoluti: Genny Savastano (Salvatore Esposito) e Ciro Di Marzio (Marco D’Amore)

Genny e Ciro di nuovo faccia a faccia, di nuovo complici e nemici. «Gomorra – La serie» arriva al suo epilogo e lo fa rimettendo al centro i due protagonisti assoluti di una lunga saga, di quella che resta la fiction italiana più significativa dell’ultimo decennio (Sky Atlantic). Genny Savastano (Salvatore Esposito) e Ciro Di Marzio (Marco D’Amore, che dirige anche sei episodi di questo atto finale, gli altri quattro sono firmati da Claudio Cupellini) sono i pilastri di un arco narrativo che dal 2014 a oggi ha visto nascere e disfarsi alleanze, cadere uno dopo l’altro boss di rango, piccoli e medi aspiranti tali, manovalanza varia reclutata per le più violente e spietate attività criminali. Ciro è vivo (ce lo ha detto il film «midquel» L’immortale), è sopravvissuto al colpo sparato da Genny nel finale della terza stagione ed è riparato a Riga, in Lettonia, a gestire i contatti con i russi per conto di un boss napoletano (uno dei tanti che abbiamo visto susseguirsi). Genny è un leone in gabbia, costretto in «un rifugio che è una prigione» con mai sopiti desideri di vendetta e supportato ora da o’Maestrale, nuovo personaggio evocato sul finire della quarta stagione.

Già nei primi episodi, la scrittura di Leonardo Fasoli e Maddalena Ravagli bada al sodo, non eccede nei ricami, va al cuore del messaggio più potente di «Gomorra»: la sconfitta come retroterra e approdo di vite fatte di disperazione, accecate da un potere fragile, minate da una sostanziale assenza di una qualsivoglia prospettiva di redenzione. Si chiude un ciclo che ha segnato profondamente il rilancio della serialità nazionale, un’operazione (nata dal best-seller di Roberto Saviano) di crudo realismo che nelle simbologie di un universo maledetto, nella minuzia della filiera del crimine, nello skyline ruvido e disumano di una Napoli sommersa ha segnato una cesura nella nostra produzione audiovisiva.

21 novembre 2021 (modifica il 21 novembre 2021 | 19:53)

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