di Guido Olimpio

L’annuncio del Dipartimento di Stato americano: i «giovani» sarebbero coinvolti in molte attività criminali, dal controllo dei flussi di stupefacenti alla lotta contro i rivali. El Chapo sta scontando una pena all’ergastolo in Colorado dal 2017

I traffici di droga a volte sono affari di famiglia. E la regola vale ancora di più per il clan de El Chapo . Gli Usa hanno deciso di rilanciare la caccia offrendo taglie per alcuni dei suoi figli. Cinque milioni di dollari sulle teste di Ovidio, Joaquin, Ivan e Jesus Alfredo. Somma identica per il fratello del padrino messicano, Aureliano, detto El Guano. Noti come i Los Chapitos o Los Menores, gli eredi rappresentano una delle correnti di Sinaloa, un clan sempre dominante anche se fratturato da scontri accentuatisi dopo la cattura del numero uno, ora detenuto nel penitenziario di Florence, in Colorado.

Per gli investigatori statunitensi i «giovani» sono coinvolti in molte attività criminali, dal controllo dei flussi di stupefacenti alla lotta contro i rivali. Interni ed esterni. I figli del boss sono in guerra da tempo con Ismael El Mayo Zambada, figura storica del network, anche lui nella lista dei wanted, con un «ricompensa» aumentata in settembre a 15 milioni. La disputa fratricida si unisce poi alla battaglia infinita con El Mencho, leader di Jalisco, taglia da 10 milioni, e a quella con gli Arellano Felix in Baja California o altre fazioni concorrenti. Cambiano a seconda delle regioni. Un gigantesco «Risiko» narcos polverizzato in una serie di mini-conflitti locali. L’annuncio di Washington ha suscitato l’immediata reazione da parte del presidente messicano Andres Obrador. «L’eventuale arresto è compito nostro», ha dichiarato. «Gli americani non possono pensare di agire in territorio messicano». Posizione legittima, in difesa della sovranità nazionale e sempre utile per conquistare consensi contro gli yankee.

Ma c’è un problema, legato proprio all’impegno delle autorità locali. Una storia imbarazzante. Il 17 ottobre del 2019 un’operazione dei militari ha portato alla cattura di Ovidio in una villa di Culiacan, un blitz filmato, quasi in diretta. Tuttavia il bandito è stato rilasciato dopo le minacce lanciate dalla «famiglia», tattica consueta messa in atto dai complici quando cade uno dei capi. Obrador giustificherà la resa sostenendo che era l’unico modo per evitare uno spargimento di sangue. Ma la sostanza è che lo Stato messicano si è piegato davanti al ricatto del contro-potere. Appena poche sere fa, ancora a Culiacan, c’è stata una sparatoria nel night Casanova: secondo testimonianze il protagonista – ripreso dalle telecamere di sicurezza – era El Guanito, ovvero il nipote de El Chapo e figlio di Aureliano. Quelle dei Los Chapitos sono vite spericolate, tra colpi di scena, indagini azzoppate e rischi di essere ammazzati, cosa già avvenuta in passato con Edgar, fatto fuori a Culiacan da un commando nel 2008. Alfredo, alias Alfredillo, invece è stato vittima di un sequestro, a metà agosto del 2016, nella località turistica di Puerto Vallarta. Un gruppo legato a Jalisco lo ha rapito mentre festeggiava con amici e parenti il suo compleanno. Sarà liberato dopo una trattativa segreta con baratti e diktat di morte nei confronti di un figlio de El Mencho. Nessuno di loro, in questi casi, chiama la polizia. O se la fanno è perché sono sicuri che gli agenti agiranno non in nome della Legge.

17 dicembre 2021 (modifica il 17 dicembre 2021 | 12:09)

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