di Fabrizio Peronaci

I familiari del malato di Alzheimer trovato morto nel parco dell’Insugherata annunciano un’azione legale. «Il Policlinico Gemelli dice di averci avvertiti? Vogliamo vedere i tabulati e sentire le registrazioni telefoniche»

«La verità verrà fuori. Vogliamo vedere i tabulati delle telefonate partite dal Policlinico Gemelli. Tutto è in mano agli avvocati». All’indomani dalla scoperta del corpo, la tragedia di Giovanni Manna, 73 anni, il malato di Alzheimer allontanatosi la sera di martedì 16 novembre dal Policlinico Gemelli e trovato morto il sabato seguente, dopo quattro giorni, nel vicino parco dell’Insugherata, corre in Rete, scatena un’ondata di commozione e fa prevedere risvolti giudiziari a breve termine.

E’ stato Matteo, uno dei tre figli trentenni del pensionato, ad annunciare l’intendimento della famiglia: «Se il Gemelli, come dice, ci ha avvertito e ha avvertito le autorità che mio padre non c’era, saremo lieti di vedere i tabulati e sentire le registrazioni di queste telefonate». Il giovane ha scritto la frase su Fb in un rettangolo nero, a rimarcare il lutto, e conclude il messaggio con un tono quasi di sfida: «Forza. Tutto è in mano agli avvocati». Soltanto un’inchiesta della magistratura, dunque, potrà fare luce definitiva su quel che è successo il 16 novembre. Giovanni Manna si era sentito male martedì pomeriggio, mentre era in casa, ed era stato portato in ambulanza al pronto soccorso attorno alle 18.30. «A causa delle restrizioni Covid nessuno di noi ha potuto accompagnarlo al Gemelli e stare con lui in sala d’attesa. Ma io, nella chiamata al 118, avevo avvertito che, essendo mio padre sofferente di una lieve forma di Alzheimer, avrebbe potuto allontanarsi», aveva spiegato il figlio durante le ricerche in tutta Roma, sollecitate tramite i social e appelli televisivi. Il punto della contesa tra famiglia e struttura sanitaria, quindi, riguarda la tempistica con la quale il Gemelli avrebbe avvisato le autorità di polizia che il paziente in attesa di una visita era sparito.

Altri elementi importanti verranno dall’autopsia, per chiarire giorno e cause della morte. Giovanni Manna quanto tempo è rimasto a terra, in preda al freddo e alla fame, in un anfratto della riserva verde all’estremità nord della capitale? Un allarme più sollecito avrebbe potuto salvarlo? Domande che già nelle prossime ore potrebbero finire al vaglio dalla Procura. La famiglia, intanto, si dice grata alle centinaia di volontari che per quattro giorni si sono dati da fare, e proprio a loro si era rivolto Matteo nel primo messaggio su Fb, postato dopo aver avuto conferma che il cadavere trovato all’Insugherata era proprio quello di papà. «Grazie a tutti per l’affetto e la vicinanza mostrata in questi folli giorni. Vi chiediamo di rispettare il nostro lacerante dolore. Siete stati tutti davvero speciali. Vi vogliamo bene». ([email protected])

21 novembre 2021 (modifica il 22 novembre 2021 | 08:01)

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