Forse ha ragione chi ha pronosticato che dopo il successo in Brasile il vero favorito per la volata iridata della F1 è Lewis Hamilton e non il Max Verstappen ancora leader della classifica. Lewis ha vinto pure in Qatar, dove le luci artificiali della pista di Losail hanno illuminato il talento del «giovane veterano» Fernando Alonso, tornato sul podio dopo 7 anni: gli 8 punti di scarto da rimontare in due gare sembrano poca cosa per chi ha il talento, la macchina e l’esperienza per piazzare il ribaltone. In breve e metaforicamente: Hamilton ha aperto l’ala mobile sul rettifilo finale del Mondiale. Per l’Olandese Volante non sarà facile respingerlo.

Fernando Alonso: 10 L’Mvp del Qatar è però lui. Il podio numero 98 della carriera, sette anni dopo quello dell’Ungheria quando ancora era ferrarista ma si avvicinava il divorzio dalla Rossa, nasce da una gara-capolavoro cominciata ragionando in grande fin dall’ottimo start («Al primo giro pensavo di passare Hamilton e di andare in testa») e proseguita con una gestione formidabile delle gomme fino alla bandiera a scacchi (34 giri con le mescole hard sono qualcosa di miracoloso, essendoci di mezzo i cordoli sfasciatutto di Losail). «Dite a Ocon di difendersi come un leone» ha ordinato Fernando invocando l’aiuto del compagno di team. Il francese, che a Budapest aveva vinto grazie proprio al contributo di Alonso, l’ha fatto — nei limiti del possibile — nel duello con Perez: quegli istanti fatti perdere al messicano sono forse stati decisivi anche se in questo terzo posto c’è prima di tutto la grandezza di un quarantenne che ha ancora la voglia di stupire. Sono passati oltre 18 anni dal primo «top three» di Nando e ben 107 gare tra Losail e quel giorno del 2014. Dopo il commiato dal Cavallino, Alonso meritava ben di più rispetto a stagioni segnate dall’incubo McLaren, dall’addio alla F1 e dal ritorno per provare di non essere bollito. Quindi: olé!, come ha esultato lui via radio. Il Matador ritrovato.

Lewis Hamilton: 9 Dal Brasile al Qatar la «legge di Lewis» prevedeva solo il primo posto: la doppietta nel «back to back» continentale era condizione imprescindibile per provare a riaprire la corsa iridata. Detto e fatto con un’autorità da leader, estraniandosi accuratamente dalle beghe che stanno avvelenando la sfida tra Mercedes e Red Bull. Lewis ha, tra mille doti, anche il tempismo di chi sa colpire al momento giusto: vietato stupirsi ancora. Otto punti da rimontare sono nulla per uno come lui: se Verstappen gli negherà l’ottavo titolo avrà davvero fatto qualcosa di grande.

Max Verstappen: 8 La splendida partenza, d’accordo. E poi una gara solida e incisiva per inseguire quello che era probabilmente il massimo possibile nella circostanza (il secondo posto). Ma l’aver ignorato la doppia bandiera gialla in quegli ultimi metri della qualifica rimane un errore importante, forse aggravato da un pensiero arrogante, tipo «tanto l’arbitro non fischia». Invece ha fischiato eccome… Verstappen nei due restanti Gp, oltre a non sbagliare e a confidare nella sua RB16B, dovrà dimostrare padronanza di sé stesso e una grande forza mentale: l’esame di maturità prevede varie «materie» e per prepararlo non giovano parole da vittima come quelle pronunciate a Sky Sport («A me i commissari non regalano nulla. Che cosa c’è di sbagliato? Forse la mia faccia…»).

Mercedes: 8 Tra Interlagos e Losail ha ritrovato la superiorità tecnica che la Red Bull era riuscita a mettere in discussione. La macchia di giornata è il ritiro di Bottas, ma è un dato di fatto che il team pluri-iridato ha ritrovato consistenza proprio quando era stato messo con le spalle al muro. E in Arabia Saudita ridarà ad Hamilton il «motorone» usato in Brasile: ai tempi di «Giochi senza Frontiere» si sarebbe detto che Lewis e la Mercedes possono giocare il jolly.

Red Bull: 6,5 Anticipiamo, per contiguità di valutazione, il giudizio sul secondo «competitor» del Mondiale. La Red Bull ha perso dove in teoria pareva favorita (a San Paolo) e ha riperso sul circuito mai frequentato fin qui dalla F1: brutto affare, pure sul piano psicologico. In Qatar ha poi pagato un dazio anche sul piano tecnico: ha dovuto usare un’ala più carica perché i problemi con il DRS su quella a basso carico rischiavano di portarla direttamente alla stangata dei commissari. In una battaglia tanto tirata i dettagli avranno un peso decisivo.

Ferrari-1: 8 I meccanici sono riusciti a cambiare a tempo di record il telaio di Charles Leclerc, evitandogli la partenza dalla pit lane: un’impresa da aggiungere alla storia e alla tradizione del box del Cavallino. Ottima anche la gestione del pit stop in sequenza Sainz-Leclerc, dopo che Charles aveva spiattellato una gomma rendendo indispensabile il rientro in coda al compagno.

Ferrari-2: 6,5 Che in Qatar non fosse possibile sognare, a causa di una gestione problematica delle gomme, lo si era afferrato subito: il Gp l’ha confermato spedendo il Cavallino, come avrebbe fatto il Minosse dantesco, nel girone dei doppiati. Però è stato saggio invitare i piloti ad amministrare lo scenario, come in un catenaccio calcistico: così Sainz (voto 6,5: di nuovo davanti al compagno di squadra) e Leclerc (voto 6: risolto il guaio che l’aveva frenato in qualifica ha provato a fare fuoco e fiamme; ma senza risultati e forse con un po’ di frustrazione) hanno approfittato della sfortuna di Norris e dell’inconsistenza di Ricciardo per tenere la McLaren alle spalle. Se non crolla il mondo, il terzo posto della Rossa tra i Costruttori è nel sacco.

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Alpine: 7,5 Una gara estremamente positiva per girare forse definitivamente a suo favore la lotta contro l’Alpha Tauri per la quinta piazza nel Mondiale. Il podio di Alonso fa pendant con il quinto posto di Ocon (voto 7), prezioso e sempre in partita. L’Alpine sta raddrizzando una stagione che, nonostante il successo in Ungheria, era al di sotto delle attese.

Lando Norris: 7 Dopo qualche «garaccia» s’è rivisto il giovane di talento che vuole salire velocemente la scala della gloria. Partito in seconda fila a fianco di Alonso, se non avesse «baciato» uno dei cordoli-trappola di Losail rovinando una gomma, sarebbe stato davanti alle Ferrari e avrebbe forse potuto fare un pensierino addirittura al podio. Con un Ricciardo in rottura prolungata (voto 3, come il suo numero di gara) rimane solo contro le due Rosse: così è impossibile vincere questa guerra.

Lance Stroll: 7 Non male il canadese figlio di papà, sempre sul pezzo nella zona medio-alta della classifica e alla fine sesto davanti alla coppia ferrarista. La Aston Martin ha piazzato a punti (decimo) pure Sebastian Vettel, che dopo un via catastrofico (sette posizioni perse, il peggiore di tutti) ha avuto se non altro l’orgoglio di non mandare al diavolo una corsa compromessa (voto: 6,5 d’incoraggiamento).

Valtteri Bottas: 6 Ci vuole lo svegliotto di Toto Wolff («Valtteri, vai a sorpassare quelle due auto!») per destarlo dal torpore in cui era precipitato dopo un altro start con il passo del gambero (forse a causa di un problema di pescaggio). Poi, obiettivamente, qualcosa combina e pian piano (senza veri ruggiti) risale il fiume essendo la sua missione quella di aiutare Hamilton. Ma anche lui scassa una gomma, inconveniente che anticipa di poco il ritiro definitivo per il flop della sua W12.

Pierre Gasly: 4 Dalla prima fila al nulla di una gara veramente a rovescio. Data l’impalpabilità di Tsunoda è un risultato esiziale per le speranze dell’Alpha Tauri, forse migliore dell’Alpine ma incapace di dimostrarlo.

Mick Schumacher: 4 Guida una Haas che è davvero una macchinaccia, non essendo stata sostanzialmente sviluppata rispetto al modello 2020. Ma il rientro dopo un’uscita di pista, con collisione con Alonso mancata di un soffio, è da brividi: la strada di Mick in F1 sembra ancora molto lunga.

I cordoli di Losail: 0 Era davvero necessario piazzare cordoli del genere, sui quali c’era il concreto rischio di distruggere gomme e ala anteriore? Per fare il Camel Trophy c’è il deserto, lì vicino.

21 novembre 2021 (modifica il 21 novembre 2021 | 22:48)

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