Nel contrasto all’aumento esponenziale degli attacchi informatici, il fattore umano continua a giocare un ruolo chiave, e per questo lo sviluppo di adeguate competenze digitali diventa un aspetto sempre più cruciale. Per fortuna, in Italia, le attività di formazione relative alla cybersecurity in ambito universitario sembrano riflettere questa consapevolezza, con un’offerta quasi triplicata nell’ultimo anno: a gennaio 2023 si contano infatti in Italia 234 tra corsi e insegnamenti relativi alla cibersicurezza rispetto ai 79 individuati nello stesso mese del 2022.

Restano, tuttavia, ampie disuguaglianze a livello geografico, con una forte concentrazione dell’offerta nel Lazio, Piemonte, Campania e Lombardia. Anche in quest’ottica, la riforma degli Istituti Tecnici Superiori (Its) e una più intensa collaborazione tra pubblico e privato possono rivestire un ruolo chiave nel colmare questo gap. Questione ancor più urgente se si considera che la Penisola è uno dei paesi più bersagliati dai cyberattacchi, presentando una quota notevolmente superiore rispetto, per esempio, a Germania e Francia, seppure in un quadro legislativo capace di stare al passo dei tempi e che non necessita di ulteriori integrazioni normative.

A dirlo è il Rapporto “L’ecosistema italiano della sicurezza informatica tra regolazione, competitività e consapevolezza”, realizzato dall’Istituto per la Competitività (I-Com) e presentato in occasione del convegno pubblico annuale che si è tenuto oggi presso la Sala Capitolare del Senato della Repubblica, nell’ambito delle attività relative all’Osservatorio I-Com sulla Cibersicurezza. Lo studio del think tank guidato dall’economista Stefano da Empoli fornisce una panoramica sullo stato dell’arte della cybersecurity in Italia e in Europa, dall’esame del quadro normativo italiano ed europeo alla ricognizione sul numero e sull’entità degli attacchi informatici, passando per l’approfondimento delle competenze nel pubblico e nel privato e all’offerta formativa in materia.

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L’offerta formativa disponibile in ambito universitario

Più nello specifico, il monitoraggio I-Com delle attività di formazione sulla cibersicurezza in ambito universitario ha evidenziato oltre a 112 insegnamenti singoli all’interno di corsi di laurea magistrale, 56 insegnamenti singoli in lauree triennali e 13 corsi singoli all’interno di dottorati di ricerca, ben 22 lauree magistrali, quattro lauree triennali, sette dottorati e 18 master (di primo e di secondo livello) tutti interamente incentrati sulla cybersecurity. Il totale delle lauree specifiche (triennali e magistrali) sul tema della cibersicurezza ammonta a 26, il doppio del 2022. Nel complesso, la formazione specializzata in materia di cybersecurity in Italia ha raggiunto quota 51 corsi di studio interamente dedicati.

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Per quanto riguarda la distribuzione regionale della complessiva offerta formativa, questa appare piuttosto disomogenea con una forte concentrazione nel Lazio (45 tra corsi e singoli insegnamenti), Piemonte (32), Campania (25) e Lombardia (21). Tuttavia, se si considerano i dati normalizzati per il numero di università presenti sul territorio regionale, la classifica varia mostrando in prima posizione il Piemonte con 8 corsi per università, seguito da Liguria (4) e Sicilia (2,8). Le regioni che invece non presentano alcun corso formativo sulla cibersicurezza (anche a causa della scarsa offerta di livello universitario) sono la Basilicata e la Valle d’Aosta.

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