“Se si consente ai privati di stampare moneta, come sta succedendo con i bitcoin negli Stati Uniti, il sistema diventa sempre più complesso, e i vantaggi della digitalizzazione si perdono, per non parlare poi per le difficoltà che vivrebbero gli istituti di vigilanza e gli organi regolatori”. A parlare è Paolo Savona, presidente della Consob, che nel corso di un incontro sulle criptovalute che si è tenuto oggi al festival dell’Economia di Trento ha affrontato il tema a tutto tondo.

Una potenziale bomba atomica finanziaria

Con le criptovalute siamo davanti “a un mondo virtuale che non riusciamo più a controllare” e “la bomba atomica è il rischio di una rottura del mercato monetario e bancario internazionale”. Savona ha quindi proposto una grande conferenza internazionale che come avvenne dopo la Seconda Guerra mondiale con la conferenza di Bretton Woods, fissi le regole per la definizione delle criptoattività. L’inziativa potrebbe prendere il via dall’Ocse, dove l’ex Commissario Consob Carmine Di Noia, citato da Savona, ha preso la guida della direzione degli affari finanziari. Secondo il presidente della Consob bisogna scegliere la soluzione più semplice: “La moneta resti pubblica e in mano alla banca centrale anche perché la moneta privata è un enorme disturbo per la politica monetaria” che deve poter trasmettere i suoi impulsi al sistema economico. La condizione in cui versa il mercato delle criptovalute è quella del suo sostanziale autogoverno delle quantità tramite i prezzi, che impone una sua regolamentazione per garantire la stabilità finanziaria”. Una regolamentazione, ha aggiunto Savona, “si potrà forse raggiungere dopo novembre 2022, quando le 18+8 istituzioni americane coinvolte con l’ordinanza firmata dal Presidente degli Stati Uniti risponderanno ai quesiti da lui posti, dalla nascita e circolazione delle criprovalute e dalla loro ibridazione degli strumenti tradizionali, spingendosi fino a considerare le implicazioni geopolitiche e geostrategiche del loro sviluppo”.

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La necessità di sviluppare una normativa ad hoc

Il problema, secondo Savona, è che “l’uso delle criptovalute ha investito il funzionamento del mercato monetario e finanziario a livello globale e ha indotto le autorità di molti Paesi a studiare e a proporre un’integrazione della normativa vigente. Ben conosciamo l’abilità del mercato di trovare il modo di aggirare le norme esistenti e, in questo caso, di sfruttare con rapidità i vantaggi dell’assenza di una regolamentazione pubblica”.

D’altra parte, “l’espansione delle quantità e delle diverse forme delle cosiddette cryptocurrency è stata tale che si impone l’integrazione di questa nuova realtà del mercato nella normativa esistente; affinché possa essere fatto su basi razionali, è necessario che l’operatività dell’insieme di questi strumenti virtuali venga collocata nella teoria economica conosciuta. Non si tratta di un vezzo intellettuale, ma di una necessità che, per qualsiasi fenomeno monetario e finanziario, ha storicamente richiesto la messa a punto di una teoria esplicativa di come funziona il relativo mercato”, ha detto Savona.

“L’interesse per ogni forma di cryptocurrency”, ha aggiunto, “è aumentato a seguito della stretta connessione venutasi a creare tra moneta e finanza…

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