Un tempo si chiamavano “user generated content”, i contenuti creati dall’utente finale che le piattaforme social – da Facebook e Youtube – contribuivano a far nascere. Ma il fenomeno è cambiato. La “creator economy” è oggi un mercato di 10 miliardi di dollari e il numero di “creator” cresce a un tasso del 48% anno su anno. Emerge dall’analisi di Stripe secondo cui nel giro di 5 anni circa 50 piattaforme ad hoc potrebbero supportare più di 15,5 milioni di creator.

Cos’è la content economy

Per Paul Saffo, analista della Stanford University, la Creator Economy è stata concepita per la prima volta nel 1997 come “new economy”. I primi creator occupavano infatti il loro angolo di Internet, caricando animazioni Flash su DeviantArt o illustrazioni manga scansionate su Xanga. Non avevano ancora, però, gli strumenti per vendere i loro contenuti e guadagnarsi da vivere.

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Oggi tutto è cambiato grazie alla maggiore disponibilità di strumenti fisici (dalle configurazioni di streaming ai tablet da disegno) e all’avvento di nuovi strumenti Internet per produrre e commercializzare contenuti. La pandemia, poi, si è rivelata un vento tanto favorevole quanto inaspettato per quella che una volta era definita come una comunità ai margini, inaugurando al contrario una nuova generazione di creator professionisti e stabilendo un nuovo paradigma: chiunque abbia un’idea e una connessione a Internet può realizzare qualcosa di valore.

Il ruolo di Stripe nel trend

Anche Stripe, azienda tecnologica che costruisce infrastrutture per l’economia di Internet, “si è trovata catapultata al centro di questa grande rivoluzione – si legge nella ricerca -. La maggior parte delle piattaforme predilette dai creator utilizza infatti Stripe Connect per facilitare la monetizzazione”. Per esempio, Substack consente a chi scrive di creare newsletter a pagamento; Twitter permette ai creator di condividere contenuti premium con i loro “Super Follower”; Buy Me a Coffee, infine, li aiuta a ricevere supporto concreto dai fan sotto forma di piccoli contributi (il costo di un caffè).

Per valutarne il reale impatto, Stripe ha indicizzato per la prima volta la Creator Economy misurando la crescita di 50 tra le piattaforme più popolari.

La monetizzazione aggregata delle 50 piattaforme analizzate sfiora la cifra di 10 miliardi di dollari. Sebbene il 2020 abbia fatto segnare un  incremento nel numero di creator – a causa delle restrizioni dovute alla pandemia – non è stato un picco una tantum. Un anno dopo, infatti, crescono ancora a un ritmo record (+48% anno su anno).

I settori della creator economy

Piattaforme educative come Interval, nata lo scorso anno per consentire agli istruttori e ai personal trainer di trasmettere lezioni di fitness online, rappresentano finora ben il 49% delle entrate complessive del comparto. Questo non sorprende, dato che i corsi digitali sono stati uno dei primissimi modi con cui i creator hanno iniziato a farsi pagare online: piattaforme come Teachable, per esempio, esistono dal 2014 e hanno lo scopo di aiutare gli utenti a creare corsi e condividere le proprie competenze con migliaia di utenti in giro per il mondo.

Nuovi settori, poi, stanno rapidamente guadagnando terreno. Man mano che…

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