Dell intende estromettere i chip prodotti in Cina dalle sue catene di fornitura entro il 2024. Il colosso dell’informatica ha già richiesto ai suoi fornitori di ridurre drasticamente tutte le componenti provenienti da Pechino, con l’obiettivo dichiarato di diversificare la filiera in risposta alle crescenti tensioni geopolitiche. A dirlo è il quotidiano Nikkei, facendo riferimento a tre fonti aziendali che sono rimaste anonime. Strategia in linea con quella del principale rivale statunitense, Hp, che a sua sta esplorando il mercato per valutare il trasferimento dei processi di produzione e assemblaggio dalla Cina ad altri Paesi.

Più nello specifico, la terza azienda mondiale per volume di spedizioni di personal computer ha comunicato ai partner di voler conseguire un livello “significativamente inferiore” di chip e componenti prodotti in Cina, anche da aziende non cinesi. Nikkei parla di “obiettivi piuttosto aggressivi”: la società sarebbe anche pronta a cambiare fornitori in assenza di riscontri.

Per Samsung in arrivo una trimestrale con utili dimezzati

La mossa di Dell riflette d’altra parte le dinamiche che stanno caratterizzando il mercato in questi mesi. Lo scenario è particolarmente complesso anche per Samsung, il cui utile trimestrale, secondo gli analisti, scenderà probabilmente del 58%. I risultati preliminari venerdì dovrebbero essere pubblicato domani, mentre quelli risultati completi entro la fine del mese. Stando alle stime di 21 osservatori raccolte da Refinitiv, l’utile operativo è probabilmente sceso a 5,9 trilioni di won (4,62 miliardi di dollari) nel trimestre ottobre-dicembre. Sarebbe il profitto trimestrale più basso di Samsung dal terzo trimestre del 2016 e si confronta con un utile operativo di 13,87 trilioni di won un anno prima.

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Ma, come detto, la performance è coerente con l’attuale fisionomia del mercato: “Consumatori e imprese riducono la spesa e gli investimenti di fronte all’elevata inflazione e all’aumento dei tassi di interesse, mentre i produttori di smartphone e altri clienti hanno messo un freno agli ordini di chip di memoria, con device venduti a prezzi inferiori”, nota per esempio Kim Roko, analista di Hana Financial Investment.

Stando alle stime degli analisti riportate da Reuters, l’utile operativo per il solo business dei chip, che rappresenta circa la metà dei profitti di Samsung, è probabilmente sprofondato del 78% a 1,9 trilioni di won, secondo una media di sette stime degli analisti. I prezzi di alcuni processori di memoria Dram, ampiamente utilizzati negli smartphone e nei Pc, sono del resto crollati del 40% nel corso dell’anno, mentre i prezzi dei chip flash Nand, utilizzati per l’archiviazione dei dati, sono diminuiti del 14%, secondo le previsioni TrendForce.

“Per far fronte alla recessione, con ogni probabilità Samsung farà ricorso alla cassa, espandendo la propria quota di mercato e mantenendo in gran parte i suoi piani di investimento”, sostengono gli analisti, che reputano l’azienda in grado di trarre vantaggio quando il mercato dei chip di memoria, alla fine, si riprenderà.

Le azioni del colosso sono scese di circa il 29% nel corso del 2022 prima di rimbalzare questa settimana quando la Corea del Sud ha annunciato agevolazioni…

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