GenAI a misura di aziende: Ibm lancia la sfida a Microsoft & co

GenAI a misura di aziende: Ibm lancia la sfida a Microsoft & co

Ibm annuncia il rilascio dei suoi modelli “Granite 3.0” e segna un cambiamento significativo nella strategia rispetto ai suoi principali concorrenti. A differenza di Microsoft, che adotta un approccio commerciale più tradizionale facendo pagare l’accesso ai propri modelli, Ibm sceglie di rendere i suoi modelli open-source. La mossa è in linea con l’impegno dell’azienda per la trasparenza e l’innovazione, per agevolare lo sviluppo e la personalizzazione degli strumenti di intelligenza artificiale.

I modelli Granite 3.0 sono stati progettati con un’attenzione particolare alle esigenze aziendali, utilizzando dati interni piuttosto che pubblici per l’addestramento. Questo approccio permette alle aziende di ottenere prestazioni ottimizzate per i loro specifici contesti operativi, offrendo un potenziale vantaggio competitivo. I modelli sono disponibili sulla piattaforma Watsonx di Ibm, che ne facilita l’implementazione e la gestione all’interno dei data center aziendali.

Sicurezza e integrazione dei dati aziendali

Un aspetto cruciale della nuova offerta di Ibm è il forte focus sulla cybersecurity. I modelli Granite 3.0 sono progettati per integrarsi facilmente nei flussi di lavoro aziendali, fornendo un livello aggiuntivo di sicurezza e affidabilità. Questo è particolarmente importante in un’epoca in cui le minacce informatiche sono in costante evoluzione e le aziende devono proteggere i loro dati sensibili.

Ibm ha inoltre introdotto i modelli Granite Guardian 3.0, che offrono funzionalità avanzate per il rilevamento e la gestione dei rischi. Questi modelli possono essere utilizzati in combinazione con altri modelli di intelligenza artificiale, sia aperti che proprietari, per garantire un controllo avanzato sui rischi e migliorare la sicurezza complessiva delle operazioni aziendali.

Aspetti tecnici della soluzione

I modelli “Granite 3.0” di Ibm si distinguono per una serie di caratteristiche tecniche avanzate. Sono stati addestrati utilizzando le Gpu H100 di Nvidia, note per le loro elevate prestazioni nel campo dell’intelligenza artificiale. I modelli sono stati sviluppati attraverso un processo di addestramento a due fasi che ha coinvolto oltre 12 trilioni di token, coprendo 12 linguaggi naturali e 116 linguaggi di programmazione. Questo approccio ha permesso di ottimizzare la qualità dei dati e affinare i parametri di addestramento per ottenere prestazioni superiori. Inoltre, i modelli supportano una finestra di contesto estesa fino a 128K e offrono capacità di comprensione multimodale, rendendoli adatti a una vasta gamma di applicazioni aziendali, dalla classificazione alla generazione di contenuti aumentata dal recupero (Rag), fino all’estrazione di entità e oltre.

Collaborazioni e sviluppi futuri

Per ampliare ulteriormente le possibilità di utilizzo dei modelli Granite, Ibm sta collaborando con partner come Aws, Docker e Salesforce, integrando i modelli nelle loro piattaforme. Questa collaborazione strategica mira a offrire soluzioni flessibili e personalizzate per diverse esigenze aziendali, facilitando la trasformazione digitale in vari settori.

Oltre ai modelli linguistici, Ibm sta anche sviluppando agenti AI più sofisticati, capaci di gestire compiti complessi e di adattarsi a dinamiche aziendali in evoluzione. La piattaforma Ibm Consulting Advantage adotterà i modelli Granite 3.0 come standard, supportando le trasformazioni digitali nei settori del cloud e delle operazioni aziendali. Questa espansione mira a fornire soluzioni efficienti e personalizzate, massimizzando il ritorno sugli investimenti in intelligenza artificiale…

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Infrastrutture future proof: bando Ue da 5 milioni, la chiave è nell’analisi dei dati

Infrastrutture future proof: bando Ue da 5 milioni, la chiave è nell’analisi dei dati

Il programma Horizon Europe lancia un nuovo bando nell’ambito della Destinazione Infrastrutture Resilienti 2024, focalizzato sull’analisi avanzata dei dati in tempo reale per migliorare la resilienza delle infrastrutture. Con un finanziamento fino a 5 milioni di euro, il bando mira a sviluppare strumenti innovativi che permettano di identificare e rispondere rapidamente ai rischi nelle reti interconnesse, integrando scienze tecnologiche e sociali.

Le candidature, aperte fino al 20 novembre 2024, sono rivolte a enti stabiliti nei Paesi membri dell’Ue, nei Paesi associati a Horizon Europe e nei territori d’oltremare. Il bando è particolarmente indirizzato alle piccole e medie imprese, promuovendo soluzioni che migliorino le capacità di identificazione dei rischi in tempo reale attraverso piattaforme sicure e sistemi interconnessi (QUI TUTTI I DETTAGLI PER PARTECIPARE).

Più collaborazione pubblico-privato

L’iniziativa si inserisce in un contesto in cui le infrastrutture moderne, dalle reti di telecomunicazioni alle reti energetiche, rappresentano un nodo chiave della società. Tuttavia, la loro complessità le rende vulnerabili a rischi sia fisici che cibernetici. Le recenti innovazioni tecnologiche, come il machine learning e le applicazioni di storage avanzate, offrono nuove opportunità per rafforzare queste infrastrutture.

Punto cruciale del bando è la promozione di una maggiore collaborazione tra attori pubblici e privati. Questa cooperazione è essenziale per garantire una comprensione comune e un’interpretazione coordinata dei dati, fornendo strumenti interattivi per il supporto decisionale. Inoltre, l’integrazione di dati provenienti da diverse fonti, inclusi dati di osservazione terrestre e geolocalizzazione, è fondamentale per mappare in tempo reale le fonti di rischio che potrebbero minacciare le infrastrutture.

Più cyber-resilienza a reti industriali e cloud

Un aspetto particolarmente innovativo della call riguarda poi l’incremento della cyber-resilienza delle reti industriali xG e dei dati cloud, specifici per determinati domini infrastrutturali. Questo implica lo sviluppo di interfacce interoperabili e una collaborazione migliorata tra i sistemi di rilevamento e risposta operativa delle infrastrutture, i centri di gestione del rischio nazionali ed europei e le attrezzature dei primi soccorritori. L’obiettivo è consentire operazioni remote sul campo che tengano conto della conoscenza dei cittadini, favorendo una risposta tempestiva ed efficace alle emergenze. Questa integrazione è essenziale per affrontare le minacce emergenti in modo rapido e coordinato, minimizzando l’impatto su larga scala di eventuali incidenti.

Approcci utente-centrici e focus su aspetti etici

Il bando incoraggia anche l’adozione di approcci centrati sull’utente e la considerazione degli aspetti sociali ed etici, garantendo trasparenza e conoscenza adeguata delle sfide operative. La resilienza delle città intelligenti richiede l’integrazione di tecnologie IIoT e AI per l’analisi dei dati in tempo reale, migliorando la capacità adattativa a eventi imprevisti.

Per partecipare, le organizzazioni interessate devono presentare progetti che raggiungano un livello di maturità tecnologica tra TRL 5 e 6 entro la fine del progetto. Maggiori dettagli sui requisiti procedurali e sull’ambito del bando sono disponibili attraverso i canali ufficiali di Horizon Europe.

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Reti Tlc, Urso: “Contributo big tech necessario”. Emendamento al Ddl Concorrenza

Reti Tlc, Urso: “Contributo big tech necessario”. Emendamento al Ddl Concorrenza

Si riapre il dibattito sul fair share ovvero sul contributo delle big tech allo sviluppo delle reti ultraveloci. A rilanciare il tema è il ministro delle Imprese, Adolfo Urso che si dice assolutamente convinto di regole ad hoc.

“Credo che sia assolutamente necessario un intervento di questa natura – ha spiegato in occasione del suo intervento all’Assemblea generale di Assolombarda all’Università Bocconi a Milano – Sono convinto che questo possa contribuire in maniera significativa rispetto al carico che viene attribuito alla rete, allo sviluppo e al sostegno del nostro sistema delle telecomunicazioni, quindi siamo d’accordo. L’ipotesi, infatti, sarebbe contenuta in alcuni emendamenti della maggioranza alla legge sulla Concorrenza, in discussione alla Camera. Quanto alla possibile cifra di questo “contributo”, Urso ha tagliato corto: “Siamo tutti al lavoro, l’importante è che si vada in questa direzione. È buon senso che le Big Tech contribuiscano per il carico di lavoro che poi viene affidato alle grandi reti di telecomunicazione”.

L’emendamento al Ddl Concorrenza

Intanto la maggioranza affila le armi. E’ all’esame delle commissioni Ambiente e Attività produttive della Camera un emendamento presentato al Ddl Concorrenza da Fratelli d’Italia – primo firmatario Massimo Milani – che prevede un equo compenso da parte degli Ott per contribuire allo sviluppo e al mantenimento delle infrastrutture di rete. L’obiettivo, quindi, è superare la situazione attuale in cui le big del settore delle telecomunicazioni, nonostante il grande utilizzo di traffico, non contribuiscono a questi costi che, invece, ricadono interamente sugli operatori. Sono questi, infatti, “che portano la rete internet agli utilizzatori finali e che sono impegnati a portare avanti cospicui investimenti per lo sviluppo delle infrastrutture digitali di ultima generazione nel nostro Paese”, si legge nella relazione illustrativa dell’emendamento.

La proposta emendativa, quindi, propone di introdurre l’obbligo alla negoziazione tra le parti, sotto il monitoraggio dell’Agcom. La norma, infatti, prevede che “gli operatori di comunicazioni elettroniche e i gatekeepers concordano le condizioni tecniche ed economiche di remunerazione degli operatori nel rispetto del principio di non discriminazione”. Nel dettaglio, i gatekeepers – sulla base delle previsioni di traffico (sia su rete mobile sia su rete fissa) che intendono sviluppare nell’anno successivo e che devono essere comunicate ogni anno entro settembre – dovranno remunerare gli operatori di comunicazione elettronica “per gli spazi, i servizi di alimentazione e i servizi accessori necessari per il funzionamento delle cache installate”. Ad ogni modo, tutte le condizioni dovranno essere “formalizzate attraverso contratti sottoscritti e comunicate con tutti i dettagli all’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni (Agcom) che avrà la facoltà di applicare specifiche sanzioni che dovranno essere efficaci per evitare la violazione delle disposizioni e per scoraggiare comportamenti scorretti”.

La soluzione – puntualizza la relazione illustrativa – riserva allo Stato un ruolo attivo ma non invasivo, in quanto i criteri di definizione del rapporto, la quantificazione dei corrispettivi e le modalità del negoziato sono lasciati alle parti, rimuovendo così una grave distorsione della concorrenza. A marzo di ogni anno, conclude la norma, gli operatori e i gatekeepers “provvedono rispettivamente alla fatturazione e al pagamento dei conguagli rispetto al…

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Dati sanitari, il Friuli-Venezia Giulia prima al mondo. Fedriga: “Ora spingere su medicina predittiva”

Dati sanitari, il Friuli-Venezia Giulia prima al mondo. Fedriga: “Ora spingere su medicina predittiva”

“Il Friuli Venezia Giulia è la Regione con il più alto numero di dati sanitari al mondo: una ricchezza enorme, peccato che finora non sia stata sfruttata a dovere. Questi dati potrebbero servire per la nascita di una vera medicina predittiva: significherebbe cambiare completamente l’approccio alle cure, prevenendo le patologie prima che insorgano”. Lo afferma il governatore friulano, Massimiliano Fedriga.

“Possiamo utilizzare strumenti e opportunità nuove, ma il primo problema che dobbiamo porci è modificare radicalmente i processi – ha aggiunto Fedriga – Altrimenti, il rischio è quello avvenuto con il tentativo di digitalizzazione della Pubblica Amministrazione: abbiamo portato su uno schermo ciò che stava su carta, e lo abbiamo tenuto anche su carta”.

L’appello: cambio radicale dei processi

“Abbiamo bisogno di un cambio radicale dei processi, e quindi di un cambio culturale dell’approccio – l’appello lanciato da Fedriga – Cercare di cambiare le abitudini di una persona che per 30 anni ha lavorato in un certo modo è drammaticamente difficile: si incontrano resistenze, consapevoli o inconsapevoli, con le quali ci si deve confrontare, perché il cambiamento parte dal singolo, non dalle grandi aspirazioni”.

La sfida delle regole

“L’altra grande sfida, oltre a quella dei processi, è quella delle regole – ha concluso il governatore Fvg – Come Europa rischiamo di finire esclusi: le nostre regole, che condivido in principio, devono diventare applicabili concretamente. L’intelligenza artificiale è un bene immateriale a cui non si può porre un veto: i confini digitali non si possono controllare o limitare. Un esempio: l’intelligenza artificiale di Apple in Europa ancora non è stata ammessa, ma posso comunque usarla semplicemente accedendo tramite lo store americano. Credo che in tal caso sia meglio avere regole più leggere, magari imperfette, ma applicabili in modo preciso”.

Digitalizzazione della sanità: Italia in prima linea

Le parole di Fedriga arrivano in un momento in cui l’Italia spinge con particolare insistenza sulla rivoluzione digitale in sanità: “Con la rimodulazione del Pnrr decisa alla fine del 2023, le risorse sono state aumentate di 500 milioni di euro su questo investimento – ha detto nei giorni scorsi Orazio Schillaci, Ministro della Salute -. Sono almeno 300 mila pazienti over 65 che dovranno essere eseguiti con telemedicina entro il 2026″.

L’intervento del Ministro è stato l’occasione anche per fare il punto sull’acquisto di apparecchiature mediche e la digitalizzazione dei pronto soccorso realizzata attraverso le risorse del Pnrr, che secondo Schillaci “procede spedita”. Nel primo caso, gli ordini sono vicini al 100%, nel secondo è intorno al 70%. “A chi parla di presunti ritardi sul Pnrr vorrei ricordare alcuni fatti”, ha detto Schillaci. “Parto dall’intervento per rinnovare oltre 3.100 grandi apparecchiature ospedaliere a grande contenuto tecnologico, un investimento di oltre 1 miliardo di euro per sostituire macchinari che hanno più di 5 anni. La scadenza è al 2026, ma il nostro monitoraggio al 23 settembre scorso ci porta a rilevare che ci sono apparecchiature ordinate per il 98% dei casi e di queste il 65% è stato già consegnato e collaudato. Quindi…

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Deep tech, la Commissione Ue si “allea” col venture capital

Deep tech, la Commissione Ue si “allea” col venture capital

Aumentare i finanziamenti per la crescita delle aziende deep tech in Europa: è questo l’obiettivo della rete di investitori “fidati” lanciata dalla Commissione Europea. Si tratta di un gruppo di 71 tra fondi di capitale di rischio, banche d’investimento pubbliche, fondazioni e fondi di rischio aziendali, che insieme rappresentano una “potenza di fuoco” di oltre 90 miliardi di euro, con la possibilità che in network possa allargarsi con nuovi membri nel corso del 2025.

Nuove opportunità di finanziamento

Queste aziende, spiega la Commissione Ue in una nota, si sono rese disponibili a coinvestire in società innovative deep-tech, aggiungendo i propri finanziamenti a quelli del Fondo del Consiglio Europeo per l’innovazione, parte del programma di ricerca e innovazione Horizon Europe.

L’iniziativa è stata presentata ad Atene da Iliana Ivanova, commissario Ue per l’Innovazione, la Ricerca, la Cultura, l’Istruzione e la Gioventù, che ha spiegato come i partecipanti si siano impegnati a sottoscrivere una “Carta della rete di investitori” che definisce i valori condivisi.

Il fondo Eic

Nel corso del tempo il fondo Eic ha investito complessivamente quasi un miliardo di euro a favore delle 251 startup più promettenti del Vecchio Continente, attraendo coinvestimenti per più di 4 miliardi di euro da circa mille investitori.

“L’Eic – spiega la Commissione Ue – fornisce un supporto personalizzato ai membri del club, con l’obiettivo di trasformare il 20% di essi in unicorni, ossia in aziende con una valutazione superiore a 1 miliardo di euro. Complessivamente, queste aziende associate hanno raccolto oltre 73 milioni di euro fino ad oggi, con ulteriori round di finanziamento previsti a breve”.

L’Eic scaling summit

Il lancio della rete di investitori è avvenuto durante il primo Eic Scaling Summit, evento che ha riunito 120 aziende che, per le loro caratteristiche, potrebbero diventare campioni globali nei loro settori di riferimento. Settandadue si sono aggiunte alle 48 già iscritte all’EIC Scaling Club.

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Intelligenza artificiale, solo il 44% delle PA italiane ha identificato use case. Siamo ultimi fra i big mondiali

Intelligenza artificiale, solo il 44% delle PA italiane ha identificato use case. Siamo ultimi fra i big mondiali

In Italia soltanto il 44% delle amministrazioni pubbliche ha identificato casi d’uso concreti dell’AI, mentre il 30% non ha ancora esplorato a pieno le opportunità offerte da queste tecnologie.  E’ questo uno dei principali dati che emergono dallo studio sul ruolo e l’impatto dell’intelligenza artificiale nella Pubblica amministrazione italiana realizzato da Salesforce Italia in collaborazione con Teha Group per analizzare come l’adozione dell’AI possa migliorare l’efficienza dei processi pubblici e la qualità dei servizi ai cittadini, proponendosi come una leva strategica per la trasformazione digitale a lungo termine.

Ripensare la PA italiana

“L’Intelligenza Artificiale offre una straordinaria opportunità per ripensare la Pubblica Amministrazione italiana, rendendola non solo più efficiente, ma anche più vicina alle esigenze dei cittadini – afferma Paolo Bonanni, Regional Vice President e Public Sector Leader per Salesforce Italia – Grazie a questa ricerca, vogliamo fornire alle istituzioni italiane una guida concreta per accelerare la trasformazione digitale. La collaborazione tra pubblico e privato, unita a una chiara visione strategica, è essenziale per realizzare un cambiamento che impatti positivamente la vita di milioni di cittadini, migliorando la qualità dei servizi e rafforzando la fiducia nel sistema pubblico”.

Il gruppo di lavoro permanente per l’Ai nella PA

“Il Rapporto 2024 è il risultato di un grande percorso di confronto e di ingaggio con oltre 60 vertici delle nostre Pubbliche Amministrazioni. Le attività di tale Gruppo di Lavoro Permanente hanno avuto l’obiettivo di gettare le basi per avviare un processo di innovazione profonda e sostenibile, ponendo le fondamenta per una trasformazione significativa della Pubblica Amministrazione – sottolinea Corrado Panzeri, Partner e Responsabile Area Innovazione e Tecnologia di TEHA Group – Nel 2024, il percorso del Gruppo di Lavoro Permanente ha compiuto un significativo passo avanti con un orientamento sempre più concreto e tangibile. Con un approccio pragmatico, ci siamo concentrati su elementi chiave che possono accelerare l’adozione dell’IA a vari livelli della Pubblica Amministrazione, individuando ambiti di applicazione, best practice e fattori determinanti per migliorare la qualità della vita dei cittadini, l’efficienza delle strutture pubbliche e l’attrattività del sistema-Paese”.

La necessità di indirizzi politici

Tra i cinue punti cardine emersi dalla ricerca il primo riguarda il ruolo della leadership politica, che dovrebbe essere “forte e visionaria”, per spingere sull’adozione dell’Intelligenza artificiale nella pubblica amministrazione. E se in Italia il lavoro sui casi d’uso è ancora alle fasi iniziali, lo stesso principio non vale per altri Paesi che hanno assunto il ruolo di “guida” a livello internazionale, come ad esempio Stati Uniti e Regno Unito, dove la presenza di una chiara strategia nazionale ha accelerato l’adozione dell’AI nelle strutture pubbliche.

Tra i consigli che lo studio evidenzia c’è l’importanza di monitorare le soluzioni tecnologiche di IA implementate e di aggiornare la strategia nazionale, orientando i nuovi obiettivi e le misure con gli sviluppi tecnologici più recenti, senza dimenticare di adeguare la normativa e le regolamentazioni dell’IA sulla base dei risultati ottenuti dalle sperimentazioni e dalle best practice internazionali.

Il gap di competenze

Tra i problemi da risolvere con più urgenza per favorire al diffusione delle soluzioni di…

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