Trimestrale sopra le attese per Meta e Microsoft, che sfruttano intelligenza artificiale e cloud per macinare ricavi e utili. Non senza però fare i conti coi costi esorbitanti delle tecnologie di nuova generazione.
L’AI comincia a dare i primi frutti per Zuckerberg
Meta archivia il terzo trimestre con ricavi in aumento del 19% a 40,58 miliardi di dollari, e un utile netto in crescita del 35% a 15,68 miliardi. I ricavi pubblicitari sono stati pari a 39,9 miliardi di dollari per il trimestre, con un aumento del 18,7% rispetto all’anno precedente. La pubblicità ha rappresentato il 98,3% dei ricavi totali nel periodo preso in considerazione.
Finalmente, a trainare i risultati c’è anche la GenAI: Mark Zuckerberg ha dichiarato che più di un milione di inserzionisti ha utilizzato gli strumenti pubblicitari generativi di Meta. “Abbiamo avuto un buon trimestre”, ha detto l’amministratore delegato del gruppo, precisando che “i nostri investimenti nell’AI continuano a richiedere un’infrastruttura seria e prevedo di continuare a investire in modo significativo anche in questo ambito”.
Per il 2024 le spese di capitale sono state riviste al rialzo a 38-40 miliardi. I ricavi per il quarto trimestre sono previsti in una forchetta fra i 45 e i 48 miliardi. Proprio per questo, nonostante i risultati sopra le attese, i titoli Meta calano a Wall Street, dove perdono fino al 2%.
Tra le ombre della trimestrale, la società ha inoltre riportato performance sul numero di utenti inferiori alle aspettative. L’unità Reality Labs di Meta, che sviluppa tecnologie di realtà aumentata e virtuale, infine, ha registrato una perdita operativa di 4,4 miliardi di dollari nel terzo trimestre.
Microsoft in ascesa, ma OpenAI peserà sugli utili
I ricavi di Microsoft sono aumentati del 16% a 65,6 miliardi di dollari, sopra i 64,5 miliardi attesi degli analisti, grazie alla domanda per il cloud computing spinta dal boom nell’adozione di strumenti di intelligenza artificiale. L’utile netto ha invece segnato un progresso dell’11% a 24,7 miliardi, oltre i 23,1 miliardi su cui scommetteva il mercato. L’utile per azione è stato di di 3,30 dollari. Subito dopo la pubblicazione dei conti, il titolo di Microsoft era in rialzo dell’1,2% nell’after-hours.
Analizzando le performance segmento per segmento, il business delle infrastrutture cloud risulta cresciuto più delle attese. “La forte esecuzione da parte dei nostri team di vendita e dei partner ha consentito un solido inizio dell’anno fiscale con un fatturato Microsoft Cloud di 38,9 miliardi di dollari, in crescita del 22% rispetto all’anno precedente”, ha dichiarato Amy Hood, chief financial officer di Microsoft.
I ricavi della divisione Productivity and Business Processes, che include Office e parte dei ricavi di Windows, sono stati di 28,32 miliardi, ovvero superiori del 12% rispetto a un anno prima e sopra i 27,90 miliardi del consensus. La crescita di Azure è stata del 33%, con 12 punti percentuali generati dai servizi di intelligenza artificiale, contro attese del 29,4% secondo StreetAccount e del 32,8% per la Cnbc. L’intero segmento Intelligent Cloud, che comprende Azure, Windows Server e servizi d’impresa, ha generato 24,09 miliardi di ricavi, in rialzo del…
NeoConnessi, il programma di responsabilità digitale di Wind Tre, quest’anno entrerà anche negli istituti secondari di primo grado con l’obiettivo di educare i giovani a un utilizzo consapevole e sicuro della tecnologia. In un periodo come quello dell’adolescenza, in cui i ragazzi sviluppano la propria autonomia e affrontano nuove sfide digitali, NeoConnessi offrirà dunque percorsi formativi con contenuti aggiornati e attività didattiche coinvolgenti.
“L’ampliamento del progetto NeoConnessi anche ai ragazzi delle scuole medie sottolinea, ancora una volta, l’attenzione dell’azienda verso un tema di grande attualità come quello della tutela di bambini e ragazzi sul web e in generale nell’utilizzo degli strumenti tecnologici – spiega Tommaso Vitali, Direttore B2C Marketing & New Business e Sustainability Ambassador di Wind Tre – La preadolescenza e l’adolescenza rappresentano momenti chiave nello sviluppo della persona, riteniamo quindi essenziale offrire supporto ai giovani che in questa fase molto delicata della loro crescita si approcciano al digitale”.
I temi chiave del programma
Il programma NeoConnessi affronta argomenti attuali e fondamentali – come l’accesso ai social media, la gestione dell’identità online, i rischi di cyberbullismo e le opportunità di apprendimento sul web – che caratterizzano l’esperienza digitale degli studenti di questa età. L’obiettivo è aiutare i più giovani, i genitori e i docenti a stabilire regole chiare e buone pratiche per l’uso della tecnologia, grazie a percorsi formativi sviluppati con esperti di settore.
I numeri di NeoConnessi
Realizzato in collaborazione con la Polizia di Stato, dal suo lancio nel 2018 NeoConnessi ha già coinvolto oltre un milione e mezzo di bambine e bambini delle classi quarta e quinta elementare. Con le scuole primarie di secondo grado, quest’anno, raggiungerà quasi la metà degli istituti del territorio italiano per arrivare a 2 milioni di ragazzi e ragazze coinvolti nei progetti scolastici.
Gli strumenti a disposizione
Le risorse educative di NeoConnessi sono accessibili gratuitamente sul sito NeoConnessi. Tra gli strumenti a disposizione, il Corso Famiglie Digitali Oggi, per esplorare in famiglia tutte le opportunità di Internet senza rischi, e il Decalogo NeoConnessi, creato in collaborazione con la Società Italiana di Pediatria, che fornisce consigli utili per una corretta educazione digitale dei più giovani e una navigazione protetta e sicura. Sul sito web dedicato, è possibile anche candidare la propria scuola all’iniziativa.
Cos’è NeoConnessi
NeoConnessi è un progetto di responsabilità digitale del piano di sostenibilità Wind Tre. L’azienda si propone di raggiungere entro il 2030 ambiziosi traguardi nell’ambito delle tre dimensioni Esg (Environmental, Social and Governance) e promuove da anni soluzioni e progetti mirati ad accompagnare il Paese verso un futuro più sostenibile e inclusivo con un approccio quantitativo e risultati tangibili e continuativi nel tempo.
Le imprese del 2025 non saranno solo data-driven, ma Ai-driven, perché è l’intelligenza artificiale a plasmare, in misura sempre più profonda, l’attività e l’architettura It nei diversi settori industriali. Il cambiamento è epocale e non solo tecnologico: anche il modo di lavorare è trasformato.
Questo lo scenario tracciato da “Idc FutureScape: Worldwide IT industry 2025 predictions”, lo studio di Idc con le previsioni per il settore It globale nel 2025 e oltre. In tutto sono 10 i macro trend che, secondo la società di ricerche, definiranno il futuro del settore dell’information technology. Ma, in generale, l’outlook per il prossimo anno sottolinea l’urgente necessità di accelerare la spinta verso l’Ai, sostenendo investimenti strategici a lungo termine in funzionalità avanzate abilitate dall’intelligenza artificiale.
Idc nota come, negli ultimi 18 mesi, le organizzazioni di tutte le dimensioni e i settori si siano impegnate in un’ampia iper-sperimentazione con l’Ai, ma nel 2025 queste sperimentazioni diventeranno “reinvenzione”: le imprese saranno trasformate e riprogettate radicalmente. Questo cambiamento sarà guidato dall’introduzione degli agenti Ai, dalle innovazioni nei dati, nell’infrastruttura e nel cloud per fornire “risposte” scalabili, e da una maggiore attenzione alla resilienza attraverso una solida gestione economica e una cyber-recovery pervasiva.
Nel 2025 le imprese incorporeranno l’Ai nel core business
A sostegno di questa trasformazione, Idc prevede che la spesa mondiale per le tecnologie di supporto all’Ai supererà i 749 miliardi di dollari entro il 2028. Nel 2025 tale spesa ammonterà a 227 miliardi di dollari, di cui il 67% verrà da imprese che incorporeranno funzionalità di intelligenza artificiale nelle loro operazioni di core business, superando gli investimenti nei principali fornitori di servizi cloud e digitali.
“Nel panorama in evoluzione dell’Ai, il futuro dipende dalla nostra capacità non solo di sperimentare, ma di mutare strategicamente, trasformando la sperimentazione in innovazione sostenibile“, ha affermato Rick Villars, group vicepresident, Worldwide research, Idc. “Mentre abbracciamo l’Ai, dobbiamo dare priorità alla rilevanza, all’urgenza e all’intraprendenza per forgiare imprese resilienti che prosperino in un mondo basato sui dati”.
I 10 macro trend dell’It per il prossimo anno
La ricerca FutureScape 2025 di Idc si concentra sui driver esterni pronti a rimodellare l’ecosistema aziendale globale nei prossimi 12-24 mesi. Lo studio esamina anche le sfide che i team It dovranno affrontare nel definire, costruire e governare le tecnologie necessarie per operare con successo nel mondo digitale.
I 10 macro trend individuati sono: Ai economics, Ai pivot barriers, Cyber-resiliency, Cloud modernization, Data as product, App metamorphosis, Interference delivery, Decarbonizing Ai infrastructure, Unified platforms for composite Ai, New work roles. L’intelligenza artificiale domina, accanto alla resilienza, alla sostenibilità e al nuovo modo di lavorare.
Nel dettaglio, Ai economics sottolinea come i Cio si concentreranno sempre più sulla valutazione dell’impatto economico degli investimenti in Ai, passando dalla sperimentazione alla monetizzazione. Occorrerà creare una solida base per misurare automaticamente e ottimizzare le applicazioni guidate dall’Ai.
Quanto alle “pivot barriers”, si tratta degli ostacoli che possono impedire di trasformare l’impresa tramite l’Ai generativa, impedendole un cambio di paradigma strategico. I principali fattori limitanti includono carenza di sviluppatori, costi…
Sesa ha sottoscritto un accordo vincolante per l’acquisto, attraverso la controllata Pm Service, di una partecipazione pari al 66% del capitale di Greensun, rafforzando così le proprie competenze nel settore delle tecnologie per l’efficientamento energetico.
Per Sesa si tratta della decima acquisizione dell’anno dopo le 13 del 2023 e le 18 del 2022. Il Gruppo continua così ad alimentare il proprio percorso di crescita, sia in termini di risorse che di competenze digitali, attraverso M&A industriali bolt-on.
Verso l’integrazione Pm Service-Greensun
L’acquisizione rappresenta lo step iniziale dell’integrazione tra Pm Service e Greensun: in seguito, si prevede infatti il concambio delle quote residue del 34% detenute dai soci fondatori di Greensun in Pm Service e la fusione per incorporazione di Greensun in Pm Service, dando vita ad un operatore di riferimento sul mercato nazionale con ricavi annuali attesi per circa 310 milioni di euro e prospettive di crescita sui mercati europei, ponendo le basi per una valorizzazione autonoma ed ulteriore nel medio-lungo termine.
A seguito dell’operazione, Sesa, attraverso la controllata totalitaria Computer Gross, manterrà una partecipazione di circa il 70% del capitale della società derivante dalla fusione tra Pm Service e Greensun.
Greensun: 50 dipendenti, ricavi per 130 milioni
Greensun, con un capitale umano di circa 50 risorse e sede a Reggio Emilia, offre tecnologia e servizi di assistenza specialistica per il risparmio energetico con ricavi consolidati annuali attesi nell’esercizio al 31 dicembre 2025 di circa 130 milioni di euro, un Ebitda margin del 5% circa e liquidità netta al closing pari a circa 9 milioni.
I dettagli dell’operazione
L’acquisizione è stata realizzata sulla base di criteri di valutazione coerenti con quelli generalmente adottati dal Gruppo Sesa (con un enterprise value su base 4,75x Ebitda) ed il coinvolgimento operativo dei Managing Partners e fondatori di Greensun, che a seguito del concambio resteranno coinvolti a lungo termine nel capitale della società derivante dalla business combination, condividendo obiettivi di crescita sostenibile di competenze e specializzazioni anche a livello europeo.
Tassello della strategia di innovazione e sostenibilità
L’operazione di partnership con Greensun si inserisce nell’ambito della più ampia strategia del Gruppo Sesa di investimento in progetti orientati all’innovazione tecnologica e alla sostenibilità ambientale, intrapresa nel 2021 con l’acquisto da parte della controllata totalitaria Computer Gross del 70% del capitale di Pm Service, società con ricavi 2021 pari a circa 30 milioni e ricavi attesi nell’esercizio al 30 aprile 2025 pari a 180 milioni.
Verso un operatore di riferimento nazionale ed europeo
L’operazione di business combination tra Pm Service e Greensun, principali distributori di prodotti legati alle energie rinnovabili in Italia, porta alla creazione di un operatore di riferimento nel settore a livello nazionale con prospettive di espansione sul territorio europeo anche grazie alla controllata Greensun Adria, attiva sui mercati della Croazia e Slovenia, e della partecipata Greensun East Europe, combinando l’esperienza decennale e le competenze tecnologiche di entrambe le aziende e mettendo a disposizione dei clienti soluzioni innovative nel campo delle energie rinnovabili e del risparmio energetico.
“Imprese ed organizzazioni sono in forte evoluzione verso modelli digitali, con un crescente e definitivo orientamento alla…
Continua lo scontro tra Governo e Tim sulla restituzione alla telco del canone concessorio di 500 milioni del 1998 – una cifra che oggi, con gli interessi, ammonta a circa 1 miliardo di euro. Secondo quanto riportato da Radiocor, il Governo ha fatto ricorso contro la restituzione a Tim del canone preteso dallo Stato 25 anni fa.
La restituzione è stata decisa, loscorso aprile, dalla Corte d’Appello di Roma con una sentenza che ha dato ragione al gruppo delle Tlc. Il Governo aveva subito comunicato l’intenzione di fare ricorso in Cassazione contro la pronuncia e ora il ricorso è stato depositato.
Il contenzioso tra Governo e Tim sul canone del 1998
È stata sempre la Corte d’Appello di Roma a calcolare la somma di un miliardo di euro che lo Stato dovrebbe pagare a Tim. Il contenzioso del gruppo con il governo dura da 25 anni e si riferisce al canone concessorio preteso dallo Stato per il 1998, l’anno successivo alla liberalizzazione del settore, e che Tim esige sia restituito.
Sulla vicenda è intervenuta in più occasioni la Corte di Giustizia dell’Unione europea, segnalando il contrasto tra la direttiva sulla liberalizzazione del mercato delle telecomunicazioni e le norme nazionali che avevano prorogato per il 1998 l’obbligo di pagamento del canone a carico dei concessionari di settore. In particolare, nel 2020 la magistratura europea ha stabilito che il sistema normativo comunitario non consentiva a una normativa nazionale di prorogare per l’esercizio 1998 l’obbligo imposto a un’impresa di telecomunicazioni, precedentemente concessionaria (come Tim), di versare un canone calcolato in funzione del fatturato, ma permetteva soltanto la richiesta di pagamento dei costi amministrativi connessi al rilascio, alla gestione, al controllo e all’attuazione del regime di autorizzazioni generali e di licenze individuali.
I commenti degli analisti
Equita ha affermato che “un iter processuale molto simile è stato seguito da Vodafone Italia, che nel 2014 ha vinto il ricorso contro il ministero e incassato i 49 milioni dovuti, vincendo poi anche il definitivo ricorso in Cassazione nel 2020. Il grado di confidenza di Tim sull’esito della causa è quindi molto alto”.
Gli analisti hanno anche fatto notare che i tempi del ricorso in Cassazione “potrebbero essere piuttosto lunghi, anche se con un pagamento che sarà oggetto di rivalutazione”. Comunque, la sentenza della Corte d’Appello positiva per Tim “è rilevante per l’ammontare e il grado di visibilità che offre”.
Per Kepler la sentenza della Corte d’Appello potrebbe aiutare a ridurre la leva di 0,3 volte dando a Tim “forza contrattuale nella vendita degli asset”, ma anche la possibilità di “finanziare un dividendo in anticipo”. Si tratta di “un fattore di compensazione alla sorpresa negativa sul debito” del piano industriale, anche se “lo Stato italiano cercherà fattori di mitigazione”.
Ora occorre attendere l’esito del ricorso dello Stato in Cassazione.
La tedesca Siemens annuncia l’acquisizione di Altair Engineering, azienda americana specializzata in software di intelligenza computazionale, per 9,2 miliardi di euro in un’operazione interamente in contanti. Il prezzo per azione è fissato a 113 dollari, con un premio del 19% rispetto al prezzo di chiusura delle azioni Altair al 21 ottobre 2024 – poco prima delle prime voci sull’acquisizione – e del 13% rispetto al massimo storico dell’azione.
”Questa acquisizione è una pietra miliare significativa per l’azienda – ha dichiarato l’amministratore delegato di Siemens, Roland Busch -. L’esperienza di Altair nella simulazione, nel calcolo ad alte prestazioni, nella scienza dei dati e nell’intelligenza artificiale, insieme a Siemens Xcelerator, creerà il portafoglio di progettazione e simulazione con supporto IA più completo al mondo”.
Closing nella seconda metà del 2025
L’operazione ha già ottenuto l’approvazione del Consiglio di Amministrazione di Altair e dovrebbe concludersi nella seconda metà del 2025, soggetta alle approvazioni degli azionisti e delle autorità regolamentari, oltre ad altre condizioni standard di chiusura. Con il completamento dell’acquisizione, Altair sarà delistata dal mercato pubblico e diventerà una società privata.
“Riteniamo che questa combinazione di due leader fortemente complementari nel settore del software ingegneristico riunisca l’ampio portafoglio di Altair nel campo della simulazione, della scienza dei dati e dell’Hpc con la forte posizione di Siemens nella progettazione meccanica e Eda”, spiega James Scapa, Ceo di Altair dal 1992.
Nuovo focus sul software per Siemens
Lo scorso novembre Siemens aveva già segnalato la possibilità di perseguire acquisizioni più grandi con un focus sul software, dato che si trova ad affrontare poche restrizioni finanziarie.
In agosto, Busch aveva dichiarato in un’intervista che la società tedesca fosse alla ricerca di società di software o di produttori di hardware connesso i cui dati potessero essere utilizzati nei servizi cloud. Sebbene Siemens in questo periodo abbia effettuato alcune acquisizioni minori, le operazioni più grandi sarebbero potute essere “nell’ordine dei miliardi”, aveva detto Busch.
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