“Nei prossimi due anni nel mercato della telefonia Voip si assisterà a un consolidamento che riguarderà piccoli operatori e system integrator”: questa, secondo Massimo Lucini, Channel Director Italy di Snom, l’evoluzione dello scenario. “La sopravvivenza dei provider sarà determinata dall’acquisizione di competenze sulle nuove tecnologie, in particolare quelle cloud-based che supportano modelli di scala apprezzabili, ma anche dalla capacità di estendere i propri confini territoriali attraverso partnership e/o fusioni, e di adattarsi alla modalità di erogazione dei servizi basata su canone mensile. La chiave di volta per affrontare queste importanti sfide, tuttavia, non risiede nel replicare il modello standardizzato delle grandi telco, né nel differenziarsi attraverso una proposta economica al ribasso, purtroppo anche in termini di qualità.
Lucini, come stanno le cose ad oggi?
Il mercato del Voip in Italia sta vivendo una crescita significativa, grazie all’adozione di soluzioni di comunicazione di nuova generazione che consentono alle aziende italiane non solo di ridurre i costi delle comunicazioni ma anche di migliorare l’efficienza operativa. Numerosi anche i driver di crescita di cui attualmente beneficiano tutti gli attori del mercato. Tra questi il piano per la digitalizzazione dell’Italia, supportato da investimenti pubblici e privati, sta favorendo l’adozione di tecnologie digitali, inclusi i servizi Voip, e la crescente esigenza di soluzioni di comunicazione flessibili e adatte al lavoro da remoto, che poco si sposa con una standardizzazione di hardware e servizi.
Qual è il ruolo delle telco?
Secondo le rilevazioni di Statista a fine 2023 Tim domina il mercato con una quota del 40% mentre Vodafone, Wind Tre e Fastweb seguono a distanza con una quota di rispettivamente del 15,9%, 13,9% e 13,8%. Ma il consolidamento delle Tlc a cui stiamo assistendo conferma il trend verso una riduzione degli attori che puntano sulla competitività dei servizi “standard” soprattutto in un ambito, quello aziendale, da sempre foriero di importanti fatturati ricorrenti. I grandi operatori standardizzano ed efficientano pochi prodotti a portafoglio, selezionando alcuni modelli di telefoni IP fissi e ricorrendo a soluzioni IP cordless Dect per lo più per la parte progettuale. Canonizzano un servizio all inclusive, peraltro sempre più richiesto dalla clientela aziendale che desidera avere più controllo e flessibilità nella configurazione del costo mensile. Inoltre, non vendono l’hardware, che, facendo parte del canone, diventa ulteriore fonte di margine.
E quello dei system integrator?
I system integrator hanno le competenze e la flessibilità per rispondere a esigenze che si fanno sempre più strada in ambito Voip, ossia la sicurezza delle comunicazioni, che rappresenta oggi sempre più un’opportunità per le aziende che possono offrire soluzioni sicure e affidabili, e una qualità del servizio costante e alta, che è essenziale per la soddisfazione del cliente e rappresenta una sfida tecnica per i fornitori di servizi Voip. La continua innovazione nelle tecnologie Voip, come l’uso di piattaforme cloud, l’integrazione dell’intelligenza artificiale per l’analisi delle chiamate, o ancora l’integrazione tra building automation e telefonia, sta aprendo nuove opportunità di business che implicano la fornitura di servizi più avanzati e personalizzati ad una clientela comunque da sempre attenta al rapporto prezzo/prestazioni ma anche alla…
La Germania escluderà componenti e tecnologie fornite dai gruppi cinesi Huawei e Zte da tutte le sue reti 5G. La ragione addotta è sempre la stessa: si parla di non meglio precisati motivi di “sicurezza”, che riflettono le crescenti tensioni a livello geopolitico tra Pechino e il blocco occidentale.
Dunque i prodotti delle due aziende non saranno più utilizzati nella “rete centrale” entro “la fine del 2026” e saranno sostituiti nei sistemi 5G di “accesso e trasporto” entro “la fine del 2029”, ha annunciato il ministro degli Interni Nancy Faeser. “Dobbiamo ridurre i rischi per la sicurezza e, a differenza del passato, evitare le dipendenze”, ha spiegato in una conferenza stampa a Berlino, specificando che la decisione sarà applicata “in tutta la Germania”.
La risposta di Pechino: è una discriminazione politica
Non tarda ad arrivare la reazione della Cina. Il governo di Pechino ha criticato duramente la decisione: in una nota, l’ambasciata cinese a Berlino ha affermato che “la mossa della Germania costituisce una chiara discriminazione politica, danneggia gravemente la fiducia reciproca tra le due parti e influenzerà anche la futura cooperazione tra Cina ed Europa in campi correlati”.
Nella nota si esprimono “forte insoddisfazione e ferma opposizione” alla decisione tedesca, visto che “le società di comunicazione cinesi come Huawei e Zte operano da tempo nel rispetto delle leggi e dei regolamenti in Germania e hanno dato un contributo positivo al processo di digitalizzazione” del Paese. In ultima analisi, la questione 5G di Huawei e Zte è un atto di alcuni Paesi per sopprimere i propri concorrenti senza alcun risultato economico e mantenere la propria egemonia tecnologica. In realtà i cosiddetti rischi per la sicurezza della rete sono solo una scusa. Finora nessun paese ha fornito prove concrete che le apparecchiature aziendali cinesi presentino rischi per la sicurezza”, continua la nota.
L’ambasciata di Pechino sottolinea poi come “la costruzione del 5G in Cina è sempre stata aperta alle aziende europee come Nokia ed Ericsson e non l’ha mai considerata una minaccia alla sicurezza. Senza contare che “la Germania ha annunciato la decisione in occasione del vertice della Nato a Washington, cosa che ha portato la Cina a mettere seriamente in dubbio l’indipendenza del suo processo decisionale”.
La nota si chiude sottolineando che “ciò che ne risentirà non sarà solo la normale cooperazione economica e commerciale tra i due paesi, ma anche la fiducia degli investitori stranieri in Germania. La Cina adotterà le misure necessarie per salvaguardare gli interessi legittimi delle aziende cinesi”.
Ericsson, trimestrale sopra le attesa ma il mercato resta difficile
Con l’estromissione della soluzioni Huawei e Zte dalle infrastrutture tedesche, per ampliare e potenziare i servizi 5G gli operatori d’oltralpe dovranno necessariamente puntare su fornitori come Nokia ed Ericsson. Proprio l’azienda svedese potrebbe trarre slancio dalla situazione per raddrizzare il trend evidenziato dall’ultima trimestrale, che pur battendo le attese degli analisti presenta luci e ombre: l’utile rettificato si è infatti attestato a 3,23 miliardi di corone (208 milioni di euro), in crescita del 14% rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso. Il margine operativo…
Nasce una nuova coalizione globale che promuoverà soluzioni innovative per aumentare l’accessibilità economica degli smartphone per alcune delle popolazioni più povere del mondo. Lo annuncia la Gsma, chiarendo che tra i membri figurano i principali operatori di telefonia mobile globali, venditori, attori dell’ecosistema dei dispositivi, organizzazioni internazionali e istituti finanziari, come il Gruppo della Banca Mondiale, l’Itu e la Wef Edison Alliance. La coalizione collaborerà per migliorare l’accesso a dispositivi abilitati a Internet a prezzi accessibili per colmare il “divario di utilizzo”, che impedisce a circa tre miliardi di persone in tutto il mondo di massimizzare il proprio potenziale nell’economia digitale globale.
Accessibilità economica la barriera più significativa
Il mobile rimane il modo principale, e spesso unico, in cui le persone nei Paesi a basso e medio reddito (Lmic) accedono a Internet, rappresentando l’84% delle connessioni a banda larga nel 2023. Tuttavia, tre miliardi di persone, il 38% della popolazione mondiale, vivono in aree coperte da Internet mobile ma non lo utilizzano a causa di barriere, tra cui alfabetizzazione e competenze digitali, mancanza di contenuti pertinenti, sicurezza online e accesso. L’accessibilità economica degli apparecchi telefonici è spesso riconosciuta come la barriera più significativa per portare le persone online.
Ridurre il costo di ingresso nell’economia digitale
La nuova coalizione valuterà molteplici “leve” per ridurre il costo di ingresso nell’economia digitale per le popolazioni a basso reddito, con particolare attenzione ai Paesi a basso e medio reddito e alle aree in cui l’accessibilità economica degli apparecchi telefonici rappresenta la barriera più alta per andare online, come nell’Africa subsahariana e nell’Asia meridionale. Esplorando nuove soluzioni, tra cui meccanismi di finanziamento “de-risking”, con il supporto del Gruppo della Banca Mondiale, la coalizione potenzierà e integrerà gli sforzi in corso per espandere l’accesso e l’accessibilità economica al digitale.
In futuro, la Gsma continuerà a favorire una stretta collaborazione tra i membri della coalizione per condividere conoscenze, valutare e implementare modelli innovativi su misura in grado di colmare efficacemente il divario di utilizzo.
Creare soluzioni creative
“La telefonia mobile ha aiutato miliardi di persone in tutto il mondo a svolgere un ruolo attivo nel nostro mondo sempre più digitale, ma il costo di ingresso può essere ancora troppo alto per molti con redditi bassi – afferma Mats Granryd, Direttore generale della Gsma -. Insieme agli operatori di telefonia mobile globali e al supporto del Gruppo della Banca Mondiale e di altri membri chiave della coalizione, siamo determinati ad agire su questo problema. Creando soluzioni creative per portare Internet mobile nelle mani di coloro che ne hanno più bisogno, crediamo di poter fare passi da gigante verso la chiusura del divario di utilizzo e aiutare milioni di persone a massimizzare il loro potenziale andando online”.
Garantire che nessuno venga lasciato indietro
“Rendere i dispositivi connessi a Internet più accessibili è fondamentale per accelerare la digitalizzazione nei paesi in via di sviluppo e garantire che nessuno venga lasciato indietro – aggiunge Guangzhe Chen, Vicepresidente per le infrastrutture della Banca Mondiale -. Abbiamo visto il potere delle tecnologie digitali nello sbloccare la crescita…
X vìola le norme del Digital Markets Act (Dsa). La Commissione Ue ha riscontrato violazioni nelle aree legate ai dark pattern, che sono interfacce studiate per indurre gli utenti a compiere azioni indesiderate, alla trasparenza della pubblicità e all’accesso ai dati da parte dei ricercatori.
“A nostro avviso, X non rispetta la legge sui servizi digitali nei settori chiave della trasparenza, utilizzando modelli oscuri e quindi fuorviando gli utenti, non fornendo un adeguato archivio pubblicitario e bloccando l’accesso ai dati per i ricercatori – spiega la vicepresidente esecutiva per Un’Europa pronta per l’era digitale, Margrethe Vestager – La legge sui servizi digitali è imperniata sulla trasparenza e siamo determinati a garantire che tutte le piattaforme, compresa X, rispetti la legislazione dell’Ue.
I risultati premilinari dell’indagine Ue
Sulla base di un’indagine approfondita che comprendeva, tra l’altro, l’analisi dei documenti interni della società, colloqui con esperti e la cooperazione con i coordinatori nazionali dei servizi digitali, la Commissione ha formulato constatazioni preliminari di non conformità su tre aspetti:
X progetta e gestisce la propria interfaccia per gli “account verificati” con la “spunta blu ma dato che chiunque può abbonarsi per ottenere lo status “verificato”, gli utenti non possono essere adeguatamente informati sull’autenticità degli account e ai contenuti con cui interagiscono. “Esistono prove di malintenzionati – si legge nella nota diffusa da Bruxelles – che abusano degli account verificati per ingannare gli utenti”.
In secondo luogo, X non rispetta la trasparenza in materia di pubblicità, in quanto non fornisce un archivio pubblicitario consultabile e affidabile, ma utilizza caratteristiche di progettazione e barriere di accesso che rendono il database inidoneo a fini di trasparenza nei confronti degli utenti. In particolare, il modello adottato non consente la vigilanza sui rischi derivanti dalla distribuzione di pubblicità online.
Infine X non fornisce ai ricercatori l’accesso ai suoi dati pubblici così come stabilito dal Dsa e utilizza procedure poco chiare per l’accesso alle Api.
“X ha ora il diritto di difesa, ma se la nostra opinione sarà confermata, infliggeremo ammende e richiederemo cambiamenti significativi”, evidenzia Thierry Breton, commissario per il Mercato interno.
Cosa rischia X
Le conclusioni preliminari non pregiudicano l’esito dell’inchiesta: X può esercitare il suo diritto di difesa, esaminando i contenuti nel fascicolo d’indagine della Commissione e rispondere per iscritto ai rilievi.
Se il parere preliminare della Commissione dovesse essere infine confermato, la Commissione adotterà una decisione definitiva di non conformità che accerti che X vìola gli articoli 25, 39 e 40 della legge sui servizi digitali. La decisione potrebbe comportare sanzioni pecuniarie fino al 6% del fatturato mondiale di X a cui verrà chiesto di adottare misure ad hoc per superare le criticità. La decisione di non conformità potrebbe anche far scattare un periodo di vigilanza rafforzato per garantire il rispetto delle misure che il social intende adottare per porre rimedio alla violazione. La Commissione può inoltre imporre penalità di mora per costringere una piattaforma a conformarsi.
Si chiude con successo un round di finanziamento Serie B da 15 milioni di euro per Exein, azienda italiana attiva nella cybersecurity embedded per dispositivi IoT. Il round è stato guidato da 33N, un investitore specializzato in cybersecurity e software per infrastrutture, con la partecipazione di Partech. Hanno partecipato anche gli investitori esistenti United Ventures, eCapital, e Future Industry Ventures (un fondo Redstone/Sbi).
Exein ridefinisce la sicurezza IoT con un approccio innovativo che sposta l’attenzione dalla rete ai singoli dispositivi. Integrando misure di sicurezza avanzate direttamente nel software dei dispositivi, Exein crea un vero e proprio “sistema immunitario digitale” per ogni dispositivo, garantendone la sicurezza in modo autonomo e proattivo. Questo metodo consente ai produttori di integrare facilmente robuste misure di sicurezza nei loro prodotti, proteggendo i dispositivi dalle minacce informatiche in continua evoluzione e garantendo la conformità alle normative globali sulla cybersecurity sempre più rigorose. Exein utilizza l’intelligenza artificiale avanzata nell’edge computing per migliorare la protezione, permettendo il rilevamento e la risposta alle minacce in tempo reale direttamente sul dispositivo. Questo innovativo impiego dell’AI assicura che le misure di sicurezza non solo siano avanzate, ma anche adattive e proattive, fornendo un robusto meccanismo di difesa su misura per le esigenze specifiche di ciascun produttore.
Dal 2018, Exein ha costruito solide partnership con attori chiave come Seco, Arm, Nvidia, Aws e Lattice Semiconductor. Questa rete in espansione ha permesso a Exein di ampliare la sua portata e il suo impatto sul mercato, con milioni di dispositivi già protetti dalla sua tecnologia all’avanguardia.
Focus sulla sicurezza “by-design”
“La sicurezza embedded è indispensabile – afferma Gianni Cuozzo, fondatore e ceo di Exein -. Viviamo in un mondo digitale dove i dispositivi connessi permeano ogni aspetto della nostra vita, dalle case alle automobili, dalle città alle infrastrutture critiche. Questa crescente interconnessione espone i sistemi a un panorama di minacce informatiche in continua evoluzione, rendendo la sicurezza embedded un elemento imprescindibile. Exein è consapevole di questa esigenza e offre soluzioni di sicurezza embedded avanzate e continue per i produttori di dispositivi connessi. Crediamo fermamente che la sicurezza “by-design” sia l’approccio più efficace per proteggere i dispositivi connessi e siamo orgogliosi del nostro metodo decentralizzato che garantisce la sicurezza intrinseca di ogni dispositivo. Sono entusiasta di ampliare la nostra presenza in Europa, Stati Uniti e Asia con la missione di rendere il mondo digitale più sicuro.”
Commentando l’investimento, Carlos Alberto Silva, Managing Partner di 33N, dichiara: “Il nostro investimento in Exein rappresenta un impegno concreto nel sostenere le aziende di cybersecurity più innovative in Europa e a livello globale. In un mondo dove il numero di dispositivi connessi cresce in modo esponenziale, soprattutto in settori ad alto rischio come…
Lo sviluppo e la sperimentazione di metodologie basate sull’Intelligenza Artificiale per la produzione di informazione statistica sempre più accurata e volta a una maggiore comprensione dei fenomeni demografici, economici e sociali del nostro Paese sono gli obiettivi dell’accordo di collaborazione della durata di due anni sigliato fra Istat, Fastweb e l’Università degli Studi Internazionali di Roma (Unint).
Nell’ambito dell’intesa, Istat e Unint metteranno a disposizione statistiche già rese pubbliche in forma testuale che saranno utilizzate da Fastweb per l’allenamento di Miia (Modello Italiano Intelligenza Artificiale), il modello linguistico nazionale della società addestrato nativamente in lingua italiana, che costituirà la base sulla quale verranno sviluppate le applicazioni di AI e Gen AI facendo leva sulla potenza computazionale di NeXXt AI Factory, il supercomputer inaugurato da Fastweb qualche giorno fa.
Insieme per sviluppare soluzioni basate sull’AI
Grazie ad una governance trasparente del modello linguistico e all’utilizzo di dati italiani di qualità e nel pieno rispetto delle normative vigenti nazionali ed europee relative alla privacy e al copyright, Istat, Fastweb e Unint lavoreranno insieme per sviluppare soluzioni basate sull’Intelligenza Artificiale. Fastweb fornirà inoltre consulenza e formazione professionale in ambito AI per consentire al personale di Istat il pieno utilizzo delle nuove applicazioni.
“Grazie alla collaborazione avviata con Istat e Unint avremo a disposizione una fonte di dati preziosa per addestrare il nostro modello linguistico e sviluppare le applicazioni del futuro” ha dichiarato Walter Renna, amministratore delegato di Fastweb. “Gli accordi e le collaborazioni con enti di ricerca, aziende e pubbliche amministrazioni costituiscono un tassello fondamentale della nostra strategia con la quale vogliamo tracciare la via italiana dell’Intelligenza Artificiale, garantendo in ogni momento alle aziende e alle pubbliche amministrazioni la sicurezza e il controllo dei loro dati”.
Collaborazione pubblico-privato
“La collaborazione fra settore pubblico e privato è essenziale per guidare l’innovazione e garantire che i progressi tecnologici siano di servizio per il più ampio interesse pubblico” ha dichiarato Massimo Fedeli, direttore del Dipartimento per lo sviluppo di metodi e tecnologie per la produzione e diffusione dell’informazione statistica (Dirm). Mettere insieme le risorse di Istat, Unint e Fastweb consentirà di guidare lo sviluppo di applicazioni avanzate di AI dedicate al contesto italiano. Questa partnership riveste per noi in Istat carattere strategico, di ulteriore valorizzazione delle statistiche già rese pubbliche e a disposizione di tutti. Siamo favorevoli a collaborazioni che abbiano come obiettivo prioritario la ricerca, che perseguiamo da sempre con passione e competenza”.
“L’intelligenza artificiale rappresenta una sfida cruciale per il nostro Paese. Una sfida che va affrontata adeguando l’innovazione tecnologica alle peculiarità del nostro sistema industriale, alle sue esigenze e alle sue fonti di vantaggio competitivo”, conclude Alessandro De Nisco, professore ordinario di management e marketing e direttore del Dipartimento di scienze umanistiche e sociali internazionali dell’Università degli studi internazionali di Roma (Unint). “Il mondo accademico ha un’enorme responsabilità, e oggi più che mai è chiamato a co-creare conoscenza con le istituzioni e le imprese nazionali. Questa collaborazione si colloca nell’ambito delle attività di ricerca svolte dal nostro Ateneo nel campo della digitalizzazione…
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