La Regione Lombardia ha ufficialmente comunicato la sua adesione all’European Semiconductor Regions Alliance (Esra). Quest’alleanza comprende le Regioni europee che vantano un’importante presenza di industrie dei semiconduttori, inclusi i fornitori. L’ingresso in Esra è stato fortemente voluto dall’assessore lombardo allo Sviluppo economico, Guido Guidesi, ed è stato annunciato durante l’assemblea plenaria annuale dell’alleanza tenutasi a Torino, evento al quale hanno preso parte tutte le regioni membri, tra cui Baden-Wuerttemberg, Baviera, Sassonia, Catalogna e, per l’Italia, il Piemonte.
A gennaio Guidesi assumerà la presidenza dell’Automotive Regions Alliance (Ara), ampliando così il suo ruolo di rilievo già ricoperto come presidente dell’European Chemical Regions Network (Ecrn), l’alleanza delle regioni europee della chimica.
Lobby istituzionale fra le regioni manifatturiere europee
Questa adesione rappresenta un passo strategico per la Lombardia, che mira a posizionarsi tra i leader del settore della microelettronica e a rafforzare le collaborazioni a livello europeo. La strategia, orchestrata da Guidesi, ha visto negli ultimi mesi un susseguirsi di missioni diplomatiche e la stipula di intese con altri territori produttivi, come quella con la Baviera. L’obiettivo è quello di creare una sorta di ‘lobby istituzionale’ fra le Regioni manifatturiere d’Europa per costruire una rete solida e influente capace di far valere le proprie istanze presso la Commissione Europea.
Collaborazione Lombardia-Piemonte-Liguria
Negli ultimi anni, la Lombardia e il Piemonte, insieme anche alla Liguria, hanno avviato un percorso di collaborazione istituzionale su tematiche specifiche come l’aerospazio, l’industria energetica, la filiera della logistica, l’automotive e la microelettronica. Durante l’assemblea odierna, infatti, Guidesi e l’assessore piemontese Andrea Tronzano hanno manifestato l’intenzione, estendendola anche alla Liguria, di organizzare a gennaio un incontro tra gli ecosistemi del settore dei semiconduttori. A questo evento parteciperanno aziende, centri di ricerca, cluster e distretti territoriali.
IIl Bitcoin sfiora i 90mila dollari per la prima volta nella sua storia. Questo nuovo massimo, raggiunto ieri, è stato favorito dalla possibilità di un allentamento delle regolazioni sulle criptovalute, che potrebbe verificarsi con il ritorno di Donald Trump alla presidenza degli Stati Uniti.
La più importante criptovaluta per capitalizzazione di mercato ha dapprima superato la soglia, toccando un picco di 80.116 dollari, per poi subire un lieve calo. Giovedì scorso, aveva già raggiunto il livello di 75.000 dollari, battendo il precedente record stabilito a marzo. Dopo i risultati delle elezioni presidenziali negli Stati Uniti, il suo valore è aumentato insieme al dollaro.
Verso “la capitale mondiale del Bitcoin e delle criptovalute”
Durante la sua campagna elettorale, Donald Trump si è impegnato a rendere gli Stati Uniti “la capitale mondiale del Bitcoin e delle criptovalute”. Proponendosi come paladino delle criptovalute, l’ex uomo d’affari è andato controcorrente rispetto all’amministrazione Biden, vista come sostenitrice di una rigida regolamentazione di un settore controverso e in gran parte fuori dal controllo delle istituzioni.
Il Bitcoin è stato ritenuto un’attività sicura indipendentemente dall’esito delle elezioni: non è considerato un titolo, nemmeno dalla Securities and Exchange Commission, e Trump ha fatto grandi aperture in merito, come l’idea di una riserva nazionale strategica di Bitcoin e parlando della necessità di mantenere tutti i Bitcoin estratti in America.
Al rialzo anche le altre monete digitali
I movimenti al rialzo hanno interessato ieri anche le altre monete. Ether è salito del 3%, dopo aver superato il livello di 3.000 dollari sabato. Nell’ultima quotazione passava di mano mano a 3.203,10. Le monete più piccole hanno registrato movimenti relativamente più grandi: la moneta per pagamenti Xrp è aumentata dell’11%. Il token di finanza decentralizzata legato a Cardano è salito del 40%. Memecoin dogecoin e Shiba Inu coin sono saliti rispettivamente del 17% e del 31%.
“Le criptovalute sono pronte a entrare in un’epoca d’oro”, aveva affermato venerdì Alex Thorn, responsabile della ricerca presso Galaxy Digital, in una nota di ricerca. “Trump ha promesso di rendere l’America la ‘capitale mondiale delle criptovalute’ e il suo team di alto livello è pieno di forti sostenitori delle criptovalute. La natura pro-cripto del suo team, della sua famiglia e dei suoi donatori aumenta la probabilità che Trump mantenga le promesse fatte in campagna elettorale al settore”.
Uno dei settori più promettenti per gli under 30 in cerca di lavoro in Italia è quello dei servizi informatici e delle telecomunicazioni. Si tratta infatti del secondo comparto per incidenza di giovani nelle nuove assunzioni dopo quello finanziario-assicurativo. Se in questo campo il 46% dei nuovi ingressi, nel mese di novembre, riguarderanno gli under 30, nell’abito tecnologico la percentuale è del 45,6%. Sono questi alcuni dei dati principali che emergono dal bollettino del Sistema Informativo Excelsior, realizzato da Unioncamere in collaborazione con il Ministero del Lavoro e delle Politiche sociali, che analizza le previsioni occupazionali per il mese di novembre. Le aziende ricercano in tutto 131mila under 30, pari al 31% degli ingressi programmati per novembre.
I dati generali
In generale a novembre 2024 si prevede un’ondata di assunzioni che coinvolgerà oltre 427mila nuovi lavoratori – secondo la rilevazione – con una proiezione di circa 1,3 milioni di posti nel trimestre che va da novembre 2024 a gennaio 2025. Tuttavia, rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, si registra una lieve contrazione, con 3mila assunzioni in meno nel mese, pari a un -0,7%, e 34mila in meno nel trimestre, pari a un -2,6%. A pesare è la carenza di competenze, dal momento che la difficoltà di reperimento delle risorse coinvolge il 47,9% delle assunzioni programmate. A livello territoriale, si osserva un aumento della domanda di lavoro nel Sud e nelle Isole, con un incremento di 10mila unità nel mese e 25mila nel trimestre, mentre nelle altre aree si registra una flessione.
Lavoro nei servizi in crescita
A guidare la crescita della domanda di lavoro sono le imprese del settore dei servizi, che cercano circa 307mila lavoratori a novembre e 908mila nel trimestre, segnando un incremento annuo del 2,5% nel mese e dello 0,6% nel trimestre. Turismo e commercio sono particolarmente i comparti più vivaci, con previsioni – rispettivamente – di 82mila e 72mila assunzioni.
Settore industriale in calo
Quanto alle previsioni per l’industria, sono meno ottimistiche, con una ricerca di 121mila lavoratori a novembre e 360mila nel trimestre, a – 8% rispetto a novembre 2023 e a -9,9% rispetto allo stesso trimestre dell’anno precedente. Le imprese manifatturiere prevedono di assumere circa 78mila lavoratori nel mese e 239mila nel trimestre, con cali significativi del 9,9% e del 12,5%.
Forme contrattuali e difficoltà di reperimento
Il contratto a tempo determinato rimane la forma più comune, con 237mila unità pari al 55,5% del totale, seguito dai contratti a tempo indeterminato (82mila, 19,2%). Le difficoltà di reperimento riguardano circa 205mila posizioni, il 47,9% delle assunzioni previste. Le maggiori criticità si riscontrano nei profili tecnici e specializzati, come ingegneri e analisti, con difficoltà fino al 71,5% per i tecnici della gestione dei processi produttivi e per gli specialisti nella progettazione di applicazioni.
La manodopera straniera
Le imprese prevedono 86mila ingressi di lavoratori immigrati nel mese di novembre, pari al 20,1% del totale dei contratti. I settori che maggiormente ricorrono alla manodopera straniera sono trasporti, logistica e magazzinaggio, e servizi di supporto, alloggio e ristorazione.
L’Itu scende in campo contro il climate change ed elabora un manifesto per la Cop29, frutto della collaborazione tra governi nazionali, organizzazioni internazionali, istituzioni finanziarie, filantropi, settore privato, accademia e società civile, in cui si mette in evidenzia il ruolo cruciale delle tecnologie e si delineano gli obiettivi green che si possono raggiungere grazie alla messa in pratica di politiche digital-oriented.
La dichiarazione Itu sulla Cop29: obiettivi e impegni
La dichiarazione- manifesto rappresenta un importante passo avanti nel riconoscimento del ruolo cruciale che le tecnologie digitali possono svolgere nel ridurre le emissioni di gas serra in vari settori economici e nell’adattamento agli impatti dei cambiamenti climatici, ad esempio.
Allo stesso tempo si evidenzia la necessità di affrontare gli impatti climatici negativi associati all’intero ciclo di vita delle tecnologie digitali, inclusi il consumo energetico e idrico del settore, l’impronta di carbonio della produzione di dispositivi e lo smaltimento non sostenibile delle infrastrutture digitali obsolete.
Un punto chiave è l’enfasi posta sulla raccolta di dati più coerenti e rigorosi sulle emissioni e i consumi energetici del settore Ict, considerati fondamentali per valutare con precisione gli impatti climatici e stabilire obiettivi più efficaci.
Tra i temi chiave anche il problema del divario digitale, considerato un ostacolo significativo per una transizione digitale equa e inclusiva, con una particolare attenzione agli effetti della disinformazione sulla percezione pubblica del cambiamento climatico. Focus dunque sull’inclusione e sull’alfabetizzazione nei pesi in via di sviluppo e tra le categorie più fragili.
Tecnologie digitali per l’azione climatica: sfide e opportunità
Le tecnologie digitali offrono dunque, secondo il manifesto, un ventaglio di opportunità senza precedenti per pitenziaare le azioni contro il climate change ma presentano anche sfide significative che devono essere affrontate con attenzione, a cominciare dal loro utilizzo delle tecnologie digitali per potenziare il monitoraggio climatico e le capacità di previsione, nonché per rafforzare la risposta alle emergenze e la preparazione attraverso sistemi di allerta precoce mobile.
Riflettori anche sul ruolo che il digitale può svolgere nella modellazione e la previsione energetica, rendendo le reti elettriche più resilienti agli impatti dei cambiamenti climatici e supportando le iniziative di energia pulita.
Sul fronte delle sfide il documento pubblicato da Itu sottolinea la la necessità di sviluppare politiche e progressi tecnici per contribuire al raggiungimento di emissioni nette zero e minimizzare l’intensità di risorse delle tecnologie digitali. Ciò include:
l’alimentazione delle infrastrutture digitali con energia pulita, la promozione di pratiche energeticamente efficienti;
la riduzione delle emissioni incorporate nelle infrastrutture digitali e nelle catene di approvvigionamento;
l’estensione del ciclo di vita dei prodotti e il miglioramento dei sistemi di riciclaggio e gestione dei rifiuti elettronici.
Altra sfida cruciale riguarda l’elaborazione di metriche e indicatori per misurare gli impatti climatici delle Ict e monitorare l’impatto delle azioni digitali sul clima. Serve, si legge nel documento, “un approccio equilibrato che massimizzi i benefici delle tecnologie digitali per l’azione climatica, minimizzando al contempo i loro impatti negativi sull’ambiente”
Infrastrutture digitali sostenibili: verso un futuro a zero emissioni
Altro pilastro della strategia messa nero su bianco da Itu è la realizzazione di infrastrutture digitali resilienti e sostenibili per accelerare verso…
Per facilitare lo sviluppo delle reti di telecomunicazione negli ultimi anni sono stati fatti notevoli sforzi per semplificare l’iter burocratico utile a ottenere i permessi per realizzare le opere. Nonostante ciò, in Italia gli operatori continuano ancora a sperimentare difficoltà nell’effettiva realizzabilità dei lavori, dovendo attendere, spesso, tempi non in linea con le normative. Sebbene le azioni intraprese abbiano generato innegabili effetti positivi sulle procedure autorizzative, non sono ancora sufficienti a garantire una rapida crescita delle infrastrutture. In Italia servono 144 giorni per ottenere le autorizzazioni per le reti mobili e 117 giorni per avere quelle relative agli scavi per la rete fissa.
L’obiettivo principale dell’indagine è stato quello di verificare se, a seguito dei vari interventi, si sono ravvisati miglioramenti nella gestione dei processi burocratici e nelle tempistiche degli iter autorizzativi che le imprese devono affrontare per ottenere i permessi necessari realizzare infrastrutture di connettività.
Il ruolo delle istituzioni
Governo e Parlamento infatti sono ripetutamente intervenuti negli anni nel tentativo di introdurre strumenti di semplificazione normativa e accelerare così lo sviluppo delle reti. I decreti-legge n. 76/2020 e n. 77/2021, noti come decreti semplificazioni, hanno introdotto una serie di innovazioni tese a velocizzare le procedure e a ridurre gli adempimenti richiesti agli operatori per la realizzazione delle infrastrutture sia fisse che mobili. Alle modifiche introdotte da tali decreti, se ne sono aggiunte ulteriori sia in sede di recepimento del Codice europeo delle comunicazioni elettroniche (D.Lgs. n. 207/2021) sia successivamente ad opera, in particolare, della legge n. 214/2023 e del D.Lgs. n. 48/2024.
I dati dello studio I-Com
L’indagine fa emergere una situazione in miglioramento, ma ancora non soddisfacente dal punto di vista della lunghezza e della complessità degli iter autorizzativi. Per ottenere l’illuminazione pubblica la tempistica media a livello nazionale si attesta sui 121 giorni, con notevoli differenze tra gli enti locali del centro, che risultano più efficienti, facendo segnalare 101,5 giorni medi per il completamento delle procedure, e quelli del sud (128,3 giorni) e del centro (131 giorni). La situazione appare migliore per quanto riguarda i tempi medi delle istanze per l’ottenimento dell’autorizzazione agli scavi, anche se si registrano ancora casi in cui i tempi raggiungono i 117 giorni. In questo caso sul versante territoriale a risultare più celeri sono gli enti locali del nord (109,3 giorni), seguiti dal sud (118,7 giorni) e dal centro (127 giorni).
Le reti mobili
Per quanto concerne l’autorizzazione alla realizzazione di infrastrutture per le reti mobili, si ravvisa una lieve diminuzione del tempo necessario, passato dai 162 giorni medi rilevati per il 2022 ai 144 dello scorso anno. Valori ancora particolarmente negativi, pure se in miglioramento significativo, anche per le convocazioni delle conferenze dei servizi da parte degli enti locali, strumento fondamentale per semplificare e razionalizzare i procedimenti autorizzativi permettendo di raccogliere…
Inwit ha perfezionato l’operazione di acquisto di una quota di controllo esclusivo del 52,08% del capitale sociale di Smart City Roma, che alla fine dello scorso anno si era aggiudicata la gara indetta da Roma Capitale per la concessione del progetto Roma 5G.
Il nuovo consiglio di amministrazione di Smart City Roma
Il closing dell’operazione si è perfezionato in data 30 ottobre 2024 a seguito del via libera delle competenti Autorità e dell’avveramento delle condizioni sospensive previste in linea con le pratiche di mercato, come stabilito dall’accordo formalizzato lo scorso 29 luglio. Nel contesto dell’operazione sono previsti dei diritti di opzione di acquisto (call) e vendita (put) sulle partecipazioni residue in Smart City Roma (già Boldyn Networks Smart City Roma, società di progetto precedentemente detenuta al 93% da Boldyn Networks Italia) che potranno essere esercitate successivamente al collaudo del progetto, previsto entro luglio 2029.
Di conseguenza, è stato nominato un nuovo consiglio di amministrazione di Smart City Roma composto da: Andrew Peter McGrath (in qualità di presidente), Michele Gamberini (nominato amministratore delegato), Antonino Ruggiero, Emilia Trudu e Andrea Mondo. In aggiunta, l’assemblea di Smart City Roma ha provveduto alla nomina di un nuovo collegio sindacale composto da: Eugenio Della Valle (presidente), Loredana Genovese e Maria Teresa Bianchi (sindaci effettivi) e Francesco Grandolfo ed Edoardo Ginevra (sindaci supplenti).
Il valore strategico dell’operazione per Inwit
L’operazione si inserisce nel business plan 2024-2026 di Inwit ed è coerente con la strategia che prevede investimenti in ottica “neutral host” a supporto dei piani di rete di tutti operatori di telecomunicazione, volti ad abilitare la crescente domanda di infrastrutture digitali integrate macro-grid e micro-grid, outdoor e indoor, in particolare in significativi progetti di smart city.
Il progetto Roma 5G si sviluppa in collaborazione con Roma Capitale a supporto di tutti gli operatori del settore per la connettività 5G in tutti i principali punti nevralgici della città (metropolitane, piazze e strade). In particolare, prevede la realizzazione di infrastrutture digitali e condivise per abilitare la copertura cellulare in 4G e 5G sulle linee A, B, B1 e C della metropolitana, in 100 piazze, 98 vie limitrofe e in 7 edifici pubblici del Comune di Roma (incluso il Campidoglio), anche attraverso l’installazione di small cells secondo le esigenze degli operatori. È inoltre prevista l’installazione del WI-FI in 100 piazze, di 2.000 telecamere e di sensori IoT.
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