I medici dell’NYU Langone Health Center di Manhattan hanno annunciato di aver eseguito il primo doppio trapianto di polmone completamente robotizzato.
L’intervento è stato eseguito il 22 ottobre su Cheryl Mehrkar, 57 anni.
Da dieci anni, Mehrkar soffriva di broncopneumopatia cronica ostruttiva (BPCO), peggiorata dopo aver contratto il Covid.
La donna ha passato anni alla ricerca di una cura prima di ricevere la chiamata in cui la clinica le comunicava di essere idonea per il trapianto.
La procedura mira ad accelerare il processo di guarigione e ad abbreviare la degenza in ospedale.
Durante l’intervento, un team di medici lavora in tandem con il robot che opera, rimuove i polmoni malati, prepara il sito chirurgico per l’impianto e quindi impianta i polmoni del donatore.
“So solo che era un uomo più giovane. Se ci pensi, c’è una famiglia in lutto e due settimane dopo io respiro con i suoi polmoni”, racconta Mehrkar intervistata dalla reuters.
A circa un mese dall’intervento, Mehrkar è già in piedi e cammina e tra pochi giorni sarà dimessa.
C’era acqua calda su Marte 4,45 miliardi di anni fa, dunque è probabile che il pianeta presentasse condizioni adatte a ospitare la vita: lo suggeriscono le tracce biochimiche rinvenute in uno zircone contenuto nel meteorite marziano Nwa 7034, il secondo più antico mai scoperto, soprannominato ‘Black Beauty’ per il suo colore scuro. Lo rivela uno studio pubblicato sulla rivista Science Advances da un gruppo di ricerca guidato dalla Curtin University in Australia.
“Abbiamo utilizzato la geochimica su scala nanometrica per rilevare prove elementari di acqua calda su Marte 4,45 miliardi di anni fa”, afferma il geologo Aaron Cavosie.
“I sistemi idrotermali sono stati essenziali per lo sviluppo della vita sulla Terra e le nostre scoperte suggeriscono che anche Marte aveva acqua, un ingrediente chiave per gli ambienti abitabili, durante l’antica fase di formazione della crosta. Attraverso l’imaging e la spettroscopia su scala nanometrica, il team ha identificato tracce di elementi in questo zircone unico, tra cui ferro, alluminio, ittrio e sodio. Questi elementi – conclude l’esperto – si sono aggiunti mentre lo zircone si formava 4,45 miliardi di anni fa, suggerendo che l’acqua era presente durante l’iniziale attività magmatica marziana”.
Robee è il primo robot umanoide certificato per l’utilizzo in fabbrica. Grazie all’intelligenza artificiale svolge anche funzioni cognitive. E per l’inaugurazione del Mets, il summit sulle tecnologie emergenti organizzato da Fiera Milano, è stato il primo ad intervenire come relatore. A progettarlo e produrlo, una start up di Carate Brianza.
Un team di scienziati ha individuato per la prima volta il segnale di una coppia di mostruosi buchi neri che sconvolgono una nube di gas al centro di una galassia a un miliardo di anni luce da noi.
Caotici e voraci, sono le caratteristiche che potrebbero descrivere perfettamente questi due buchi neri scoperti grazie ai dati dell’Osservatorio Neil Gehrels Swift della Nasa, satellite con una importante partecipazione italiana dell’Agenzia Spaziale Italiana (Asi) e dell’Istituto Nazionale di Astrofisica (Inaf).
Il gruppo di ricerca ha infatti rilevato per la prima volta un evento transiente di distruzione mareale in cui una coppia di buchi neri supermassicci sta interagendo con una nube di gas nel centro di una galassia distante. I risultati della ricerca sono stati pubblicati oggi sulla rivista ‘Astronomy and Astrophysics’.
Il segnale di questo fenomeno, noto come AT 2021hdr, si ripete periodicamente, offrendo agli astronomi un’opportunità unica di studiare il comportamento di questi oggetti cosmici estremi.
“E’ un evento molto strano che si ripete ogni pochi mesi”, spiega Lorena Hernàndez-Garcìa, ricercatrice presso il Millennium Institute of Astrophysics e il Millennium Nucleus for Transversal Research and Technology to explore Supermassive Black Holes, prima firma dello studio: “Crediamo che una nube di gas abbia inghiottito i buchi neri; mentre orbitano l’uno attorno all’altro, i buchi neri interagiscono con la nube, perturbando e consumando il suo gas. Questo produce oscillazioni che si osservano nella luce del sistema”.
AT 2021hdr e’ stato scoperto grazie all’Alerce broker e osservato per la prima volta nel 2021 con lo Ztf (Zwicky Transient Facility) presso l’Osservatorio Palomar in California.
Cosa provoca questo fenomeno? Dopo aver esaminato diversi modelli per spiegare ciò che vedevano nei dati, i ricercatori hanno dapprima considerato l’ipotesi di un evento di distruzione mareale (in inglese ‘tidal disruption event’), vale a dire la distruzione di una stella che si era avvicinata troppo a uno dei buchi neri, per poi convergere su un’altra possibilità: la distruzione mareale di una nube di gas, più grande del sistema binario stesso.
Analizzando i dati raccolti, la dinamica è apparsa subito chiara: quando la nube si è scontrata con i due buchi neri, la loro forza di attrazione gravitazionale l’ha fatta a pezzi, formando filamenti attorno alla coppia.
La nube si è poi riscaldata per attrito, il gas è diventato particolarmente denso e caldo vicino ai buchi neri, mentre la complessa interazione di forze ha fatto sì che parte del gas venisse espulso dal sistema a ogni rotazione. ZTF ha rilevato esplosioni da AT 2021hdr ogni 60-90 giorni dal primo brillamento.
Il gruppo di Hernàndez-Garcìa ha osservato la sorgente con Swift da novembre 2022. Il satellite americano Swift li ha aiutati a determinare che la coppia di buchi neri produce oscillazioni nella luce ultravioletta e nei raggi X simultaneamente a quelle viste nella luce visibile.
Tra gli enti di ricerca coinvolti nello studio c’è anche l’Inaf.
“È la prima volta che si osserva un evento di distruzione mareale di una nube di gas da parte di una coppia di buchi neri supermassivi”, afferma Gabriele Bruni, ricercatore presso l’Inaf di Roma: “In particolare, l’oscillazione periodica misurata in banda ottica, ultravioletta, e raggi X ha una durata mai osservata in precedenza per un evento di distruzione mareale. Grazie al monitoraggio costante di Ztf e’ stato possibile scoprire questo peculiare sistema, e avviare osservazioni in diverse bande. La survey dello Ztf infatti copre il cielo intero ogni 3 giorni, permettendo per la prima volta di scoprire un grande numero di questi fenomeni astrofisici transitori”.
“I fenomeni transienti permettono di studiare ‘in diretta’ l’evoluzione dei sistemi di accrescimento su buchi neri supermassicci, dove la gravità e il campo magnetico si trovano a un regime energetico estremo. Sono quindi laboratori che non riusciremo mai a riprodurre sulla terra, dove testare nuove leggi della fisica”, dice Francesca Panessa, ricercatrice presso l’Inaf di Roma.
I due buchi neri protagonisti della scoperta si trovano nel centro di una galassia chiamata 2MASX J21240027+3409114, situata a 1 miliardo di anni luce di distanza in direzione della costellazione del Cigno.
I due buchi neri sono separati da circa 26 miliardi di chilometri e insieme contengono 40 milioni di volte la massa del Sole. Gli scienziati stimano che i buchi neri completino un’orbita ogni 130 giorni e che si fonderanno tra circa 70 mila anni.
A 55 anni dallo sbarco sulla Luna, i programmi spaziali si preparano a entrare in una nuova era dominata dai privati. Se allora a contendersi il primato del primo passo sul suolo lunare erano le agenzie spaziali governative di Stati Uniti e Unione Sovietica, oggi l’alleanza fra il neoeletto presidente Trump e il fondatore di SpaceX Elon Musk apre uno scenario nel quale la presenza delle aziende si propone come dominante.
Artemis per la Nasa, Starship per SpaceX Il primo segnale riguarda proprio la Luna: mentre la Nasa ha scelto per il programma Artemis il gigantesco razzo Space Launch System, la nave Starship che SpaceX ha progettato per i futuri viaggi verso la Luna e Marte potrebbe essere favorita da nuove norme.
Se questa tendenza fosse confermata con il ritorno di Trump alla Casa Bianca il prossimo gennaio, potrebbe essere rivisto anche il programma Artemis promosso dalla Nasa e al quale si sono uniti molti Paesi, compresa l’Italia.
Esperti: accelerazione dei tempi per le grandi esplorazioni Quello che gli esperti internazionali di spazio si aspettano è una possibile spinta ad accelerare i tempi, in una nuova corsa per tenere il passo con la Cina e la sua intenzione dichiarata di portare i suoi taikonauti sul suolo lunare entro il 2030.
Perché questa accelerazione sia possibile, a SpaceX hanno bisogno di regole più snelle. Più volte, infatti, Musk ha lamentato l’esistenza di norme troppo stringenti. Lo ha fatto per esempio quando la Federal Aviation Administration (Faa) ha imposto un stop di alcune settimane ai test in volo della Starship dopo l’esplosione di un booster avvenuta il 28 gosto scorso. Era una pausa necessaria per capire le cause dell’esplosione, ma che Musk ha definito “superflua”.
Lancio della missione Transporter11 di SpaceX, con a bordo l’Iperdrone italiano (SpaceX)
SpaceX lancia il satellite europeo-giapponese per la ricerca sul clima (Reuters)
La commissione per l’efficienza del governo con a capo Musk Sul fronte dei finanziamenti, potrebbe avere riflessi sulla corsa alla Luna anche il nuovo ruolo di Musk a capo della nuova Commissione per l’efficienza del governo. La sua promessa di fare in modo che il denaro dei contribuenti “sia speso in modo corretto” potrebbe infatti influire sul destino dello Space Launch System della Nasa. Quest’ultimo, a differenza della Starship, non è riutilizzabile, può volare solo una volta ogni due anni e il costo di ogni lancio supera 4 miliardi di dollari, il quadruplo rispetto alle stime iniziali. SpaceX tende invece a ridurre i costi di ogni volo a meno di dieci milioni di dollari.
Elon Musk/SpaceX’s Polaris Dawn Falcon 9 (gettyimages)
Ax3 SpaceX TestDrive PRIME (Rainews)
Intanto la Cina: obiettivo 2031 Starship potrebbe infine diventare un problema anche per il programma Mars Sample Return, con il quale Nasa e Agenzia Spaziale Europea vorrebbero portare sulla Terra i primi campioni del suolo marziano.
I suoi tempi e i costi, entrambi dilatati rispetto alle stime iniziali, potrebbero lasciare campo libero alla Starship e a imporre una scelta in tempi rapidi potrebbe essere l’intenzione della Cina di portare sulla Terra i primi campioni da Marte entro il 2031.
Ma il sogno della frontiera, cardine nella cultura di governo e degli States, avrà quasi certamente un nuovo, potente impulso, con l’arrivo dell’imprenditore più ricco del mondo in politica.
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