di Pierluigi Panza

Il prestigioso Piranesi Prix de Rome alla carriera della milanese Tagliabue per i suoi capolavori in tutto il Pianeta. Con il marito Enric Miralles fondò lo studio Embt che guida a Shanghai e Barcellona dopo la morte di lui

Progettare insieme la vita e l’arte ricorre in celebri coppie: Frida Kahlo e Diego Rivera, Lina e Pietro Bo Bardi, Robert Venturi e Denise Scott-Brown, Massimiliano e Doriana Fuksas… e, fino a quando il destino non li ha separati, Benedetta Tagliabue e Enric Miralles. Si erano conosciuti in America; lui, spagnolo, le parlava italiano perché, ricorda Benedetta Tagliabue, «negli anni Settanta l’Italia era la meta di tutti gli architetti, dove si faceva un’architettura meravigliosa». Lei, milanese laureata in architettura allo Iuav di Venezia è andata avanti da sola a Barcellona, la città di lui, dopo la scomparsa di Miralles nel 2000. E, di anno in anno ha ottenuto sempre maggiori commesse fino all’assegnazione del progetto di restyling per il mercato di Santa Caterina nel capoluogo catalano, il Padiglione spagnolo all’Expo 2010 e la docenza all’Università politecnica della Catalogna.

Nel marzo di quest’anno ha ricevuto il premio «Woman in architecture» e ora le è stato assegnato a Roma il «Piranesi Prix de Rome» alla carriera, promosso dall’Accademia Adrianea con l’Ordine degli Architetti di Roma, uno dei maggiori riconoscimenti italiani specie per la progettazione all’interno di contesti archeologici. L’Accademia Adrianea lavora alla promozione della qualità della nuova architettura sull’antico ed è giunta alla XI edizione del premio Piranesi.

Crescita

Tagliabue fondò con Miralles lo studio Embt nel 1994 sulla base di una collaborazione avviata nel 1992, poco prima delle Olimpiadi di Barcellona, un periodo di straordinaria vivacità della città. Insieme i due architetti hanno firmato progetti come il Parlamento di Edimburgo, il municipio di Utrecht in Olanda, la sede del Gruppo Gas Naturale sulla costa di Barcellona… Dopo la scomparsa di Miralles, Tagliabue non si è persa d’animo e ha continuato alla guida dello studio. Sono nati così gli attuali progetti della Business School dell’Università Fudan di Shanghai, le torri degli uffici di Xiamen e Taichung, gli spazi pubblici di Hafen City ad Amburgo, la stazione della metropolitana Clichy-Montfermeil a Parigi e la stazione centrale della metropolitana di Napoli. Oggi Embt ha uffici a Barcellona e Shanghai e opera in tutto il mondo, in continua crescita con un ambiente di lavoro multiculturale e pieno di aspiranti architetti che lavorano a contatto con i direttori del progetto.

Benedetta Tagliabue torna spesso in Italia. Era qui per progettare il Padiglione Italia della Biennale d’arte 2011 curata da Vittorio Sgarbi (fu insignita del Leone d’oro) e poi alla Biennale di architettura del 2021 per l’esposizione «Living Market» nei padiglioni dell’Arsenale di Venezia. Della sua città d’origine, Milano, predilige quella dell’avvento del Movimento Moderno, quella anni Venti-Trenta «dove si vede l’eleganza tipica di una città molto orgogliosa, con uno stile speciale, austero», raccontò un giorno. Se le si chiede un negozio dove acquisti oggetti che si trovano solo a Milano risponde la libreria Hoepli, «una libreria storica meravigliosa che per noi è sempre stata una meta, anche quando viveva Enric: lui era un lettore famelico aveva bisogno di cambiare libri e la Hoepli era per noi un luogo di pellegrinaggio». Il bar Bastianello, invece, «è un luogo di grande familiarità e significa per me ritornare in Italia e prendersi un cappuccino buonissimo».

Motivazione

Tagliabue vede l’architettura come una possibilità per creare felicità, benessere, anche allungare la vita delle persone, poiché l’architettura ha un’influenza impressionante sulla società. Nell’attuale forte momento di trasformazione giudica le donne avvantaggiate, poiché «da sempre hanno avuto la capacità di adattarsi». Anche le grandi architette come Lina Bo Bardi, Gae Aulenti, Zaha Hadi. In una intervista ha dichiarato che la pandemia (da lei trascorsa a Barcellona) ci ha fatto scoprire gli spazi personali e abbiamo capito che le nostre case diventano quasi pubbliche e questi rivela il carattere delle persone che ci abitano.

«Il nome e l’opera di Benedetta Tagliabue – si legge nella motivazione dell’Accademia Adrianea presieduta da Pier Federico Caliari, uno dei maggiori studiosi di Villa Adriana – va ad arricchire un albo d’oro del Piranesi Prix de Rome costellato da figure che hanno fatto dell’architettura contemporanea il campo di applicazione privilegiato per una continua ricerca sull’essenza stessa dell’architettura e sui valori permanenti del classico nel complesso divenire e mutamento della realtà, da Rafael Moneo a David Chipperfield, da Peter Eisenman a Bernard Tschumi e Yoshio Taniguchi; da Alberto Campo Baeza a Eduardo Souto de Moura».

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17 dicembre 2021 (modifica il 17 dicembre 2021 | 08:15)

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