Stefano De Alessi, ad di Dao -agenzia leader in Italia nel management sportivo e marketing – spiega il successo delle Finals di tennis anche per la business hospitality

La sfida è ambiziosa: “Essere all’altezza della 02 Arena di Londra, fare un eccellente lavoro e consolidarlo fino al 2026”. Sa che può puntare in alto Stefano De Alessi, fondatore e ad di Dao Medspa– una delle più importanti agenzie italiane di sport marketing, comunicazione e consulenza sportiva con sedi a Roma e Milano– e che in questi giorni si è trasferito a Torino, dove è nato 54 anni fa, per aver acquisito il diritto di vendita in esclusiva di tutto il progetto corporate delle Atp Finals di tennis. Dopo alcuni incontri degli europei di calcio, questo è sicuramente il primo grande evento di sport a livello internazionale e con il pubblico in presenza che si svolte nel nostro Paese dopo la pandemia. Non facile, visto che comunque l’eredità degli anni trionfali delle Finals a Londra period pesante anche senza le limitazioni imposte dal Covid. “Difficoltà ce ne sono stata, infatti Il 90% fatturato arriva dall’Italia– ammette De Alessi–. Le aziende dall’estero non arrivano in questo momento, con il Covid che in Europa galoppa. E così non abbiamo potuto contare sui clienti dagli U.S.A., dal Medio Oriente, così come non ci sono cinesi né giapponesi. Fino allo scorso anno, l’ “out of London” contava per l’85-90% del fatturato corporate. Ma siamo molto soddisfatti dalla qualità delle aziende che hanno deciso di usufruire del servizio”.

Ormai, a metà percorso delle Atp Finals, può tirare un sospiro di sollievo. Sta già pensando al futuro?
“Lavoreremo per garantire ai nostri potenziali clienti – italiani ed esteri – la possibilità di scegliere il servizio leading che preferiscono attraverso visite virtuali. Potranno riprodurre in anticipo l’experience che poi vivranno. La sceglieranno acquistando il biglietto”.
Come nasce Dao?
“Fu un’intuizione di Franco Sensi, allora presidente dell’AS Roma. Lavoravamo già insieme perché ero advertisement di Havas Italia ma lui mi chiamò per fare il direttore commerciale e, insieme alla figlia Rosella, mi chiesero di fare l’advisor creando una società, era il 2004. Il nome Dao deriva dalle mie iniziali e da quelle del mio ex socio, Edoardo Ottaviani. All’inizio eravamo in cinque (oggi trenta) e ci occupavamo solo della Roma. Poi ho iniziato a lavorare come advisor commerciale di eventi sportivi, come i mondiali di nuoto del 2009, dove è nato il connubio con Giovanni Malagò, che ci ha portati anni dopo a collaborare con il Coni. Fu lui, nel 2007, a presentarci Federica Pellegrini, la prima atleta a entrare nel nostro roaster. Oggi sono 56, tutti campioni di altissimo livello, come Filippo Ganna, Elia Viviani, Paola Egonu, Fabio Fognini, Flavia Pennetta, Gregorio Paltrinieri”.
Ma nessun calciatore …
“Esatto, non rappresentiamo calciatori. Non c’è un perché ma piace così a tutti noi”.
Sono tre i principali possession di Dao: management per atleti, advisoring e acquisizioni di diritti commerciali e marketing di grandi eventi. Partiamo dagli atleti: quanto il digitale ha cambiato la gestione dei campioni dello sport?
“Ha cambiato tutto il business: oggi le sponsorship necessitano la creazione di content, mentre prima bastava la visibilità televisiva del marchio. Ora, infatti, si parla di collaboration. E bisogna essere social, anche gli sponsor tecnici chiedono come prima cosa i dati degli atleti sui social: la loro capacità di comunicare conta più delle loro efficiency sportive. Non mi occupo direttamente nel quotidiano degli atleti, questo lo fa la mia socia Alessandra Guerra, con un gruppo di professionisti: dal fiscalista all’avvocato fino all’ufficio stampa”.
Quali novità dobbiamo aspettarci?
“Oggi tutti parlano di Nft: ci piacerebbe molto creare foto artistiche con gradi atleti e poi metterne in vendita una serie limitata. Sarebbe un progetto cool”.
Come si è evoluto l’advisoring?
“Se vuoi fare cose di alto livello, trovi chi spende molto.Difficile comunicare negli sport minori. È più facile per le aziende individuare un percorso con un atleta che non essere sponsor o partner di squadre in generale”.
Diritti commerciali e marketing, forse qui c’è stata la rivoluzione maggiore?
“Devi imparare giorno per giorno, le proprietà intellettuali dei singoli atleti sono cambiate. Con l’autoproduzione dei social il diritto industriale diventa una voce del contratto. Non è nuovo ma prima nessuno ci pensava, oggi è un termine importante. Poi tante, tantissime regole legate proprio ai social”.
Dopo le Atp Finals di Torino non vi piacerebbe continuare a lavorare a livello internazionale?
“Sì e crediamo di avere le ability per poterlo fare. Mi piacerebbe creare eventi all’estero dove lo sport può essere un veicolo per dimostrare la grande professionalità italiana. Vorrei trovare un partner con cui poter fare eventi di altissimo livello anche all’estero”.

17 novembre 2021 (modifica il 17 novembre 2021|19:18)

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