di Giovanna Maria Fagnani

Il Comune di Milano premiato con l’Earthshot Prize del Principe William. Gli hub di quartiere e i meriti delle associazioni come Salvacibo, Recup, Caritas. Il grande impegno dei giovani, dei gruppi Scout, dei volontari di ogni età

La vicesindaca Anna Scavuzzo all’inaugurazione del nuovo hub contro lo spreco nel quartiere Gallaratese

Sei tonnellate di frutta, verdura e altri alimenti ogni settimana. E solamente dai cinque mercati del Municipio 6, la zona Sud che va dal Ticinese alla Barona. Li recuperano i volontari dell’associazione Salvacibo: 70 persone di 23 nazionalità diverse. Invece la Caritas, nel 2020, con i suoi supermercati solidali ha gestito la redistribuzione di mille tonnellate di cibo, aiutando 34mila indigenti. I ragazzi del gruppo Scout Milano 10 per un anno hanno seguito il mercato di via Odazio permettendo l’avvio del recupero anche lì. E ha dell’eccezionale l’esperienza di Recup: cinque anni fa una dei fondatori, Rebecca, allora 25enne, ha visto un’esperienza contro lo spreco al mercato di Lille, in Francia. È tornata a casa, ha coinvolto un gruppetto di amici e hanno cominciato a fare lo stesso a Milano.

Oggi sono una community con 330 iscritti, migliaia di follower sui social e volontari dai 16 ai 70 anni. Il cibo? Ne recuperano in media tre tonnellate al giorno. Milano è da anni in prima linea per combattere lo spreco alimentare. E c’è l’infaticabile impegno dei volontari delle associazioni del Terzo settore dietro l’Earthshot Prize, il prestigioso riconoscimento internazionale istituito dal Principe William insieme a David Attemborough, con l’intenzione di renderlo una sorta di Nobel per l’ecologia, che premi le migliori e più innovative soluzioni per proteggere l’ambiente. Tra i vincitori, proclamati il 18 ottobre c’è anche Milano. «Unica grande città a combattere lo spreco alimentare» ha detto il Principe. Il contributo di un milione di sterline premia l’esperienza degli hub di quartiere contro lo spreco alimentare istituiti dal Comune. Questi luoghi hanno permesso di trasformare le eccedenze in 260mila pasti equivalenti per i bisognosi.

«Il Terzo settore è stato il mezzo tramite cui il progetto degli hub ha potuto realizzarsi: come avrebbe potuto senza volontari che andavano a recuperare il cibo, lo impacchettavano, lo distribuivano? E chi meglio dei giovani poteva dare disponibilità – racconta Rossella Sacco, portavoce del Forum Terzo settore – nel periodo del lockdown? I giovani si sono avvicinati alle nostre reti di solidarietà, hanno trovato concretezza ma anche chi li ha saputi guidare perché non fossero semplicemente una forza lavoro, ma trovassero un percorso di riconoscimento per essere soggetti attivi della propria comunità. I giovani stanno dando tanto». «I nostri ragazzi hanno dai 17 ai 21 anni. Nei mercati – racconta Luca Ciavarella, responsabile degli Scout Milano 10 – hanno toccato con mano quanta dignità ci fosse nelle persone che cercavano aiuto e quanto fosse difficile, all’inizio, stabilire un dialogo. Nei mesi poi abbiamo visto quanto anche i negozianti apprezzassero la nostra causa e ci aiutassero».

Nei mercati

Sandra Valente, responsabile di Salvacibo ha un sogno: «Sembrerà un’utopia ma io ci credo: i mercati di Milano possono diventare a spreco zero, lo dicono i numeri che facciamo noi e tutti gli altri. Lo vedo nei ragazzi che si avvicinano come volontari. Il nostro primo obiettivo – dice – è l’inclusione: nei nostri mercati i “rovistatori“, ovvero le persone che aspettavano la fine della vendita per cercare qualcosa da mangiare fra i rifiuti, ora non ci sono più. Questo perché noi recuperiamo il cibo e lo distribuiamo ai bisognosi. Ma non è una semplice distribuzione, è un pretesto per incontrarli, avviare un percorso per aiutarli. Oggi 27 di loro sono nostri volontari».

Alberto Piccardo, presidente di Recup, ha davanti agli occhi l’immagine di Francesca, una delle persone anziane aiutate in questi anni: «Veniva tutti i mercoledì a fare la spesa da noi. Si vergognava e a sua figlia diceva che andava al mercato. Alla fine si è confidata, ci ha detto che prendeva 500 euro di pensione e doveva pagare l’affitto e tutte le sue medicine: era molto malata». Il cibo donato è il primo step per un incontro: «Non assistenzialismo, ma inclusione e cittadinanza attiva. I volontari s’impegnano anche solo un’ora a settimana, ma l’emozione è impagabile. La cosa di cui siamo più felici? Il fatto che a Roma un gruppetto di ventenni ha avviato una sezione di Recup e recuperano già 400 kg di cibo a settimana».

Alberto, Sandra, Luca. Volti di un tessuto sociale che ha dimostrato di essere attivissimo anche durante la pandemia. «È così che il Comune ha potuto ricevere questo riconoscimento internazionale. Il volontariato – conclude Andrea Fanzago, presidente di Csv Milano – ha saputo adattarsi sia in termini di ricambio generazionale sia di operatività. In generale l’emergenza Covid ha accelerato l’ingresso dei giovani: hanno scoperto nuovi ambiti d’impegno, come quello del recupero del cibo, e insieme è cresciuto l’impegno civico della gente».

25 ottobre 2021 (modifica il 27 ottobre 2021 | 07:27)

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