Il 12 gennaio 1882 — dunque esattamente 140 anni fa — veniva inaugurata la prima centrale elettrica a carbone al mondo usata per l’illuminazione stradale. La tecnologia era quella di Thomas Edison, come si legge ancora in un’immagine straordinaria dell’epoca: Edison Electric Light Station. Ma la luce elettrica pubblica non nacque a Manhattan come spesso si sente ripetere. La centrale era collocata al 57 di Holborn Viaduct, la via che ancora oggi porta dalla Cattedrale di Saint Paul al British Museum. Pieno centro cittadino dunque: oggi nel quartiere si trovano le sedi di Goldman Sachs e CapGemini.
Dunque si può dire che Holborn Viaduct fu la prima via al mondo ad essere illuminata in maniera continuativa e affidabile con la corrente elettrica: il generatore poteva accendere fino a 1.000 lampadine. Non fu questa la causa della fine della ricchissima industria dell’olio di balena. L’impero di Nantucket — la capitale dell’olio di balena da dove salpò la Essex all’inizio dell’Ottocento, la nave colata a picco da una balena che poi divenne la scintilla da cui partì Melville per scrivere Moby Dick — era già stata messa in crisi dal gas e già nei decenni prima alcune città, tra cui Parigi, avevano tentato di usare il gas per l’illuminazione stradale. In alcune città le lampadine “ad arco” erano già state accese, ma senza una centrale ad alimentarle in maniera continuativa gli intoppi erano all’ordine del giorno. D’altra parte le stesse lampadine ad incandescenza a filamento di carbonio di Thomas Edison (inventate nel 1779 modificando progetti preesistenti ma meno efficaci, come quello di Heinrich Goebel come venne riconosciuto in successivi scontri giudiziari) avevano all’inizio una vita di poche decine di ore. La dinamo di Manhattan iniziò a funzionare nel settembre dello stesso anno, il 1882, al 255 di Pearl Street. Era il quartiere finanziario di New York e la prima casa ad essere illuminata fu chiaramente quella di Jp Morgan.
Milano non rimase a guardare: nel 1881 a Parigi si era tenuta l’esposizione mondiale dell’elettricità. Lì l’ingegnere Giuseppe Colombo aveva visto all’opera la corrente continua di Edison e aveva acquistato proprio nel 1882 i suoi brevetti. Nacque così, ma nel 1883, la centrale nella ex sede del teatro di Santa Radegonda dove ancora oggi ha sede la Edison.
In realtà la storia andò a finire male: le centrali a corrente continua costavano troppo. Il caro-bollette di cui si parla oggi ha origini antiche e, anzi, dal punto di vista economico ha giustificato la nazionalizzazione delle società e la nascita delle municipalizzate (l’altissimo costo delle infrastrutture ne fanno un tipico esempio, in economia, di monopolio naturale). Lo scontro tra Edison e Tesla che vide consumarsi anche colpi bassi — come quando Edison consigliò di usare la corrente alternata per la prima esecuzione sulla sedie elettrica del criminale accusato di femminicidio Kemmler — si concluse a favore dell’inventore serbo, ma in realtà per nessuno. La Edison fallì e confluì in una società dove Jp Morgan la fuse con la società rivale di Westinghouse e Tesla. Quella società sarebbe diventata la General Electric.
Blockchain e Distributed Ledger avanti tutta. L’ecosistema nato dal bitcoin prosegue velocemente la sua espansione con applicazioni diverse, dalle criptovalute agli Nft, passando per il DeFi. Nel 2021 si contano a livello globale 370 iniziative (progetti e annunci) sviluppate da aziende e PA, +39% rispetto al 2020, che portano a 1.615 il totale dei casi censiti dal 2016 ad oggi. Emerge dalla ricerca dell’Osservatorio Blockchain e Distributed Ledger della School of Management del Politecnico di Milano, secondo cui la crescita delle applicazioni apre alla rivoluzione del Web decentralizzato, il Web3, considerato la naturale evoluzione dell’attuale Web “centralizzato” dominato dalle big tech.
Lo scenario italiano
A fronte di questo “fervore” internazionale, il mercato italiano è in fase di attesa. Ancora non si vede una crescita decisa dell’adozione delle tecnologie Blockchain e gli investimenti delle aziende sono pari a 28 milioni di euro nel 2021, più o meno stabili rispetto ai 23 milioni del 2020 e ai 30 milioni del 2019. In Italia il settore più attivo si conferma quello finanziario e assicurativo, con il 50% degli investimenti. Seguono la pubblica amministrazione (15%), in forte crescita anche grazie allo sviluppo dell’Italian Blockchain Service Infrastructure, l’agroalimentare (stabile all’11%) e le utility (10%) che, dopo numerose sperimentazioni negli scorsi anni, ha visto un deciso incremento.
Energy e Blockchain: quali opportunità?
In continuità con il 2020, il mercato italiano è focalizzato soprattutto sullo sviluppo di progetti pilota e sull’evoluzione di quelli già in produzione: solo il 13% degli investimenti riguarda Proof of Concept o attività di formazione.
Ma ai consumatori italiani piace la criptovaluta
Se l’adozione delle aziende stenta ancora a decollare, i consumatori italiani sono sempre più orientati all’utilizzo delle applicazioni Blockchain, in particolare le criptovalute: ben il 12% degli italiani ha già acquistato Bitcoin o altre criptocurrencies, il 17% è interessato a farlo in futuro, mentre il 58% le conosce ma non è interessato a possederle e solo il 13% non le conosce affatto.
Si apre l’era della tokenized economy
“Il mondo Blockchain continua ad attrarre l’interesse di istituzioni, aziende e media – afferma Valeria Portale, Direttore dell’Osservatorio Blockchain e Distributed Ledger -. Le criptovalute sono ormai diffuse anche tra gli attori tradizionali del mondo finanziario e dei pagamenti, che valutano di integrarle nell’offerta anche come forma di investimento. Sono esplosi gli Nft, che presto potranno essere sfruttati anche nel “metaverso”. Sempre più aziende si stanno avvicinando alla ‘tokenized economy’, in cui prodotti, asset finanziari e digitali verranno scambiati sotto forma di token. E molte stanno lanciando progetti basati piattaforme DLT e smart contract. In questo scenario, la Blockchain si sta affermando come la tecnologia che guiderà la nuova evoluzione di Internet, il Web3”.
“Le community più innovative e i nuovi progetti si stanno spostando verso modelli di business decentralizzati e disintermediati, continuando a sviluppare il mondo delle DApp – prosegue Francesco Bruschi, Direttore dell’Osservatorio Blockchain e Distributed Ledger -. E il valore della decentralizzazione è sempre più chiaro anche alle istituzioni internazionali: in Europa, prosegue l’evoluzione dell’European Blockchain Services Infrastructure, mentre le Banche Centrali, in risposta alla crescita…
Friulano, 31enne, giocava in Eccellenza. Ora è nella Premier League maldiviana: «Quando ho avuto l’occasione ho firmato subito. Non vivo in spiaggia ma in un appartamento a Malé. Nel tempo libero però vado su qualche isoletta a rilassarmi…»
Mollo tutto e vado alle Maldive. A giocare a pallone. È la storia di Giacomo Favero, 31 anni, friulano, che nell’aprile del 2021 ha scelto di lasciare l’Italia per andare a giocare nell’isola tropicale dell’Oceano Indiano. «Tutti potrebbero immaginare che io viva in spiaggia o nei resort. In realtà sto a Malé, nella capitale, in un appartamento: è una città normalissima, solo che sei alle Maldive», ha raccontato in un’intervista a Radio Deejay.
Con Moriero, c.t. della nazionale
Un giramondo, questo Favero: dopo le giovanili nel Verona, ha giocato con Sacilese in serie C, per poi traslocare a Malta. Poi il ritorno in Italia: Rimini, Ligorna, Licata, Mazara, Gela, Pro Gorizia e Pievigina, club in provincia di Treviso che milita nell’Eccellenza. È stata l’ultima squadra italiana prima della scelta di vita maldiviana. «Tutto merito di una persona che mi ha aperto le porte del mercato estero. Non ci ho pensato due volte, ho subito chiesto: dove devo firmare?». Il campionato di serie A delle Maldive si chiama — un po’ pomposamente — Premier League, vi partecipano 8 squadre ed è stato fondato solo nel 2014. Campione in carica è il Maziya. Favero gioca con gli Eagles, le Aquile. Il livello tecnico è quello di un campionato dilettanti italiano: Eccellenza, Serie D. La Nazionale è allenata da un altro italiano: Francesco Moriero, ex Inter.
La vita alle Maldive
Ma come è la vita quotidiana di un calciatore alle Maldive, dove di solito i campioni vanno a svernare nella sosta del campionato? «Mi sposto sempre a piedi o in motorino — racconta Favero —. Nel giorno libero, solitamente quello dopo la partita, o vado a Hulhumale, l’isola vicino a Malé più moderna e più carina, oppure mi sposto con qualche speedboat e vado in qualche isoletta a rilassarmi. Non gioco alla PlayStation sul divano, mi piace anche vivere e conoscere la cultura locale». E il rapporto con i locali? «Qui sono conosciuto, ma solo perché siamo in pochi stranieri. Ognuno si fa abbastanza gli affari suoi, e per me è meglio così: io sono fidanzato…».
12 gennaio 2022 (modifica il 12 gennaio 2022 | 14:40)
Per precauzione gli Stati Uniti hanno sospeso per 15 minuti decolli e atterraggi negli aeroporti della costa Ovest degli Stati Uniti.
DAL NOSTRO CORRISPONDENTE PECHINO — C’era anche Kim Jong-un , appostato con binocolo a un finestrino del suo autobus da campo speciale, ad assistere ieri al secondo lancio missilistico nordcoreano del 2022. Il dittatore non aveva partecipato ai test da diversi mesi e la sua presenza sulla scena, i grandi sorrisi, gli applausi dei suoi gerarchi fanno pensare che effettivamente la prova a fuoco sia stata di un certo rilievo e il risultato entusiasmante (dal punto di vista di Kim).
Gli analisti hanno tratto un altro dettaglio dalle immagini: nel vagone comando, davanti a Kim, c’era anche la sorella Kim Yo-jong, spalla a spalla con due alti funzionari dell’apparto militare e industriale nordista.
La presenza della signora significherebbe un ulteriore innalzamento della sua posizione: non solo addetta all’immagine del fratello maggiore, ma anche coinvolta nelle attività militari che sono per Kim la polizza di assicurazione sulla sopravvivenza del regime. Finora, Kim Yo-jong era sempre stata solo intravista nelle retrovie delle operazioni, a rispettosa distanza da generali e altissimi dignitari.
Oggi la propaganda di Pyongyang, diffondendo le immagini del Maresciallo durante il test, afferma che il missile era della categoria ipersonica e che ha «volato per 600 km con maggiore manovrabilità rispetto ai due tentativi precedenti, effettuando un’ampia virata e avvitamenti per altri 240 km prima di centrare il bersaglio posto a 1000 km di distanza».
Secondo la valutazione ufficiale della Difesa sudcoreana, l’ordigno ha volato per più di 700 chilometri, a una velocità massima di Mach 10 (che significa 10 volte superiore a quella del suono) e raggiungendo un apogeo di 60 chilometri. Seul dice di non credere che il missile fosse spinto da tecnologia ipersonica, ma solo balistica (innalzamento e ricaduta con traiettoria parabolica: sicuramente ipersonici erano invece i missili lanciati dalla Cina settimane fa, che hanno sorpreso gli Stati Uniti).
Martedì mattina però, il lancio nordcoreano ha preoccupato anche la Federal Aviation Administration Usa (che sovrintende ai voli di aerei civili): pochi minuti dopo la rilevazione dell’ordigno sul Mar del Giappone, sono stati sospesi decolli e atterraggi negli aeroporti della costa Ovest degli Stati Uniti.
«La piena operatività è ripresa in meno di 15 minuti» ha detto in un comunicato la FAA sottolineando che la sua policy è sempre di «prendere misure precauzionali» .
La Nord Corea sostiene di aver condotto tre test con missili ipersonici: il primo nel settembre del 2021; il secondo il 5 gennaio 2022 e il terzo ieri.
Al momento, solo Stati Uniti, Russia e Cina ammettono di aver effettuato lanci di ordigni ipersonici, la cui pericolosità non è tanto nella velocità, ma nel fatto che r ispetto ai missili balistici volano a quote più basse, sono manovrabili e quindi possono «planare» sul bersaglio lasciando poco spazio alle difese nemiche per intercettarli.
12 gennaio 2022 (modifica il 12 gennaio 2022 | 13:26)
Il premier britannico travolto dallo scandalo delle feste. Il leader dell’opposizione: «Patetico, lasci o sarà cacciato». Anche i conservatori pronti ad abbandonarlo
LONDRA — La festa è finita per Boris Johnson. Il primo ministro ha provato ieri a scusarsi in Parlamento per il party organizzato nel giardino di Downing Street in pieno lockdown, nel maggio 2020, ma ha solo peggiorato la sua posizione. «Credevo implicitamente che si trattasse di un evento di lavoro», ha sostenuto Boris fra le risate incredule dei deputati: ma era una festa con decine di invitati ai quali era stato perfino detto di «portarsi la bottiglia».
«È una cosa così ridicola, che è in realtà offensiva per il pubblico britannico», gli ha replicato il leader laburista Keir Starmer. «Siamo di fonte allo spettacolo patetico di un uomo che è arrivato a fine corsa», ha incalzato il capo dell’opposizione, che ne ha tratto la logica conclusione: «Sarà il pubblico a cacciarlo via, sarà il suo partito a cacciarlo via, o farà una cosa onesta e si dimetterà?» .
Perché non sembrano davvero essere rimaste altre strade per Boris. Nessuno dei deputati del suo partito, in aula, è venuto in suo soccorso, limitandosi a fare invece interventi evasivi: e un veterano dei conservatori ha paragonato la situazione di Johnson agli ultimi giorni di Margaret Thatcher, quando la Lady di Ferro era stata abbandonata da tutti e la sua autorità era evaporata. «È cotto», ha detto un altro deputato Tory: ma la pugnalata l’ha vibrata il leader dei conservatori scozzesi, spalleggiato da diversi suoi colleghi, che ha chiesto esplicitamente le dimissioni del premier. Uno scenario che Boris stesso, in Parlamento, non ha escluso: quando gli è stato intimato di fare le valigie, ha risposto che «non dovremmo prevenire il risultato dell’inchiesta», in riferimento all’indagine indipendente che è in corso per appurare se le feste a Downing Street abbiano violato le disposizioni sul Covid. L’inchiesta dovrebbe concludersi a breve e difficilmente Johnson sarà esonerato: la sua uscita di scena potrebbe dunque essere questione di giorni, se non di ore.
Boris potrebbe decidere a questo punto di andarsene nella speranza di essere ricordato come il leader che ha portato a compimento la Brexit. Oppure i suoi lo accompagneranno alla porta: perché la relazione dei conservatori col premier è sempre stata di tipo utilitaristico, nel senso che lui è stato scelto perché vincente, non perché fosse amato. Johnson non ha veri amici, nel parito non ci sono «johnsoniani»: e nel momento in cui da asso nella manica si trasforma in fardello, meglio mollarlo subito. Un’assenza spiccava ieri in Parlamento: quella del Cancelliere dello Scacchiere, Rishi Sunak, che ha così tenuto a prendere anche fisicamente le distanze da un premier moribondo. Perché è il Cancelliere (ossia il ministro del Tesoro) il successore più accreditato: e non a caso il suo sponsor è il machiavellico Dominic Cummings, l’ex «Rasputin» di Boris cacciato in malo modo alla fine del 2020.
Cummings, che era stato l’architetto della Brexit, ha giurato vendetta: e molti sospettano ci sia la sua mano dietro le rivelazioni che hanno causato la rovina di Boris. La caduta del premier arriva infatti dopo uno stillicidio di notizie, fatte sapientemente filtrare alla stampa, sulle numerose feste illegali svoltesi a Downing Street nel corso del 2020, quando le regole lo vietavano, così come sui finanziamenti occulti per la ristrutturazione dell’appartamento privato del premier. Johnson era già stretto nell’angolo da settimane , tanto che non aveva avuto l’autorità di imporre nuove restrizioni contro il Covid. Ieri sera appariva come un uomo finito: ed è solo questione di capire come e quando calerà il sipario.
12 gennaio 2022 (modifica il 12 gennaio 2022 | 22:03)
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