Si riapre il dibattito sul fair share ovvero sul contributo delle big tech allo sviluppo delle reti ultraveloci. A rilanciare il tema è il ministro delle Imprese, Adolfo Urso che si dice assolutamente convinto di regole ad hoc.
“Credo che sia assolutamente necessario un intervento di questa natura – ha spiegato in occasione del suo intervento all’Assemblea generale di Assolombarda all’Università Bocconi a Milano – Sono convinto che questo possa contribuire in maniera significativa rispetto al carico che viene attribuito alla rete, allo sviluppo e al sostegno del nostro sistema delle telecomunicazioni, quindi siamo d’accordo. L’ipotesi, infatti, sarebbe contenuta in alcuni emendamenti della maggioranza alla legge sulla Concorrenza, in discussione alla Camera. Quanto alla possibile cifra di questo “contributo”, Urso ha tagliato corto: “Siamo tutti al lavoro, l’importante è che si vada in questa direzione. È buon senso che le Big Tech contribuiscano per il carico di lavoro che poi viene affidato alle grandi reti di telecomunicazione”.
L’emendamento al Ddl Concorrenza
Intanto la maggioranza affila le armi. E’ all’esame delle commissioni Ambiente e Attività produttive della Camera un emendamento presentato al Ddl Concorrenza da Fratelli d’Italia – primo firmatario Massimo Milani – che prevede un equo compenso da parte degli Ott per contribuire allo sviluppo e al mantenimento delle infrastrutture di rete. L’obiettivo, quindi, è superare la situazione attuale in cui le big del settore delle telecomunicazioni, nonostante il grande utilizzo di traffico, non contribuiscono a questi costi che, invece, ricadono interamente sugli operatori. Sono questi, infatti, “che portano la rete internet agli utilizzatori finali e che sono impegnati a portare avanti cospicui investimenti per lo sviluppo delle infrastrutture digitali di ultima generazione nel nostro Paese”, si legge nella relazione illustrativa dell’emendamento.
La proposta emendativa, quindi, propone di introdurre l’obbligo alla negoziazione tra le parti, sotto il monitoraggio dell’Agcom. La norma, infatti, prevede che “gli operatori di comunicazioni elettroniche e i gatekeepers concordano le condizioni tecniche ed economiche di remunerazione degli operatori nel rispetto del principio di non discriminazione”. Nel dettaglio, i gatekeepers – sulla base delle previsioni di traffico (sia su rete mobile sia su rete fissa) che intendono sviluppare nell’anno successivo e che devono essere comunicate ogni anno entro settembre – dovranno remunerare gli operatori di comunicazione elettronica “per gli spazi, i servizi di alimentazione e i servizi accessori necessari per il funzionamento delle cache installate”. Ad ogni modo, tutte le condizioni dovranno essere “formalizzate attraverso contratti sottoscritti e comunicate con tutti i dettagli all’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni (Agcom) che avrà la facoltà di applicare specifiche sanzioni che dovranno essere efficaci per evitare la violazione delle disposizioni e per scoraggiare comportamenti scorretti”.
La soluzione – puntualizza la relazione illustrativa – riserva allo Stato un ruolo attivo ma non invasivo, in quanto i criteri di definizione del rapporto, la quantificazione dei corrispettivi e le modalità del negoziato sono lasciati alle parti, rimuovendo così una grave distorsione della concorrenza. A marzo di ogni anno, conclude la norma, gli operatori e i gatekeepers “provvedono rispettivamente alla fatturazione e al pagamento dei conguagli rispetto al…