La legge antipirateria digitale, che prevede “un’infrastruttura omogenea basata su un sistema di filtraggio costituisce un unico point of failure suscettibile di pregiudicare la sicurezza e resilienza delle reti nazionali“. È quanto dichiara Aiip, l’associazione italiana degli Internet provider, che chiede al governo di rivedere il testo della legge a tutela degli Isp. Secondo Aiip serve un “adeguato bilanciamento tra l’esigenza, da un lato, di tutelare la proprietà intellettuale e, dall’altro, di non compromettere ruoli e funzionamento dell’ecosistema Internet”.

Perplessità fra gli operatori del settore

Di recente approvazione alla Camera dei Deputati della proposta di legge contro la pirateria online e per tutelare i contenuti cinematografici e audiovisivi, le serie e i programmi televisivi, le dirette live di spettacoli e di eventi sportivi.

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“Aiip è sempre stata dalla parte della tutela del diritto d’autore – fa sapere l’associazione in una nota -. Tuttavia questo provvedimento porta con sé una serie di criticità rilevanti. Un provvedimento votato in prima lettura in tempi estremamente rapidi ma che ha destato non poche perplessità tra gli operatori del settore”.

“Già a febbraio abbiamo avuto modo di far pervenire le nostre preoccupazioni alle Commissioni riunite VII e IX attraverso una memoria molto dettagliata – spiega il presidente di Aiip Giovanni Zorzoni. – La realizzazione di un’infrastruttura omogenea basata su un sistema di filtraggio sincrono, in grado di interfacciarsi contemporaneamente con gli operatori che offrono l’accesso a Internet, con le Cdn e con gli operatori cloud, costituisce un unico ‘point of failure’ suscettibile di pregiudicare la sicurezza e resilienza delle reti nazionali”.

Rischio di costi “scaricati” sugli Isp

Il provvedimento, secondo Aiip, raggiunge l’obiettivo di realizzare un “mega-firewall” gestito dall’Agcom  per quanto riguarda i contenuti, conferendole di fatto i mezzi legali necessari per obbligare gli operatori di servizi ad attuarlo. Tuttavia, si legge nella nota, “non considera che tale strumento risulterà facilmente bypassabile attraverso strumenti già oggi diffusi come le Vpn e comporterà costi significativi”.

Proprio rispetto ai costi, l’associazione evidenzia “l’irragionevolezza di scaricarli sugli operatori di accesso, parti terze senza alcuna responsabilità negli illeciti, e quindi indirettamente sugli utenti italiani, anziché sui soggetti che direttamente beneficeranno del nuovo strumento, ossia i titolari dei diritti”.

Più tutele per gli operatori di servizi

“Alla politica abbiamo chiesto di aggiungere al testo del dispositivo un articolo che escluda la responsabilità legale dei prestatori di servizi nel caso in cui si trovino ad eseguire pedissequamente l’ordine dell’Autorità – aggiunge Zorzoni -. Immaginiamo, ad esempio, che durante l’esecuzione dell’operazione di filtraggio, l’operatore blocchi degli indirizzi IP che portano non solo traffico illegale ma anche traffico legale; oppure che ciò che era stato indicato come illegale in realtà non lo sia; ecco, in tutti questi casi ad andarci di mezzo potrebbero essere proprio gli operatori di servizi, per i quali chiediamo le necessarie tutele”.

In previsione del prossimo esame al Senato, Aiip chiede “una rivalutazione e un adeguato bilanciamento tra l’esigenza, da un lato, di tutelare la proprietà intellettuale e, dall’altro, di non compromettere ruoli e funzionamento dell’ecosistema Internet“.

Nel frattempo, l’associazione…

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