Dalla twin transition sprint alla manifattura italiana. A dirlo l’ultimo rapporto di Intesa Sanpaolo sull’analisi dei settori industriali. Secondo la ricerca, elaborata in collaborazione con Prometeia, gli investimenti nella doppia transizione digitale e ambientale saranno fondamentali per sostenere la competitività delle imprese italiane e saranno favoriti dall’attesa riduzione dei tassi di interesse a partire dalla seconda metà del 2024. L’elettrotecnica sarà il settore a maggior potenziale, con una crescita attesa del 2,6% all’anno, poi meccanica ed elettronica.

Il traino del Pnrr

In questo scenario cruciale sarà il ruolo degli investimenti Pnrr che determineranno una crescita ancora più intensadal 2025. Nel medio termine, l’industria manifatturiera italiana potrà crescere a tassi relativamente dinamici nel biennio 2025-26 (+1,2% medio annuo) di realizzazione degli investimenti del Pnrr. La dinamica della crescita potrebbe essere più contenuta (sotto l’1% medio annuo) nell’orizzonte al 2028, quando il mercato interno potrebbe perdere slancio in assenza di nuovi provvedimenti e il ruolo di traino tornerà a essere affidato soprattutto alle esportazioni.

A sostenere la crescita manifatturiera saranno sia gli investimenti pubblici attivati direttamente dal Piano, soprattutto in ottica green, digitale e di infrastrutturazione del Paese, sia gli investimenti privati, indispensabili per proseguire nel processo di rafforzamento competitivo delle imprese. Un sostegno in tale direzione giungerà dall’atteso taglio dei tassi di interesse, a partire dalla seconda metà del 2024.

L’investimento in competenze

Ma per gli analisti, “un salto di produttività tramite investimenti materiali, immateriali e di upskilling del capitale umano, “si prefigura necessario anche per garantire continuità di fronte a un quadro prospettico di progressivo calo demografico e di invecchiamento della popolazione, che influirà negativamente sulla forza lavoro, oltre che sui consumi interni”.

Il fatturato

Il fatturato dell’industria italiana dovrebbe stabilizzarsi sui 1160 miliardi di euro a fine anno, a prezzi correnti: +250 miliardi rispetto al 2019, a chiusura di un ciclo post-Covid da record. A prezzi costanti, le attese sono di moderato rimbalzo (+0,6%), che consentirà di recuperare solo in parte quanto perso nel corso del 2023 (- 2,1%). Dopo una prima parte dell’anno ancora debole, infatti, in linea con quella che è stata la tendenza prevalente nel 2023, le stime vedono un secondo semestre di maggior dinamismo, grazie all’impatto positivo che il rientro dell’inflazione avrà sulla domanda interna e internazionale, e al conseguente ribasso dei tassi d’interesse.

L’indice Istat, che sintetizza il clima di fiducia delle imprese manifatturiere italiane, resta in territorio negativo ma è in costante ripresa dai minimi di novembre 2023.

“I giudizi su ordini e domanda sono in miglioramento – sottolineano gli analisti – nonostante un saldo ancora negativo sia sul fronte interno che sui mercati esteri. Inoltre, si riscontra un minor pessimismo degli operatori relativamente alle attese sulla produzione, che potrebbe presto concretizzarsi in un’inversione ciclica, interrompendo la fase di caduta dei livelli di attività in atto dal secondo trimestre del 2023”.

Il ruolo del canale estero: focus sugli Usa

Sarà soprattutto il canale estero a fornire il contributo più rilevante alla performance 2024. Il commercio mondiale ritroverà progressivamente slancio dopo la battuta d’arresto del 2023, pur a fronte di rischi geopolitici che potrebbero esercitare…

Source

0
Inserisci un commento.x