“Accelerare il passo del processo di trasformazione verso il digitale diventa sempre più urgente per le imprese italiane”. Lo afferma Carlo Berardelli, presidente di Confindustria Servizi Innovativi Tecnologici (Csit). “Da qui ai prossimi 3/5 anni – aggiunge -, le aziende dovranno concentrare le proprie risorse e i propri effort per completare la trasformazione digitale avviata con Industria 4.0 e abbracciare il nuovo paradigma 5.0, mettendo al centro l’uomo, la sostenibilità e la resilienza. Non solo automazione e connessione dei processi produttivi, ma occorrerà integrare la tecnologia digitale con i lavoratori, i prodotti e i servizi, creando un sistema di produzione più flessibile, adattabile e rispettoso dell’ambiente e dell’uomo. Sono questi i temi su cui ha lavorato il nostro Gruppo Tecnico verso il 5.0 con i consiglieri Gianni Dal Pozzo, Stefano Massari e Lino Olivastri”.

Il Csit è la federazione di Confindustria che riunisce 21 associazioni di categoria e 34 sezioni territoriali delle imprese che producono digitalizzazione e forniscono i servizi che abilitano la trasformazione organizzativa e digitale in ogni ambito, dai processi ai prodotti, dai sistemi industriali passando per le pubbliche amministrazioni. La mission è facilitare e stimolare l’innovazione e la digitalizzazione, affiancando e sostenendo le imprese nel loro percorso di crescita e fornendo loro tutti gli strumenti per renderle competitive.

I quattro pillar del nuovo piano industriale

“L’impegno della Federazione sarà quindi concentrato nei prossimi mesi nel promuovere verso il Governo e le istituzioni l’evoluzione del piano 4.0 in 5.0 – prosegue Berardelli -. Un nuovo piano industriale che dovrà prevedere, secondo noi, 4 pillar. Semplificazione normativa: poche regole, chiare e facilmente declinabili nell’operatività quotidiana delle imprese; razionalizzazione delle politiche di incentivazione senza disperdere le risorse in troppi capitoli di investimenti/incentivi. Massicci investimenti nell’immateriale, nel software e IT made in Italy, nei servizi innovativi per accompagnare l’ultimo miglio della digitalizzazione delle pmi. Infine la formazione. Competenze e conoscenze adeguate ai cambiamenti diventano asset strategico e l’elemento su cui necessariamente investire. Sistema di istruzione al passo con le nuove sfide e poi upskilling e reskilling delle risorse umane già uscite dal ciclo di studi. Un obiettivo sfidante per il Sistema Paese, non facile da perseguire ma senz’altro indispensabile per rendere resiliente il sistema e rispondere anche agli obiettivi di sostenibilità” conclude Berardelli.

Smart Manufacturing e Industry 4.0: come “iniettare” intelligenza nei processi

Manifatturiero/Produzione

Industria 5.0 anche nei pensieri di Governo e Ue

Su Industria 5.0 vira sempre più anche la strategia del governo. La linea era stata delineata tempo fa dal ministro delle Imprese, Adolfo Urso, secondo cui “il sistema produttivo italiano è in grado di guardare al futuro dove sarà fondamentale la transizione digitale”. Secondo il ministro, alle aziende serve una riforma complessiva delle risorse a cui poter attingere per investire e crescere da un punto di vista innovativo: dai benefici fiscali per le imprese a maggior impatti tecnologico (chip, aerospazio, alta tecnologia clean tech), ma anche un Fondo sovrano europeo in grado di accelerare la doppia transizione, verde e digitale, che è la cornice entro la quale si dovrà sviluppare il paradigma Industria…

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