Ci sono anche gli smartphone sul banco degli imputati per la perdita globale di biodiversità, come emerge dall’ultimo report di Abn Amro e Impact institute. La produzione dei cellulari intelligenti causa la distruzione ogni anno di 1,9 milioni di ettari di territorio che ospita specie animali e vegetali diverse. Una soluzione possibile è imporre una “tassa“, o meglio una tariffa di compensazione per il produttore, pari a 7,10 euro per ogni smartphone. C’è anche una molteplicità di strategie che si possono adottare, sia per i produttori che per i venditori, dalla verifica dei materiali lungo la supply chain all’analisi dei dati fino alla promozione dell’acquisto dei modelli ricondizionati.
Una tassa di 7 euro sugli smartphone aiuterebbe l’ambiente
La “tassa green” sulla produzione degli smartphone potrebbe finanziare l’adozione di energie rinnovabili nella produzione, l’impiego di materiali riciclati e sostenibili e la promozione di un ciclo di vita più lungo del device (oltre i 2,5 anni). Questi elementi avrebbero tutti un impatto positivo sulla sostenibilità del prodotto.
La biodiversità globale è diminuita di quasi il 70% negli ultimi 50 anni, ma più della metà dell’economia globale dipende dai benefici di un ecosistema sano: basti pensare all’impollinazione per l’agricoltura. La Corporate sustainability reporting directive (Csrd) dell’Ue esige da tutte le grandi aziende con un impatto significativo o materiale sull’ambiente e un modello di business che è direttamente impattato dai fattori ambientali di stilare un report sulla biodiversità a partire dal 2025, indicando gli elementi che mettono pressione sulla biodiversità.
Lo studio di Abn Amro afferma che la produzione e lo smaltimento di uno smartphone comportano una perdita di 16,6 metri quadri di biodiversità globale incontaminata per un anno. Ciò include il consumo di acqua, le emissioni di CO2, il consumo di energia e l’uso di suolo.
Le strategie per cellulari più green
Lotta al cambiamento climatico e riduzione dell’inquinamento dell’acqua e dell’aria sono le prime mosse per rendere la produzione di smartphone più green. Lo studio suggerisce ai produttori di adeguare gli acquisti per cercare di utilizzare materiali riciclati, di promuovere la progettazione modulare e la riciclabilità delle parti e di migliorare la tracciabilità in tutte le parti della catena di fornitura per identificare opportunità per ridurre l’impronta ambientale delle materie prime e dei materiali.
Il “design for circolarity” è un’altra delle prassi da adottare: i partner della filiera si impegnano per la progettazione di prodotti con un elevato valore di riparazione e riciclaggio, in modo che i device durino più a lungo e le materie prime cruciali possano essere riutilizzate per ridurre l’impronta ambientale.
Anche i retailer possono contribuire alla sostenibilità dei cellulari analizzando la loro value chain per determinare l’impatto dei prodotti sulla biodiversità e formulando delle specifiche policy per proteggere l’ambiente. Per esempio, possono chiedere ai fornitori dati sull’impatto dei prodotti sulla biodiversità e usare modelli circolari, vendendo anche prodotti usati o ricondizionati offrendo servizi come il noleggio di prodotti e la riparazione.
I retailer possono anche ottimizzare la durata di vita dei prodotti offrendo prodotti di alta qualità e incoraggiando nei consumatori la scelta della…
Gruppo Xera e Dataone uniscono competenze e risorse, in una nuova sinergia societaria che mira ad offrire soluzioni innovative in grado di rispondere alle crescenti esigenze di digitalizzazione e sicurezza informatica. Nasce così il primo gruppo Ict in Abruzzo, con un team di oltre 60 risorse altamente specializzate negli ambiti di Itad, Refurbishing, Cybersecurity, Consulenza normativa Compliance, Iperconvergenza, Sistemi di Unifed Communication, Servizi a valore Soc Noc.
Alle offerte si aggiunge il servizio di Helpdesk unificato per una risposta mmediata a tutte le esigenze del customer care. Il Gruppo conta su un fatturato annuo consolidato di milioni di euro, in crescita, e di un portfolio clienti di oltre 1800 aziende pubbliche e private.
Focus su cloud, cybersecurity, AI e automazione
Con l’ingresso del Gruppo Xera nell’assetto societario di Dataone, la partnership si tradurrà in un aumento della capacità di sviluppo congiunto di soluzioni tecnologiche avanzate, con un focus su infrastrutture cloud, cybersecurity, AI e automazione. L’obiettivo comune è di supportare le aziende italiane nel loro percorso di trasformazione digitale, offrendo servizi all’avanguardia, personalizzati e capaci di rispondere alle mutevoli esigenze del mercato. La filosofia di crescita di Xera è una visione condivisa dalla stessa Dataone: la mission comune continuerà ad essere quella di affiancare le aziende, pubbliche e private, nel processo di crescita digitale fornendo professionalità e soluzioni tecnologiche.
“Questa partnership rappresenta un passo significativo per il Gruppo Xera – spiega Donato Colleluori, Ceo del Gruppo Xera – . Unendo la nostra esperienza nell’ambito dei servizi IT con le competenze specializzate di Dataone, siamo certi di poter garantire un valore aggiunto ai nostri clienti. L’innovazione e l’efficienza operativa sono i pilastri su cui intendiamo costruire il nostro futuro comune”.
“Siamo entusiasti di collaborare con il Gruppo Xera, un’azienda che condivide la nostra visione di crescita e di eccellenza tecnologica – aggiunge Gianfranco Merletti, ceo di Dataone -. Questa sinergia ci permetterà di ampliare la nostra offerta e di affrontare le sfide del mercato con una struttura più solida e dinamica, mantenendo al centro delle nostre attività l’attenzione per la qualità dei servizi e per l’innovazione”.
Intesa con la regione della Precarpazia
Intanto è stata siglata a Bruxelles un’intesa tra la Regione Abruzzo e la regione polacca della Precarpazia, alla presenza dei rispettivi presidenti, Marco Marsilio e Wladyslaw Ortyl. Con la firma prosegue un rapporto che si è strutturato nel corso di questi anni: “A questa regione – ha commentato Marsilio – ci unisce una situazione industriale molto simile, a cominciare dallo sviluppo dell’automotive. Oltre al settore automobilistico le nostre relazioni punteranno molto nei campi delle nuove tecnologie, nel settore informatico, in quello medico-farmaceutico: insieme stringeremo ulteriori rapporti di collaborazione”.
I trasporti automatizzati e connessi su 5G tra Italia e Slovenia possono diventare realtà con ricadute positive per tutto il territorio: lo ha concluso il progetto 5G-Sitacor, che ha condotto uno studio di fattibilità per l’implementazione della tecnologia mobile di quinta generazione lungo le sezioni transfrontaliere dei corridoi del Mediterraneo e del Baltico-Adriatico Ten-T tra Italia e Slovenia.
Lo studio è stato coordinato dalla Regione del Friuli-Venezia Giulia, in collaborazione con l’Università di Trieste, l’Università di Lubiana (Slovenia), Dars (Slovenia), Telekom Slovenije (Slovenia), Anas (Italia), Autostrade Alto Adriatico (Ita), Retelit (Italia) e Luka Koper (Slovenia). Lo studio di fattibilità appena concluso ha definito i modi migliori per sfruttare il potenziale della tecnologia 5G (throughput più elevato, minore latenza e maggiore affidabilità) in diverse aree per lo sviluppo di un’infrastruttura per la mobilità connessa e automatizzata. Sono, inoltre, state valutate le ricadute sociali ed economiche positive per il territorio.
Il prossimo obiettivo è passare alla fase di implementazione.
5G, il corridoio Italia-Slovenia è fattibile
Il progetto 5G-Sitacor ha valutato le necessità tecniche per dotare i corridoi Ten-T Mediterraneo e Baltico-Adriatico, in particolare le tratte transfrontaliere tra la regione Friuli-Venezia Giulia (Italia) e la Repubblica di Slovenia, di un’infrastruttura passiva e attiva neutrale e agnostica dedicata allo sviluppo di servizi digitali.
Lo studio ha analizzato lo stato dell’arte della rete stradale e delle infrastrutture di telecomunicazione lungo i 275 Km di autostrada tra il Friuli-Venezia Giulia e la Slovenia e ha identificato i parametri e le modalità migliori di applicazione della tecnologia 5G nella realizzazione di sistemi di trasporto automatizzato e connesso (Cam), il miglioramento della sicurezza stradale (Intelligent traffic system), oltre alla protezione avanzata nella trasmissione delle informazioni (Quantum key distribution).
I partner del progetto hanno, inoltre, studiato gli effetti sociali più ampi delle infrastrutture di trasporto intelligenti e le sinergie nei campi della logistica e della mobilità elettrica, dell’industria e delle città intelligenti, della sanità digitale e della sostenibilità, grazie a un uso più efficiente delle risorse esistenti con conseguente riduzione della CO2.
Il progetto rientra nel programma comunitario Cef (Connecting Europe Facility) e, più precisamente, nella call EU Cef-Dig-2022-5GCorridors, che finanzia la crescita, l’occupazione e la competitività attraverso investimenti in infrastrutture situate in aree chiave e di raccordo tra Paesi dell’Unione.
Dalle autostrade connesse ai servizi per il territorio
Le autostrade coperte dallo studio comprendono oltre 200 km del corridoio mediterraneo e del corridoio Baltico-Adriatico, e oltre 60 km di autostrade aggiuntive come percorsi secondari in caso di eventi critici. Le sezioni principali sono: Udine Nord-Palmanova (27 km), Latisana-Fernetti e Fernetti-Sežana (102 km), Fernetti-Sezana-Divača (16 km), Fernetti-Koper via Trieste (36 km), Koper-Divača-Postojna (57 km) e Villesse-Gorizia-Nova Gorica-Razdrto (62 km).
Il progetto nasce dalla necessità di migliorare la copertura e la qualità della connettività nei corridoi identificati, caratterizzati da territorio diversificato con aree urbane e disabitate, montagne e tunnel, traffico intenso su strade sia italiane che slovene e presenza di porti (Trieste e Koper) che collegano passeggeri e merci con l’Italia, la Slovenia e l’Europa centrale.
I vantaggi attesi sono la maggiore sicurezza stradale grazie alla tecnologia Cam (Connected and Automated Mobility),…
Secondo capitolo per il Piano Isole Minori finanziato e promosso dal Dipartimento della trasformazione digitale con un investimento di 8 milioni di fondi Pnrr. Nel nuovo piano sono 7 le isole coinvolte e Infratel ha avviato la consultazione (scarica qui il documento) aperta fino al 12 novembre.
Il nuovo Piano Isole Minori
Sono 8 milioni le risorse messe in campo e il piano riguarda le seguenti tratte: Piombino-Elba, Capri-Massa Lubrense, Bacoli-Procida, Procida-Ischia, Levanzo-Favignana, Argentario-Giglio, Palau-La Maddalena per un totale di 73 km di intervento nella porzione sottomarina e di 19 di quella terrestre.
Il primo Piano Isole Minori
Tramite la posa di cavi ottici sottomarini e terrestri il Piano consente di abilitare moderni servizi digitali per le imprese, i cittadini e le PA locali, attraverso la diffusione dei servizi a banda ultra larga, dei servizi di connettività mobile e, in prospettiva, dei servizi basati sulla tecnologia 5G. Il finanziamento interessa 21 isole delle regioni Lazio, Puglia, Sicilia, Toscana e Sardegna, di cui il 62% si trova in Sicilia. Le isole interessate sono Capraia, Levanzo, Marettimo, Vulcano, Lipari, Salina, Filicudi, Alicudi, Panarea, Stromboli, Pantelleria, Linosa, Lampedusa, Ustica, Ponza, Ventotene, Santo Stefano, San Pietro, Asinara, San Nicola, San Domino.
Il Consiglio Ue ha dato il via libera alla nuova legge che impone requisiti di sicurezza per tutti i dispositivi digitali che saranno immessi sul mercato europeo. Dalle telecamere di sorveglianza connesse ai frigoriferi, dai televisori ai giocattoli, lunga la lista dei prodotti che fanno capo al Cyber Resilience Act. “Il nuovo regolamento – spiega il Consiglio Ue in una nota – mira a colmare le lacune, chiarire i collegamenti e rendere più coerente il quadro legislativo esistente sulla cybersecurity, garantendo che i prodotti con componenti digitali, ad esempio i prodotti dell’Internet delle Cose (IoT), siano sicuri lungo tutta la catena di fornitura e durante tutto il loro ciclo di vita”.
La legge dovrà essere controfirmata dai presidenti del Consiglio e del Parlamento Europeo e sarà pubblicato nella Gazzetta ufficiale Ue nelle prossime settimane. L’entrata in vigore avverrà dopo venti giorni dalla pubblicazione ma si applicherà 36 mesi dopo.
I requisiti cyber
I requisiti di cybersecurity dovranno essere adottati in fase di progettazione, sviluppo, produzione e messa a disposizione sul mercato di prodotti hardware e software. “Ad esempio, i prodotti software e hardware porteranno la marcatura CE per indicare che rispettano i requisiti del regolamento. Le lettere CE appaiono su molti prodotti commercializzati nel mercato unico esteso nello Spazio Economico Europeo. Esse indicano che i prodotti venduti nel See sono stati valutati per soddisfare elevati requisiti di sicurezza, salute e protezione ambientale”. Il regolamento si applicherà a tutti i prodotti che sono connessi direttamente o indirettamente a un altro dispositivo o a una rete. Al netto di alcune eccezioni per i prodotti per i quali i requisiti di cybersecurity sono già stabiliti in norme Ue esistenti, ad esempio dispositivi medici, prodotti aeronautici e automobili.
Oltre quattromila enti della pubblica amministrazione italiana – fra PA Centrali, Comuni, Scuole, Asl e aziende ospedaliere – hanno migrato dati, servizi e sistemi informativi verso infrastrutture cloud ad alta affidabilità: sono così superati gli obiettivi europei del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (Pnrr) previsti al 30 settembre 2024 per le Misure 1.1 “Infrastrutture digitali” e la Misura 1.2 “Abilitazione e facilitazione migrazione al cloud”. Il traguardo è frutto degli Avvisi promossi dal Dipartimento per la trasformazione digitale della Presidenza del Consiglio dei ministri e alla stretta collaborazione con le amministrazioni sul territorio e di attori chiave, quali il Ministero dell’Istruzione e del Merito (Mim), l’Agenzia per la Cybersicurezza Nazionale (Acn), la Conferenza delle Regioni e Province autonome, l’Associazione Nazionale Comuni Italiani (Anci) e il Polo Strategico Nazionale (Psn).
“Il Governo procede senza sosta nel raggiungimento degli obiettivi europei del Pnrr – dichiara il Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio con delega all’innovazione Alessio Butti -. Il passaggio al cloud è essenziale per garantire la sicurezza dei dati della nostra Pubblica Amministrazione e un accesso ai servizi pubblici più semplice e veloce. Grazie al lavoro portato avanti con Polo Strategico Nazionale e agli avvisi di PA Digitale 2026, stiamo centrando risultati che solo due anni fa sembravano impossibili. La migrazione al Polo Strategico Nazionale di servizi critici e strategici da parte di oltre 100 amministrazioni centrali e strutture sanitarie, insieme al trasferimento di più di 4.000 PA locali verso ambienti cloud certificati, testimonia il grande impegno del Dipartimento per la trasformazione digitale nel rafforzare le infrastrutture chiave del Paese”.
I benefici della migrazione al cloud
Il nuovo assetto rafforza la qualità e la sicurezza di oltre 25 mila servizi pubblici digitali a disposizione di cittadini e imprese.
PA centrali
Le Pubbliche Amministrazioni Centrali, tra cui Ministeri, Agenzie e Prefetture, Autorità indipendenti, Enti di ricerca, ottimizzano i processi interni attraverso servizi come la gestione documentale e il protocollo relativo alle comunicazioni ufficiali. Allo stesso tempo, molti di questi enti migliorano i portali istituzionali, con un impatto diretto e positivo sull’esperienza dei cittadini e delle imprese che ne fanno uso.
Sanità pubblica
Le Asl e le Aziende Ospedaliere potenziano i servizi dedicati all’assistenza sanitaria quali ad esempio, gestione del pronto soccorso, fascicolo sanitario, individuazione del rischio clinico, gestione delle malattie infettive e croniche, aumentando l’efficacia dei propri protocolli interni. Sia le amministrazioni centrali che le strutture ospedaliere hanno migrato i propri dati e servizi, a partire da quelli critici e strategici, verso l’infrastruttura ad alta affidabilità di Psn.
Comuni e scuole
Comuni e Scuole ottimizzano, grazie alle piattaforme cloud qualificate di Acn, la gestione di dati e servizi, offrendo ai cittadini garanzia di sicurezza e affidabilità dei propri sistemi informatici. I Comuni ampliano i propri strumenti digitali per una gestione più efficiente e rapida dei bilanci annuali e pluriennali. Migliorano l’archiviazione di atti e registri dello stato civile, come le attività in materia di cittadinanza, divorzi, separazioni e testamento biologico nonché il rilascio di certificati, rispettando elevati standard di privacy e sicurezza. I Comuni possono condividere con maggiore…
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