Anitec-Assinform, Dal Checco verso la presidenza

Anitec-Assinform, Dal Checco verso la presidenza

Massimo Dal Checco, ceo di Sidi Group, è stato designato all’unanimità alla presidenza di Anitec-Assinform da parte del Consiglio generale dell’associazione. La nomina dovrà essere ratificata dall’Assemblea dei soci convocata per il 10 maggio, intanto è fissata al 19 aprile la nuova riunione del Consiglio sul cui tavolo ci sarà il nuovo programma dell’associazione nonché l’indicazione dei vice presidenti su proposta di Dal Checco.

Chi è Massimo Dal Checco

Massimo Dal Checco è ceo di Sidi Group, azienda che opera nel settore dell’innovazione digitale e dell’industria 4.0. Nasce a Milano e consegue la laurea in Economia e Commercio presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano. Siede a tavoli dove l’innovazione attraversa il tessuto imprenditoriale italiano. Contribuisce a gruppi tecnici in Confindustria sul Digitale per la competitività del sistema industriale, sulle filiere e sulla internazionalizzazione. Attualmente copre importanti incarichi in enti associativi di riferimento per l’imprenditoria nazionale e internazionale, promuovendo l’innovazione tecnologica come elemento cardine di uno sviluppo sostenibile.

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Cybersecurity, al Veneto 2 milioni dal Pnrr per il Cert regionale

Cybersecurity, al Veneto 2 milioni dal Pnrr per il Cert regionale

“Promuovere sul territorio regionale attività di prevenzione, protezione e analisi rispetto ai rischi cyber, attraverso un modello di coordinamento capace di offrire servizi tipici di un Cert, Computer Emergency Response Team. Creeremo una squadra veneta capace di dare risposte tempestive alle emergenze informatiche”. Con queste parole l’assessore all’Ict e con delega all’Agenda digitale della Regione del Veneto, Francesco Calzavara, annuncia il finanziamento da due milioni di euro ottenuto dall’Agenzia per la Cybersicurezza nazionale nell’ambito del Pnrr, finalizzato al potenziamento del livello di maturità delle capacità cyber dei sistemi informativi delle Regioni, dei Comuni capoluogo facenti parte di Città metropolitane, delle Province autonome. Nello specifico, la Regione Veneto ha ottenuto l’ammissione a finanziamento di due interventi di potenziamento della resilienza cyber dell’amministrazione.

Monitorare e gestire gli incidenti

“La Regione – spiega Calzavara – ha deciso di attuare un modello di coordinamento e di servizio tipici di un Cert, inclusivo di un HyperSoc (Security Operation Center) che possa monitorare la sicurezza informatica e gestire gli incidenti a livello regionale. Questo perché negli ultimi venti anni, la diffusione delle nuove tecnologie dell’informazione e delle comunicazioni ha progressivamente focalizzato il centro delle attività umane di carattere sociale, politico ed economico all’interno di una nuova dimensione cibernetica. Lo straordinario aumento dell’utilizzo di internet ha contribuito allo sviluppo del settore Ict, con un notevole impatto su tutte le funzioni della società moderna”.

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Le nuove vulnerabilità

“Tuttavia – sottolinea l’assessore – ciò ha comportato un parallelo incremento delle vulnerabilità. La digitalizzazione dei servizi e delle informazioni ha inevitabilmente accresciuto l’esposizione al rischio: il pericolo di furto, manomissione e compromissione dei dati nello spazio cibernetico ha evidenziato la necessità di mettere in sicurezza le attività in esso condotte”.

Il nuovo Cert regionale

Il Cert Regionale è progettato per potenziare l livello di resilienza cyber dei sistemi informativi, per garantire la messa in sicurezza dei dati e dei servizi dei cittadini, e per diventare il punto di raccordo tra le pubbliche amministrazioni locali di riferimento, oltre ad eventuali altri enti o società che ne facciano richiesta. Aaderiranno al Cert Regionale le Aziende Sanitarie gli enti pubblici regionali strumentali della Regione del Veneto, le società a partecipazione regionale maggioritaria e altri Enti regionali, a partire dal Consiglio Regionale del Veneto.

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Ericsson-Huawei, alleanza globale sulle licenze dei brevetti tlc

Ericsson-Huawei, alleanza globale sulle licenze dei brevetti tlc

Huawei ed Ericsson hanno firmato un accordo globale a lungo termine per la concessione di licenze incrociate di brevetti su un’ampia gamma di standard per le tecnologie cellulari 3G, 4G e 5G. Il deal, spiega una nota, copre le rispettive vendite di infrastrutture di rete e dispositivi consumer, garantendo a entrambe le parti l’accesso globale alle rispettive tecnologie brevettate e standardizzate (quali 3GPP, ITU, IEEE e IETF).

Un patto per migliorare la condivisione di tecnologie chiave

“Siamo lieti di aver raggiunto un accordo di cross-licensing globale a lungo termine con Ericsson”, dichiara Alan Fan, a capo dell’Intellectual Property Department di Huawei. “In qualità di principali contributori degli Standard essential patent (Sep) per la comunicazione mobile, le aziende riconoscono il valore della proprietà intellettuale dell’altra, e questo accordo crea un ambiente brevettuale più forte. E dimostra lo sforzo di entrambe le parti nel rispettare e proteggere adeguatamente la proprietà intellettuale”. Inoltre, “il nostro impegno a condividere le innovazioni tecnologiche più importanti favorirà uno sviluppo sano e sostenibile dell’industria e fornirà ai consumatori prodotti e servizi più solidi”.

Risk management: l’importanza di quantificare correttamente il rischio (non solo quello informatico)

Huawei è sia titolare che implementatore dei Sep e cerca di adottare un approccio equilibrato alle licenze. Con la concessione di licenze incrociate dei loro Sep, entrambe le aziende sono in grado di condividere e accedere a tecnologie chiave. Fan sottolinea che “questo accordo è il risultato di intense discussioni che hanno garantito un’equa tutela degli interessi sia dei titolari dei brevetti che degli implementatori”

Ericsson punta a incrementare i ricavi da licenza di Dpi

Christina Petersson, Chief Intellectual Property Officer di Ericsson, aggiunge che “un approccio equilibrato alla concessione di licenze garantisce che gli interessi dei titolari dei brevetti e degli implementatori siano tutelati in modo equo, favorendo uno sviluppo sano e sostenibile dell’industria a vantaggio dei consumatori e delle imprese di tutto il mondo“.

Per diversi decenni, Ericsson ha contribuito in modo determinante al 3GPP e allo sviluppo di standard mobili globali. Il valore del portafoglio di Ericsson, che conta oltre 60mila brevetti concessi, è rafforzato dalla posizione come fornitore 5G di riferimento, e dagli investimenti annuali di oltre 4 miliardi di dollari in ricerca e sviluppo. Con l’attuale portafoglio di contratti di licenza di Diritti di proprietà intellettuale (Dpi), Ericsson stima che i ricavi da licenza di Dpi per l’intero anno 2023 saranno di circa 11 miliardi di corone svedesi (circa 930 milioni di euro). L’azienda è fiduciosa di poter incrementare le revenue con ulteriori accordi e con l’espansione a lungo termine in ulteriori aree di licenza.

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Apple si converte al diritto di riparazione: “Ok alle nuove norme”

Apple si converte al diritto di riparazione: “Ok alle nuove norme”

E’ un endorsment a sorpresa quello che Apple ha concesso alla lelle sul diritto alla riparazione in discussione in California. Secondo le nuove norme, se venissero approvate, i principali produttori di device elettronici di consumo saranno chiamati a rendere i propri dispositivi riparabili dagli utenti, senza la necessità di portarli in un negozio.

Il Right to repair act

Secondo il “Right to Repair Act”, questo il nome della legge in discussione in California, i produttori dovranno mettere a disposizione dei loro clienti tutti gli strumenti utili e le informazioni del caso per consentire loro di riparare da soli i dispositivi di cui sono in possesso. Un principio che, ovviamente, va anche in direzione del contrasto all’obsolescenza programmata, sposando il principio di sostenibilità ambientale che mira alla riduzione della produzione di rifiuti elettrici ed elettronici.

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Una “svolta inaspettata”

A ufficializzare la propria posizione Apple ha pubblicato uno statement in cui afferma di sostenere “la legge sul diritto alla riparazione, in modo che tutti i californiani possano avere un migliore accesso alle riparazioni e proteggere la loro sicurezza e privacy”. Una dichiarazione che ha colto di sorpresa alcuni dei principali sostenitori della legge, come l’organizzazione per la tutela dei diritti dei consumatori “Public Interest Research Group”, che sottolinea come finora Apple si fosse distinta per opporsi a questo genere di provvedimenti sull’autoriparazione dove sono già state approvate nel resto degli Stati Uniti.

Non solo pezzi di ricambio

“Non si tratta solo di fornire pezzi di ricambio e strumenti, ma di mettere i consumatori in condizione di fare scelte responsabili dal punto di vista ambientale”, spiega Liz Chamberlain, tra i fondatori di iFixit, sito che aiuta le persone nell’autoriparazione dei loro device.

La posizione dell’Europa

Il diritto alla riparazione è un principio che sta suscitando interesse non soltanto negli Stati Uniti, ma anche in Europa, sempre come misura per razionalizzare l’uso delle risorse, contenere gli sprechi e tutelare i diritti degli utenti: il Parlamento Europeo, ad esempio, ha recentemente votato a favore di un regolamento che obbligherà i produttori a costruire, a partire dal 2027, modelli che consentano di sostituire facilmente la batteria. E già dal 2021 la Francia ha introdotto un “indice di riparabilità” che consente ai consumatori di sapere quali apparecchi possono essere riparati più facilmente da soli

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Storage in cloud, i vantaggi per le aziende che scelgono di migrare

Storage in cloud, i vantaggi per le aziende che scelgono di migrare

Continuano ad aumentare gli strumenti, i servizi e le soluzioni che semplificano la roadmap delle imprese che scelgono di migrare al cloud storage. Merito anche della partnership strategiche che consentono la convergenza delle offerte dei principali player del mercato.

L’ultima a essere annunciata è quella di NetApp con Google Cloud, che offre nuovi livelli di prestazioni di storage, combinati con la semplicità e la flessibilità del modello as-a-service di Mountain View. Si tratta in realtà dell’estensione di una collaborazione già in atto: in particolare, con l’introduzione di Google Cloud NetApp Volumes, i clienti potranno facilmente trasferire su Google Cloud carichi di lavoro importanti per il business, sia negli ambienti Windows che Linux, anche per i casi d’uso più impegnativi come le migrazioni VMware e SAP, il tutto senza refactoring del codice o riprogettazione dei processi.

Un servizio di archiviazione integrato nell’ecosistema Google

Google Cloud NetApp Volumes si basa sul software di gestione dei dati e sui servizi cloud NetApp Ontap, ora disponibile come servizio Google. Con effetto immediato, la partnership consentirà ai clienti di estendere senza problemi i propri carichi di lavoro su Google Cloud attraverso un servizio di archiviazione automatizzato completamente integrato nell’ecosistema di servizi nativi di Google, fornendo archiviazione di tipo entreprise, protezione dei dati e continuità tra i carichi di lavoro.

Cloud e Data Management: sfrutta la potenza dei dati per ottimizzare i processi aziendali

“Ampliando la collaborazione con Google Cloud, NetApp sta mettendo le funzionalità di storage e gestione dei dati del sistema operativo Ontap direttamente nelle mani dei clienti Google Cloud, semplificando l’utilizzo dello storage enterprise nei loro carichi di lavoro, ottimizzando l’archiviazione di file e gestendo Kubernetes e carichi di lavoro AI”, spiega Ronen Schwartz, Senior Vice President e General Manager, Cloud Storage di NetApp. “La nostra missione è quella di creare storage cloud e servizi dati quanto più lungimiranti e facili da usare possibile, e questa partnership ci consente di continuare a trasformare questa visione in realtà.”

Kevin Ichhpurani, Corporate Vice President, Global Ecosystem di Google Cloud, aggiunge: “L’annuncio di oggi evidenzia la nostra capacità di fornire servizi di storage cloud-native e di gestione dei dati aziendali in modo che le organizzazioni possano rapidamente implementare, eseguire, proteggere e scalare i carichi di lavoro enterprise con strumenti semplici e con l’interfaccia di Google Cloud. Siamo entusiasti di continuare la nostra partnership con NetApp, forte di oltre tre decenni di esperienza nell’innovazione e nell’eccellenza nello storage, per migliorare il nostro portafoglio”.

Cosa consente di fare la nuova offerta congiunta

Le funzionalità principali di Google Cloud NetApp Volumes includono condivisioni file multiprotocollo di livello enterprise con supporto avanzato dei protocolli SMB e NFS per i carichi di lavoro Windows o Linux più impegnativi, incluso l’unico servizio di archiviazione di Google Cloud a supportare protocolli come SMB (v3) e NFSv4.1 (e v3); supporto per aggiunte istantanee di spazio o modifiche tra livelli di prestazioni – senza tempi di inattività – con conseguente capacità di bilanciare investimenti e prestazioni in tempo reale; protezione integrata dei dati che crea backup incrementali efficienti e che non…

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Ai generativa per il marketing, il 63% dei manager pronto a investire

Ai generativa per il marketing, il 63% dei manager pronto a investire

Il 63% dei responsabili marketing prevede di investire nell’IA generativa nei prossimi 24 mesi, e il 56% vede in questa tecnologia più vantaggi che rischi. Sono le evidenze che emergono da un recente sondaggio condotta da Gartner su 405 marketing manager tra maggio e giugno 2023, secondo cui l’utilizzo della capacità complessiva delle soluzioni martech della loro organizzazione è sceso in media al 33% nel 2023, segnando il secondo anno consecutivo di discesa.

Investire o aspettare?

“I Chief marketing officer riconoscono sia le prospettive sia le sfide dell‘IA generativa – spiega Benjamin Bloom, VP Analyst della practice Marketing di Gartner – C’è una chiara tensione tra l’investire di più nell’attuale offerta tecnologica per favorirne l’utilizzo, o riallocare le  risorse verso la prossima generazione di applicazioni di IA generativa, che potrebbero non registrare gli stessi problemi di utilizzo”.

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In tecnologie il 25% del budget per il marketing

Secondo i risultati della “Cmo Spend and Strategy Survey 2023” di Gartner le organizzazioni spenderanno il 25,4% del loro budget di marketing 2023 in tecnologia, con un calo accentuato che riguarda l’utilizzo delle tecnologie martech. Dalla ricerca emerge inoltre che gli addetti al marketing utilizzano attualmente soltanto un terzo delle funzionalità tecnologiche che hanno a disposizione, e questo potrebbe portare a una spinta per l’ottimizzazione dei costi.

Questo nonostante il fatto che le poche organizzazioni che utilizzano più del 50% del loro stack martech abbiano una probabilità significativamente inferiore di vedersi chiedere di tagliare il budget martech. A limitare l’uso delle soluzioni martech, secondo le risposte degli intervistati, sono principalmente la complessità dell’ecosistema attuale, le sfide legate ai dati dei clienti e la governance poco flessibile.

La necessità di un approccio coordinato

“Gli addetti al marketing tendono ad acquisire nuove tecnologie senza un approccio sistematico per adottarle – sottolinea Bloom – In combinazione con contratti pluriennali, una tecnologia sottoutilizzata o abbandonata può facilmente diventare ‘ingombrante’ nel tempo. I Cmo dovrebbero spingere i team martech a trovare opportunità di semplificazione, dal momento che tagliare le tecnologie sottoutilizzate può anche essere utile per preservare capacità di spesa per applicazioni trasformative che non sono ancora disponibili”.

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