Nel primo trimestre del 2024 Nokia ha registrato un aumento del 52% dell’utile netto a 438 milioni di euro, nonostante le vendite abbiano subito un calo del 20%. Il “merito” è del piano di riduzione dei costi recentemente attuato, che prevede fino a 14mila licenziamenti. Una dinamica simile a quella che ha caratterizzato le performance finanziarie di Ericsson, che nello stesso periodo, sempre grazie a una politica di tagli, ha registrato un aumento dell’utile netto del 66% nonostante un calo di fatturato del 15%.
In particolare, nel quarter appena conclusosi, i ricavi di Nokia sono crollati a 4,67 miliardi di euro (dai 5,86 miliardi del 2023) a causa del business delle reti mobili con livelli “particolarmente bassi” di spesa dei clienti in Nord America e un “rallentamento” in India. L’utile operativo è sceso del 6% a 400 milioni: su base comparabile, è aumentato del 25% a 597 milioni, in linea con le aspettative degli analisti.
In un mercato difficile, il gruppo prevede tuttavia “un continuo miglioramento nell’acquisizione degli ordini” ed è “fiducioso in un secondo semestre più forte”.
L’ottimismo di Lundmark: confermato l’outlook per il 2024
“Come previsto, la continua debolezza del mercato ha determinato un calo del 19% del fatturato netto nel primo trimestre, a valuta costante. Tuttavia, abbiamo registrato un continuo miglioramento nell’acquisizione degli ordini, il che significa che siamo fiduciosi in un secondo semestre più forte e nel raggiungimento delle nostre previsioni per l’intero anno”, commenta Pekka Lundmark, presidente e ceo di Nokia. “Grazie agli accordi di licenza di brevetti siglati in Nokia Technologies, abbiamo raggiunto un margine operativo comparabile del 12,8% nel primo trimestre, rispetto all’8,2% dell’anno precedente. Nel trimestre abbiamo anche generato quasi un miliardo di euro di free cash flow, una performance molto forte”.
Lundmark aggiunge che “le prospettive per le Reti fisse per il 2024 sono migliorate, e si tratta di un segnale importante perché spesso questo mercato si riprende per primo. Tuttavia, riteniamo che la ripresa delle reti ottiche possa richiedere più tempo. Pur essendo consapevoli del contesto economico generale, considerando la forza degli ordini in corso, prevediamo che le Infrastrutture di rete torneranno a crescere nel fatturato netto per l’intero anno 2024 con una performance più forte nel secondo semestre”.
Come accennato, “le Reti mobili hanno risentito di livelli di spesa particolarmente bassi in Nord America e in India, che hanno portato a un calo del fatturato netto del primo trimestre del 37% a valuta costante. In India era previsto un rallentamento della spesa dopo la rapida diffusione del 5G registrata nel primo semestre del 2023, e le nostre aspettative per l’India per l’intero anno rimangono invariate. A livello globale, prevediamo che il primo trimestre segnerà il punto di minimo della domanda, con una progressiva ripresa dell’attività nel resto del 2024, in linea con la normale stagionalità. Nel trimestre abbiamo registrato un significativo rafforzamento del margine lordo, pari al 42%, che rappresenta un solido miglioramento rispetto al 34% del trimestre precedente. Circa la metà di questo miglioramento è stata legata al miglioramento del mix regionale…
Prysmian conferma l’intenzione di chiudere lo stabilimento Fos (Fibre ottiche sud) di Battipaglia (Sa), in cui sono impiegati circa 300 dipendenti. Spiegando le ragioni della scelta, la società parla di “insostenibilità del business” dovuta a un “costo della produzione” della fibra ottica “pari al doppio del prezzo di mercato”.
La decisione arriva a pochi giorni dal raggiungimento di un accordo per l’acquisizione di Warren & Brown Technologies, società australiana specializzata nei prodotti di connettività per le reti telecom, e dal takeover da 3,9 miliardi di euro nei confronti di Encore Wire, negli Usa. Entrambe le operazioni sono parte della strategia “Connect, to Lead”, che punta a trasformare il gruppo in un solution provider globale in grado di guidare la transizione energetica e la trasformazione digitale. Da questa prospettiva, però, sembra per l’appunto essere escluso lo stabilimento Fos.
La crisi dell’impianto Fibre ottiche sud
A Battipaglia la produzione attualmente è sospesa e i dipendenti sono in cassa integrazione. Dopo aver valutato “tutte le possibili soluzioni alternative”, Prysmian “è giunta alla determinazione di avviare le attività procedurali prodromiche per cessare tutta la propria attività di produzione della fibra ottica e di procedere conseguentemente alla chiusura dello stabilimento” da cui “la possibilità, in caso mancata individuazione di auspicate soluzioni alternative, di licenziamento del personale ivi occupato”, si legge nelle risposte predisposte dal gruppo.
All’origine della crisi, precisa Prysmian, ci sono due fattori, uno congiunturale, legato al generale calo di domanda di fibra ottica da parte del mercato, e uno strutturale, connesso ai costi di produzione, che a Battipaglia sono pari a circa il “doppio del prezzo di mercato” e scontano la concorrenza della fibra asiatica, meno costosa e di bassa qualità. “Lo chiudiamo”, aggiunge la multinazionale, “perché, alla luce dei prezzi di mercato impostati dai concorrenti asiatici, Battipaglia è strutturalmente non-competitivo, quindi insostenibile”.
Della crisi di Fos si sta occupando anche il Mimit, che, in occasione del tavolo di crisi dello scorso 15 febbraio, ha fatto sapere di avere in corso “tre interlocuzioni per il rilancio del sito” con “due realtà straniere e una nazionale, attive nel settore della fibra ottica. Siamo fortemente impegnati nell’individuare una soluzione per il futuro dello stabilimento produttivo, salvaguardando un’attività ad altissimo valore strategico a cui non intendiamo rinunciare”, aveva dichiarato allora il ministro Adolfo Urso.
Il crollo dei prezzi e l’appello per una politica di sostegno
Per parare i colpi della crisi Prysmian ha provato a chiedere “ai vari governi” succedutisi negli ultimi anni “supporto” per introdurre l’obbligo di utilizzo della fibra di alta qualità A2 (come quella prodotta a Battipaglia) sul mercato italiano, per investimenti a fondo perduto per l’esecuzione di piani di recupero di efficienza costo al km e per benefici a fondo perduto per riduzione costo energia.
“Purtroppo non abbiamo riscontrato concrete risposte”, mentre “il nuovo crollo dei prezzi della fibra, la crescita dei costi dell’energia e di alcuni materiali e la mancanza di un mercato di sbocco” per i prodotti di più alta qualità di Battipaglia “ha condotto alla situazione attuale in cui la continuità dello stabilimento non è…
La squadra del presidente delegato di Confindustria per il quadriennio 2024-2028, Emanuele Orsini, riceve il via libera dal Consiglio generale dell’associazione degli industriali. Ne fanno parte Alberto Tripi in qualità di advisor sull’intelligenza artificiale e Giorgio Marsiaj come delegato alla Space economy. Il presidente manterrà per sé la responsabilità su transizione digitale, cultura d’impresa e certezza del diritto, e sarà affiancato da dieci vicepresidenti, cinque delegati e tre advisor. Il nuovo direttore generale sarà Maurizio Tarquini, mentre quello uscente, Raffaele Langella, rimarrà per il momento al fianco del presidente con il ruolo di consigliere diplomatico.
Il Consiglio generale ha dato il proprio placet alla nuova squadra con l’84% delle preferenze: 110 voti a favore, nove contrari e tredici schede bianche.
I tre vicepresidenti confermati
Dei dieci vicepresidenti elettivi della squadra di Orsini, tre sono stati confermati: si tratta di Francesco De Santis (che continuerà a occuparsi di Ricerca e Sviluppo), Maurizio Marchesini (che lascia la responsabilità delle filiere e delle medie imprese per prendere la delega a lavoro e relazioni industriali), e Stefan Pan, che manterrà l’incarico di delegato del presidente per i rapporti con l’Unione europea e le Confindustrie europee.
I sette nuovi vicepresidenti
Al debutto nella carica di vicepresidenti di Confindustria sono Lucia Aleotti, che si occuperà del centro studi, Angelo Camilli (credito, finanza e fisco), Barbara Cimmino (export e attrazione degli investimenti), Vincenzo Marinese (organizzazione e rapporti con i territori e le categorie), Natale Mazzuca (politiche strategiche e sviluppo del Mezzogiorno), Marco Nocivelli (politiche industriali e Made in Italy), Lara Ponti (transizione ambientale e obiettivi Esg).
Della nuova squadra fanno inoltre parte i tre vicepresidenti di diritto: Giovanni Baroni, Riccardo Di Stefano e Annalisa Sassi, che presiedono rispettivamente le associazioni della Piccola industria, dei Giovani imprenditori e del Consiglio delle rappresentanze regionali.
I cinque delegati e i tre advisor
Nella sua attività alla guida di Confindustria Orsini sarà inoltre supportato da cinque delegati. SI tratta di Leopoldo Destro (trasporti, logistica e industria del turismo), Riccardo Di Stefano (education), Giorgio Marsiaj (space economy), Aurelio Regina (energia) e Mario Zanetti (economia del mare).
Tre, infine, gli special advisor: oltre ad Alberto Tripi per l’intelligenza artificiale ci saranno Antonio Gozzi (autonomia strategica europea, piano Mattei e competitività) e Gianfelice Rocca (life sciences).
Realtà aumentata, mista e virtuale: dal 2020 ad oggi, in Italia si registrano 482 progetti di extended reality, dentro e fuori i mondi virtuali, di cui 108 nati nel 2023, in calo del 18% rispetto al numero di nuove iniziative emerse nel 2022, un segnale che l’hype intorno al metaverso è scemato. Questo non vuol dire che la tecnologia sia accantonata, ma che i tempi per l’adozione di massa non sono ancori maturi, come emerge dalla ricerca dell’Osservatorio Extended reality & metaverse della School of Management del Politecnico di Milano.
Tuttavia, pur senza i riflettori accesi come nel 2022, dovuti al momento di massima pubblicizzazione della novità del metaverso, nel 2023 l’offerta legata all’extended reality (realtà aumentata, mista e virtuale) ha registrato passi in avanti importanti. I big player, tra cui finalmente Apple, hanno sviluppato nuovi dispositivi e servizi per la nuova frontiera dell’interazione fisico-digitale.
La Commissione europea ha presentato la strategia sul web 4.0 per guidare la prossima transizione tecnologica incentrata sui mondi virtuali. A livello mondiale oggi l’Osservatorio ha contato 130 mondi virtuali pubblici e 119 piattaforme per la realizzazione di ambienti privati (le Metaverse as a service platform), e i progetti sviluppati al loro interno sono 736 dal 2018 ad oggi (di cui 71 in Italia).
“Diversamente da quanto potrebbe sembrare, il mondo dell’extended reality nell’ultimo anno è rimasto tutt’altro che fermo, ma ha lavorato per potenziare le tecnologie e fare passi avanti verso una nuova frontiera dell’interazione online che consentirà nuove esperienze immersive e interattive“, spiega Marta Valsecchi, Direttrice dell’Osservatorio Extended reality & metaverse. “Sebbene i tempi per il metaverso non siano ancora maturi e probabilmente non lo saranno ancora per diversi anni, le tecnologie di Extended reality e i mondi virtuali, che ne costituiscono le fondamenta, sono già una realtà e stanno evolvendo velocemente, creando esperienze fisico-digitali sempre più integrate”.
Se si allarga l’analisi non solo ai progetti sviluppati nei mondi virtuali, in Italia si contano 482 progetti di Extended reality a partire dal 2020, di cui 301 progetti in ambito B2c e 181 in ambito B2b/B2e. Di questi, 71 sono all’interno di mondi virtuali.
Nel 2023 sono stati realizzati 74 nuovi progetti B2c, di cui il 22% nell’education, con la creazione di aule virtuali per la formazione e le lezioni degli studenti sviluppate da diverse università, il 18% nel retail e un altro 18% nel turismo. Si diffondono in particolare progetti che permettono all’utente di fruire di esperienze o eventi realizzati interamente con tecnologie di Extended reality ed esperienze per aumentare la visibilità del brand.
Nel B2b il numero di progetti è limitato, anche se le iniziative aziendali sono spesso coperte da accordi di riservatezza: si contano 34 nuovi progetti nel 2023 (in calo del 24% rispetto al numero di progetti sviluppati nel 2022), in particolare soluzioni di collaborazione e cooperazione tra i dipendenti nel manifatturiero o iniziative Hr in società di consulenza.
Sia nel B2c, che nel B2b si registra una crescita di progetti in settori prima marginali come Pa, sport e trasporti,…
Nuovo round da 4 milioni di euro per Cosmico, startup nata per connettere i migliori talenti del mondo digitale e le aziende e prima realtà ad aver portato in Italia una nuova filosofia nel mondo del lavoro indipendente con il modello Talent-as-a-Service (TaaS).
Lead investor nell’operazione è PranaVentures, fondo di venture capital specializzato in investimenti seed e post-seed che ha scelto di reinvestire considerando i risultati positivi della società e del suo significativo impatto nel settore dell’Hr Tech. L’operazione vede anche la partecipazione di alcuni business angel quali Roberto Marsella, Fabio Troiani, i family office di 40Jemz ed Intesa Sanpaolo.
Giro d’affari da 4,5 milioni di euro nel 2023
Un risultato importante che arriva dopo il round Seed di 1,8 milioni di euro concluso nel 2023 e dopo la recente acquisizione di Bioss Srl, con l’obiettivo di rafforzare la community di professionisti nei segmenti Cybersecurity e Embedded. Il nuovo round è parte della strategia di crescita del progetto, nato nel 2020 da un’intuizione del ceo, Francesco Marino, e dei co-founder Matteo Roversi e Simone Tornabene che in soli quattro anni hanno portato la startup a risultati straordinari: con un giro d’affari passato da 2,2 milioni di euro nel 2022 a quota 4,5 milioni di euro nel 2023, raddoppiando la crescita per il terzo anno di fila fin dalla sua costituzione.
Cosmico oggi conta una community di oltre 16 mila professionisti in ambito coding, design, marketing, cybersecurity, data & AI e oltre 80 clienti del calibro di Ntt Data, Sketchin, Fjord, Capgemini, Huawei, Dude, Akqa, Alkemy, Facile.it, Publicis Sapient, Ogilvy, Hibo.
Verso il consolidamento in Italia: target 10 mln di fatturato
Il round Serie A permetterà alla startup di consolidare il proprio posizionamento in Italia e accrescere la community di talenti, a fronte di una richiesta sempre maggiore di professionisti in ambito tecnologico e creativo. Inoltre, i fondi andranno ad accelerare la crescita internazionale dopo la recente apertura della sede spagnola di Madrid. Con oltre 3 milioni di euro di venduto nel primo trimestre del 2024, oggi Cosmico punta a chiudere l’anno con 10 milioni di fatturato a livello gruppo.
“Nonostante Cosmico sia Ebitda-positive dal primo anno – spiega Francesco Marino, ceo e co-founder di Cosmico -, abbiamo deciso di proseguire con una strategia di funding che ha aperto il capitale sociale a soggetti sinergici al nostro business, non soltanto ai loro capitali. Per questo siamo orgogliosi di essere stati scelti da investitori come Troiani o Marsella, di aver visto confermata la fiducia dei precedenti investitori, grazie anche al supporto del team di Growth Capital, e di avere al nostro fianco PranaVentures come lead investor”.
Una risposta alle esigenze del mercato del lavoro
“Nell’era dei nomadi digitali, con sempre più aziende alla ricerca di nuove soluzioni e tecnologie per attrarre talenti, siamo entusiasti di continuare a sostenere Cosmico e di essere al fianco di Francesco, Simone e Matteo – conclude Lisa Di Sevo, amministratore delegato di PranaVentures -. La loro innovativa proposta ha saputo rispondere in modo efficace alle nuove esigenze del mercato del lavoro. Negli ultimi mesi, il team di Cosmico ha dimostrato di saper acquisire quote di mercato significative, anche grazie ad operazioni strategiche e, le nuove risorse, aiuteranno la società a consolidare ulteriormente la sua presenza, sia a livello nazionale che internazionale”.
La prossima rivoluzione industriale è già qui ed è quella trainata dalle aziende native digitali, Dnb (digital native business), imprese costruite da zero su tecnologie come il cloud computing, l’analisi dei dati e l’intelligenza artificiale. Come si legge in un’analisi di Idc, i digital native business, a differenza delle aziende tradizionali che cercano di adattare le loro tecnologie al digitale, hanno la disruption nel loro dna, perché sono nati nell’era della connettività ubiqua e del rapido progresso tecnologico, senza alcun vincolo legacy: per questo possono essere più audaci nell’adottare innovazioni all’avanguardia che danno loro un vantaggio competitivo. Nella seconda metà del 2024, i Dnb cresceranno ancora di più lungo la loro traiettoria di pionieri digitali, grazie a 5 tendenze tecnologiche che permetteranno alle imprese native digitali di generare trasformazione in tutto il loro settore.
Dall’utilizzo dell’Ai generativa come catalizzatore del cambiamento alla creazione di nuovi paradigmi di lavoro e di nuove professionalità, le aziende native digitali sono geneticamente preposte per la metamorfosi. Il loro “superpotere”, scrive Idc, sta nella loro capacità di essere agili e adattarsi rapidamente ai cambiamenti tecnologici dirompenti in un mondo Vuca (volatile, incerto, complesso, ambiguo).
Secondo le ricerche condotte da Idc, entro il 2025le imprese Dnb investiranno in tecnologie di intelligenza artificiale generativa (Gen Ai) come ChatGpt a un ritmo vertiginoso, 5 volte superiore rispetto alle aziende tradizionali. Dall’automazione dei flussi di lavoro di back-office all’arricchimento dei punti di contatto dei clienti con interfacce conversazionali, i Dnb abbracceranno l’intelligenza artificiale generativa in ogni aspetto delle loro operazioni. Le loro ambizioni sono sostenute anche dal fatto che molti grandi player dell’intelligenza artificiale generativa, come Anthropic e OpenAi, sono essi stessi Dnb, pionieri di nuovi casi d’uso che ridefiniranno il modo in cui operano le aziende.
In questa era alimentata dall’intelligenza artificiale, i dati non sono solo il nuovo petrolio, ma una fonte di energia rinnovabile che alimenta l’innovazione dei Dnb. Entro il 2026, queste aziende spenderanno oltre un terzo del budget su tecnologie come una solida architettura e piattaforme dati per integrare modelli di intelligenza artificiale generativa con le loro fonti di dati proprietarie.
Infatti, l’efficacia dell’uso della Gen Ai dipende direttamente da quanto strategicamente un’azienda sfrutta i dati, proprietari e di terze parti. Anche nelle imprese digital native la mole crescente di informazioni è una sfida e la capacità di unificare e estrarre conoscenza dai dati è la chiave per sbloccare il pieno potenziale dei progetti con l’intelligenza artificiale generativa.
Il ritmo frenetico dell’innovazione porta con sé anche una grave carenza di talenti tecnici qualificati per ruoli nascenti come ingegneri e scienziati dei dati capaci di lavorare con l’Ai. Entro il 2025, oltre il 70% dei Dnb userà uno specifico approccio per colmare questo gap basato su automazione intelligente e augmentation.
L’automazione intelligente è quella che unisce Rpa e Ai permettendo di automatizzare le attività manuali ripetitive e usa l’Ai per compiti automatizzabili più specialistici e evoluti, in entrambi i casi ovviando alla difficoltà di trovare persone qualificate per questi compiti. Al tempo stesso, per il personale umano, i Dnb raddoppieranno gli investimenti…
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