Almaviva, ok al bilancio: nuovo piano di assunzioni per il 2024

Almaviva, ok al bilancio: nuovo piano di assunzioni per il 2024

Via libera all’unanimità al bilancio 2023 dall’assemblea degli azionisti di Almaviva, con il fatturato che si assesta a un miliardo e 156 milioni di euro, segnando un +8% rispetto al 2022. Il gruppo italiano di innovazione digitale, nel cui board fa il suo ingresso come amministratore indipendente Francesca Mariotti, già direttore generale di Confindustria, ha segnato un Ebitda adjusted a 211 milioni di euro, con un +16,4% in un anno, per una marginalità adjusted del 18,3%. “Indicativo anche il Backlog – si legge in una nota dell’azienda – che si colloca a circa 2,5 miliardi, pari a 3,0x i ricavi ’23. Infine, la leva finanziaria (rapporto debito netto/Ebitda) a 0,9x”.

Innovazione e creazione di valore condiviso

“Il 2023, che ha segnato 40 anni di attività imprenditoriale, è stato un anno di ulteriore crescita, positivo per il Gruppo Almaviva sia in termini di fatturato che di marginalità, in tutti gli ambiti del business – spiega Alberto Tripi, presidente del Gruppo, recentemente nominato special advisor per l’Intelligenza Artificiale e la Cybersecurity nella nuova squadra di presidenza di Confindustria – Negli anni siamo cresciuti in modo sostenibile, tanto in Italia quanto all’estero, trasformando le potenzialità offerte dall’innovazione tecnologica nella creazione di valore condiviso”.

Il nuovo piano di assunzioni

“Un percorso di crescita accompagnato dalla continua integrazione di competenze e nuovi talenti, considerando le persone la nostra risorsa più preziosa – prosegue Tripi – Nell’ultimo triennio abbiamo assunto in Italia circa tremila professionisti, oltre mille nel solo 2023, in buona parte giovani sotto i 30 anni, e per il 2024 abbiamo definito un ambizioso piano di ingresso di nuove professionalità sul territorio nazionale”.

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Transizione 4.0, dal 29 aprile via alla compensazione dei crediti di imposta

Transizione 4.0, dal 29 aprile via alla compensazione dei crediti di imposta

Crediti di imposta 4.0, si sblocca l’impasse e parte la compensazione. Dalle ore 12:00 di lunedì prossimo, 29 aprile 2024, sarà possibile trasmettere i modelli di comunicazione per compensare i crediti d’imposta 4.0 “maturati e non ancora fruiti”, relativi a investimenti effettuati dal 2023, per come è previsto dal decreto 39 del 2024. I modelli di comunicazione in formato editabile saranno disponibili sul sito del Gestore dei servizi energetici (Gse).

Il decreto

Su indicazione del ministro delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso, è stato emanato il decreto direttoriale del Mimit riguardante la compensazione dei crediti di imposta per gli investimenti del piano Transizione 4.0 che definisce il contenuto e le modalità di invio dei modelli di comunicazione di dati e informazioni che le imprese devono fornire. Il provvedimento si era reso necessario per consentire alle imprese la compensazione dei crediti d’imposta, sospesa con la Risoluzione dell’Agenzia delle entrate n. 68/E del 12 aprile 2024.

I modelli

Nello specifico, il nuovo decreto regola due diversi modelli di comunicazione di dati e altre informazioni da fornire. I crediti di imposta riguardano:

• gli investimenti in beni strumentali nuovi, funzionali alla trasformazione tecnologica e digitale delle imprese;

• gli investimenti in attività di ricerca e sviluppo, innovazione tecnologica, design e ideazione estetica.

I modelli che verranno caricatisul sito del Gse sfrutteranno nei fatti e in anteprima la piattaforma che gestirà anche i crediti d’imposta previsti dal nuovo piano Transizione 5.0.

Il Piano Transizione 5.0

Oggi in Gazzetta Ufficiale è attesa la pubblicazione della legge di conversione sull’attuazione del Pnrr. Tra le misure previste nella legge c’è l’introduzione del piano Transizione 5.0 che si focalizza su investimenti in innovazione, digitalizzazione e sostenibilità. La legge è stata approvata il 23 aprile scorso.

Transizione 5.0, cosa prevede

Con il decreto Pnrr si avvia il piano Transizione 5.0 per sostenere la transizione digital&green delle imprese. Il programma mira a sostenere gli investimenti su questi due fronti attraverso un innovativo schema di crediti d’imposta.

Il Piano prevede risorse pari a 6,3 miliardi di euro, che si aggiungono ai 6,4 miliardi già previsti dalla legge di bilancio, per un totale di circa 13 miliardi nel biennio 2024-2025.

Alle aziende verrà concesso un credito d’imposta automatico, senza alcuna valutazione preliminare, senza discriminazioni legate alle dimensioni dell’impresa, al settore di attività o alla sua localizzazione. Saranno agevolati gli investimenti in beni materiali e immateriali, purché si raggiunga una riduzione dei consumi energetici dell’unità produttiva pari almeno al 3% (o al 5% se calcolata sul processo interessato dall’investimento).

Inoltre, saranno ammessi anche investimenti in nuovi beni strumentali necessari all’autoproduzione di energia da fonti rinnovabili e spese per la formazione del personale dipendente finalizzate all’acquisizione o al consolidamento di competenze nelle tecnologie per la transizione digitale ed energetica dei processi produttivi. Le modalità di fruizione prevedono la compensazione del credito spettante presentando il modello F24 in un’unica rata. L’eccedenza non compensata entro il 31 dicembre 2025 sarà compensabile in 5 rate annuali di pari importo.

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Smart grid e fibra, Open Fiber accelera sull’upgrade delle cabine elettriche

Smart grid e fibra, Open Fiber accelera sull’upgrade delle cabine elettriche

Contribuire in modo significativo alla creazione di una smart grid avanzata e all’ottimizzazione del sistema energetico nel territorio italiano: è questo l’obiettivo del progetto portato avanti da Open Fiber che ha già rilegato 23mila cabine elettriche alla sua rete realizzata interamente in fibra ottica Ftth permettendo una migliore comunicazione tra i dispositivi di rete e una maggiore efficienza nell’erogazione dell’energia elettrica. “La connettività in fibra ottica delle cabine elettriche di trasformazione infatti, abilita servizi ad elevata capacità e bassissima latenza, consentendo quindi la raccolta e la trasmissione di una grande quantità di dati in tempo reale senza incorrere nei rallentamenti tipici delle reti miste Fttc in cui viene utilizzato anche il rame per raggiungere un determinato punto sul territorio”, spiega l’azienda a CorCom.

Uno degli elementi chiave delle smart grid è quindi la connettività in fibra ottica che, grazie alla sua elevata velocità di trasmissione dei dati, alla sua capacità di banda e alla sua resistenza alle interferenze elettromagnetiche, è diventata la tecnologia ideale per supportare le esigenze di comunicazione delle reti elettriche intelligenti.

Il consumatore diventa “prosumer”

I dati raccolti e trasmessi in tempo reale diventano dunque essenziali per favorire la transizione energetica, ossia il passaggio da una rete elettrica centralizzata – caratterizzata da poche centrali di produzione ad altissima capacità che gestisce flussi monodirezionali di energia (dalle centrali di produzione al consumatore) – a una rete elettrica decentralizzata con migliaia di impianti di produzione a bassa/media capacità in grado di gestire flussi bidirezionali di energia in cui il consumatore diventa “prosumer” in qualità di produttore di energia. Le reti di telecomunicazioni diventano dunque sempre più utili anche ad altre attività meno visibili agli utenti ma essenziali per sfruttare appieno le potenzialità delle nuove tecnologie e un esempio concreto di applicazione della connettività ad ambiti diversi dallo scambio di dati tra utenti sono proprio le smart grid.

La rete in fibra infrastruttura nevralgica per il sistema elettrico

La rete in fibra ottica che arriva non solo alle abitazioni ma anche ai punti nevralgici della rete elettrica di distribuzione e di trasmissione nonché alle centrali di produzione, rappresenta dunque l’infrastruttura abilitante della trasformazione del sistema elettrico. Le smart grid rappresentano una delle innovazioni più importanti nel settore dell’energia. Si tratta di reti elettriche che utilizzano tecnologie digitali, sensori e software per abbinare meglio la domanda e l’offerta di elettricità in tempo reale, riducendo al minimo i costi, mantenendo la stabilità e l’affidabilità della rete, garantendo al contempo una maggiore integrazione delle energie rinnovabili.

Il Piano Ue “Fit for 55”

L’obiettivo del piano Ue “Fit for 55” è di ridurre le emissioni di CO2 di almeno il 55% entro il 2030 e al raggiungimento della neutralità climatica entro il 2050: ciò rende necessario il passaggio alle smart grid, che rendono le reti elettriche più resilienti e affidabili, riducendo al contempo la necessità di nuove e costose infrastrutture di rete.

Le componenti fondamentali per realizzare una smart grid

  • Osservabilità end to end della rete: infrastruttura di comunicazione avanzata per il monitoraggio e il controllo remoto dei dispositivi di rete nonché per…

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Alphabet e Microsoft oltre le attese, Meta affonda a Wall Street

Alphabet e Microsoft oltre le attese, Meta affonda a Wall Street

I conti di Microsoft, Alphabet e Meta volano, ma la guidance al ribasso della società creata da Mark Zuckerberg affonda il titolo in borsa, rischiando di far registrare la peggior seduta dall’ottobre 2022. E’ questo, in estrema sintesi, lo scenario che si profila per le tre Big tech all’indomani della pubblicazione delle rispettive trimestrali.

Boom del Cloud di Microsoft

Più nello specifico, Redmond ha guadagnato a Wall Street il 5% dopo aver comunicato che l’utile per azione è stato di 2,94 dollari, su revenue di 61,86 miliardi di dollari, contro attese per 2,82 dollari su 60,80 miliardi. Nei primi tre mesi del 2024 i ricavi totali sono cresciuti del 17% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. L’utile netto ha sfiorato i 22 miliardi di dollari, in rialzo dai 18,30 miliardi dello stesso trimestre del 2023.

I ricavi da Azure e altri servizi cloud sono aumentati del 31%, dopo il +30% del trimestre precedente, contro attese per un rialzo del 28,8%. Il segmento Intelligent Cloud, che comprende il cloud pubblico di Azure, Windows Server, Nuance e GitHub, ha prodotto 26,71 miliardi di dollari di ricavi, in rialzo di circa il 21% e superiori ai 26,26 miliardi del consensus. L’unità Productivity and Business Processes, che contiene Office, LinkedIn e Dynamics, ha generato 19,57 miliardi di revenue, in rialzo di circa il 12%, contro attese per 19,54 miliardi. Infine, il giro d’affari messo in moto dal More Personal Computing (sistema operativo Windows, Pc Surface, videogiochi e ricerca) è cresciuto di circa il 18% a 15,58 miliardi, contro un consensus a 15,08 miliardi.

“Microsoft Copilot e lo stack Copilot stanno orchestrando una nuova era di trasformazione dell’intelligenza artificiale, che porta a risultati aziendali migliori in ogni ruolo e settore”, ha commentato Satya Nadella, presidente e amministratore delegato di Microsoft.

Alphabet sopra le attese grazie a Search, YouTube e Cloud

Il titolo di Alphabet ha fatto segnare addirittura una crescita a doppia cifra (+12%) nell’after-hours. Anche la società madre di Google ha infatti registrato conti sopra le attese: l’utile per azione è stato di 1,89 dollari su ricavi di 80,54 miliardi di dollari (+15%), contro attese per 1,51 dollari su 78,59 miliardi.

I ricavi dalla pubblicità di YouTube sono stati di 8,09 miliardi, contro attese per 7,72 miliardi, mentre quelli provenienti da Google Cloud sono stati di 9,57 miliardi, contro i 9,35 miliardi del consensus. I costi di acquisizione del traffico hanno portato 12,95 miliardi di dollari, contro i 12,74 miliardi delle attese. Il board di Alphabet ha poi approvato un dividendo di 20 centesimi per azione e ha autorizzato un riacquisto azionario del valore di 70 miliardi di dollari.

“I nostri risultati del primo trimestre riflettono le forti performance di Search, YouTube e Cloud. Siamo a buon punto con la nostra era Gemini e c’è un grande slancio in tutta l’azienda”, ha dichiarato il ceo Sundar Pichai. “La nostra leadership nella ricerca e nell’infrastruttura AI e la nostra impronta di prodotto globale ci posizionano bene per la prossima ondata di innovazione AI”.

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Gli studi professionali all’età della pietra

Gli studi professionali all’età della pietra

Gli studi professionali italiani investono una percentuale molto esigua del loro fatturato in digitale: la maggior parte, infatti, spende tra i mille e i 5mila euro all’anno, solo una piccola parte di essi spende più di 30mila euro in nuove tecnologie. E nonostante gli strumenti digitali vengano adottati per migliorare la qualità dei processi, coordinare il lavoro e ridurre i costi, la maggior parte dei professionisti dedica alla formazione sulla tecnologia non più di un giorno all’anno.

A dirlo è un rapporto del centro interdipartimentale dell’Università di Pavia Institute for Transformative Innovation Research (Itir), presentato in occasione dell’evento di kickoff del MindHub “Digitalizzazione e futuro degli studi commercialisti“, promosso da AssoSoftware, l’Associazione di Confindustria che raggruppa i produttori italiani di software, in collaborazione con l’Accademia dei Commercialisti e la Fondazione Nazionale dei Commercialisti.

Gli ambiti esplorati dalla ricerca

La ricerca dell’Università di Pavia è stata svolta su un campione di 1559 professionisti proveniente da tutto il territorio nazionale tra il 2020 e il 2022. L’obiettivo, come dichiarato da Stefano Denicolai, coordinatore del progetto, “è quello di indagare il livello di digitalizzazione degli studi professionali italiani al fine di comprendere al meglio il loro attuale stato di maturità digitale, con una particolare attenzione verso i commercialisti”.

La ricerca, infatti, nasce in seno al programma Mindhub dell’Itir al fine di avviare un percorso di confronto e ricerca fra università e un gruppo di esperti per meglio comprendere il futuro degli studi professionali nell’epoca dell’intelligenza artificiale. “La trasformazione digitale è tanto un driver di cambiamento per lo studio stesso quanto un’opportunità straordinaria di rinnovamento dei servizi offerti ai propri clienti. Ci siamo quindi proposti di analizzare i nuovi trend tecnologici – come AI, Cybersecurity, Data Monetization – raccogliendo dati inediti sul livello di maturità digitale degli studi al fine di proporre modelli e best practice a cui tendere, ipotizzando scenari operativi e strumenti software di supporto”, ha spiegato Denicolai.

Il rapporto con la trasformazione digitale

Per gli studi professionali la trasformazione digitale è innanzitutto uno strumento per cambiare il modo di lavorare grazie alle tecnologie digitali (lo dice il 53% campione). Le nuove tecnologie, inoltre introducono opportunità per fare cose nuove, mai fatte prima (13,4%), e d’altra parte “il mondo sta cambiando, diventa più digitale e quindi bisogna adeguarsi” (12%). Per il 9% dei rispondenti, la digital transformation consiste solo nell’introduzione in azienda nuove tecnologie digitali.

Come accennato, il 53% del campione dedica soltanto una giornata l’anno di formazione, e solo l’11% oltre sette giorni l’anno. Rispetto all’adozione di soluzioni digitali, dato un punteggio che va da 1 a 5, gli studi hanno dichiarato di fare leva soprattutto su e-mail (4,42), sistemi di backup (3,64), riunioni digitali (3,39), software di gestione (3,26), cartelle condivise (3,09). La voce intelligenza artificiale raggiunge un punteggio di 1,27, in coda alla classifica.

Alla domanda “Da 1 a 5, quanto avete rinnovato il pacchetto di Prodotti/Servizi che offrite ai vostri clienti nel triennio 2020-2022?”, il 54% ha risposto “Solo piccoli cambiamenti”, il 30% “Cambiamenti abbastanza rilevanti” e il 9% “Per nulla (sostanzialmente gli stessi)”….

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Digital & green, Lagarde: “Serve una svolta kantiana”

Digital & green, Lagarde: “Serve una svolta kantiana”

Serve una “svolta kantiana” per integrare effettivamente i mercati dei capitali in Europa per fronteggiare le transizioni digitale e verde e le crisi geopolitiche. Lo ha affermato la presidente della Bce Christine Lagarde ha ribadito, intervenendo brevemente al convegno del ministero delle finanze francesi.

Lagarde ha detto che occorre rovesciare la direzione di marcia seguita finora passando dall’azione “dal basso” all’azione “dall’alto” per imprimere una svolta rapidamente. Già in passato Lagarde aveva chiarito in che cosa consista questo passaggio: per l’unione dei mercati dei capitali ci si è concentrati sullo sviluppo dei mercati dei capitali locali e regionali per superare i limiti dei piccoli contesti nazionali.

Ci sono state modifiche frammentarie alla legislazione per la compensazione e l’informativa sulla sostenibilità agli investimenti al dettaglio e ai fondi di investimento. Ma tale strategia, secondo la Bce, non ha incentivato a costruire un mercato europeo effettivo, non c’è stata armonizzazione in settori decisivi. Uno per tutti: non esistono norme comuni sulla classificazione dei crediti o sulle condizioni per l’avvio delle procedure di insolvenza.

Accelerare sul mercato unico

Intanto, un rapporto del comitato di esperti francesi presentato a Parigi dal ministro dell’economia Bruno Le Maire e dall’ex banchiere centrale Bce Christian Noyer afferma che non si può stare fermi in attesa che si sciolgano tutti i “nodi” che hanno impigliato il progetto di unione dei mercati dei capitali in Europa. Dopo l’apertura da parte dei Ventisette di un percorso per scioglierli, con alcuni obiettivi di fondo ancora avvolti nell’incertezza (è il caso degli aspetti fiscali e in parte anche sulla vigilanza centralizzata come è accaduto per il sistema bancario), il governo francese insiste sulla necessità di accelerare: recentemente ha proposto che un gruppo di paesi “volonterosi” compia dei passi concreti per sperimentare nuove soluzioni.

Quattro le misure proposte: sviluppare prodotti europei di risparmio di lungo termine investiti principalmente in Europa; rilanciare il mercato della cartolarizzazione per sostenere la capacità di prestito delle banche correggendo il quadro regolamentare e prudenziale e predisponendo una piattaforma comune; avanzare verso una supervisione integrata delle attività sui mercati finanziari; più a lungo termine riassorbire la frammentazione del sistema di regolamento delle transazioni. L’obiettivo è sbloccare il risparmio finanziario delle famiglie, che nella Ue vale 35 mila miliardi di euro, di cui circa 10 mila in depositi bancari, per finanziare in parte i progetti Ue (verdi e digitali innanzitutto) che costeranno mille miliardi ogni anno fino al 2030 cui si aggiungono le spese per la difesa. L’Europa ha un tasso di risparmio tra i più elevati al mondo, 13,3%.

Timori diffusi in Europa

Lo sforzo francese di accelerare l’azione politica per far uscire dal pantano la prospettiva di un effettivo mercato unico europeo dei capitali non rientra solo nella volontà di giocare a un livello più alto la partita nella Ue esclusivamente a fini elettorali (le europee a giugno e le presidenziali nel 2027). Risponde a una necessità che ormai non viene disconosciuta da alcuno in Europa, paradossalmente anche da chi è meno disposto – o non disposto – a cedere pezzi importanti di…

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