L’intelligenza artificiale è un’innovazione che sta galvanizzando i mercati fino ad assumere le proporzioni di una bolla speculativa? In parte sì: esattamente come accaduto negli Anni ’90 con l’entusiasmo per la nascita delle aziende su internet, le dot-com, anche l‘Ai è una bolla che continua a gonfiarsi, trainando il mercato azionario statunitense verso picchi record. L’ascesa proseguirà fino a portare l’indice S&P 500 a 7.000 nel 2025 (oggi è intorno a 5.500), ma anche all’esplosione della bolla, proprio come accaduto nella fase dot-com. Lo scrivono gli esperti di Capital Economics in un’analisi che parte dall’osservazione dell’andamento del titolo di Nvidia.
Il chipmaker ha sfondato la capitalizzazione di 3.000 miliardi di dollari, portandosi in vetta all’indice S&P, ma ha anche perso il 18% del suo valore nell’ultima settimana di giugno, bruciando in Borsa 550 miliardi di dollari. Ora il prezzo viaggia a circa il 12% del valore in meno rispetto al massimo toccato a metà giugno (il prezzo delle azioni di Nvidia è comunque raddoppiato nell’ultimo anno e l’azienda resta la terza tra i colossi Usa per capitalizzazione di mercato).
Rivoluzione Ai: dalla “bolla” alla trasformazione pervasiva
Gli analisti di Capital Economics osservano che gli investitori di Nvidia sono storicamente inclini a investire nelle innovazioni prima che queste siano in grado di portare benefici pervasivi nell’economia reale.
Infatti, le implicazioni dell’Ai sui mercati sono un fenomeno separato dai suoi impatti macroeconomici. Questi ultimi sono innegabili, ma, come in ogni rivoluzione tecnologica, esiste un lasso di tempo che separa l’arrivo dell’innovazione dalla trasformazione pervasiva che genera nella società.
I primi segnali che la rivoluzione Ai ha iniziato a toccare alcune aree di investimento economico negli Stati Uniti ci sono, ma occorre che il cambiamento si osservi in modo coerente e anche in altri Paesi. Capital Economics continua a pensare che l’aumento di produttività generato dall’Ai sarà significativo (fino a +1,5% l’anno negli Usa, molto meno in Europa), ma si vedrà solo nella seconda metà del decennio.
Il ciclo dell’hype dell’intelligenza artificiale
L’Ai starebbe dunque seguendo il ciclo dell’hype illustrato da Gartner, proseguono gli analisti: al momento siamo vicini al picco di “aspettative gonfiate”, almeno per quel che riguarda l’impatto macroeconomico dell’intelligenza artificiale. Ciò suggerisce che presto entreremo in una fase di scetticismo che culminerà nel pessimismo e che potrebbe coincidere con lo scoppio della bolla sul mercato azionario. Anzi, per Capital Economics “scoppierà sicuramente”, perché questo è il l’andamento tipico delle innovazioni che scatenano entusiasmo e ottimismo. Può accadere per trend che non hanno alcun seguito, ma è successo anche per tecnologie che hanno cambiato il mondo.
Sarà così per l’Ai: i vantaggi di produttività diventeranno alla fine evidenti e dallo scoppio della bolla emergerà “una vasta infrastruttura che aiuterà a diffondere i benefici di questa tecnologia nell’economia globale“, scrivono gli analisti.
Allora la rivoluzione Ai sarà non più un hype o una bolla sul mercato, ma la nuova forma di una trasformazione digitale pervasiva. Fino alla prossima grande disruption tecnologica.
“Lo sviluppo di capacità nel settore della sicurezza informatica è divenuto un aspetto essenziale delle prerogative di uno Stato, al pari della sua forza militare ed economica. Garantire l’inviolabilità delle infrastrutture informatiche non aumenta soltanto il livello di sicurezza di un Paese, ma favorisce anche la fiducia, l’innovazione e la crescita economica”. Lo ha sottolineato il Ministro dell’Interno Matteo Piantedosi, partecipando alla Farnesina alla “Conferenza Nazionale per la creazione di un ecosistema di cyber capacity building”.
L’evento ha visto anche la presenza del Vicepresidente del Consiglio e Ministro degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, Antonio Tajani, e del Direttore Generale dell’Agenzia per la Cybersicurezza Nazionale Bruno Frattasi.
Dar vita a un ecosistema di livello internazionale
Dopo la sessione istituzionale, la conferenza si è sviluppata con interventi dei rappresentanti delle principali istituzioni coinvolte, aziende ed enti accademici attivi nel campo della cybersicurezza, con l’obiettivo di dar vita a un ecosistema capace di operare a livello internazionale, in un’ottica di “promozione del saper fare italiano, di approfondimento di priorità operative e geografiche, di sviluppo di partenariati pubblico-privato, conferendo operatività alla proiezione del sistema cyber italiano ed europeo”, spiega la nota ufficiale del Ministero degli Esteri.
Rafforzare la sinergia tra enti pubblici e privati
“Di fronte alle crescenti minacce alla nostra sicurezza in ambito cibernetico, il Governo è fortemente impegnato in un’azione volta a rafforzare la sinergia tra enti pubblici e privati, mondo accademico e centri-studio” ha commentato Tajani, che ha evidenziato come l’obiettivo principale sia favorire una maggiore proiezione internazionale dell’Italia in un settore di rilevanza strategica, in attuazione della Strategia Nazionale di Cybersicurezza.
Focus sulle iniziative di Cyber Capacity Building
Le politiche di sicurezza cibernetica sono divenute prioritarie nelle agende politiche di governi e organizzazioni internazionali in considerazione dei profondi mutamenti geopolitici e della rapida trasformazione digitale degli assetti economico-produttivi. In tale contesto, assumono particolare rilievo le iniziative di Cyber Capacity Building (Ccb), volte al trasferimento di capacità e competenze verso Paesi terzi.
Cybersicurezza e reati informatici: in Gazzetta Ufficiale la legge
Intanto è stata pubblicata in Gazzetta la legge del 28/06/2024 numero 90, in vigore dal 17 luglio, che introduce una serie di disposizioni per il rafforzamento della cybersicurezza nazionale e la prevenzione dei reati informatici, al fine di migliorare la resilienza delle infrastrutture pubbliche e private italiane, nonché a coordinare meglio le risposte agli incidenti cibernetici. La normativa si concentra sul rafforzamento della resilienza delle PA e del settore finanziario, la sicurezza delle banche dati degli Uffici giudiziari e il contrasto ai reati informatici.
Viene previsto un Nucleo per la cybersicurezza con la possibilità di convocare rappresentanti di enti rilevanti, come la Direzione nazionale antimafia, la Banca d’Italia e altri, per affrontare questioni di particolare rilevanza.
L’Agenzia assume il ruolo di Autorità nazionale per la cybersicurezza, coordinando soggetti pubblici e privati per assicurare la sicurezza e la resilienza cibernetiche a livello nazionale.
L’autorità Antitrust francese potrebbe essere la prima al mondo a indirizzare accuse formali al produttore americano di chip Nvidia per presunte pratiche anticoncorrenziali nella catena del valore dell‘intelligenza artificiale generativa: lo riporta Reuters in base a indiscrezioni raccolte da persone vicine agli ambienti del regolatore francese.
L’Autorité de la concurrence starebbe preparando un’indagine contro il più grande produttore mondiale di chip dopo aver effettuato nel settembre 2023 dei controlli a sorpresa nell’industria del cloud computing e in seguito a una consultazione pubblica nel settore dell’Ai generativa, da cui è scaturito un report che descrive lo stato della competitività del settore. Il documento sottolinea che il settore della GenAi rischia, tra l’altro, un abuso di posizione dominante da parte delle aziende che forniscono i chip.
GenAi, Nvidia nel mirino dell’Antitrust francese
In particolare, l’Antitrust francese teme la dipendenza del settore dal software Cuda per la programmazione dei chip di Nvidia.
Come si legge nel report dell’Autorità francese, il regolatore “rileva diversi rischi potenziali come la fissazione dei prezzi, le restrizioni alla produzione, le condizioni contrattuali sleali o i comportamenti discriminatori”. Inoltre, le società sentite durante le consultazioni dell’antitrust, hanno espresso “preoccupazioni per la dipendenza dell’industria dal software di programmazione dei chip Cuda di Nvidia (l’unico ambiente perfettamente compatibile con le Gpu che sono diventate indispensabili per il calcolo accelerato)”. Infine, anche i recenti annunci di investimenti di Nvidia in fornitori di servizi cloud specializzati in Ai, come Coreweave, destano preoccupazioni”.
L’Antitrust francese assicura che continuerà a monitorare con attenzione il settore.
Catena del valore dominata dalle big tech
Il report analizza l’intero mercato della GenAi, che è composto di più attori che l’Antitrust ha messo sotto la lente. Ci sono i giganti del digitale che sono presenti sull’intera catena del valore, ovvero Alphabet e Microsoft, mentre Amazon, Apple, Meta e Nvidia sono presenti solo in parti di essa. Ci sono poi gli sviluppatori del modelli di GenAi, spesso delle startup, come Anthropic, HuggingFace, Mistral Ai e OpenAi, e dietro i quali ci sono spesso gli investimenti delle big tech, come Microsoft per OpenAi e Google e Amazon per Anthropic. A monte dell’industria ci sono i fornitori di componenti, tra cui in primo piano Nvidia, e i provider del cloud computing. Tutti questi settori sono collegati e gli stessi colossi spesso coprono più parti della catena del valore.
Il report sottolinea anche come l’ingresso nel settore sia strettamente legato alla disponibilità sia di grandi potenze di calcolo che di enormi quantità di dati. Fondamentale anche la capacità di effettuare ingenti investimenti. Questi fattori alzano le barriere per i nuovi entranti e rendono la GenAi un’industria potenzialmente concentrata tra le big tech.
“I colossi del digitale beneficiano dei vantaggi legati alla loro integrazione verticale, alle economie di scala e agli effetti di rete di natura cumulativa, perché i dati degli utilizzatori permettono di affinare continuamente i loro modelli e proporre nuovi servizi”, scrive l’Autorité.
I rischi di abuso e le raccomandazioni
Sono otto i grandi rischi che il regolatore vede sul mercato della GenAi: rischio di abuso nelle…
Gli acquisti online su Amazon.it potranno essere effettuati utilizzando un nuovo metodo di pagamento in aggiunta a quelli già disponibili sulla piattaforma di e-commerce: Amazon Pay. A renderlo possibile è la partnership tra il colosso fondato da Jeff Bezos e Nexi, che diventa così technical provider di Amazon Italia
Il posizionamento sui mercati locali
“L’accordo con Amazon testimonia, ancora una volta, come la scala internazionale e la forte presenza locale di Nexi la rendano la scelta ideale per player globali che hanno la necessità di avere partner con un solido posizionamento nei mercati locali – spiega Filippo Signoretti, merchant solutions director di Nexi Italia – La nostra tecnologia best in class e le nostre competenze specialistiche ci consentono di collaborare con successo con i più importanti player internazionali in tutti i Paesi Europei in cui operiamo, mettendo a loro disposizione i migliori servizi e le migliori soluzioni di pagamento digitale”.
La diffusione dei pagamenti digitali
Grazie a questo accordo, si legge in una nota della paytech, sarà possibile per Nexi “muovere un altro passo nella diffusione dei pagamenti digitali in Italia”. Alla messa a punto del progetto, conclude il comunicato, ha contribuito con il suo apporto di partner tecnologico, anche Intesa Sanpaolo.
Gli sforzi degli Stati europei per centrare i traguardi digitali fissati per il 2030 dal Digital Decade Policy Programme (Ddpp) sono inferiori al livello di ambizione dell’Ue. Lo chiarisce la seconda relazione della Commissione Ue sullo stato del Decennio digitale (SCARICA QUI IL DOCUMENTO ORIGINALE), secondo la quale sono necessari ulteriori investimenti, a livello europeo e nazionale, nei settori delle competenze digitali, della connettività di alta qualità, dell’adozione dell’intelligenza artificiale (IA) e dell’analisi dei dati da parte delle imprese, della produzione di semiconduttori e degli ecosistemi di start-up.
Necessario collaborare per un mercato unico digitale
Sul fronte connettività, in particolare, il report evidenzia che le reti in fibra, fondamentali per fornire connettività gigabit e consentire l’adozione di tecnologie all’avanguardia come l‘intelligenza artificiale, il cloud e l’Internet degli oggetti (IoT), raggiungono solo il 64% delle famiglie. Le reti 5G di alta qualità raggiungono oggi solo il 50% del territorio dell’Ue e le loro prestazioni sono ancora insufficienti per fornire servizi 5G avanzati. Per affrontare queste sfide, gli Stati membri e la Commissione devono collaborare per promuovere un mercato unico digitale veramente funzionale.
Incentivare l’uso di strumenti digitali innovativi
Nel 2023, inoltre, l’adozione dell’AI, del cloud e dei big data da parte delle aziende europee era al di sotto dell’obiettivo del Decennio digitale del 75%. Secondo le tendenze attuali, entro il 2030 solo il 64% delle imprese utilizzerà il cloud, il 50% i big data e solo il 17% l’AI. Per raggiungere la digitalizzazione del settore aziendale, è fondamentale incentivare l’adozione di strumenti digitali innovativi da parte delle pmi, in particolare il cloud e l’AI, nonché mobilitare ulteriori investimenti privati in startup a forte crescita. Questo – chiarisce la Commissione – è fondamentale per mantenere la competitività dell’Europa in termini di innovazione, efficienza e crescita basata sui dati.
Invito ad agire in modo più ambizioso
“Sia l’Ue sia gli Stati membri hanno un ruolo importante da svolgere nell’applicazione del nuovo quadro giuridico, nel promuovere la diffusione delle tecnologie digitali e nel garantire che i cittadini siano dotati di competenze digitali adeguate per beneficiare appieno della trasformazione digitale”, scrive la Commissione. Per questo motivo la relazione di quest’anno invita gli Stati membri ad agire in modo più ambizioso, poiché il raggiungimento degli obiettivi del Decennio digitale in materia di infrastrutture digitali, imprese, competenze e servizi pubblici è fondamentale per la futura prosperità economica e la coesione sociale dell’Ue. In questo contesto, la Commissione ha anche aggiornato le raccomandazioni specifiche per Paese e trasversali per ogni Stato membro dell’UE al fine di colmare le lacune individuate.
Superare il divario digitale grazie alla cooperazione
Un’altra grande sfida affrontata nella trasformazione digitale dell’UE rimane la limitata diffusione delle tecnologie digitali al di fuori delle grandi città. Per affrontare questo divario digitale, è fondamentale promuovere la cooperazione tra gli attori europei a livello transfrontaliero e locale, ad esempio attraverso i progetti multinazionali, gli European Digital Innovation Hubs (Edihs) e i Consorzi europei per le infrastrutture digitali (Edics). Dall’anno scorso sono stati raggiunti una serie…
Xavier Niel punta ad espandersi in America Latina. Il manager francese, fondatore di Iliad, vuole acquistare l’intero capitale di Millicom tramite il veicolo Atlas Investissement, continuandone così l’espansione internazionale. Attualmente il gruppo francese di Tlc è al 29% della società.
Come ha fatto sapere Iliad, l’operazione offre 24 dollari per azione e valuta Millicom 4,1 miliardi di dollari.
Quotata in Svezia e negli Stati Uniti, con sede in Lussemburgo, Millicom è presente in 9 Paesi dell’America Latina. La società ha generato un fatturato di 5,66 miliardi di dollari nel 2023.
La strategia di espansione di Niel
Proprietario di Iliad, gruppo di telecomunicazioni presente in Francia, Italia e Polonia, Niel ha realizzato una serie di investimenti personali nel settore in una decina di Paesi europei, anche attraverso NJJ, la sua holding che ospita in particolare asset di telecomunicazioni in Svizzera o la sua società Carraun, proprietaria dell’operatore irlandese Eir.
Niel, che grazie a questa espansione internazionale vanta 50 milioni di abbonati e più di 10 miliardi di euro di fatturato combinato, è anche proprietario dell’operatore Monaco Telecom.
A gennaio aveva annunciato l’intenzione di acquisire l’operatore mobile ucraino Lifecell, tramite la sua holding personale NJJ, per una somma di “500 milioni di dollari”.
A fine febbraio Freya, veicolo di investimento posseduto congiuntamente da Iliad e NJJ, ha annunciato l’acquisizione del 19,8% di Tele2, uno dei principali operatori in Svezia e nei Paesi baltici.
Iliad ha provato ad acquistare la sua concorrente italiana Vodafone Italia a dicembre ma questa proposta è stata respinta a fine gennaio, dopo un primo fallimento dell’operazione nel febbraio 2022.
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