Salesforce annuncia di aver raggiunto un accordo definitivo per acquisire Own Company, società attiva nel settore delle soluzioni di protezione e gestione dei dati. L’acquisizione, valutata circa 1,9 miliardi di dollari, mira a rafforzare la capacità di Salesforce di offrire soluzioni robuste per la protezione e la gestione dei dati dei clienti, garantendo la sicurezza e la conformità delle informazioni critiche.
Le capacità di Own completeranno le offerte esistenti di Salesforce, come Salesforce Backup, Shield e Data Mask. Ciò consentirà a Salesforce di offrire un set di prodotti di protezione dei dati e prevenzione delle perdite più completo, rafforzando ulteriormente il suo impegno nel fornire soluzioni end-to-end sicure. Queste soluzioni sono essenziali per proteggere le risorse più preziose dei clienti, i loro dati, e per ricavare il massimo valore dai loro dati storici sfruttando l’intelligenza artificiale per comprendere le tendenze e prevedere la crescita futura.
Own, partner di Salesforce AppExchange dal 2012, oggi gode della fiducia di quasi 7.000 clienti per proteggere i dati critici delle loro applicazioni SaaS.
Sicurezza dei dati: una priorità crescente
L’acquisizione di Own avviene in un momento in cui la sicurezza dei dati è una priorità crescente per le aziende, soprattutto con l’avvento dell’AI che ha aumentato la consapevolezza della necessità di proteggere e gestire l’accesso ai dati. Salesforce mira a potenziare la crescita dei suoi prodotti per la sicurezza, la privacy e la conformità dei dati sulla piattaforma, offrendo soluzioni complete per la protezione e la prevenzione della perdita dei dati.
“La sicurezza dei dati non è mai stata così cruciale, e l’esperienza comprovata e i prodotti di Own miglioreranno la nostra capacità di offrire soluzioni robuste per la protezione e la gestione dei dati ai nostri clienti,” ha dichiarato Steve Fisher, Presidente e GM della piattaforma Einstein 1 e dei servizi dati unificati. “Questa proposta di transazione sottolinea il nostro impegno a fornire soluzioni sicure e complete che proteggano i dati più preziosi dei nostri clienti e affrontino il mutevole panorama della sicurezza e della conformità dei dati”.
Chiusura nel quarto trimestre dell’anno fiscale 2025
La chiusura della transazione è prevista per il quarto trimestre dell’anno fiscale 2025, soggetta alle consuete condizioni di chiusura e all’approvazione regolamentare. Non sono previsti cambiamenti nelle previsioni finanziarie per l’anno fiscale 2025, e Salesforce prevede di ottenere un’accresciuta liquidità a partire dal secondo anno successivo alla chiusura della transazione.
Superate le aspettative di Wall Street
Salesforce ha superato le aspettative di Wall Street per i ricavi e gli utili del secondo trimestre, grazie a una maggiore spesa per i prodotti cloud. La società ha riportato ricavi di 9,33 miliardi di dollari, superando la previsione media degli analisti di 9,23 miliardi. Le azioni della società sono aumentate di oltre il 4% nelle contrattazioni post-market.
Salesforce ha previsto ricavi per il terzo trimestre compresi tra 9,31 e 9,36 miliardi di dollari, leggermente inferiori alle stime degli analisti. Nonostante una crescita più lenta rispetto agli anni precedenti, l’azienda è ben posizionata per continuare a crescere, con previsioni di fatturato per l’intero anno…
Via alla nuova consultazione nelle aree grigie sui cosiddetti civici di prossimità (QUI TUTTI I DETTAGLI). Pubblicato l’avviso da parte di Infratel. Obiettivo: aggiornare la mappatura delle zone oggetto del bando Italia a 1 Giga i cui aggiudicatari sono Open Fiber e Fibercorp (che eredita la partita da Tim a seguito della vendita degli asset di rete a Kkr).
La nuova mappatura
Obiettivo della mappatura – si legge nell’avviso – è verificare se i civici di prossimità, comunicati ad Infratel in data 31 agosto, sinora mai sottoposti agli operatori di mercato, siano oggetto di investimenti già attuati o siano inseriti in piani di sviluppo privati entro il 30 giugno 2026 idonei a garantire una velocità di connessione in download di almeno 300 Mbit/s nell’ora di picco del traffico. E ciò al fine di definire lo stato dei civici in linea con la decisione della Commissione europea sugli aiuti di Stato nell’ambito del Piano Italia a 1 Giga. La consultazione avrà una durata di almeno 30 giorni, il termine ultimo per l’invio dei dati da parte degli operatori è fissato al 7 ottobre.
In dettaglio si legge sull’avviso Infratel che dà il via alla nuova consultazione “la Commissione europea, in sede di esame delle condizioni di ammissibilità al finanziamento dei civici di prossimità ha definito, che un civico posizionato a distanza inferiore a 50 metri: da una rete aventi le caratteristiche prestazionali richieste dal Piano Italia 1 Giga o da uno dei civici base collegati o da collegare in base al piano, è da considerarsi coperto e quindi non ammissibile al finanziamento. Al fine di consentire queste valutazioni, sarà effettuata da Agcom una verifica, impiegando la Broadband Map aggiornata con i dati di copertura al 30 giugno e la lista dei civici base, al fine di individuare i civici di prossimità che risultino posizionati a distanza inferiore a 50 metri da una rete aventi le caratteristiche prestazionali richieste dal “Piano Italia 1 a Giga”.
Il bando per le reti sottomarine in fibra
Infratel ha inoltre pubblicato un bando di gara da 4,5 milioni per l’affidamento dei servizi di manutenzione e gestione delle infrastrutture in fibra ottica di rete sottomarina nell’ambito del piano “Isole minori”. Il criterio aggiudicazione sarà l’offerta economicamente più vantaggiosa e la durata dell’affidamento sarà di 48 mesi. La scadenza per la presentazione delle offerte è il 15 ottobre ore 13:00.
“Completare il mercato dei capitali, le transizioni verde e digitale, affrontare le questioni della pace e della difesa, rispondere alle domande di competitività, dettare regole per i grandi gruppi informatici affinché i cittadini non siano oggetti nelle loro mani, nonché il tema della intelligenza artificiale: sono tutti capitoli necessari se non indispensabili. Eppure forse non basta. Non bisogna avere paura delle riforme, di guardare avanti, di immaginare un’Europa sempre più perfezionata nella sua architettura e sempre più inclusiva di quei popoli, come quelli dei Balcani occidentali, che aspirano da tempo di partecipare a questa avventura”. Lo ha detto il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, collegandosi in videoconferenza in occasione del Forum Ambrosetti di Cernobbio.
Rivolgere lo sguardo al futuro
Analizzando le sfide che l’Italia e l’Europa si trovano ad affrontare in questa fase storica il Capo dello Stato ha sottolineato alla “necessità di non pretendere di affrontare le sfide della contemporaneità con l’atteggiamento di chi pensa di avere già visto tutto e, dunque, ritiene che rivolgere lo sguardo al passato basti per trovarvi ogni soluzione. Lo sguardo – ha detto – va rivolto al futuro”.
L’importanza dell’integrazione europea
Mattarella ha puntato nel suo intervento a evidenziare l’importanza di una solida evoluzione europea in un contesto in cui i singoli Paesi possano effettivamente esercitare la propria sovranità. “Le critiche rivolte al progetto europeo lo vogliono, di volta in volta, come una mera utopia consolatoria, frutto delle sofferenze della seconda guerra mondiale, oppure lo definiscono talvolta come espressione funzionale di un passo ulteriore del modello di sviluppo proprio alla globalizzazione capitalistica internazionale. L’eredità dei passi che sono stati compiuti – prosegue Mattarella – può essere riassunta tra la considerazione dell’appartenenza all’Unione come un vincolo, talora soffocante, per coloro che vi hanno aderito, oppure come un’opportunità, forse l’unica per il nostro continente, collocato in un mondo fatto sempre più di giganti”.
Un progetto ancora incompiuto e in divenire
Il presidente della Repubblica ha definito l’Europa contemporanea come “incompiuta”, “un progetto in divenire”, nel quale le “recenti lucide scelte operate dalla Commissione Von der Leyen a seguito della pandemia sono apparse un segno incoraggiante di discernimento”, insieme alle “politiche coraggiose come quelle assunte in materia di mutualità del debito, di Next GenerationEu”. Ma non si tratta di conquiste che varranno per sempre, perché – l’esempio in questo caso è quello della Brexit – se non si manterrà alta l’attenzione “è sempre possibile tornare sui propri passi rispetto a queste scelte coraggiose e innovative, se si è timorosi della necessità dell’Unione e della sua più efficiente operatività”. Per evitarlo sarà fondamentale che si mantenga “un ruolo incisivo dei Paesi europei, nel loro insieme, nel contesto internazionale”.
I pericoli all’orizzonte
Per arrivare alla piena integrazione europea, secondo Mattarella, sarà fondamentale non dimenticare che “nella pubblica opinione si riaffacciano e sono presenti spinte che immaginano, senza motivo, un futuro frutto di nostalgie di un passato che ci ha riservato, invece, spesso, tragedie”.
Aver raccolto i dati sensibili sugli autisti di Uber che operano in Europa trasferendole sui propri server negli Stati Uniti, in violazione del Gdpr, il regolamento europeo sulla privacy e il trattamento dei dati. Questa pratica è costata a Uber una sanzione da 290 milioni di euro decisa dalla data protection authority olandese. Si tratta della multa più alta mai elevata dal garante, oltre che della più “salata” mai ricevuta dalla piattaforma multinazionale statunitense per il noleggio con conducente.
Dati non adeguatamente protetti
“In Europa, il Gdpr protegge i diritti fondamentali delle persone, imponendo alle aziende e ai governi di trattare i dati personali con la dovuta attenzione – spiega Aleid Wolfsen, presidente dell’authority olandese – Ma purtroppo questo non è evidente al di fuori dell’Europa. Pensate ai governi che possono attingere ai dati su larga scala. Per questo motivo le aziende sono solitamente obbligate ad adottare misure aggiuntive se conservano dati personali di cittadini europei al di fuori dell’Unione Europea – conclude – Uber non ha soddisfatto i requisiti del Gdprper garantire il livello di protezione dei dati per quanto riguarda il trasferimento negli Stati Uniti. Questo è molto grave”.
Le violazioni di Uber
Secondo quanto accertato dal garante olandese Uber avrebbe raccolto informazioni sensibili di autisti europei conservandole su server negli Stati Uniti: da quelle sugli account alle licenze fino a quelle sull’ubicazione, e poi foto, dettagli di pagamento, documenti d’identità e, in alcuni casi, persino dati medici e penali degli autisti. Per oltre due anni, spiega l’authority, Uber ha trasferito questi dati alla sede centrale negli Stati Uniti ma senza garantire per questi dati un livello di protezione equivalente a quello applicato in Europa.
Le denunce e le segnalazioni
L’indagine della Dpa olandese arriva a seguito di una serie di segnalazioni, a partire da quelle di oltre 170 driver francesi, che si sono inizialmente rivolti alla Ligue des droits de l’Homme, che a sua volta ha interessato l’authority per la protezione dei dati in Francia, che ha allertato quella olandese, Paese dove Uber ha la propria sede europea principale.
Uber e le multe dall’Olanda
L’importo della multa è stato calcolato considerando il limite massimo del 4% del fatturato annuo mondiale di un’azienda, come previsto dal Gdpr. Si tratta della terza multa dell’authority a Uber in pochi anni. La prima ammontava a 600mila euro e risale al 1018, mentre la seconda – del 2023 – era di 10 milioni di euro. Uber ha in ogni caso annunciato di voler presentare ricorso contro la sanzione appena ricevuta.
Dopo i rumors le conferme: Iliad continua a monetizzare le sue infrastrutture passive e cede fino a 1.900 siti a Phoenix Towers International (Pti). Dopo l’operazione del 2019 con Cellnex – cedute 2.200 torri in Italia – la società guidata da Benedetto Levi ha siglato una nuova partnership strategica con Pti relativa alle infrastrutture passive di telecomunicazioni mobili. Obiettivo, scrive Iliad in una nota: “ accelerare la densificazione di una rete mobile 4G/5G di alta qualità”.
Accordo win-win
Nell’ambito della transazione Iliad stipulerà contratti di servizio a lungo termine che includeranno il trasferimento di siti di infrastruttura passiva attraverso un programma pluriennale di build-to-suit che riguarderà fino a 1.900 nuovi siti, situati in aree densamente e mediamente popolate, oltre alla fornitura di servizi di hosting e altri servizi accessori su tali siti. ”Grazie a questo accordo, Iliad si assicurerà l’accesso a lungo termine a tali infrastrutture a condizioni preferenziali. Allo stesso tempo, iliad manterrà la gestione degli apparati attivi delle proprie reti”, comunica la società. “Questa transazione consentirà inoltre di creare una solida partnership industriale con Pti, una towerco internazionale indipendente e in crescita, già presente in Italia”.
Il closing dell’operazione, soggetta al via libera delle autorità competenti, è prevista per il secondo semestre.
È la versione RedCap del 5G, quella a cosiddetta capacità ridotta, a registrare la performance di crescita maggiore e stando alle stime di Abi Research tenderà a imporsi sul mercato in alcune applicazioni chiave nell’ambito del manufacturing e non solo. Il RedCap mira a fornire un’alternativa più economica al 5G “tradizionale”, offrendo una sostituzione naturale per le categorie Lte su cui i produttori di dispositivi IoT di fascia media fanno frequentemente affidamento. Stando a quanto riferisce Abi Research il 5G RedCap offre prestazioni di throughput comparabili a Lte Cat-4 e Lte Cat-6, mentre l’Enhanced RedCap fornisce prestazioni di throughput equivalenti a Lte Cat-1 e Cat-1bis. Monitoraggio e controllo remoto, videosorveglianza e sicurezza i tre maggiori ambiti di applicazione: fra quest’anno e il 2029- stima la società di analisi – saranno circa 50 milioni di moduli RedCap in questi segmenti applicativi, corrispondenti al 58% del mercato IoT RedCap.
La migrazione accessibile dall’Lte al 5G
“RedCap è principalmente considerata una tecnologia di sostituzione, per fornire un percorso di migrazione accessibile dall’Lte. Il 5G RedCap sta suscitando interesse lungo tutta la catena del valore dell’IoT, con la videosorveglianza e i router e gateway per terminali wireless fissi che dominano i primi lanci di dispositivi nel 2024,” evidenzia Jonathan Budd, analista di AbiResearch. “I dispositivi con cicli di vita superiori a otto anni sono più propensi a migrare al 5G RedCap nel breve termine. Farlo permette ai produttori di proteggere i propri dispositivi per il futuro, compensando alcune incertezze riguardanti la longevità delle reti 4G. C’è anche un forte interesse per il 5G RedCap da parte degli Oem automobilistici in Cina e in Europa per connettere veicoli di livello base”.
L’Enhanced RedCap
Secondo Abi Research sul lungo termine l’eRedCap rappresenterà una maggiore opportunità di mercato in termini di unità spedite per l’IoT; il lancio dei primi chipset eRedCap entro il 2026 dovrebbe guidare un’altra ondata di migrazione dai dispositivi con una forte affinità all’Lte Cat-1, inclusi quelli nei settori dei pagamenti pos e della telemedicina. L’interesse per il 5G RedCap non è confinato all’IoT, e molti dei dispositivi lanciati fino ad oggi sono per applicazioni di mobile broadband e fixed wireless access. Per l’IoT specificamente, la maggior parte dei lanci di dispositivi rientra in due aree: router e gateway per abilitare la connettività di fallback critica per il business in contesti industriali e retail, e telecamere Ip per la videosorveglianza.
Cina e Usa in testa
Cina e Nord America si muoveranno aggressivamente su RedCap e si prevede che rappresenteranno circa l’80% delle spedizioni di RedCap nel 2029. “Con il rapido dispiegamento del 5G standalone e l’aspettativa di una più imminente eliminazione delle reti Lte, Cina e Stati Uniti sono probabilmente destinati a guidare le prime spedizioni di moduli RedCap per i mercati IoT,” conclude Budd.
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