Il digital divide non è solo una questione di infrastrutturazione ma soprattutto una questione culturale che richiede un nuovo approccio agli investimenti e allo sviluppo di servizi. “Approccio che non riguarda solo la banda larga o ultralarga ma anche la telefonia mobile e la tv”, spiega Marco Bussone, presidente di Uncem, che delinea a CorCom anche le azioni chiave che si possono mettere in atto per contribuire a costruire un Paese più digitale. Per tutti.

Bussone, Uncem ha un osservatorio privilegiato sulle aree montane. Che tipo di problemi riscontriamo in quelle zone?

Il digital divide è una grande emergenza del Paese. Gran parte del territorio montano italiano (il 54%) naviga in internet a velocità non adeguate e in linea con gli altri Paesi Ue, oltre che molto più basse rispetto alle zone urbane. Ma facciamo attenzione: la digitalizzazione non è problema esclusivamente legato all’infrastrutturazione per la banda larga. Uncem denuncia da 15 anni un divide che riguarda tre ambiti: quello delle reti a banda larga, ovviamente, quello della tv e quello della telefonia mobile: solo su questo ultimo fronte, nell’ambito della mappatura avviata dall’associazione nel 2019, abbiamo ricevuto oltre 2700 segnalazioni di cattiva ricezione. Sono molte le aree montane dove, non solo non arriva Internet veloce, ma nemmeno il segnale telefonico e televisivo. Si tratta di situazioni che non possono essere affrontare separatamente ma che devono essere risolte in modo sistemico.  Perché tutte e tre determinano disuguaglianze inaccettabili, economiche e sociali.

E dunque, che fare?

C’è un importante lavoro di pressing che Uncem fa sulle istituzioni per assicurare investimenti pubblici nelle zone a fallimento di mercato. Ma siamo convinti che vada fatta anche un’operazione di moral suasion sugli operatori perché anche loro diano il loro contributo. Investire nelle aree montane è, forse, economicamente poco remunerativo ma fondamentale per realizzare un Paese in grado di crescere ed essere competitivo.

Nel Piano Bul sono previsti investimenti nelle aree bianche, comprese le zone montane…

Il Piano Bul è uno straordinario strumento per accelerare infrastrutturazione e digitalizzazione, ma sconta forti ritardi. E due motivi: il primo e la burocrazia, il secondo sono le deadline.

In che senso?

I tempi di realizzazione delle opere, definiti dal Piano, sono troppo ravvicinati per un Paese orograficamente complesso come l’Italia. E questo vale sia per l’infrastrutturazione a terra sia per le reti wireless. Non a caso abbiamo chiesto ad Infratel di aprire un tavolo di lavoro sul Piano Bul per intervenire su queste criticità, anche alla luce dei fondi messi a disposizione del Pnrr. Pnrr che introduce, tra l’altro un’importante novità.

Che sarebbe?

Le torri di trasmissione, che possono diventare un prezioso strumento anti-digital divide. Si tratta infatti di asset che possono potenziare il segnale 4G, 4,5G e Fwa e, al contempo, fungere da veicolo di servizi quali il telecontrollo oppure le ricarica per le autoelettriche, ad esempio. Come Uncem abbiamo di recente firmato un accordo con Inwit che mira a sviluppare e migliorare la fruizione dei servizi digitali per comuni, unioni e comunità montane, contribuendo a ridurre il digital divide.

Nella pratica, quali azioni sono previste?

In 900…

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