di Michele Farina

Dopo aver smarrito e recuperato la sua adorata terrier,è diventata la più generosa «segugia» di animali scomparsi. Centinaia di casi risolti (gratuitamente) in 7 anni

Per lei non è un lavoro, ma una passione: «Recupero cani smarriti». Ci vuole un fiuto speciale, pazienza, buoni maestri e capacità di immedesimarsi in un quattrozampe che vuole tornare a casa.

«Una via verso casa»

Babs Fry ha tutte le qualità per essere una grande «pet detective», forse la migliore d’America, di certo la più generosa (non chiede un centesimo). Il Los Angeles Times calcola che abbia ritrovato centinaia, forse migliaia di cani nel Sud della California e oltre. La signora Fry si è fatta un nome con i social e il passaparola. L’associazione non profit che ha creato, «A way home for dogs», riceve 50 richieste di aiuto al giorno. La chiamano fin dall’Australia. Ha 11 aiutanti, volontari come lei. Mediamente gestisce cinque ricerche in contemporanea. Possiede un ranch a Jamul, fuori San Diego, e uno più grande (22 acri) in Texas dove vorrebbe creare un santuario per animali. Da ultimo, Babs ha pure un marito, che dirige una compagnia di elicotteri charter e che vede poco, quando non è impegnata in operazioni di salvataggio che la portano a dormire sul camioncino per giorni (per ogni ricerca serve un mese).

La cagnolina incinta

La versione buona del truce accalappiacani di «Lilli e il Vagabondo»: la favola di Babs comincia sette anni fa, quando scompare la sua terrier incinta. Dopo aver allertato mezzo mondo e girato mezza California avendo perso ogni speranza, Babs viene contattata dalla «pet detective» Ann Bidinger, che ci immaginiamo (ricordate «Pulp Fiction»?) come una sorta di Mr Wolf: «Sono la signora cane, risolvo problemi». Dieci giorni topo, la terrier è sana e salva in una gabbietta davanti a casa. Babs fu così sollevata che decise di darsi una missione: procurare la stessa gioia alle migliaia di persone che «perdono» i loro cani. Ritrovarli può anche essere questione di fortuna. Ma il più delle volte è frutto della ricerca ragionata di un bravo segugio.

L’errore da non fare

La reazione d’istinto di padroni affranti, girare in auto e passare palmo a palmo il territorio, non è la soluzione migliore: «Spesso si finisce per spargere il nostro odore dappertutto e questo non fa altro che disorientare il cane» e fargli perdere la traccia, acconta Babs al Los Angeles Times. Già, perché i cani che scappano da casa (magari per il caos durante una festa) o da una «pensione» di vacanza, quando provano a tornare alla base lo fanno soprattutto col naso. Ecco, il primo errore da non fare è «pensare da umani». Bisogna pensare (e ancor meglio fiutare) come un cane. La segugia Babs Fry è bravissima a mettersi nei panni (nel pelo) dello scomparso di turno. Secondo errore: non farsi prendere dalla paura. Là fuori, i cani imparano rapidamente a sopravvivere da «randagi»: «Tranquilli, non muoiono di fame» spiega Babs. Trovare un cane disperso spesso vuole dire spargere la voce, raccogliere segnalazioni e poi «catturare» lo scomparso grazie a una gabbia-trappola che contenga un indumento con un odore di casa. Per recuperare Penny, l’ultimo salvataggio documentato della sua lunga carriera, Babs ha usato la coperta del fratello Truman. Dopo 34 giorni Penny è stata ritrovata. Aveva perso età del suo peso, ma era in buona salute. Un’altra tacca, un’altro regalo dalla «pet detective» più generosa d’America.

13 gennaio 2022 (modifica il 13 gennaio 2022 | 22:50)

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