L’avvocato generale della Corte di Giustizia Ue propende per l’Antitrust italiana, che ha comminato a Google una maximulta da 100 milioni di euro: il comportamento della controllata di Alphabet, sanzionata dall’authority per il rifiuto a Enel X di rendere compatibile con Android Auto l’applicazione dell’azienda italiana Juice Pass, infatti, “potrebbe violare il diritto della concorrenza”.

Le conclusioni dell’avvocato generale

Il parere dell’avvocato generale è propedeutico all’ultimo passaggio di un caso che da nazionale è diventato comunitario. Al ricorso di Alphabet alla decisione dell’autorità italiana, confermata dal Tar, il Consiglio di Stato si è infatti rivolto alla Corte di Lussemburgo, chiedendo se la condotta di Google costituisca effettivamente un abuso di posizione dominante. In questo senso, il parere dell’avvocato generale non è vincolante per la sentenza della Corte, ma è spesso un orientamento significativo di quanto verrà deciso.

Nelle sue conclusioni, l’avvocato generale Laila Medina esamina se la causa ricada nella tradizionale giurisprudenza applicabile al rifiuto da parte di un’impresa dominante di concedere l’accesso. Medina valuta poi se gli obblighi di accesso, in termini di interoperabilità, impongano alle imprese dominanti di tenere un comportamento attivo, come la creazione del software necessario.

“Il rifiuto da parte dell’impresa dominante di concedere a un operatore terzo l’accesso a una piattaforma come quella in causa può essere oggettivamente giustificato” se “tecnicamente impossibile” o può incidere sulle prestazioni della piattaforma o “porsi in contrasto con il suo modello economico o con la sua finalità economica”.

Ma il semplice fatto che per dar accesso alla piattaforma l’impresa debba sviluppare un template del software che tenga conto delle esigenze specifiche dell’operatore che chiede l’accesso “non può di per sé giustificare un diniego di accesso, a condizione che sia concesso un lasso di tempo adeguato per lo sviluppo in parola e che quest’ultimo sia oggetto di un adeguato compenso a favore dell’impresa dominante”. E “il diritto della concorrenza dell’Unione non impone un obbligo di definire ex ante criteri oggettivi per l’esame delle richieste di accesso” alla piattaforma.

Come si è sviluppato il caso

Nel 2015 Google ha lanciato Android Auto, un’applicazione per dispositivi mobili con sistema operativo Android, che consente agli utenti di accedere ad alcuni applicazioni presenti sul loro smartphone tramite lo schermo integrato di un’automobile. Sviluppatori terzi possono creare le loro versioni delle proprie applicazioni compatibili con Android Auto usando modelli di software (template) forniti da Google.

Enel X appartiene al gruppo Enel e fornisce servizi per la ricarica di autovetture elettriche. Nel maggio 2018 ha lanciato JuicePass, un’applicazione che offre una serie di funzionalità per la ricarica dei veicoli elettrici. Nel settembre 2018 Enel X ha chiesto a Google di rendere JuicePass compatibile con Android Auto. Google ha rifiutato, affermando che, in assenza di un template specifico, le applicazioni di media e di messaggistica erano le uniche applicazioni di terzi compatibili con Android Auto.

Google ha giustificato il suo rifiuto sulla base di preoccupazioni relative alla sicurezza e alla necessità di allocare in modo razionale le risorse necessarie per la creazione di un nuovo template.

L’Autorità italiana garante della Concorrenza ha concluso che il…

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