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“Passeggiata spaziale” di 9 ore: gli astronauti cinesi battono il record dei colleghi Usa
Due astronauti cinesi della missione Shenzhou-19 hanno stabilito un nuovo record per la più lunga attività extraveicolare nello spazio.
Cai Xuzhe e Song Lingdong hanno completato una ‘spacewalk’ di 9 ore e 6 minuti all’esterno della stazione orbitante cinese Tiangong battendo il precedente record di 8 ore e 56 minuti, stabilito nel marzo 2001 dagli astronauti americani James Voss e Susan Helms sulla Stazione Spaziale Internazionale.
Ad aiutare gli astronauti le tute “Feitian” di seconda generazione, in grado di sostenere più a lungo la permanenza all’esterno, riferisce l’Agenzia spaziale cinese (CMSA).
Durante l’attività extraveicolare, Cai Xuzhe e Song Lingdong, con l’aiuto di un braccio robotico, hanno installato alcuni dispositivi di protezione dai detriti spaziali e ispezionato le strutture esterne.
Le operazioni sono state effettuate con l’assistenza dall’astronauta Wang Haoze dall’interno della stazione e il supporto del centro di controllo sulla Terra.
La missione Shenzhou-19 è partita il 30 ottobre con tre astronauti a bordo – tra cui la terza donna astronauta cinese e la prima donna ingegnere ad andare nello spazio.
I tre rimarranno sulla Tiangong per la durata prevista della missione che è di sei mesi.
Tecnologie 4.0, gli investimenti delle medie imprese del Sud più alti che nel Centro Nord
La digitalizzazione fa crescere la forza del tessuto imprenditoriale del Mezzogiorno italiano: nel 2023 il fatturato medio delle medie imprese del Sud è aumentato del 2,7%, contro un calo del 3,6% di quelle del Centro-Nord, mentre l’export è salito del 4,4%, a fronte di una diminuzione del 2,1% delle altre. A fare la differenza sono anche gli investimenti nelle tecnologie 4.0 avviati o programmati entro il 2026 dall’87,3% delle medie imprese del Mezzogiorno (contro l’82,1% delle altre). È quanto emerge dal rapporto “La competitività delle medie imprese del Mezzogiorno tra percezione dei rischi e strategie di innovazione” realizzato dall’Area Studi di Mediobanca, dal Centro Studi Tagliacarne e Unioncamere.
“I dati confermano un interessante dinamismo del Sud che va sostenuto, anche incoraggiando il cammino intrapreso dalle medie imprese che si stanno rivelando un importante motore di sviluppo economico”, ha affermato il presidente di Unioncamere, Andrea Prete. “Tuttavia, preoccupano l’eccesso di burocrazia che rischia di ostacolare il percorso di crescita del Mezzogiorno e le difficoltà di trovare i profili adeguati a cavalcare la complessità delle sfide dei nostri tempi, a partire dall’intelligenza artificiale”.
Medie imprese del Sud, la digitalizzazione mette lo sprint
La realtà produttiva della media impresa nel Meridione conta 431 società manifatturiere di capitali a controllo familiare, ciascuna con una forza lavoro compresa tra 50 e 499 unità e un volume di vendite tra i 17 e i 370 milioni di euro. Nel 2023 a loro produttività è cresciuta del 33,4% rispetto al 29,1% del resto d’Italia e la competitività è aumentata di 26 punti percentuali (contro +13,9 p.p. nelle altre aree), con un incremento significativo della forza lavoro (+29,6% vs +22,3%). Anche per l’anno in corso le medie imprese del Sud prevedono di raggiungere un incremento intorno al 2% del proprio giro d’affari e delle esportazioni, in contrapposizione ad un calo atteso da quelle del resto d’Italia rispettivamente dell’1,5% e del 4%.
L’87,3% delle medie imprese del Mezzogiorno ha investito nel triennio 2021-2023 e/o investirà nel triennio 2024-2026 in tecnologie 4.0, contro l’82,1% di quelle del Centro Nord. La principale spesa in questo ambito è rivolta alla digitalizzazione dei processi, che riguarda il 78,9% delle medie aziende al Sud e l’85,5% di quelle del Centro-Nord. Seguono lo sviluppo di sistemi gestionali avanzati e/o di produzione additiva (55,3% nel Mezzogiorno, 57,4% altrove), l’ottimizzazione di magazzino e logistica (52,6% vs 45,3%) e il potenziamento della cybersecurity (50% vs 45,5%).
Investimenti in Ai per il 41%, transizione green per il 66%
Nei prossimi tre anni, il 41,3% delle medie imprese meridionali inizierà ad utilizzare l’intelligenza artificiale (contro il 37,5% del resto d’Italia), non solo per migliorare le attività, ma anche per realizzarne di nuove e più innovative.
Meno accentuato appare, invece, il passo verso la transizione green. Il 66,6% delle imprese del Mezzogiorno ha investito o investirà nel periodo considerato in sostenibilità e più dell’80% lo farà puntando sulle tecnologie per energie rinnovabili in linea con le altre aree del Paese.
“La vitalità del nostro Mezzogiorno è testimoniata dal raddoppio,…
Chimica: prosegue confronto tecnico al Mimit su stabilimenti Versalis in Sicilia
Il Ministero ha richiesto un cronoprogramma delle riconversioni
Si è svolto al Mimit il primo dei due tavoli tecnici regionali relativo ai siti produttivi siciliani di Versalis, società chimica di Eni.
Durante l’incontro, Eni è entrata nel dettaglio del piano di riconversione industriale dei siti siciliani di Priolo e Ragusa, illustrando le possibili soluzioni e gli strumenti a disposizione per la tutela industriale ed occupazionale dell’indotto siciliano, visto l’impegno dell’azienda per la piena occupazione dei suoi dipendenti diretti.
La riunione, che segue quella del 3 dicembre scorso, è stata anche l’occasione per un confronto tra il Ministero delle Imprese e del Made in Italy, i rappresentanti della Regione siciliana, Emilia-Romagna, Lombardia, gli enti locali, azienda e sindacati.
La riunione tecnica è stata aggiornata per consentire all’azienda di fornire in tempi brevi ulteriori informazioni su come procedere alla protezione aziendale e occupazionale dell’indotto. In particolare, è stato richiesto a Eni di rendere noto il cronoprogramma della riconversione, in modo da permettere di monitorare la continuità dell’indotto.
Si terrà a inizio gennaio, invece, il tavolo tecnico regionale sullo stabilimento Versalis di Brindisi.
Altri Mondi – Nuove leve, vecchie polemiche: un bilancio dei Game Awards 2024
Questa settimana partiamo dai risultati dei Game Awards 2024, gli Oscar del videogiochi. A stravincere è stato Astrobot, piccolo capolavoro di casa Playstation che con i suoi riferimenti alla vecchia scuola di Super Mario ha unito passato e futuro, sorpassando titoli dai budget ben più consistenti. Non solo statuette però: durante la kermesse ci sono stati annunci e trailer, purtroppo ancora una volta causa di polemiche stantie sulle protagonisti femminili di alcuni titoli. Ne parliamo con Fabrizia Malgieri, ricercatrice alla IULM di Milano e giornalista, presente all’evento in quanto giurata. Con Lorenzo Fantoni facciamo invece un tuffo nel passato, con la riedizione dello ZX Spectrum, macchina casalinga che consentiva di divertirsi ma anche di imparare, grazie alla programmazione in Basic. In chiusura, con Mattia Pianezzi, le immagini evocative di Monument Valley 3, puzzle game “escheriano” arrivano al terzo capitolo.
Altri Mondi è la rubrica a cura di Dario Marchetti che ogni settimana su RaiNews24, rainews.it e RaiPlay esplora il multiverso videoludico (e non solo).
Smart grid e intelligenza artificiale, Italia terza in Europa per brevetti
Negli ultimi anni, i brevetti che incorporano l’intelligenza artificiale nelle reti elettriche sono aumentati di sei volte, e Stati Uniti e Cina sono in testa a questa tendenza. Questo è il principale andamento rilevato nel nuovo studio condotto dall’Ufficio Europeo dei Brevetti (Epo) e dall’Agenzia Internazionale dell’Energia (Iea). Il rapporto, intitolato “Brevetti per l’ottimizzazione delle reti elettriche” (Patents for Enhanced Electricity Grids), evidenzia come le tecnologie nel settore delle reti elettriche abbiano visto un forte incremento negli ultimi vent’anni, un fenomeno legato ai progressi nell’integrazione digitale e allo sviluppo di soluzioni energetiche pulite che stanno stimolando l’innovazione nel campo elettrico.
Tra il 2010 e il 2022 le nuove invenzioni nel campo dei software hanno incrementato del 50% le funzionalità “smart” dei brevetti relativi alle reti fisiche di energia. Queste innovazioni includono gli strumenti di previsione della domanda e dell’offerta e le modalità di ricarica dei veicoli elettrici, le due aree di maggiore crescita in questa categoria.
Anche l’Italia fra i top player europei
L’innovazione nelle infrastrutture elettriche è uno dei campi tecnologici che si sta sviluppando di più al mondo. Per illustrare la portata della crescita, nel periodo 2009-2013, l’innovazione in questo settore è cresciuta del 30% all’anno, sette volte più velocemente rispetto alla media di tutti gli altri settori tecnologici. Il rapporto, che comprende il periodo dal 2001 al 2022, si basa sui dati relativi ai brevetti globali sull’energia per mappare l’innovazione nelle tecnologie fisiche e delle reti intelligenti, sulla base delle famiglie di brevetti internazionali (IPFs). Il dato mostra una graduale stabilizzazione della crescita, ma le nuove domande di brevetto rimangono ad un livello elevato nella maggior parte dei principali Paesi. In Europa i principali Paesi di origine di brevetti nel settore sono la Germania (11%), la Svizzera (5%), la Francia (4%), il Regno Unito (2%) e l’Italia (1%).
L’Italia si posiziona così al 5° posto in Europa e al 3° posto nell’Unione Europea, rappresentando l’1% delle famiglie di brevetti internazionali (IPFs) totali nel settore.
Cina la regione che brevetta di più nelle reti elettriche
La distribuzione dell’innovazione è omogenea con i brevetti inerenti alle “Smart grids” richiesti dal Paese all’1% del totale, al pari di quelli relativi alle reti fisiche e allo stoccaggio. Si tratta tuttavia di una cifra con margini di crescita importanti se paragonata a Paesi come la Germania, che rappresenta l’11% del totale dei brevetti, o la Cina che ne detiene il 22%. L’Ue e il Giappone guidano l’innovazione nel settore delle reti elettriche, con il 22% di tutti i brevetti relativi alle reti tra il 2011 e il 2022, e gli Stati Uniti con il 20%. Nel frattempo, la Cina emerge come il Paese in più rapida crescita per quanto riguarda i brevetti legati alle reti. La sua quota è passata dal 7% nel 2013 al 25% nel 2022, superando l’Ue nel 2022 e diventando per la prima volta la regione che brevetta di più in questo campo.
Lo studio rileva che anche le università, gli istituti di ricerca e le pmi svolgono…
Transizione 5.0, Urso: “Quattro modifiche sostanziali, risultato importante nella direzione auspicata dalle imprese”
Un forte impulso al sostegno degli investimenti delle imprese sull’innovazione green
“Un risultato importante e significativo nella direzione auspicata dalle imprese”. È quanto ha commentato Adolfo Urso, ministro delle Imprese e del Made in Italy, in riferimento all’emendamento governativo alla Manovra economica depositato oggi, che rende più semplice e incentivante il Piano Transizione 5.0.
“Quattro sono le modifiche sostanziali sulle quali abbiamo ottenuto il consenso preventivo della Commissione Europea nel confronto sul merito durato alcune settimane. Sono semplificate le procedure di calcolo dei consumi energetici; è prevista la possibilità di cumulo con altri incentivi nazionali ed europei; è inclusa una maggiorazione per i pannelli fotovoltaici realizzati in Europa ed è definita un’aliquota unica per investimenti fino a 10 milioni. Un forte impulso al sostegno degli investimenti delle imprese sull’innovazione green”.
Sono previsti interventi mirati per semplificare le procedure di calcolo della riduzione dei consumi energetici, valorizzando il ruolo delle ESCO e introducendo una procedura diretta per il riconoscimento dei benefici in caso di sostituzione di beni obsoleti. Inoltre, il piano diventa cumulabile con il credito d’imposta ZES e altre agevolazioni, incluse quelle offerte dai programmi e strumenti dell’Unione Europea. Sarà prevista un’aliquota unica per investimenti fino a 10 milioni di euro, mentre un’attenzione particolare è stata riservata agli impianti fotovoltaici, il cui incentivo è stato maggiorato per azzerare il divario di costo con moduli e celle prodotti fuori dall’Europa. Tutte le novità introdotte avranno effetto retroattivo.
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Il telescopio Webb svela una giovane galassia che brilla come “luci di Natale” agli albori del cosmo
Il telescopio spaziale James Webb ci regala un’altra immagine stupefacente che racchiude al suo interno una nuova intrigante scoperta: una giovane galassia risalente agli albori dell’Universo e che gli astronomi hanno chiamato Firefly Sparkle perché i suoi scintillanti ammassi di stelle assomigliano a insetti bioluminescenti.
L’importanza di Firefly Sparkle, scrivono i ricercatori in uno studio pubblicato su Nature il 12 dicembre, sta nel fatto che ha una massa simile a quella che avrebbe potuto avere la nostra Via Lattea nel momento in cui si stava formando.
Il telescopio Webb di NASA/ESA/CSA ha individuato e “pesato” la galassia che risale a quando l’universo aveva intorno al 5% della sua età attuale, circa 600 milioni di anni dopo il Big Bang.
Firefly Sparkle ha una massa pari a circa 10 milioni di stelle delle dimensioni del nostro Sole e ha come vicine altre due galassie relativamente piccole, soprannominate Firefly-Best Friend e Firefly-New Best Friend.
Le altre galassie che Webb ha individuato in questo periodo così precoce della storia dell’Universo sono decisamente più “grosse”. Firefly Sparkle brilla di 10 ammassi stellari, ognuno dei quali è stato esaminato dai ricercatori in modo molto dettagliato.
“Non pensavo che sarebbe stato possibile osservare una galassia che esisteva così presto nell’Universo in così tante componenti distinte”, ha detto Lamiya Mowla del Wellesley College in Massachusetts, una delle firme dello studio, “All’interno di questa minuscola galassia stanno accadendo tantissime cose, tra cui molte fasi diverse di formazione stellare”.
“Adoro questa galassia scintillante con le sue luci natalizie che brillano quando l’Universo aveva appena 600 milioni di anni”, ha dichiarato a BBC l’astronoma Catherine Heymans.
Tlc, stop alle rateizzazioni oltre i 24 mesi in fase di primo contratto
Il Tar del Lazio ha accolto un ricorso presentato da Iliad Italia e annullato una disposizione della delibera 307/24/Cons di Agcom che consentiva agli operatori di telecomunicazioni di offrire contratti con vincoli di durata superiori ai 24 mesi già al momento della sottoscrizione iniziale attraverso, ad esempio, la fornitura di modem con rateizzazione a 48 mesi.
Secondo la sentenza (SCARICA QUI IL DOCUMENTO COMPLETO), questa norma viola l’art. 98-septiesdecies del Codice europeo delle comunicazioni elettroniche, che permette proroghe contrattuali solo nel caso di sottoscrizione successiva di servizi o apparecchiature supplementari, distinguendoli chiaramente dal contratto originario.
I giudici hanno rilevato che il regolamento Agcom era in contrasto con il principio europeo di tutela dei consumatori, che mira a evitare vincoli eccessivamente onerosi o prolungati nella fase di sottoscrizione iniziale del contratto al fine di consentire libertà di scelta al consumatore finale.
Il quadro normativo: il Codice delle comunicazioni elettroniche
Come si legge nella sentenza, l’art. 98-septiesdecies del Cce, rubricato “Durata dei contratti e diritto di recesso”, prescrive, al comma 1, che i contratti stipulati dai consumatori per la prestazione di servizi di comunicazione elettronica accessibili al pubblico possono avere una durata massima non superiore a 24 mesi.
In particolare, la disposizione prevede: “L’Autorità provvede affinché le condizioni e le procedure di recesso dei contratti non fungano da disincentivo al cambiamento di fornitore di servizi e affinché i contratti stipulati tra consumatori e fornitori di servizi di comunicazione elettronica accessibili al pubblico diversi dai servizi di comunicazione interpersonale indipendenti dal numero e dai servizi di trasmissione utilizzati per la fornitura di servizi da macchina a macchina non impongano un periodo di impegno superiore a 24 mesi con l’obbligo di prevedere che tra le offerte commerciali almeno una abbia una durata massima iniziale di 12 mesi”.
La norma costituisce la trasposizione dell’art. 105, par. 1, primo periodo, del codice europeo delle comunicazioni elettroniche (Direttiva 2018/1972/Ue).
Deroga al limite dei 24 mesi solo per servizi supplementari
Come evidenziato dal Consiglio di Stato, il divieto di stipulare contratti di durata superiore a 24 mesi ha portata generalizzata, applicandosi a qualsiasi contratto stipulato tra operatori che forniscono servizi di comunicazione elettronica e i consumatori (cft. Consiglio di Stato, sez, VI, 9 agosto 2024, n. 7080).
Una peculiare ipotesi di deroga rispetto a tale regola generale sul termine massimo di durata dei contratti è prevista, in tema di “Offerta di pacchetti”, dal comma 3 dell’art. 98-noviesdecies del Cce, che – replicando quanto disposto dal par. 3 dell’art. 107 del codice europeo – stabilisce che “la sottoscrizione di servizi o apparecchiature terminali supplementari” comporta il prolungamento della durata originaria del contratto – anche oltre il termine di 24 mesi – nell’ipotesi in cui vi sia il consenso espresso del consumatore“.
La controversia e la sentenza del Tar del Lazio
Secondo la delibera Agcom, l’art. 98-noviesdecies, comma 3, del Cee, disciplinerebbe anche l’ipotesi di sottoscrizione contestuale ab initio del contratto relativo al servizio di comunicazione e del contratto di acquisto del servizio o dell’apparato supplementare.
Il Tar del Lazio ha invece dato ragione al…
Auto: Urso sente Landini, Sbarra, Bombardieri e Capone su Stellantis e trattative in UE
Proseguono i confronti in vista del tavolo convocato al Mimit il 17 dicembre
Il contesto attuale del settore automobilistico a livello nazionale ed europeo, la situazione e il futuro degli stabilimenti italiani del gruppo Stellantis e dell’indotto, lo stato della trattativa in Europa sulle proposte di revisione contenute nel “non paper” promosso dal Governo italiano: questi i temi al centro dei colloqui telefonici avuti nelle scorse ore dal ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, con i segretari generali delle organizzazioni sindacali Maurizio Landini (CGIL), Luigi Sbarra (CISL), Pier Paolo Bombardieri (UIL) e Paolo Capone (UGL).
Il confronto con le forze sindacali, in preparazione del tavolo Stellantis convocato al Mimit per il prossimo 17 dicembre, fa seguito ai recenti colloqui sul tema avuti nei giorni scorsi dal ministro Urso con l’ANFIA, la Confindustria e con i presidenti delle Regioni in cui hanno sede gli stabilimenti italiani del gruppo.
Batteri specchio, cosa sono e perché 38 scienziati chiedono di fermare la ricerca
All’allarme lanciato da tempo dagli scienziati sui super-batteri, microrganismi resistenti ai farmaci che già oggi provocano circa un milione di morti l’anno, oggi se ne aggiunge un altro legato a un nuovo rischio, altrettanto inquietante: quello per i batteri specchio.
L’appello degli scienziati
Nel loro appello, pubblicato sulla rivista Science e supportato da un rapporto tecnico di 300 pagine, gli esperti osservano che simili microrganismi non sono ancora realtà, ma in futuro potrebbero rappresentare una seria minaccia per la salute globale, perché la loro struttura molecolare a specchio potrebbe non essere riconosciuta dalle difese immunitarie di umani e animali.
Cosa sono i batteri specchio
Stavolta, a chiedere di fermare le ricerche sui batteri specchio sono biologi, genetisti, immunologi, esperti di vita sintetica e biosicurezza. Ci sono perfino ricercatori che hanno lavorato per anni sui batteri specchio: il loro obiettivo era infatti utilizzarli come bio-fabbriche per produrre su larga scala farmaci innovativi che, in virtù della loro struttura molecolare speculare, non vengono eliminati velocemente dall’organismo e dunque possono avere un’azione più efficace contro malattie croniche e difficili da trattare.
“Una potenziale minaccia per la salute globale”
Ora, però, dagli studi emergono nuovi dubbi in merito alla sicurezza di simili microrganismi sintetici perché, se sfuggissero di mano, potrebbero interagire con il resto del mondo in modi imprevedibili e incerti. Le difese immunitarie di esseri umani, animali e piante si basano infatti sul riconoscimento di specifiche forme molecolari presenti nei batteri invasori. Se queste forme fossero speculari, come nei batteri specchio, il riconoscimento sarebbe compromesso e molte difese potrebbero venir meno, lasciando gli organismi vulnerabili alle infezioni.
Inoltre i batteri specchio potrebbero eludere anche i loro predatori naturali, come fagi e protisti: la loro diffusione incontrollata negli ecosistemi finirebbe quindi per esporre esseri umani, animali e piante a un rischio continuo di infezione.
I batteri specchio potrebbero curare le malattie croniche
La ricerca sui batteri specchio mira a sviluppare nuove terapie per malattie croniche e difficili da curare. Finora, gli scienziati hanno creato grandi molecole speculari per studiarle più da vicino. Tuttavia, la realizzazione di un intero organismo specchio va oltre le conoscenze attuali. Un problema centrale è rappresentato dalla sicurezza. Come contenere organismi di questo tipo per evitare disastri ambientali e sanitari? Gli autori del rapporto sono chiari: “A meno che non emergano prove convincenti che la vita “specchio” non rappresenti un pericolo straordinario, crediamo che i batteri specchio non debbano essere creati, nemmeno con misure di biocontenimento ingegnerizzate.” Inoltre, i 38 scienziati chiedono che i finanziatori della ricerca dovrebbero chiarire che non sosterranno tali lavori.
Come prevenire il rischio
Per prevenire una simile minaccia per la salute globale, gli scienziati chiedono di fermare le ricerche sui batteri specchio e di avviare un dibattito pubblico che coinvolga la comunità scientifica globale, i finanziatori delle ricerche e i decisori politici. Nel 2025 si prevede di organizzare vari eventi, anche all’Istituto Pasteur di Parigi, per esaminare i risultati del documento e discutere le misure che possono essere adottate per prevenire i potenziali rischi.
“Sebbene i batteri specchio siano ancora un concetto teorico e qualcosa che probabilmente non vedremo per qualche decennio, abbiamo qui l’opportunità di considerare e prevenire i rischi prima che si presentino”, afferma Patrick Cai dell’Università di Manchester, tra i firmatari dell’appello nonché esperto nel campo della genomica sintetica e della biosicurezza. “Questi batteri potrebbero potenzialmente eludere le difese immunitarie, resistere ai predatori naturali e sconvolgere gli ecosistemi. Aumentando la consapevolezza ora, speriamo di guidare la ricerca in un modo che dia priorità alla sicurezza per le persone, gli animali e l’ambiente”.