Caro Aldo,
a «Che tempo che fa» il Papa ha detto che il clericalismo è una perversione della Chiesa. Subito mi è balzata alla mente una scritta sui muri degli anni 70-80: «Cloro al clero». Mi chiedo e le chiedo come mai non è venuto in mente di scrivere «Cloro al clericalismo».
Mansueto Piasini

Caro Mansueto,
La prima cosa che mi ha colpito, della storica intervista di Francesco a «Che tempo che fa», è la «rosicata», come dicono a Roma, che ha suscitato. Sono uscite stroncature preventive, che parlavano male di un’intervista non ancora fatta. Capisco che uno che nel giro di tre anni porta in trasmissione Macron, Obama, Lady Gaga e il Papa susciti qualche invidia. Ma il segreto, quando trovi qualcuno più bravo di te, è rilassarsi; e in effetti la tv di Fabio Fazio rilassa, mette a proprio agio, e predispone l’intervistato a sentirsi libero, a dire cose che non pensava di poter dire, e quindi a suscitare di volta in volta rabbia, indignazione, commozione, simpatia nel senso etimologico: soffrire e sentire con un altro essere umano. In questo caso, Francesco. Nella sua apparente semplicità, il Papa ha un’intelligenza sofisticata; lo si è visto quando ha accennato al coté piemontese della famiglia, mettendone a fuoco in tre parole la ritrosia, l’understatement, quello che Norberto Bobbio, il più importante intellettuale italiano dell’ultimo mezzo secolo, sintetizzava con il suo «esageruma nen», non esageriamo. Per quanto riguarda il tema che l’ha colpita, gentile signor Piasini, Bergoglio ne aveva già parlato in una conversazione con Eugenio Scalfari, pure quella fonte di formidabili «rosicate». La sua idea è che la Chiesa non debba essere una categoria a parte, un’istituzione separata, al riparo dalla società e dalla storia, ma debba mettersi in gioco, aprirsi, uscire da se stessa. E che quello di sacerdote non sia un mestiere come gli altri, ma richieda il darsi completamente, il vivere la vita della comunità, l’«avere addosso l’odore delle pecore». Detto questo, governare la Chiesa è un’arte complessa, come hanno sperimentato sia Ratzinger sia Bergoglio, commettendo ognuno i propri errori. Ma questa idea della «Chiesa in uscita» è destinata a restare.

LE ALTRE LETTERE DI OGGI

Storia

«Un concorso di scrittura sull’esodo giuliano-dalmata»

Non dobbiamo smettere di ricordare. E la scrittura è l’unico modo che ci permette di conservare e trasmettere le emozioni vissute; di creare cultura. «Raccontare per ricordare» è il titolo del primo concorso nazionale sull’esodo giuliano dalmata. È stato organizzato dall’Unione degli Istriani e dal social di scrittori Kepown in occasione de «Il Giorno del Ricordo» che si celebra domani, data della firma a Parigi del Trattato di Pace, che andò in vigore il 15 settembre 1947. Proprio le stesse date fanno da inizio e fine del concorso: da domani, 10 febbraio al 15 settembre tutti gli italiani sono invitati a scrivere sulla piattaforma Kepown una storia vera o di fantasia sull’esodo partendo dai fatti reali che lo causarono. Lo scopo è di creare empatia per il dramma patito nel dopoguerra dagli italiani che vivevano lungo la costa orientale dell’Italia. Un dramma di sradicamento senza fine, perché gli esuli e i loro figli non potranno ritornare mai più ad abitare le proprie case. Gli istriani, i fiumani e i dalmati scelsero di abbandonare la loro terra per mantenere l’identità italiana, consci che un popolo privato della sua cultura perde l’identità. Saranno premiati da una giuria qualificata: il racconto più commovente, il più romantico e quello che avrà ricevuto più like. In premio un soggiorno in Istria o Dalmazia. Inoltre i racconti vincitori e quelli più meritevoli verranno pubblicati in un libro edito dall’Unione degli Istriani e rimarranno pubblicati su Kepown (www.kepown.com).
Elisabetta de Dominis

INVIATECI LE VOSTRE LETTERE

Vi proponiamo di mettere in comune esperienze e riflessioni. Condividere uno spazio in cui discutere senza che sia necessario alzare la voce per essere ascoltati. Continuare ad approfondire le grandi questioni del nostro tempo, e contaminarle con la vita. Raccontare come la storia e la cronaca incidano sulla nostra quotidianità. Ditelo al Corriere.

MARTEDI – IL CURRICULUM

Pubblichiamo la lettera con cui un giovane o un lavoratore già formato presenta le proprie competenze: le lingue straniere, l’innovazione tecnologica, il gusto del lavoro ben fatto, i mestieri d’arte; parlare cinese, inventare un’app, possedere una tecnica, suonare o aggiustare il violino

Invia il CV

MERCOLEDI – L’OFFERTA DI LAVORO

Diamo spazio a un’azienda, di qualsiasi campo, che fatica a trovare personale: interpreti, start-upper, saldatori, liutai. 

Invia l’offerta

GIOVEDI – L’INGIUSTIZIA

Chiediamo di raccontare un’ingiustizia subita: un caso di malasanità, un problema in banca; ma anche un ristorante in cui si è mangiato male, o un ufficio pubblico in cui si è stati trattati peggio. Sarà garantito ovviamente il diritto di replica

Segnala il caso

VENERDI -L’AMORE

Chiediamo di raccontarci una storia d’amore, o di mandare attraverso il Corriere una lettera alla persona che amate. Non la posta del cuore; una finestra aperta sulla vita. 

Racconta la storia

SABATO -L’ADDIO

Vi proponiamo di fissare la memoria di una persona che per voi è stata fondamentale. Una figlia potrà raccontare un padre, un marito la moglie, un allievo il maestro. Ogni sabato scegliamo così il profilo di un italiano che ci ha lasciati. Ma li leggiamo tutti, e tutti ci arricchiranno. 

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DOMENICA – LA STORIA

Ospitiamo il racconto di un lettore. Una storia vera o di fantasia. 

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LA FOTO DEL LETTORE

Ogni giorno scegliamo un’immagine che vi ha fatto arrabbiare o vi ha emozionati. La testimonianza del degrado delle nostre città, o della loro bellezza.

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