di Pierpaolo Lio

Il noto capo della Curva Sud era a capo del giro di stupefacenti: dal suo ufficio gestiva acquisti e importazioni. La sua storia: il pugno a un tifoso interista che perse un occhio, la foto con Salvini, la sorveglianza speciale

Era considerato intoccabile. Gestiva tutto comodamente dal suo ufficio, via telefono, con cellulari criptati che avrebbero dovuto garantirgli la sicurezza di non essere intercettati, e che invece per la prima volta sono stati «bucati» dagli investigatori. È finito così in carcere Luca Lucci, 39 anni, capo della Curva Sud milanista, nell’inchiesta per traffico di droga della Squadra mobile, coordinata dal pm Leonardo Lesti, che ha portato ad 8 misure cautelari del gip Fabrizio Filice. Lucci, coinvolto in molte inchieste negli ultimi anni e arrestato per droga in passato, è diventato noto perché si fece fotografare il 16 dicembre 2018 assieme all’allora vicepremier e ministro dell’Interno Matteo Salvini in occasione della festa per i 50 anni della Curva Sud. Inoltre, era stato condannato per aver sferrato un pugno, nel derby Milan-Inter del 15 febbraio 2009, al tifoso interista Virgilio Motta facendogli perdere un occhio. Era lui il «boss» dell’organizzazione dedita al traffico internazionale di stupefacenti: dal suo ufficio era in grado di gestire le spedizioni di droga, risultando inattaccabile grazie a un ingegnoso sistema di gestione acquisti e importazioni. A luglio dell’anno scorso Lucci era stato sottoposto a sorveglianza speciale e gli era stato vietato di avvicinarsi agli stadi.

Secondo il gip Fabrizio Filice, Lucci sarebbe stato «al vertice dell’organizzazione» pianificando «l’attività illecita senza mai partecipare attivamente, impartendo direttive attraverso il software Encrochat, installato su un telefono cellulare Bq Aquaris» in suo possesso e con «utenza telefonica olandese», un sistema prima d’ora mai violato. «Qualsiasi tentativo di intercettazione dei messaggi cifrati», scrive il gip nell’ordinanza di custodia cautelare, «aveva avuto sempre esito infruttuoso». La svolta è arrivata dall’Europa, dall’acquisizione di milioni di messaggini su Encrochat da parte della magistratura francese e olandese, poi ottenute dagli investigatori milanesi attraverso una collaborazione tra forze di polizia.

Stando agli accertamenti della squadra mobile, anche gli altri due ultras arrestati possono considerarsi dei «pezzi grossi» all’interno del principale gruppo del tifo organizzato rossonero. Per loro sono stati disposti gli arresti domiciliari.

A quanto emerso, Lucci e altri due ultras del Milan, insieme con gli altri 5 indagati, importavano ingenti quantitativi di droga dal Marocco e dal Sudamerica. Tre degli indagati sono stati portati in carcere, quattro agli arresti domiciliari e uno sottoposto all’obbligo di presentazione alla Polizia Giudiziaria con divieto di dimora.

Gli ultras risultano coinvolti a titolo personale, cioè senza il coinvolgimento delle tifoserie organizzate di cui facevano parte. L’indagine è stata effettuata dagli uomini della Squadra mobile di Milano, guidati da Marco Calì e dal vice Alessandro Carmeli. La misura cautelare è stata emessa dal gip di Milano su richiesta del sostituto procuratore Leonardo Lesti e coordinata dal procuratore aggiunto Laura Pedio. Sono state eseguite numerose perquisizioni in abitazioni a loro riconducibili nelle province di Milano, Bergamo, Lodi e Monza Brianza.

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17 dicembre 2021 (modifica il 17 dicembre 2021 | 21:28)

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