Cartellino da timbrare addio (Punch). La sede si fa più piccola (Tim) ma si trasforma in spazio ibrido e multifunzionale (Reale Mutua). Le scrivanie condivise via app (Vodafone) e presenza richiesta a turni (Avio), un giorno a settimana per Intesa, e due per Lavazza. Gli straordinari: pagati anche per chi è in servizio da remoto (Csi Piemonte). Orario elastico e schede di valutazione (Italdesign). E capita che persino showroom di abbigliamento diventino postazioni operative (Miroglio). In Piemonte il lavoro sta cambiando indirizzo. E l’ufficio diventa quasi un salotto, un luogo dove fare tutto (riunioni, strategie e brain storming) tranne che «lavorare».

Fino a dicembre la maggior parte dei dipendenti delle grandi aziende continuerà in modo ibrido: mixando presenza a smart working. Una scelta per gestire con cautela la fase emergenziale del Covid e dell’obbligo del green pass. Ma questo è un dettaglio in mezzo alla rivoluzione copernicana dell’ufficio «liquido». Dove si lavora non per mansioni ma per obiettivi. Le novità in cantiere prendono forma proprio nei giorni in cui a tutti i dipendenti pubblici (tra i privati sulla linea Brunetta ci sono solo Iren e l’Unione Industriale di Torino) è richiesto il ritorno in presenza e sono contenute negli accordi già siglati o in corso di trattativa dai big del territorio.

Così lontani, così vicini

«Tanti pongono l’accento sullo smart working e le sue evoluzioni ma in realtà sul tavolo c’è un cambiamento radicale del modello organizzativo del lavoro, basato non più sul controllo ma sulla fiducia e sulla delega. Le imprese più innovative l’hanno capito da tempo». A parlare è Roberto Mattio, vicepresidente di Aidp l’associazione dei direttori del personale del Piemonte. Il manager è anche direttore delle risorse umane di Pininfarina, tra le prime aziende a firmare accordi che intendono disciplinare il lavoro del «new normal», quello post-Covid, prevedendo «due giorni a settimana in smart working». «Molte aziende — prosegue Mattio -— stanno pensando di ridurre gli spazi, o l’hanno già fatto, in un’ottica di ospitare in presenza non oltre il 60-70% del totale popolazione aziendale. Il lavoro agile è uno strumento di una riorganizzazione complessiva molto più profonda». Tim a Torino ha chiuso alcune sedi e ne ha ristrutturate altre, con l’obiettivo di avere in sede il 60-70% della popolazione azienda, anche se, fino a dicembre, si prosegue con un solo giorno in presenza a settimana. Reale Mutua sta sperimentando il suo primo ufficio 4.0, il secondo piano di via Corte d’Appello, un luogo di lavoro dove non si «lavora» ma si organizza l’attività, tra meeting e riunioni. «Già nel 2017 abbiamo promosso il lavoro agile in azienda — spiegaMauro Paccione, direttore Hr di Reale Mutua — attualmente, nei giorni centrali della settimana, abbiamo in presenza il 35% dei dipendenti, ma stiamo in trattativa per ripensare tutti i processi. Per conciliare vita e lavoro e per essere sempre più performanti».

L’impresa flessibile

In Miroglio la rivoluzione è già scattata. Tanto che l’ad Alberto Raccaha inaugurato persino showroom con tanto di postazioni, a significare che l’ufficio è dove si lavora e non il contrario. «Abbiamo prorogato la flessibilità completa fino alla fine dell’anno — dice l’ad di Miroglio — con l’intenzione di mantenere questo approccio anche dopo la fine del periodo di emergenza per 2/3 giorni alla settimana. Inoltre, abbiamo attivato presso lo showroom di Milano 20 postazioni mobili, per dare la possibilità a chi si trova in città di appoggiarsi in questo spazio per lavorare». Sulla stessa linea Lavazza, che pure diventa «ibrida» con la possibilità di lavorare almeno due giorni a settimana in maniera agile anche al termine dello stato di emergenza.

Cartellino in soffitta

Nel new normal del lavoro anche il cartellino finisce in soffitta. «Nella nostra azienda, ciascuno di noi lavora per obiettivi — racconta Marco Finanzieri, hr di Punch Torino — non è prevista la timbratura del cartellino e siamo stati i primi nel settore metalmeccanico ad aver stipulato nel 2015 un accordo sindacale che ne prevedesse la regolamentazione aumentando poi il numero di giorni negli anni successivi». Anche per Punch, una volta superato lo stato di emergenza «la policy attuale di smart working sarà rivista al fine di continuare questo percorso di flessibilità e di “engagement”». Anche il grattacielo di Intesa Sanpaolo si sta gradualmente ripopolando. «Al momento è richiesto il rientro in ufficio per il 20% del tempo, quindi un giorno alla settimana per un’occupazione degli spazi fino al 50% — afferma Roberto Cascella, Group Head People Management and HR Transformation Intesa Sanpaolo — L’obiettivo è valorizzare i momenti in presenza in ufficio con i benefici del lavoro di squadra — lo scambio di opinioni e idee, la socialità — e del lavoro da casa per quelle attività che possono essere svolte in autonomia tenendo conto degli impegni personali e famigliari».

Diritti da garantire

Le persone che hanno lavorato in Sw nel 2020 in Italia sono state 6,85 milioni, e 5,35 milioni nel 2021, praticamente 1/3 di tutti i lavoratori dipendenti, stima uno studio di Cgil Torino. «I lavoratori dimostrano di apprezzare questa modalità di lavoro, che innanzitutto riduce il pendolarismo ma — avverte Federico Bellonodi Cgil Torino — nello stesso tempo evidenziano criticità di cui il sindacato deve farsi carico: l’isolamento sociale, postazioni e strumenti di lavoro inadeguati e dannosi per la salute, un maggior carico di stress, orari di lavoro che si dilatano e spesso l’assenza di una formazione specifica». Al Csi Piemonte stanno ragionando su questi temi. «Nella fase emergenziale, nella quale siamo stati in trincea visto che abbiamo gestito la piattaforma Covid del Piemonte — dice Giovanni Rubino, Responsabile Personale, Organizzazione e Comunicazione —abbiamo deciso di estendere gli straordinari anche ai lavoratori da remoto. E stiamo valutando un accordo simile per il futuro».

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4 ottobre 2021 | 10:52

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