Il Consiglio di amministrazione di Italtel, presieduto dal presidente Claudio Calabi, ha approvato nel mese di luglio il nuovo piano industriale 2022–26 che è stato presentato mercoledì alle parti sociali ed al Ministero dello Sviluppo Economico. Nel corso della riunione l’amministratore delegato, Benedetto Di Salvo, ha illustrato le linee guida del percorso volto a superare l’attuale momento di incertezza ed agevolare la trasformazione e il rilancio dell’azienda.
Una nuova strategia di business, un ridisegno del catalogo d’offerta e investimenti in ricerca & sviluppo focalizzati nei settori più innovativi: sono questi gli elementi caratterizzanti il progetto della nuova Italtel per riposizionare l’azienda come punto di riferimento nei settori telco, media, cloud, finance, energy, public sector, sanità.
Nuova fase del processo di rilancio
“Con la presentazione del piano industriale, possiamo dire che entra in una nuova fase il processo di rilancio di Italtel, che progressivamente cambierà pelle per tornare ad essere, ne siamo certi, un soggetto strategico per la crescita e la digitalizzazione del Paese. Abbiamo deciso di intraprendere un percorso di trasformazione dei servizi offerti ampliando la nostra gamma di competenze e facendo leva sul patrimonio tecnologico dell’azienda”, ha dichiarato Di Salvo. “Ci focalizzeremo sullo sviluppo di soluzioni software in collaborazione con i nostri partner tecnologici e hyperscaler per accelerare l’adozione del cloud nelle aziende, semplificare e automatizzare le operation di infrastrutture complesse, estrarre valore dai dati”.
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Trasformazione degli asset strategici
Si prevede una trasformazione degli asset strategici con una nuova offerta bilanciata tra linee già esistenti e nuove linee a più rapido trend di sviluppo. Per soddisfare la crescente domanda proveniente dalla trasformazione digitale, Italtel punta a gestire l’intera catena del valore dell’Ict, dalle componenti infrastrutturali alle applicazioni e ai servizi. Nello specifico, la volontà è quella di investire in tecnologie diverse e innovative nel campo del cloud ibrido, della sicurezza informatica, dell’IoT, dell’analytics & automation e della collaboration.
Continuerà inoltre l’investimento sul centro di progettazione Ftth, 5G public & private in Italia e all’estero. La crescita dell’Ebitda nell’arco di piano è legata principalmente allo sviluppo e alla crescita del business, come risultato di un più forte focus sui servizi a valore aggiunto e ad una razionalizzazione della struttura dei costi. E’ previsto un piano di reskilling ed un programma di turnaround a fronte di circa 200 uscite da gestirsi attraverso il ricorso agli strumenti in discussione con le parti sociali.
La Lega Serie A entra nell’era data-driven. La massima lega professionistica di calcio in Italia ha firmato un accordo con Kama.Sport, startup leader nel panorama sport tech italiano, per fornire strumenti e tecnologie state-of-the-art, utili alla definizione delle migliori strategie e decisioni basate sull’utilizzo dei dati al servizio dell’esperienza e competenza dei tecnici sportivi. Lo riporta la stessa Lega Serie A, con un comunicato sul proprio sito web.
“L’accordo con Kama.Sport apre una nuova era nello sviluppo digitale della Media company della Serie A. Grazie a questa partnership l’enorme quantità di dati prestazionali che quotidianamente vengono raccolti saranno elaborati e resi facilmente fruibili, per permettere ai club di sfruttarli al meglio, al fine di raggiungere le più elevate performance sportive”, ha commentato l’amministratore delegato della Lega Serie A, Luigi De Siervo. “In un mondo in cui lo sviluppo dei dati e delle conoscenze assume sempre maggiore importanza, gli strumenti messi a disposizione da Lega Serie A attraverso Kama.Sport risultano fondamentali per mantenere il calcio italiano ai massimi livelli, ed elevare il livello della competizione. Nel corso di questa partnership – continua De Siervo – progetteremo inoltre un sistema in grado di mettere a disposizione degli appassionati metadati e statistiche sempre più elaborate, oltre a tecnologie avanzate come realtà virtuale ed aumentata, che renderanno sempre più coinvolgente l’esperienza di tutti i tifosi”, ha concluso.
La partnership nel dettaglio
La partnership prevede tre principali linee di collaborazione. La prima riguarda il sostegno alla trasformazione digitale dei club di Serie A Tim, visto che Kama.Sport è stata già scelta da alcuni dei più importanti club nazionali e internazionali come partner chiave per l’elaborazione e gestione delle imponenti quantità di dati raccolte e acquisite, grazie ad una infrastruttura unica e integrata, con cui l’elevata complessità delle analisi data-driven si trasforma in un’interfaccia votata alla semplicità, trasparenza ed efficienza. La piattaforma Kama, che verrà distribuita ai club di Serie A Tim a partire dalla stagione corrente, si pone l’obiettivo di fornire alle aree sportive strumenti innovativi per l’analisi dei dati che ad oggi sono difficilmente esplorabili. Le aree tecnico-sportive potranno così fruire di integrazioni native che caratterizzano la piattaforma, come ad esempio l’esplorazione dei dati posizionali, l’analisi pre-post match, l’analisi della performance in campo con dati avanzati.
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La seconda è legata all’internazionalizzazione dei provider Lega Serie A, visto che nel medio periodo verrà attuato un piano di internazionalizzazione dei processi e dei progetti attualmente esternalizzati. In particolare, sarà avviata la progettazione di un sistema integrato per la gestione di diverse tipologie di dati acquisiti da Lega Serie A, col fine di offrire metadati esclusivi ed univoci a tifosi e appassionati.
La terza si lega al supporto per tecnologie e attività innovative. La partnership nel lungo periodo si pone infatti anche l’obiettivo di realizzare progetti di innovazione ad alto valore aggiunto, su direttive strategiche coordinate da Lega Serie A. La collaborazione con Kam verterà sulla progettazione e sviluppo di tecnologie avanzate di realtà virtuale ed aumentata, intelligenza artificiale e tecnologie…
“Per avere pienamente successo, la transizione digitale deve portare a un radicale cambiamento culturale e organizzativo. Gli investimenti certamente forniscono il carburante alla macchina ma se poi il modello dell’autovettura rimane lo stesso nulla o poco sarà cambiato dopo che il Pnrr terminerà”. Lo sottolinea Stefano da Empoli, presidente Istituto per la Competitività nell’analisi “Il Pnrr alla prova delle elezioni: come utilizzare bene le risorse e centrare gli obiettivi del decennio digitale europeo“.
Le due tappe strategiche del Pnrr
L’autore ricorda come “proprio nei giorni in cui la crisi politica stava inesorabilmente trascinando l’Italia verso le prime elezioni repubblicane autunnali e mentre, rispetto alle scadenze europee, l’attenzione dei più si concentrava sulla rata di fine anno del Pnrr (21,8 miliardi di euro), tra Roma e Bruxelles si sono consumati senza grandi clamori mediatici due fatti probabilmente più rilevanti per gli scenari digitali del Paese”.
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Il primo è stato l’accordo politico raggiunto dal Parlamento europeo e dal Consiglio Ue sul percorso per il decennio digitale. “Se tutto filerà liscio, nei prossimi mesi la Commissione europea, di concerto con gli Stati Membri, elaborerà gli indicatori chiave di prestazione (ICP) che serviranno a misurare i progressi verso gli obiettivi al 2030 e, su queste basi, gli Stati Membri presenteranno la roadmap strategica con la traiettoria prevista per il raggiungimento dei target”.
“Il secondo fatto è stato l’accordo di partenariato firmato il 19 luglio a Roma tra la Commissaria europea Elisa Ferreira e la ministra Mara Carfagna che sblocca i fondi per la coesione, rivolti in particolare alle Regioni meridionali”.
Da Empoli ricorda che si tratta di 42,7 miliardi di euro a valere sul bilancio Ue 2021-2027, di cui 9,5 miliardi per ricerca, innovazione e digitale, ai quali va aggiunto il co-finanziamento nazionale. “Non tantissimi, apparentemente – annota il presidente i-Com -, rispetto a quelli stanziati per il Pnrr (51 miliardi di euro complessivi per il digitale) ma occorre ricordare che si tratta esclusivamente di finanziamenti a fondo perduto, che dunque non vanno restituiti“.
Troppi soggetti attuatori
Da Empoli ricorda come “secondo un recente studio del network PromethEUs, coordinato dall’Istituto per la Competitività e del quale fanno parte anche il Real Instituto Elcano (Spagna), Iobe – Foundation for Economic and Industrial Research (Grecia) e l’Institute of Public Policy (Portogallo) lo schema nel quale si muovono i Pnrr dei 4 Paesi, ai quali vanno 81 miliardi di euro, su un totale di 131,5 miliardi di euro allocati alla transizione digitale (dunque, ben il 61,6%), soffre di alcuni difetti di partenza, complice la fretta con il quale il dispositivo è stato approvato a livello comunitario“.
Innanzi tutto si rileva la frammentazione dei soggetti attuatori e poi i Pnrr “dedicano più risorse e meccanismi agli investimenti e meno alle riforme”.
Una chance unica per l’Italia
Grazie al Pnrr e considerando anche gli altri fondi a disposizione di derivazione comunitaria che sono almeno parzialmente destinati alla transizione digitale (da Digital Europe a Horizon Europe fino ai fondi per la coesione di cui il Sud Europa è il principale…
Registrazione della puntata di ieri 16/2/2022 di Analisi Tecnica su Class Cnbc.
Argomenti:
– Le borse hanno poche e confuse idee.
– Il Nasdaq è il vero termometro dell’ azionario mondiale.
– Qualcuno sta comprando Cina, prevedendo che l’inflazione può scendere?
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