di Paolo Valentino
Christoph Heusgen, da marzo al timone della Conferenza di Monaco: «Il gasdotto Nord Stream 2 è stato un errore. La Russia di inizio secolo non c’è più»
DAL NOSTRO CORRISPONDENTE
BERLINO — «Ci sono alcuni in Germania che ancora non capiscono ciò che è diventata la Russia e pensano ancora che dovremmo essere sempre con Mosca per ragioni storiche, accettando l’annessione della Crimea, l’intervento in Siria, eccetera. Ma quello che fa Putin nel mondo dimostra che la Russia che abbiamo conosciuto agli inizi del secolo non c’è più». Christoph Heusgen è stato per 12 anni, dal 2005 al 2017, il consigliere diplomatico di Angela Merkel e uno dei più fidati collaboratori della cancelliera. Ambasciatore alle Nazioni Unite fino alla scorsa estate, Heusgen prenderà da marzo la guida della Conferenza di Monaco, il più importante forum mondiale sulla sicurezza.
Qual è la sua valutazione sulla visita di Olaf Scholz a Washington? Il cancelliere ha passato il test?
«Penso di sì. Bisogna guardare il quadro generale. Mentre gli Stati Uniti appaiono deboli dopo il ritiro dall’Afghanistan, polarizzati politicamente, concentrati su sé stessi e l’Europa mostra un certo grado di instabilità con un cambio di governo in Germania e elezioni imminenti in Francia, Putin ha pensato di testare l’unità tra americani ed europei. Ma penso che abbia ricevuto una notizia interessante: gli USA, l’Unione europea e la Nato sono una comunità di valori ancora molto unita. Abbiamo mandato un messaggio forte a Mosca. È questo è stato tanto più chiaro a Washington dopo i colloqui tra Scholz e Biden. Entrambi hanno detto che ci sarebbero reazioni massicce se Putin dovesse invadere l’Ucraina».
Eppure, la domanda se la Germania sia un partner affidabile continua a circolare negli USA .
«Questo è totalmente esagerato. Dopotutto la Germania è il più forte sostenitore dell’Ucraina in termini di aiuti economici e assistenza per le riforme. Abbiamo mandato nuove truppe in Lituania, partecipiamo al pattugliamento dello spazio aereo baltico, che i russi violano regolarmente»
Scholz però ha evitato con cura di evocare il Nord Stream 2 per nome.
«Nord Stream 2 è stato un errore. Alcuni leader socialdemocratici come Gerhard Schroeder e Sigmar Gabriel spinsero in suo favore. Ora è lì. Ma perfino il nuovo presidente della Spd, Lars Klingbeil, ha detto chiaramente che tutto è sul tavolo quando si parla di possibili sanzioni, incluso il gasdotto».
Una ragione in più per chiederle: perché è così difficile per Scholz nominare il Nord Stream 2?
«Non so. Forse non ha voluto dire una cosa sgradita alla sinistra del partito, nella speranza di non alienarla. Ma Scholz sa che, se Biden dice in modo così chiaro che in caso di invasione il Nord Stream 2 verrà fermato, ogni compagnia anche lontanamente collegata al gasdotto verrà sanzionata. Certo, Scholz avrebbe potuto citare il Nord Stream 2. Ma insisto che bisogna guardare il quadro generale e da questo punto di vista, l’esito della visita è stato buono per entrambi».
Perché lei è a favore della fornitura di armi difensive all’Ucraina, a cui il governo tedesco si oppone?
«Penso che 75 anni dopo la fine della guerra, non possiamo sempre riferirci alla nostra storia. Dobbiamo tenere viva la memoria dell’Olocausto e dei crimini orrendi commessi in nome della Germania. Ma non possiamo continuare a dire che per ragioni storiche non possiamo mandare armi a nessuno, non possiamo nasconderci dietro i principi. Primo, lo facciamo già: forniamo a Israele i nostri migliori sottomarini e ai curdi in Iraq le armi anticarro contro l’Isis. Secondo, proprio in Ucraina dove la Germania nazista uccise centinaia di migliaia di persone, credo che abbiamo l’obbligo morale di mandare armi per consentire agli ucraini di difendersi contro una invasione straniera. Scholz e i suoi alleati verdi sono contrari, ma già si sentono le prime voci dentro la coalizione che invitano a riconsiderare questa posizione».
Nel 2014, quando la Russia annesse la Crimea, Angela Merkel prese subito l’iniziativa diplomatica a tutto campo. Scholz invece è stato cauto per non dire assente. È solo perché è nuovo nell’incarico o è frenato dalle contraddizioni della sua coalizione del “semaforo”?
«E’ una nuova coalizione, un nuovo governo e deve ancora mettere a fuoco la sua azione. Nel 2014, Merkel era già da 9 anni cancelliera, conosceva tutti i protagonisti. La Germania in questa fase non svolge il ruolo internazionale che giocava con Angela Merkel, ma è comprensibile».
Gli USA e l’Europa devono dare a Putin alcune garanzie di sicurezza?
“No. Putin ha tutto quello di cui ha bisogno. Guardi, l’ultima decisione di allargare la Nato è stata presa nel 2004. Dopo c’è stata la decisione di Bucarest, nel 2008, quando la Germania e altri Paesi hanno posto il veto alla proposta degli USA di lanciare un negoziato per far entrare Ucraina e Georgia nella Nato. Da allora non è accaduto più nulla. E Putin sa benissimo che non ci sarebbe alcuna unanimità per allargare l’Alleanza a Kiev. Ma lui usa il nuovo nazionalismo russo per migliorare la sua popolarità interna in discesa. Ha paura che quanto accade in Ucraina, in Georgia e in Bielorussia possa accadere anche in Russia. Ecco perché reprime gli oppositori interni, facendoli uccidere, avvelenandoli o mandandoli in galera. Ripeto, l’ampliamento della Nato all’Ucraina non è nell’agenda”.
Come si esce allora da questa situazione?
“Rimanendo uniti, forti e mandando messaggi chiari. Questa è per un ulteriore sveglia all’Europa perché trovi unità d’azione dentro l’alleanza transatlantica. Sotto la leadership di Francia, Italia e Germania, l’Ue deve diventare più forte, creare una forza militare di rapida reazione, lavorare insieme, parlare con una sola voce. Dobbiamo capire che Biden può essere una parentesi, che potremmo avere un nuovo Trump e per questo dobbiamo assumerci più responsabilità. Ho paura che non sarà facile. La Germania è restia a guidare, l’Italia rischia di tornare all’instabilità dopo Mario Draghi e la Francia si indebolisce in Africa. Eppure, ne abbiamo bisogno, la gente deve capire, noi dobbiamo spingere la politica nella direzione di un’Europa forte. E questa è l’agenda che voglio dare alla Conferenza di Monaco sulla Sicurezza”.
8 febbraio 2022 (modifica il 8 febbraio 2022 | 21:57)
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