di Simona Lorenzetti e Massimo Massenzio
L’operazione della polizia municipale è partita da un controllo a carico di un cittadino romeno
Tutto è partito da un controllo effettuato dagli agenti del Reparto operativo speciale della polizia municipale a carico di un cittadino di nazionalità rumena sorpreso ad effettuare prelievi di denaro presso uno sportello bancomat con carte di pagamento elettroniche diverse. Proprio il prelievo con le diverse carte di credito ha insospettito gli agenti che hanno voluto vederci chiaro e hanno fermato il soggetto per approfondimenti. L’uomo era in possesso di numerose carte postepay rilasciate per il reddito di cittadinanza intestate ad altre persone, non presenti sul posto. Immediatamente sono scattati la segnalazione del soggetto all’autorità giudiziaria, il sequestro delle carte di reddito di cittadinanza e l’avvio degli accertamenti e delle indagini per stabilire la validità delle carte sequestrate. Dall’analisi dei dati forniti dall’Inps è emerso che tutti gli intestatari d avevano dichiarato, in regime di autocertificazione, un Isee pari a zero e la residenza in via della Casa Comunale 3, Torino. Proprio la residenza, requisito fondamentale per ottenere e mantenere l’agevolazione ha fatto sorgere alcuni dubbi e in anagrafe tutti i soggetti sono risultati «inesistenti», non solo a quell’indirizzo, ma su tutto il territorio comunale.
Gli agenti del Reparto operativo speciale hanno poi scoperto che ben 330 cittadini rumeni hanno dichiarato di essere residenti nella stessa via, elemento questo che ha rafforzato il sospetto di un accesso ai benefici del reddito di cittadinanza sulla base di una falsa autocertificazione. Come se non bastasse, le 330 persone controllate, in gran parte appartenenti allo stesso gruppo familiare, non sono risultate nemmeno residenti sul territorio nazionale e pertanto si tratterebbe di reddito di cittadinanza concesso a residenti in Romania che probabilmente non si trovano neanche fisicamente sul territorio nazionale, lasciando ipotizzare una gestione dei fondi accentrata su pochi soggetti.
Ulteriori accertamenti eseguiti sui dichiaranti residenza in Strada Comunale 3 hanno rivelato un quadro di illegalità ancora più ampio, che non si limita soltanto al gruppo dei 330 individui di nazionalità rumena. Interrogando i terminali anagrafici locali, l’anagrafe nazionale ed il sistema informatico delle forze di polizia, i «civich» hanno filtrato altri 630 nominativi di varie nazionalità che hanno dichiarato dati falsi e residenze inesistenti per ottenere illegittimamente il sussidio economico a sostegno della povertà elargito dal governo. Anche per loro, così come per le 330 carte di pagamento elettronico intestate alle persone di nazionalità romena, la Procura della Repubblica di Torino ha disposto l’interruzione dell’erogazione del beneficio.
Le indagini sono in corso, ma dall’analisi dei dati sui movimenti bancari delle 330 tessere incriminate forniti da Poste Italiane e a seguito di alcuni appostamenti effettuati dagli agenti del Ros per verificare il corretto utilizzo delle card RdC è già emerso che, oltre al prelievo in contanti agli sportelli bancomat consentito per un massimo di 100 euro mensili a carta per i nuclei familiari composti da un singolo individuo (incrementato in base al numero di componenti il nucleo), anche la quota di reddito destinata all’acquisto di generi di prima necessità veniva in realtà ritirata sotto forma di denaro contante presso esercizi commerciali consenzienti che, a fronte di un pagamento con card di 500 euro per una spesa fittizia, restituivano una cifra inferiore in contanti, diventando in tal modo un vero e proprio cash dispenser.
In totale, sono 960 le persone sottoposte a indagine a cui è stato revocato il reddito di cittadinanza. A favore dei soli 330 cittadini rumeni, la somma elargita ammonta a circa 1.600.000 euro a cui si aggiunge una erogazione mensile di circa 166.000 euro. La somma complessiva, riferita alla totalità delle 960 persone attualmente sotto indagine, è approssimativamente stimabile in 6 milioni di euro già elargiti (500.000 euro corrisposti mensilmente) che rappresenta anche il risparmio annuo dello Stato derivato dall’interruzione dell’erogazione.
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8 febbraio 2022 (modifica il 9 febbraio 2022 | 08:55)
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