di Laura Martellini
La storia portata alla luce dal Movimento Difesa dei cittadini. «Ci dovrebbe essere sempre proporzionalità tra violazione e sanzione», osserva il presidente Antonio Longo
Dalla multa pagata mancano 40 centesimi: dopo tre anni, quella infinitesimale parte non corrisposta lievita fino a 78 euro, che oggi il contribuente deve pagare, pena la nullità del primo versamento, nel 2019, di una sanzione tutto sommato minima: 29 euro.
Storia di cifre e cavilli e ottusità, alimentata da un particolare che fa cinicamente sorridere: la calligrafia pessima del vigile, che avrebbe fatto male interpretare la somma finale da versare. Così, senza nessun avviso di irregolarità, il cittadino ha ricevuto da Equitalia una cartella di 78,43 euro (i 43 centesimi presterà massima attenzione a rifonderli, stavolta).
«Pagherà in percentuale quasi il 20mila % in più — osserva calcolatrice alla mano Antonio Longo, presidente del Movimento Difesa del cittadini —. Ci dovrebbe essere sempre proporzionalità tra violazione e sanzione. E una pubblica amministrazione amica o un fisco amico dovrebbero avvertire “bonariamente” il cittadino dell’errore o della dimenticanza, o addirittura annullare la sanzione, vista l’esiguità della cifra. Sottoporremo il caso ai ministri Franco e Brunetta chiedendo un cambiamento della norma». Termini — amico e amica — che sanno di spot cui mai è stato dato compimento.
I fatti risalgono al 18 aprile 2019, quando l’auto parcheggiata in uno spazio riservato al mercato viene multata alle 7 e 10 del mattino e rimossa. Il proprietario, meno di due ore dopo, alle 9 dello stesso giorno, va a ritirare l’automezzo pagando le spese del carro attrezzi e del deposito, per un totale di 250 euro. Il giorno successivo salda in tabaccheria anche la multa scritta a mano lasciatagli sul parabrezza dai vigili urbani del comando Aurelio. Sta entro i cinque giorni, infrazione ridotta: 29 euro. Anzi, 29,40. Centesimi sfuggiti, evaporati, ignorati, che gli costano l’iscrizione al ruolo esattoriale e la successiva notifica della cartella da parte dell’Agenzia della riscossione. Roba da far tremare anche il più sicuro di sé.
Seguono pec su pec. Una scalata fino all’Ufficio avviso bonario che risponde: «Ora non è in vigore la procedura, comunque non impugnabile e non sospensiva di alcun termine perentorio». Il contribuente prende in mano uno humour residuo e risponde: «Ma quale atteggiamento amichevole, come si declama da anni da parte dei vari ministri! Amate vessare, questa è la verità». E la decisione di raccontare tutto al Movimento difesa del cittadino, associazione di consumatori e utenti fondata nel 1987 per tutelare da ogni forma di abuso e abituata alla volubilità delle parole. Specie quelle della burocrazia.
8 marzo 2022 (modifica il 8 marzo 2022 | 21:09)
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